Pur confermando le coordinate espressive degli ultimi anni, i quattro brani coerentemente raccolti in “Agora” sono originati da condizioni simili a quelle degli esordi sperimentali dell’artista austriaco. Ritrovatosi per qualche tempo senza il suo regolare studio, Fennesz ha dovuto trasferire la strumentazione nella sua abitazione viennese e, una volta allestito l’essenziale, ha registrato alcune tracce nel completo isolamento delle sue cuffie. È un’immagine intima e fortemente legata all’essenza del fare artistico, pratica eminentemente privata di immaginazione e susseguente messa in atto, avulsa dalla percezione e dall’attenzione di altri soggetti.
Quel che ne risulta è uno tra i viaggi più immersivi sinora prodotti da Fennesz, tanto elementare quanto evocativo nel suo fulgido espressionismo sonoro. Come delicate stratificazioni cromatiche di una superficie affrescata, egli quasi sempre giustappone linee armoniche ad altre più aspre e incolori: sono le due anime della sua chitarra elettrica, la cui ombra si trascina dietro il pizzicato delle corde al pari di una spuma evanescente.
http://www.ondarock....nnesz-agora.htm
In ascolto ora, complimenti a Paloz per l'articolo veramente ben scritto.
Un poco tirato il confronto con Mahler, ma è una di quelle recensioni che ti fa venire voglia di mollare quello che stai facendo ed ascoltare il disco.