io invece voglio parlare di un classico che non avevo visto… e che ho recuperato
trattasi di la parola ai giurati
uno di quei casi in cui la locuzione "capolavoro di regia e di scrittura" non sta stretta. il realismo, lo studio dei caratteri, l'attenzione per i dettagli, lo rende di una modernità inedita per l'epoca (non a caso leggo che fu un flop al botteghino). è scritto così bene che i canonici 90 minuti di una proiezione cinematografica diventano una limitazione, si è costretti a tirare le fila della storia e a dare una conclusione, ma in quella stanza si sarebbe potuti stare delle ore. l'ideologia che lo sottende - quella che all'epoca si chiamava giustamente "l'eccezionalità americana" - non è mai urlata, e il messaggio è più complesso di quel che sembra. sì, un solo uomo può fare la differenza e fare la cosa giusta, ma resta il dubbio se quella fatta sia
davvero la cosa giusta, e soprattutto visto il geniale ribaltamento speculativo fatto dell'inizio nel finale (inizialmente la situazione è di 11 contro 1, con henry fonda nella parte del contrario, così come alla fine ci si ritrova 11 contro 1, con lee j. cobb nella parte dell'oppositore, stessa situazione ma posizioni "ideologiche" opposte, prima 11 a favore della colpevolezza e nel finale 11 a favore dell'innocenza…) viene da chiedersi: il giudizio umano è così volatile ? e quanto è indipendente, convinto e sentito, e quanto invece è dato dalla manipolazione, dalla propensione ad uniformarsi, conformarsi… ? la giustizia umana è più che relativa, è più che fallibile… ecco queste magari sono considerazioni da contemporaneo e nel film non ci sono, ma è comunque una visione stimolante, che fa riflettere