Inviato 18 febbraio 2019 - 08:47
Spoiler
E' un bel film e, aggiungo, una ottima chiusura di una trilogia. Che non voleva esserlo, trilogia, ma che, a posteriori, lo è stata.
Shyamalan rimane fedele all'imprinting di Unbreakable e realizza una giusta chiusura della rilettura dei Comics come espressione "mitica", se non mitologica, dell'essere umano, dei suoi limiti, delle sue paure e delle sue debolezze.
Glass riserva un paio di risposte: cosa sia esattamente la trilogia a posteriori (una grande origin story), come sia normalizzata la differenza. Non ritengo che la figura di Mr Glass sia poco sviluppata, è un personaggio chiuso in una ossessione, qui lo è anche fisicamente, che non può che agire spesso se non per interposta persona e tutto il suo percorso è di volta in volta una liberazione e l'affermazione di un desiderio di potenza.
Shyamalan scegli molto bene i tempi, il suo passo è lento perché lento è il vivere; sceglie una fotografia espressiva con i viola, i gialli, i bianchi che inondano le inquadrature ad ogni procedere del filo narrativo; ricuce, quasi, alla perfezione i collegamenti fra i 3 film che, ricordiamo, sono molto distanti temporalmente.
La forza del canovaccio tripartito, prologo esterno/interno manicomio/svelamento nel parcheggio, è proprio la coerenza a quell'idea di unicità/differenza come oggetto prezioso anche se non governabile, anche se difficile da accettare, anche se disturbante. Tutta la sezione del manicomio si svela, infine, come una grande allegoria della maggioranza, del contesto sociale che modella, vincola, blocca, autoconvince, norma l'individuo borderline, quello violato, quello diverso, quello disturbante.
Bella l'idea di accostare, sempre, ai personaggi un contraltare che ne specchi il rovello psicologico, qui la madre di Glass, il Figlio di David, la ragazza sopravvissuta per Kevin.
Ammetto un magone montante alla morte dell'eroe, da lacrimuccia proprio.