linciatemi
http://www.ondarock....lter-aviary.htm
Inviato 31 ottobre 2018 - 11:00
Ma cosa c'è da linciare, a parte il tuo egocentrismo?
Io per ora mi ritrovo abbastanza in tutti i commenti che sono stati fatti qui, soprattutto in quello di Slot. Opera ambiziosa e relativamente coraggiosa, quindi meritoria, con alcuni passaggi a vuoto ma "comprensibili". Diciamo che è facile focalizzarsi sui pezzi che piacciono di più a discapito dell'insieme (al momento, oltre a Underneath the Moon mi sta facendo impazzire Les Jeux to you). Questo per ora, poi vediamo se emerge un disegno d'insieme "forte" e se tiene.
Disco che stupisce molto meno alla luce di tutta la produzione della Holter (che si è sempre giocata tra un'idea di composizione colta e l'art-pop) che non se si prende come riferimento Have you in my Wilderness (chi ne voleva una replica casca indubbiamente male).
Inviato 31 ottobre 2018 - 11:23
Ma cosa c'è da linciare, a parte il tuo egocentrismo?
Io per ora mi ritrovo abbastanza in tutti i commenti che sono stati fatti qui, soprattutto in quello di Slot. Opera ambiziosa e coraggiosa,quindi meritoria, con alcuni passaggi a vuoto ma "comprensibili". Diciamo che è facile focalizzarsi sui pezzi che piacciono di più a discapito dell'insieme (al momento, oltre a Underneath the Moon mi sta facendo impazzire Les Jeux to you). Questo per ora, poi vediamo se emerge un disegno d'insieme "forte" e se tiene.
Disco che stupisce molto meno alla luce di tutta la produzione della Holter (che si è sempre giocata tra un'idea di composizione colta e l'art-pop) che non se si prende come riferimento Have you in my Wilderness (chi ne voleva una replica casca indubbiamente male).
alla fine ci sono riuscito
mi hai linciato
tvb
Inviato 31 ottobre 2018 - 12:14
linciatemi
http://www.ondarock....lter-aviary.htm
Inviato 31 ottobre 2018 - 13:04
linciatemi
http://www.ondarock....lter-aviary.htm
Non vedo motivo di linciaggio da parte mia, condivido tutto quello che hai scritto, bravo Gianfranco.
anch'io la trovo piuttosto condivisible, con dei riferimenti molto pertinenti. Ecco, magari non condivido il discorso sulla divisione netta delle due parti, che se non lo sapevo da par mio non c'avrei nemmeno fatto caso.
Inviato 31 ottobre 2018 - 16:12
Complimenti per la recensione, che trovo ben argomentata, immagino la fatica di scriverla.
Inviato 31 ottobre 2018 - 21:26
Complimenti per la recensione, che trovo ben argomentata, immagino la fatica di scriverla.
Grazie , soprattutto per aver compreso la difficoltà di mettere a fuoco tanti argomenti (chissà quanti ne sono sfuggiti)
Inviato 31 ottobre 2018 - 21:45
Bella recensione. Io comunque nella mia ignoranza l'ho trovato spiazzante eccome, insomma per le sonorità a cui rimanda e come lo fa. Si è vero, il concetto di cacofonico subito assimilato ad una sonorità più melodica è cosa ben conosciuta, ma la holter lo propone qui in un modo particolare, perchè i pezzi sembrano sempre essere sul filo di raggomitolarsi su se stessi, ma non accade mai, lasciandoti abbastanza stranito.
In generale sono ancora indeciso su questo disco, come ascoltatore dico che un paio di brani in meno avrebbero aiutato - ma quali? - e anche una tracklist più equilibrata.
Però è vero che julia stessa ha detto che per lei non c'è un modo di ascoltare sto disco, sa cheè complesso da ascoltare dall'inizio alla fine, ma a lei "nun frega na mazza" vuole che ognuno trovi il suo modo di ascoltarlo, che sia intero, diviso, a spizzichi e a bocconi ecc.
Per me che sono uno che ama l'ascolto dei dischi di filata tutti in un colpo avverto un po' di pesantezza con quelle tre ballatone una dopo l'altrà. Credo che la parte migliore sia la prima, da 1 a 8, veramente notevolissima. Sulla seconda ho qualche riserbo ancora.
Comunque non credo neanche sia questo il punto: è un disco che già nella sua creazione non vuole essere perfetto, quindi va bene cosi.
Sta un passo avanti, comunque.
Inviato 31 ottobre 2018 - 22:07
Comunque secondo me non ci sarà hype, visto che si tirava in ballo la questione.
Venendo allo specifico musicale di questioni sollevate. Patrono lamenta l'infilata di ballatone a discapito dei pezzi più percussivi che, se meglio distribuiti, avrebbero alleggerito l'ascolto. Non sono granchè d'accordo, nel senso che quello che lui dice è mediamente vero in generale, ma nel caso specifico di questo disco secondo me 1) i pezzi percussivi sono certo più movimentati delle ballad ma non sono pezzi che facciano leva su un groove di per sé dotato di leggerezza, sono sempre in qualche modo pestoni e tonitruanti (i riferimenti alla musica medievale fatti da qualcuno per me sono abbastanza pertinenti); 2) il dipanarsi lento di una ballad dietro l'altra induce nell'ascoltatore la modalità da ascolto della musica minimalista o ambient o classica, quindi lo allontana da un'aspettative pop-rock che, in effetti, per questo album sarebbe inappropriata e quindi forse il disco è più sciroppabile proprio accettanto le sue lungaggini ed evitanto strappi netti.
guarda, stai parlando con un appassionato di musica ambientale e che è pure una batterista, quindi caschi bene
Mi "lamentavo" nel senso che quel blocco, che viene dopo 8 brani comunque non proprio facilissimi, è un bel mattoncino. E un po' mi ha reso faticoso arrivare alla fine. Se, non so, si teneva un pezzo più ritmato (che, concordo spezzano il ritmo in maniera netta, mas il discorso è proprio questo) ficcandocelo in mezzo alle tre ballatone dette, forse, ma forse eh non lo so, l'effetto si notava meno. Alla fine le questioni formali spostano parecchio.
Comunque sto anche pensando ad una cosa che è un po' una cosa che si ricollega a quello che dici tu: è vero che il disco c'ha un'anima ambientale abbastanza visibile e che quindi può invitare anche ad un ascolto maggiormente "indiretto" come certo ambient prescrive. Infatti mi sono reso conto che personalmente il disco suona (anche) meglio quando non sto li a ricercare il singolo dettaglio, ma lo lascio scorrere come un fiume per 90 minuti, Però ci sono certi brani cosi complessi che invitano ad un ascolto minuzioso proprio perchè nei dettagli si nascondono le cose più intriganti.
Non so, mi sembra un disco molto enigmatico, che trova forza nei suoi limiti, e qui sta il suo bello evidentemente
Inviato 31 ottobre 2018 - 22:13
Bella recensione. Io comunque nella mia ignoranza l'ho trovato spiazzante eccome, insomma per le sonorità a cui rimanda e come lo fa. Si è vero, il concetto di cacofonico subito assimilato ad una sonorità più melodica è cosa ben conosciuta, ma la holter lo propone qui in un modo particolare, perchè i pezzi sembrano sempre essere sul filo di raggomitolarsi su se stessi, ma non accade mai, lasciandoti abbastanza stranito.
In generale sono ancora indeciso su questo disco, come ascoltatore dico che un paio di brani in meno avrebbero aiutato - ma quali? - e anche una tracklist più equilibrata.
Però è vero che julia stessa ha detto che per lei non c'è un modo di ascoltare sto disco, sa cheè complesso da ascoltare dall'inizio alla fine, ma a lei "nun frega na mazza" vuole che ognuno trovi il suo modo di ascoltarlo, che sia intero, diviso, a spizzichi e a bocconi ecc.
Per me che sono uno che ama l'ascolto dei dischi di filata tutti in un colpo avverto un po' di pesantezza con quelle tre ballatone una dopo l'altrà. Credo che la parte migliore sia la prima, da 1 a 8, veramente notevolissima. Sulla seconda ho qualche riserbo ancora.
Comunque non credo neanche sia questo il punto: è un disco che già nella sua creazione non vuole essere perfetto, quindi va bene cosi.
Sta un passo avanti, comunque.
hai colto secondo me bene il senso del disco, nessuna risposta, tante domande e come ho già detto nella recensione : la musica sembra quasi prendersi gioco di se stessa, inseguendo raramente forme definite.
Inviato 01 novembre 2018 - 14:50
Grazie del link...Beh il termine 'medioevale' ricorre spesso, è proprio una strada cercata e battuta con convinzione.
Tra l'altro anche lei suggerisce di non incapponirsi ad ascoltarlo tutto intero, ma di trovare la propria strada
altre riflessioni interessanti in quest'intervista: https://www.thefouro...autiful-way-154, in cui elabora un po' piu' sulle idee espresse nel trailer.
io ancora non so cosa ne penso, senza dubbio un lavoro interessante e con cui mi fa piacere perdere un po' di tempo in queste giornate autunnali. devo pero' ancora capire quanto c'e' di apparenza e quanto di sostanza (in relazione a me, ovvio).
Inviato 01 novembre 2018 - 16:22
'My partner Tashi Wada': in life..?
Inviato 02 novembre 2018 - 11:46
Non sono mai stato un fan della Holter, nessun album mi ha mai fatto alzare il sopracciglio a sufficienza, ma affronto ogni nuovo album come una possibilità di ricredermi. Non c'è dubbio che questo sia il lavoro sinora più ambizioso e impegnativo, ma è anche un bel pasticcione di cose che stanno insieme a fatica e rendono l'ascolto alquanto pesante. (Ieri il secondo ascolto, il terzo - se ci sarà - magari tra qualche settimana).
A me Julia continua a sembrare un'artista, appunto, dalle tante e grandi ambizioni, ma che non si focalizza abbastanza per soddisfarne pienamente almeno una. Guardando indietro, giunti a questo punto, mi sento di dire che forse la sua dimensione ideale era proprio quella di "Have You In My Wilderness", più "semplice" forse ma di più sicuro effetto e alla portata di tutti. Spingersi così forzatamente nell'avanguardia per me non le giova assolutamente, ne dimostra una volta di più i limiti che in molti sembrano non notare (o forse sono io che non capisco, però credo di aver bazzicato questi territori a sufficienza per discernere un minimo).
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
Inviato 02 novembre 2018 - 13:04
Inviato 02 novembre 2018 - 13:20
Ma infatti "Loud City Songs" è l'altro disco suo che ho ascoltato di più (e che nelle ore buie fa il suo porco effetto). Le produzioni homemade erano proprio scadenti secondo me, e quel salto l'ho percepito anch'io. Ma nessun disco per ora me l'ha rivelata come un'autrice di vero rilievo.
Peraltro non ci tengo particolarmente a tenere separati gli ambiti avant e pop, possono benissimo coesistere e lei non è certo la prima a tentare di farlo. Solo che non le riesce in maniera molto brillante - secondo me.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
Inviato 02 novembre 2018 - 13:57
secondo me e' proprio questo suo approccio "naif" il suo punto di forza, dal mio punto di vista poco avanguardistico. mi sembra non intellettualizzi troppo e fa bene.
per quest'ultimo devo ancora capire se c'e' un eccesso di baroccaggine per i miei gusti.
Inviato 02 novembre 2018 - 15:12
Ma infatti "Loud City Songs" è l'altro disco suo che ho ascoltato di più (e che nelle ore buie fa il suo porco effetto). Le produzioni homemade erano proprio scadenti secondo me, e quel salto l'ho percepito anch'io. Ma nessun disco per ora me l'ha rivelata come un'autrice di vero rilievo.
Peraltro non ci tengo particolarmente a tenere separati gli ambiti avant e pop, possono benissimo coesistere e lei non è certo la prima a tentare di farlo. Solo che non le riesce in maniera molto brillante - secondo me.
Puoi provare a fare un paio di nomi di chi fa (ho ha fatto) coesistere queste cose in maniera più 'brillante' a tuo parere...c'è sempre da imparare.
PS: arrivate i CD 'fisici', nel complesso l'artwork migliora e la copertina assume un senso leggermente diverso.
Inviato 02 novembre 2018 - 15:23
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
Inviato 02 novembre 2018 - 17:11
trovo riduttivo il rigore ideologico che colloca la Holter come un ibrido tra pop e avanguardia, sostenere poi che le due cose nel caso della Holter stiano a malapena insieme è sintomo di un approccio incompleto alle opere dell'artista,
Inviato 02 novembre 2018 - 17:42
Я нахожу редуктивную идеологическую строгость, которая помещает Холтера как гибрид между поп-музыкой и авангардом, а затем утверждают, что две вещи в случае Холтера едва ли являются симптомом неполного подхода к произведениям художника,
Inviato 02 novembre 2018 - 18:05
Tradotto?
Ce devi ave' l'approccio completo co' ggiulia.
Inviato 02 novembre 2018 - 18:06
Guardando un po' indietro - David Sylvian, Laurie Anderson, Bjork, gli Xiu Xiu, ma anche i Fiery Furnaces. Più dalle parti della Holter citerei la molto meno cagata Jenny Hval (ecco una che secondo me dovrebbe stare nel palmo di mano su cui sta ora la Holter).
cà troia! Stavo per darti ragione su parecchia roba poi mi dici che la Hval è brava...
Inviato 02 novembre 2018 - 18:12
rigore ideologico
Inviato 02 novembre 2018 - 18:18
trovo riduttivo il rigore ideologico che colloca la Holter come un ibrido tra pop e avanguardia, sostenere poi che le due cose nel caso della Holter stiano a malapena insieme è sintomo di un approccio incompleto alle opere dell'artista,
io ammetto di avere un approccio incompleto (sono lungi dall'aver sentito tutto di lei) ma l'ibrido tra i due mondi lo sento bene, quindi di sicuro lo sente anche paloz, che forse "drammatizza" il confine tra i suddetti mondi, ma diciamo che finchè l'invito a evitare gli schematismi rigidi arriva dai sostenitori di Julia è ancora lecita la posizione di chi tiene a distinguere le due cose.
Detto ciò, io qualche limite lo rilevo sul lato pop, nella fattispecie nella mancanza di groove (ok, lo so, questa è fascinata dal Medioevo e io cerco il groove; epperò nel pop una maniera meno rigida di approcciare la componente ritmica non guasterebbe) e in un suono che boh, forse è un po' troppo filtrato in studio, anche troppo "prodotto", al punto da suonare vagamente plasticoso.
Nel disco nuovo è però bello perdersi, l'evocazione del mondo fiabesco mi pare personale nei limiti del possibile (con questa fascinazione) e con un numero di difetti perdonabile alla luce dell'ambizione riposta in un lavoro che ha anche picchi non da poco.
Inviato 02 novembre 2018 - 18:26
Guardando un po' indietro - David Sylvian, Laurie Anderson, Bjork, gli Xiu Xiu, ma anche i Fiery Furnaces. Più dalle parti della Holter citerei la molto meno cagata Jenny Hval (ecco una che secondo me dovrebbe stare nel palmo di mano su cui sta ora la Holter).
cà troia! Stavo per darti ragione su parecchia roba poi mi dici che la Hval è bra
Perchè non lo è? Ah già...dimenticavo che siamo su Ondarock, l'unico sito sulla faccia della terra a cui ha dato un voto sotto la sufficienza al suo ultimo album.
Inviato 02 novembre 2018 - 18:37
Tony, le recensioni dal 2013 in poi le ho scritte tutte io, il fatto che "Blood Bitch" non mi piaccia non invalida tutto il resto... Io chiaramente sono uno severo però diversi progetti suoi li trovo davvero originali e ben fatti.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
Inviato 02 novembre 2018 - 19:05
Tony, le recensioni dal 2013 in poi le ho scritte tutte io, il fatto che "Blood Bitch" non mi piaccia non invalida tutto il resto... Io chiaramente sono uno severo però diversi progetti suoi li trovo davvero originali e ben fatti.
C'è speranza anche per te.
E comunque Nude on Sand - col chitarrista - piaceva anche a me.
Inviato 02 novembre 2018 - 19:07
trovo riduttivo il rigore ideologico che colloca la Holter come un ibrido tra pop e avanguardia, sostenere poi che le due cose nel caso della Holter stiano a malapena insieme è sintomo di un approccio incompleto alle opere dell'artista,
io ammetto di avere un approccio incompleto (sono lungi dall'aver sentito tutto di lei) ma l'ibrido tra i due mondi lo sento bene, quindi di sicuro lo sente anche paloz, che forse "drammatizza" il confine tra i suddetti mondi, ma diciamo che finchè l'invito a evitare gli schematismi rigidi arriva dai sostenitori di Julia è ancora lecita la posizione di chi tiene a distinguere le due cose.
Detto ciò, io qualche limite lo rilevo sul lato pop, nella fattispecie nella mancanza di groove (ok, lo so, questa è fascinata dal Medioevo e io cerco il groove; epperò nel pop una maniera meno rigida di approcciare la componente ritmica non guasterebbe) e in un suono che boh, forse è un po' troppo filtrato in studio, anche troppo "prodotto", al punto da suonare vagamente plasticoso.
Nel disco nuovo è però bello perdersi, l'evocazione del mondo fiabesco mi pare personale nei limiti del possibile (con questa fascinazione) e con un numero di difetti perdonabile alla luce dell'ambizione riposta in un lavoro che ha anche picchi non da poco.
HAI perfettamente ragione sull'ibridazione tra generi, ma come poi noti giustamente del pop manca qualcosa, ed è quel qualcosa che fa la differenza tra Julia e le altre, quel quid che permetterà alle sue opere di resistere all'inevitabile giudizio del tempo
Inviato 02 novembre 2018 - 19:12
trovo riduttivo il rigore ideologico che colloca la Holter come un ibrido tra pop e avanguardia, sostenere poi che le due cose nel caso della Holter stiano a malapena insieme è sintomo di un approccio incompleto alle opere dell'artista,
io ammetto di avere un approccio incompleto (sono lungi dall'aver sentito tutto di lei) ma l'ibrido tra i due mondi lo sento bene, quindi di sicuro lo sente anche paloz, che forse "drammatizza" il confine tra i suddetti mondi, ma diciamo che finchè l'invito a evitare gli schematismi rigidi arriva dai sostenitori di Julia è ancora lecita la posizione di chi tiene a distinguere le due cose.
Detto ciò, io qualche limite lo rilevo sul lato pop, nella fattispecie nella mancanza di groove (ok, lo so, questa è fascinata dal Medioevo e io cerco il groove; epperò nel pop una maniera meno rigida di approcciare la componente ritmica non guasterebbe) e in un suono che boh, forse è un po' troppo filtrato in studio, anche troppo "prodotto", al punto da suonare vagamente plasticoso.
Nel disco nuovo è però bello perdersi, l'evocazione del mondo fiabesco mi pare personale nei limiti del possibile (con questa fascinazione) e con un numero di difetti perdonabile alla luce dell'ambizione riposta in un lavoro che ha anche picchi non da poco.
HAI perfettamente ragione sull'ibridazione tra generi, ma come poi noti giustamente del pop manca qualcosa, ed è quel qualcosa che fa la differenza tra Julia e le altre, quel quid che permetterà alle sue opere di resistere all'inevitabile giudizio del tempo
E' una tesi molto forte e vagamente insolita, interessante. Dico insolita perchè a me spesso capita di pensare che i dischi "di canzoni" alla fine siano quelli che restano di più. Solo una minima parte, ovviamente, ma alla fine tra i dischi che considero "classici" quelli di canzoni sono in maggioranza. Però tu non hai detto "canzoni" ma hai detto "pop", e quando si parla di "pop" talvolta lo si fa proprio per sottolineare una certa qual modaiolità dell'ambito, che appunto nutrendosi molto di "presente" (e cercando di vendersi al presente) spesso fa compromessi forti con i suoni in voga e poi invecchia precocemente.
Ecco, con la Holter non saprei dire quanta moda c'è nel suo sound. Come ho già detto non mi piace da matti, ma farei fatica a trovarci della moda, detto che l'eccesso produttivo è una caratteristica dei nostri giorni, questo sì.
Inviato 02 novembre 2018 - 23:13
Bah, scadenti... Per me Tragedy è tipo il miglior disco degli ultimi 10 anni o giù di lì, e Celebration continuo a riconfermarla ad ogni nuovo ascolto come uno dei pezzi più grandi di qualunque cosa la musica sia stata negli ultimi anni, per le mie povere orecchie almeno. (Hai toccato un tasto sensibile, non si fosse capito)Ma infatti "Loud City Songs" è l'altro disco suo che ho ascoltato di più (e che nelle ore buie fa il suo porco effetto). Le produzioni homemade erano proprio scadenti secondo me, e quel salto l'ho percepito anch'io. Ma nessun disco per ora me l'ha rivelata come un'autrice di vero rilievo.
Peraltro non ci tengo particolarmente a tenere separati gli ambiti avant e pop, possono benissimo coesistere e lei non è certo la prima a tentare di farlo. Solo che non le riesce in maniera molto brillante - secondo me.
Inviato 03 novembre 2018 - 18:29
Ho provato ad ascoltare qualche pezzo della Holter tanto dell'ultimo album, quanto dei precedenti 2. Per me è decisamente NO. La sua voce mi sembra una nenia di quelle difficili da reggere, con l'aggravante che lei si avvale di arrangiamenti orchestrali e rarefatti (a mio modesto avviso pretenziosi) che fanno da sottofondo a brani melodicamente molto poveri. Non me ne vogliate, ma faccio davvero fatica a capire tutto sto clamore attorno a lei.
Inviato 03 novembre 2018 - 22:46
Ho provato ad ascoltare qualche pezzo della Holter tanto dell'ultimo album, quanto dei precedenti 2. Per me è decisamente NO. La sua voce mi sembra una nenia di quelle difficili da reggere, con l'aggravante che lei si avvale di arrangiamenti orchestrali e rarefatti (a mio modesto avviso pretenziosi) che fanno da sottofondo a brani melodicamente molto poveri. Non me ne vogliate, ma faccio davvero fatica a capire tutto sto clamore attorno a lei.
Inviato 04 novembre 2018 - 10:57
Ho provato ad ascoltare qualche pezzo della Holter tanto dell'ultimo album, quanto dei precedenti 2. Per me è decisamente NO. La sua voce mi sembra una nenia di quelle difficili da reggere, con l'aggravante che lei si avvale di arrangiamenti orchestrali e rarefatti (a mio modesto avviso pretenziosi) che fanno da sottofondo a brani melodicamente molto poveri. Non me ne vogliate, ma faccio davvero fatica a capire tutto sto clamore attorno a lei.
Sì, in questo caso c'è una certa povertà melodica che compromette un po' le cose, anche se alcuni spunti restano sublimi (voce inclusa). A me era piaciuto nettamente di più il precedente: più conciso, più a fuoco.
Inviato 04 novembre 2018 - 11:15
Per me la vetta holteriana è Loud, senza il minimo dubbio.
Have al secondo posto, anche se l'ho ascoltato di più perché più facile.
Sulla produzione dei primi lavori la penso come paloz.
E poi, alla luce dei dischi di cui sopra, erano solo esperimenti sonori.
L'ultimo l'ho sentito ancora alla cazzo.
Ma credo si posizionerà al terzo posto nella mia personale classifica di gradimento, cioè dietro Have e prima degli esperimenti, pur interessanti, di gioventù.
Inviato 10 novembre 2018 - 14:10
Dopo alcuni ascolti direi che è sicuramente un buon disco; un lavoro dove si alternano brani geniali come Whether, Underneath the moon, Les jeux to you a brani lenti di faticoso ascolto come In Gardens' Muteness, Colligere, Why Sad Song, purtroppo la lunghezza del lavoro non aiuta...voce stupenda e ottimi effetti completano l'opera, sicuramente nella mia Top Ten, non so ancora dove...non di certo al numero uno come avevo fatto con il disco precedente.
Inviato 11 novembre 2018 - 22:57
Dopo alcuni ascolti direi che è sicuramente un buon disco; un lavoro dove si alternano brani geniali come Whether, Underneath the moon, Les jeux to you a brani lenti di faticoso ascolto come In Gardens' Muteness, Colligere, Why Sad Song, purtroppo la lunghezza del lavoro non aiuta...voce stupenda e ottimi effetti completano l'opera, sicuramente nella mia Top Ten, non so ancora dove...non di certo al numero uno come avevo fatto con il disco precedente.
Io dico ancora BOH.
Personalmente penso che da 1 a 8 sia una delle cose più fighe che ho ascoltato da un po' di tempo a questa parte, poi...
poi diluisce tanto, tanto, tanto. Le trovate sono belle e ci sono cose pregevoli e difatti se li guardo singolarmente non riesco a dire che uno di questi pezzi sia brutto/da togliere.
Ma è proprio una questione di insieme, in fondo ci arrivi completamente esausto, e dire che c'è, nel disco due, una Les Jeux To You e una Words I Heard che sono clamorose Ma c'è un rallentamento di passo che è estenuante se lo si vuole ascoltare tutto in un unica seduta (psicanalitica). E in un disco che svia, svicola e ti dia pochi appigli a livello melodico, tutte ste ballate un po' sghembe, sempre al limite tra l'aprirsi e il rinchiudersi in se stesse, quando ne piazzi praticamente un intero secondo disco cosi, è dura vederne la fine.
Nonostante siano canzoni intelligenti, costruite bene, ben suonate, intriganti.
Ho capito che la Holter stessa dice che per lei ogni canzone è un mondo a sè, e che ognuno può ascoltarsi il disco come minchia gli pare, ma per uno che se lo vuole sentire da inizio alla fine...è dura. .
Sparo: ascoltare uesto disco è un po' come quando guardo un film. So che non sarò mai attento per tutta l'ora e mezza di durata, ma comunque me lo gusto, più guardandolo nel complesso.
Questo disco mi fa la stessa impressione: forse lo gusto meglio come mondo sonoro a sè, che ascolto "dall'alto" senza andare troppo in dettaglio, se mi metto con le cuffie stabndo seduto in poltrona, è estenuante.
Magari la holter stessa l'ha intesa cosi, come disco molto narrativo e continuo a pensare che questo disco non voglia minimamente essere perfetto nè cesellato già nelle intenzioni...
e tuttavia mi chiedo cosa minchia poteva essere anche solo con 2 brani in meno e personalmente mi mangio un po' le mani.
Inviato 12 novembre 2018 - 12:48
Sì ma questo spero valga solo per un [pomposo] giudizio critico, io spero che a quarant'anni [non so quanti ne hai e non mi interessa davvero, ci mancherebbe], oltre ad ascoltare solo se ti interessa ascoltare, tu sappia anche come ascoltare con le modalità che ti soddisfano, capendo se davvero ti soddisfano, perché non ci guadagni niente ad ascoltare 2h filate di musica se facendo 1 e 1 in due giorni diversi stai sensorialmente appagato.
Detto questo, mi confermate che il primo CD finisce con la traccia 8? Se no mi faccio saltare in aria in piazza Cordusio
A proposito del Maurizio Costanzo show, a me l'ospitata del Joker al programma del personaggio di De Niro ha ricordato una di Aldo Busi, ma proprio uguale, compreso il balletto con cui si presenta al pubblico. Dubito che Phoenix si sia ispirato a quella, ma in certe parti, quando si mette a checcheggiare, la somiglianza era impressionante.
il primo maggiorenne che vedrò vestito da joker a carnevale, halloween o similia lo prendo per il culo di brutto
minimo un A STRONZOOOO, ANCORA STU JOKER? STRONZOOOO, vieni a casa mia che ho bisogno di una mano a sgomberare la mansarda, STRONZOOOO
There is a duality between thought and language reminiscent of that which I have described between dreaming and play
Man the sum of his climatic experiences Father said. Man the sum of what have you
Inviato 12 novembre 2018 - 13:19
Inviato 12 novembre 2018 - 13:24
Sì ma questo spero valga solo per un [pomposo] giudizio critico, io spero che a quarant'anni [non so quanti ne hai e non mi interessa davvero, ci mancherebbe], oltre ad ascoltare solo se ti interessa ascoltare, tu sappia anche come ascoltare con le modalità che ti soddisfano, capendo se davvero ti soddisfano, perché non ci guadagni niente ad ascoltare 2h filate di musica se facendo 1 e 1 in due giorni diversi stai sensorialmente appagato.
Detto questo, mi confermate che il primo CD finisce con la traccia 8? Se no mi faccio saltare in aria in piazza Cordusio
perchè pomposo? chiedo per cuorisità, anche se sappi che sono permalosissimo
Guarda di anni ne ho 28
Dette queste formalità, certo che ormai ho trovato i modi che più mi soddisfano e la modalità che prediligo è l'ascolto intero, perchè personalmente amo quel tipo di ascolto, amo i dischi cosi.
Non mi lamento se lei stessa - che personalmente adoro - ne abbia scelto un altro, dico solo che a me piaciucchia poco.
Ma rimane per me, aldilà di tutto ciò e delle seghe mentali, il fatto che il disco 2 sia pesantuccio in sè stesso, ascoltato dopo 10 minuti o dopo una settimana...
e alla fine se lo devo valutare, personalmente sta roba conta. Con tutto che il disco indubbiamente merita
Inviato 12 novembre 2018 - 13:35
Beh chiaro, se il disco 2 di suo ti risulta pesante (anche secondo me lo è rispetto al disco 1, ma ho sempre fatto le pause in mezzo e noto in quasi tutti i doppi album che il 2 mi richiede più tempo per apprezzarlo pienamente), quello è. A maggior ragione se ti risulta pesante l'insieme senza interruzioni, e può pure non piacerti (non è così, anzi ti piace nonostante questi scogli).
Dico solo che ci dovremmo sciogliere un po' nelle modalità di ascolto, non solo in casi come questo in cui è l'artista stessa a dire che l'opera è pensata come un raccoglitore a disposizione di chi lo esplora e non una sequenza bloccata.
Pomposo non tu, pomposa qualsiasi relazione di un'esperienza, rispetto all'esperienza stessa (che poi manco è vero, mi sono svegliato grossolano oggi)
A proposito del Maurizio Costanzo show, a me l'ospitata del Joker al programma del personaggio di De Niro ha ricordato una di Aldo Busi, ma proprio uguale, compreso il balletto con cui si presenta al pubblico. Dubito che Phoenix si sia ispirato a quella, ma in certe parti, quando si mette a checcheggiare, la somiglianza era impressionante.
il primo maggiorenne che vedrò vestito da joker a carnevale, halloween o similia lo prendo per il culo di brutto
minimo un A STRONZOOOO, ANCORA STU JOKER? STRONZOOOO, vieni a casa mia che ho bisogno di una mano a sgomberare la mansarda, STRONZOOOO
There is a duality between thought and language reminiscent of that which I have described between dreaming and play
Man the sum of his climatic experiences Father said. Man the sum of what have you
Inviato 12 novembre 2018 - 14:10
Ma davvero il secondo ciddì vi risulta così pesante? Underneath the Moon (il funk stralunare di Julia) e Les Yeux to you sono tipo i pezzi più brillanti del lotto. Le tre ballate messe di seguito e che separano i due pezzi suddetti mi sembrano molto diversificate tra loro: Colligere è la più "ardua" ma molto soddisfacente per come si evolve internamente; In Gardens' Muteness è un piano-voce meraviglioso, con quel motivetto vocale malinconico che ad un certo punto entra e ti porta via, poi il piano acquisisce urgenza e diventa una sorta di accompagnamento da film muto prima che anche il registro vocale di Julia si faccia grave con quel The ride is long, the story old che mi ricorda una The End fusa con The Only Child di Nico. I Would Rather See è maestosa nel suo porsi, con quell'organo o simil-tale che sale.
Poi arriva la pimpante Les Yeux to You con linea vocale capolavoro, un momento di passaggio che vale il prezzo del biglietto e poi un andare quasi raincoatsiano prima che il motivo torni quello iniziale.
Words I Heard è un peregrinare orchestrale da cui è bello farsi prendere fino a che diventa invocazione, accorata richesta di salvezza.
I Shall Love 1 è reprise che si specchia naturalmente nella sua gemella 2 del primo CD (Julia fa sempre casino con i numeri). Il disco dovrebbe finire specularmente qui ma c'è spazio per l'ottima Why Sad Song (stupendo come ci metta un minuto buono a crearsi il motivo base tra strumenti che chiacchiericciano, si accordano, fanno finte, poi parte la voce e di lì a un attimo si rivela tutto)
Trovo ben più ostica (sarà questa la voliera di uccelli stridenti?) la prima parte di Every Day is an Emergency sul primo ciddì prima che lasci spazio a un semplice incanto piano-voce. Sempre sul primo CD c'è quel mood da jazz alla ricerca di se stesso che è l'abbacinante e avvolgente Voice Simul , uno dei pezzi migliori tra tutti, che ad un certo punto (o mi confondo con un altro pezzo?) diventa quasi Dead Can Dance. Di I Shall Love 2 e dei suoi coretti velvettiani si è già detto bene e anche benissimo. Another Dream è Julia in fotta medievale come altrove e volentieri. Chaitus non è una passeggiata ma ci sta. Ecco, non mi sconfinfera semmai la scelta di iniziare tutto con due pezzi così tonitruanti come Turn the Light On e Whether.
Ciò detto, la sostanza è tanta e mai meno che interessante. Julia è in grado di creare autentici mondi fatati e di circondare l'ascolto da una sorta di ovattante bolla di fiaba. Certo, la sua vocina (croce e delizia) ben si presta anche se nelle parti più imponenti (es. I Would Rather See) se ne scoprono un po' i limiti. Avrei poi qualcosa da (ri)dire sulla produzione, che avrei gradito più spaziosa tra gli strumenti, a volte si tende un po' all'ingorgo e all'ingolfamento. Ma sono dettagli in un disco a cui sono dentro, e credo ci resterò per un bel po'. Poi sì, per come è costruito si presta a qualche calo, ma insomma prendetelo come meglio vi aggrada. Io lo vedo più come una sovrabbondanza di verve creativa (e la possibilità di decidere liberamente che fare da parte di Julia che ha un'etichetta alle spalle che deve averle dato carta bianca) che non come la volontà di creare IL disco definitivo di Julia Holter.
Sono impressioni ancora un po' alla rinfusa; questo disco d'altronde ha bisogno del tempo che chiede, inutile provare a troncarla con giudizi netti / detti troppo presto. E dire che Have You in my Wilderness è meglio ci può stare soggettivamente, figuriamoci, ma dal punto di vista "critico" (soprattutto se si allarga lo sguardo sull'intera produzione della Holter) vuol dire poco e niente.
Inviato 12 novembre 2018 - 14:43
Io trovo bellissima, intensissima ma al tempo stesso onirica, proprio la tripletta di brani che -a quanto leggo- è la zona dell'album che resta più ostica a molti (Colligiere/In Gardens' Muteness/I Would Rather See).
ma che te ne frega dei meno o dei più sei grande ormai, è ora di pensare a una moto di grossa cilindrata.
Inviato 12 novembre 2018 - 16:20
Underneath the Moon è uno de pezzi migliori del disco anche per me, anzi, mi sbilancio, uno dei pezzi più fighi che ho sentito quest'anno e nel disco 2 ci sono cose bellissime come Les Jeux To You (pezzone) e Words i Heard. Non amo molto il reprise di I Shall love.
Ma non sono pezzi brutti nè inutili, come ho già detto.
Il primo disco è sicuramente più ostico ma boh, lo digerisco meglio.
Comunque come scritto, non ho voglia di dare giudizi sul lavoro: è troppo presto ed è tanto materiale, facevo cosi pour parler. Che l'intento non sia quello di fare un disco definitivo ma invece di fare un lavoro diverso tenendone anche le asprezxze formali, mi sembra un punto su cui si è d'accordo.
Secondo me questo disco si caratterizza tanto nei suoi limiti, che non è necessariamente una brutta cosa.
Comunque si parla di un'artista davvero stimolante!
Inviato 16 novembre 2018 - 14:03
Terzo ascolto integrale tra ieri sera e stamane.
Al primo ascolto si ha la naturale impressione di aver perso per strada tante cose: spunti diversissimi, quasi vulcanici, condensati spesso anche nello stesso brano. Mi dico: ci ritornerò con più attenzione.
Secondo ascolto: col beneficio della memoria di alcuni passaggi, entro più nella logica del lavoro nel suo insieme, ma qualcosa continua a non tornare. Emergono ancora tratti confusi, matasse troppo intricate di sonorità da camera ed elettroniche. La terza sarà quella decisiva, mi dico.
E infatti lo è stata: a me continua a risultare come un album sfilacciato, a tratti proprio debole nella scrittura, più confuso che eclettico. Esteriormente sembra un passo avanti – il classico "disco della maturità" – e invece per me (che pure non la amavo) è una prova del fuoco con cui la Holter ha finito per scottarsi parecchio. Ha voluto esibire più talento di quanto ne abbia, e convincere tutti della stessa cosa.
Poi tanto l'hype fa il suo corso e le quotazioni rimangono alte, ma per me è bocciato, seppur non irrecuperabile.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
Inviato 16 novembre 2018 - 15:48
Terzo ascolto integrale tra ieri sera e stamane.
Al primo ascolto si ha la naturale impressione di aver perso per strada tante cose: spunti diversissimi, quasi vulcanici, condensati spesso anche nello stesso brano. Mi dico: ci ritornerò con più attenzione.
Secondo ascolto: col beneficio della memoria di alcuni passaggi, entro più nella logica del lavoro nel suo insieme, ma qualcosa continua a non tornare. Emergono ancora tratti confusi, matasse troppo intricate di sonorità da camera ed elettroniche. La terza sarà quella decisiva, mi dico.
E infatti lo è stata: a me continua a risultare come un album sfilacciato, a tratti proprio debole nella scrittura, più confuso che eclettico. Esteriormente sembra un passo avanti – il classico "disco della maturità" – e invece per me (che pure non la amavo) è una prova del fuoco con cui la Holter ha finito per scottarsi parecchio. Ha voluto esibire più talento di quanto ne abbia, e convincere tutti della stessa cosa.
Poi tanto l'hype fa il suo corso e le quotazioni rimangono alte, ma per me è bocciato, seppur non irrecuperabile.
in base a questa tua rece, doveva intitolarlo Prometheus (sarebbe stato figo!)
Inviato 16 novembre 2018 - 18:33
Inviato 16 novembre 2018 - 20:46
Ogni tanto catturo un pezzo random e resto impressionato, affascinato, che sia Julia o altra non importa è un bel disco pieno di idee, questo non è un disco scritto ma immaginato per questo non ha una scrittura apparentemente meno solida, ma questo valeva anche per i primi due album che andrebbero rivalutati
Inviato 19 novembre 2018 - 14:57
Sospesi al momento gli ascolti, segnalo un primo tour europeo che va ad iniziare tra poco e finisce a metà dicembre, naturalmente nessuna data italiana...
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