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La Playlist Che Cancellerà La Povertà Dal Forum (21/09 - 27/09)


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17 replies to this topic

#1 wild horse

    Classic Rocker

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Inviato 28 settembre 2018 - 09:06

John Mellencamp - Uh-Huh    7,5

 

John Mellencamp é stato uno dei nomi nuovi (per me ovviamente) ad avermi accompagnato nel 2018. Primi ascolti grazie a Human Wheels resa celebre da Mai dire gol poi youtube mi ha suggerito Paper in Fire e a quel punto mi sembrava valesse la pena andare a scoprire anche gli album interi.

Affinità con Bruce Springsteen ma non solo

 

 

 

Pony Taylor - How To Fold Paper In Half Twelve Times    7

 

Su rym questo album viene abbastanza inspiegabilmente etichettato come power pop. A parte il titolo di apertura che si spinge molto vicino ad Elvis Costello il resto del disco (del 2012) é una carrellata ben fatta di pezzi britpop da parte di questi francesi che devono amare parecchio i Blur e lo dimostrano non sfigurando sullo stesso terreno di gioco. Niente che non fosse già stato fatto e sentito ma é veramente ben fatto

 

 

 

New Swears - And The Magic of Horses    7,5

 

Copertina orrenda per questo bel disco garage/power pop che va a finire nel file "canzonette".

Suggestione personale: l'uso delle voci a tratti mi ha portato alla mente i Clash di Sandinista ma si tratta veramente di una suggestione

 

 

 

Lee Southall - Iron In The Fire     5,5

 

Lui é il chitarrista dei Coral che devo ancora ascoltare ma che mi incuriosiscono visto che hanno diversi estimatori sul forum. Mi é capitato sotto mano il suo album e quindi ho cominciato da lui ma non é stata un'idea felicissima dato che il disco scivola via senza lasciare traccia. Un folkettino con venature country abbastanza innocuo. Si risolleva nel finale con la bella In Accordance ma non basta

 

 

 

Trick Mammoth - Floristry    7

 

Quello che ci si aspetterebbe da un disco etichettato come dunedin sound. Niente che faccia sobbalzare dalla sedia ma un bel dischetto per chi ama il genere


  • 1

 


#2 Garp Buzzy Power

    Inelegantly Wasted In Papa's Penthouse Pad In Belgravia

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Inviato 28 settembre 2018 - 09:10

 

Lee Southall - Iron In The Fire     5,5

 

Lui é il chitarrista dei Coral che devo ancora ascoltare ma che mi incuriosiscono visto che hanno diversi estimatori sul forum. Mi é capitato sotto mano il suo album e quindi ho cominciato da lui ma non é stata un'idea felicissima dato che il disco scivola via senza lasciare traccia. Un folkettino con venature country abbastanza innocuo. Si risolleva nel finale con la bella In Accordance ma non basta

 

 

Anche te che cominci con il peggiore dei loro dischi solisti, mannaialaculonna!

Riparti almeno da Ian Skelly


  • 2
"Garp sei un pochino troppo monotematico coi gusti secondo me."
 
"Io sono tutto ciò che vale. Non sono uno come Garp che ascolta solo un genere."
 
"Che imabarazzante battuta e due cretini ti hanno dato pure i più riparatori. Sei sempre fortunato, prima o poi ti arriverà una mazzata in testa riparatrice spero."
 
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."
 
"Coglione"
 
"Ma basta sto tipo di musica da sfattone finto dai"
 
"vabbeh garp te oltre alla barriera linguistica c'hai pure la barriera monogenere"
 

 


#3 PinkFreud

    Jung Last

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Inviato 28 settembre 2018 - 09:40

ascolti e riascolti vari

 

new entries

 

Eurythmics - Greatest Hits (1991) 8,5

Madonna - Erotica  (1992)

Uns e Outros - Uns  e Outros (1989) 7

Lucio Battisti - Emozioni (1970) 9

 

gallina vecchia fa buon brodo

 

Green Day - Nimrod (1997) 6,5

Dream Theater - Awake (1993) 8,5

Linkin Park - Hybrid Theory (2000) 6

Adorable - Fake (1994) 8

The Offspring - Ignition (1992) 7


  • 1

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superstereo!

*lastfm*

 

 


#4 Ganzfeld

    In un certo senso

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Inviato 28 settembre 2018 - 12:17

Wild, di' la verità: le playlist sono solo il pretesto per sbizzarrirti coi titoli.
  • 4

#5 Cliff

    allievo del peggior Guzzanti heavy metal

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Inviato 28 settembre 2018 - 17:00

Maudlin of the well - Leaving your body map [avant-garde metal, 2001] 7
Kayo Dot - Choirs if the eye [avant-garde metal/experimental, 2003] 8
Toby Driver - In the L..L..Library Loft [avant-garde, dark ambient, 2005] 6/7

                     - They are the shield [songwriter, 2018]

 

Davvero variegato lo spettro musicale dal quale attinge Toby Driver, dai progetti metallici in parte stranianti ma anche azzeccati, alla dark-ambient dell'esordio solista fino all'ultimo lavoro quasi ordinario nella costruzione dei brani. Da approfondire.

 

Stars of the Lid - Stars of the lid and their refinement of the decline [ambient/drone, 2007] 9

Se dovessi definire i SOTL in due parole direi: musica curativa. 

 

Fall of Efrafa - Elil [sludge metal, crust punk, 2007] 9,5

Lo sludge metal che commuove, la cui intensità mi ha rapito da subito. Isis ma anche godspeed you black emperor centrifugati con l'immediatezza del punk. Un album forse imprescindibile per originalità, ambizione ma soprattutto bellezza. (voto di pancia)


  • 4
Ha detto bene il presidente del coni, che il mondo dei dilettanti...chapeau. On duà parler français monsieur, mettenan nous parlon français, tout suit, ma la question n’est parer, n’est pas, comme ça [Carlo Tavecchio]


Caro Sig.'Cliff' di Roma le confesso che non capito..


non vorrei sembrare pedante


#6 cool as kim deal

    Utente contro le bonus track

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Inviato 28 settembre 2018 - 22:45

Mese molto proficuo, riconciliante direi

 

War on drugs – A deeper understanding 80/100

Come la bocca impastata dopo una pizza lievitata il giusto, questa amalgama di lunghe composizioni fatte di tradizione, di bassi sazi e batteria secca, chitarre pronte ad elevarsi appena devono e talvolta synth anche fin troppo sbarazzini (Holding on) che vestono scheletri costruiti col pianoforte su cui si poggia questo uggioso mix adenoidale di Bob Dylan e Bryan Adams che è il timbro di Granduciel funziona bene ed addirittura meglio del precedente, acclamatissimo Lost in the dream, nonostante una sforbiciata di un paio di canzoni (quindi almeno 10 minuti) non avrebbe fatto male, ma va bene così.

 

Bark Psychosis – Hex 91/100

La forza sta nella debolezza, specie in molti dischi post rock (questo è un  disco post rock). Quella sensazione costante di essere dietro, coperti dal compagno più alto nella foto di fine anno scolastico, una persistente nebbia di rassegnazione che è la sostanza stessa di questo disco magistrale, dal suono pulitissimo e chirurgico, ma non freddo: sta nel lento morire della chitarra, nota dopo nota, sempre più lentamente, di A street scene, nella Madchester andata a male da almeno qualche mese di Big shot, nella corsa verso il dirupo fermandosi sempre all’ultimo istante di Fingerspit, persino nell’unico momento vigoroso, Eyes & smiles, coi suoi deliri di tromba e le urla finali, che però sono come l’abbaiare frenetico del chihuahua che tenta di far capire all’esterno che si sta autoconvincendo di non avere paura. Fino al lungo, ambientale sipario che cala di Pendulum man, in cui finalmente si pare di aver trovato l’equilibrio, anche se alla fine il disagio è più egli occhi degli altri che nella propria testa. Disco prezioso.

 

The Warlocks – Phoenix 81/100

Nati da una costola dei Brian Jonestown Massacre, questo sono fondamentalmente. Acido e drogatissimo noise garage ripetuto e ripetente,  che gode della droga perché riesce a reggerla, e quindi non c’è mai un vero down, o quantomeno non è mai veramente molesto, come dimostrano sprazzi divertiti come Shake the dope out, Baby blue e The dope feels good. Fino a chiudere il trip con Oh shadie, lunga e trascinata fino all’ultimo rantolo di vita prima di andarsene a dormire il sonno degli stolti. Pronti a ricominciare domani.

 

Area – Maledetti (maudits) 88/100

Disco che dire suonato da Dio è dire poco. Inglobati nella definizione larghissima di prog italiano, qui di prog c'è poco (a parte Gerontocrazia e  Giro,giro,tondo). Musica talmente vibrante, viva, percussiva e violenta che non c’è tempo per specchiarsi, a partire dal delirante intro Evaporazione. Diforisma urbano è delirante funk jazz rock tipo On the corner di Miles Davis senza Miles Davis (e quindi senza jazz), Scum è prima lungo delirio di piano ed infine breve delirio di Stratos roboticamente modificato, Il massacro di Brandeburgo è musica classica classica (cioè, per dire..). Stratos parco per ¾ di disco decide di mandare tutto a puttane spiattellando tutto il menu di urla indiane, grugniti animaleschi e varie ed eventuali  nella conclusiva Caos (parte seconda) proprio come faranno a breve i P.I.L. nel primo disco con Fodderstompf per raggiungere il minutaggio minimo. Insomma, siamo dalle parti di Faust ed Henry Cow senza dover abbassare lo sguardo per la vergogna.

 

Robert Fripp – Exposure 90/100

La summa dell’intellighenzia dell’epoca. Un po’ come Eno appena uscito dai Roxy decise di fare a pezzi il glam, creando il migliore disco glam della storia, così Fripp si leva anche le mutande, chiama gli amici (Collins, Daryl Hall, Peter Hammill, Peter Gabriel,Tony Levin, Eno, Terre Roche) e pensa ad una trilogia con atri due dischi, II di Gabriel e Sacred songs di Hall, ma il progetto non va. Comunque, questo è un blob shizofrenico, dove passi dal rock ‘n roll (Burn me up I’m a cigarette) a cioccolatini (Mary, l’ambient in chiusura di Water music, i brevi sketch coi Frippertronics), ed in mezzo Hall e Hammill improbabilissimi ma in qualche modo perfetti crooner di schegge impazzite che si chiamano Disengage, Chicago e I may not have  had enough of  me but I’ve have had enough of you, una title track che è in stile Laurie Anderson ma con il sangue, oltre ad una gemma assoluta come Here comes the flood: Gabriel piano e voce, Eno synth e Fripp che pizzica le corde. 3-0 e tutti a casa.

 

Spacemen 3 – Sound of confusion 80/100

Il difetto è che ci sono 3 cover, che per quanto fatte bene sono cover e lo sai. I pezzi autografi sono invece delle bombe, Losing touch with my head in particolare, sembra di sgasare con un hammer in un labirinto di edere.

 

Raime – Quarter turns over a living line 83/100

Antracite come un marciapiede, bassi profondi come pompe di drenaggio, clangori e graffi metallurgici, è fare da colonna sonora a John Carpenter o ad un ipotetico Batman di Nolan senza hype durante una notte senza stelle.

 

PJ Harvey – The hope six demolition project 83/100

Non so voi, ma questo nuovo non genere che la Harvey si è ritagliata (è rock?) le calza a pennello ed è più interessante oggi di quando si metteva il rossetto rosso sangue. Una marea di ospiti/amici a creare questo disco fatto di strumenti rock che non è rock, non è pop, che sembra guardare al passato ma contemporaneamente sembra un notiziario della BBC in un ipotetico futuro post WWIII, che è sia prendersi il vento gelido a Dover che la polvere infuocata in Afghanistan. Unica e per certi versi sottovalutata

 

The Breeders – All nerve 76/100

Ritorno graditissimo, e si sente che il ritorno alla stessa lineup dei tempi gloriosi corrisponde ad una alchimia autentica e sincera. Si perde quello studio dell’equilibrio tra i silenzi ed i suoni che aveva caratterizzato alcune della canzoni degli ultimi due dischi, si perde Steve Albini a favore di un ritorno a chitarre/basso più vive e vitali. Idue singoli (Nervous Mary e Wait in the car), così catchy, sono i momenti meno interessanti, molto più succo c’è nelle ondulazioni di voce e sentimento di Space Woman, Walking with a killer e Blues at the acropolis, oltre alla piccola epicità di Dawn: make an effort. Lunga vita.

 

Feelies – The good heart 83/100

I Rhythms sono meno crazy ma non scomparsi del tutto, vedi The last roundup e Slipping(into something). Notevole la title track eThe high road, per me la migliore, fatta di un giro di chitarra acustica circolare semplicemente celestiale. Peter Buck produce ma è invisibile, come invisibile pare certe volte la voce, cantata quasi per dovere certe volte.

 

Iron Maiden – Powerslave 80/100

Prima volta assoluta con loro, mi aspettavo assoli di una noia mortale, urli da palle strizzate e batterie inutilmente veloci, invece ho trovato un disco rocciosissimo, ma anche elegante ed equilibrato, letteralmente tenuto in piedi  da un basso pazzesco.

 

Riascolto: Television – Adventure 85/100

L'avventura era nell'altro disco, ma sono comunque di un altro pianeta


  • 8
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#7 Garp Buzzy Power

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Inviato 29 settembre 2018 - 17:26

Suede - The Blue Hour (2018)
The Troggs - From Nowhere (1966)
Black Lips - Underneath the Rainbow (2014)
Paul Weller - True Meanings (2018)
Baustelle - Fantasma (2013)
 
Più tutti gli Stonz anni '80 che metto nel seguente ordine di preferenza
 
Undercover
Tattoo You
Emotional Rescue
Steel Wheels
Dirty Work

  • 0
"Garp sei un pochino troppo monotematico coi gusti secondo me."
 
"Io sono tutto ciò che vale. Non sono uno come Garp che ascolta solo un genere."
 
"Che imabarazzante battuta e due cretini ti hanno dato pure i più riparatori. Sei sempre fortunato, prima o poi ti arriverà una mazzata in testa riparatrice spero."
 
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."
 
"Coglione"
 
"Ma basta sto tipo di musica da sfattone finto dai"
 
"vabbeh garp te oltre alla barriera linguistica c'hai pure la barriera monogenere"
 

 


#8 Garp Buzzy Power

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Inviato 29 settembre 2018 - 17:30

 

 

The Warlocks – Phoenix 81/100

Nati da una costola dei Brian Jonestown Massacre, questo sono fondamentalmente. Acido e drogatissimo noise garage ripetuto e ripetente,  che gode della droga perché riesce a reggerla, e quindi non c’è mai un vero down, o quantomeno non è mai veramente molesto, come dimostrano sprazzi divertiti come Shake the dope out, Baby blue e The dope feels good. Fino a chiudere il trip con Oh shadie, lunga e trascinata fino all’ultimo rantolo di vita prima di andarsene a dormire il sonno degli stolti. Pronti a ricominciare domani.

 

 

Grandi capi loro

Li ho riscoperti due anni fa col loro ultimo disco che caldamente ti consiglio (Songs From The Pale Eclipse)


  • 0
"Garp sei un pochino troppo monotematico coi gusti secondo me."
 
"Io sono tutto ciò che vale. Non sono uno come Garp che ascolta solo un genere."
 
"Che imabarazzante battuta e due cretini ti hanno dato pure i più riparatori. Sei sempre fortunato, prima o poi ti arriverà una mazzata in testa riparatrice spero."
 
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."
 
"Coglione"
 
"Ma basta sto tipo di musica da sfattone finto dai"
 
"vabbeh garp te oltre alla barriera linguistica c'hai pure la barriera monogenere"
 

 


#9 cool as kim deal

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Inviato 29 settembre 2018 - 18:36

The Warlocks – Phoenix 81/100
Nati da una costola dei Brian Jonestown Massacre, questo sono fondamentalmente. Acido e drogatissimo noise garage ripetuto e ripetente, che gode della droga perché riesce a reggerla, e quindi non c’è mai un vero down, o quantomeno non è mai veramente molesto, come dimostrano sprazzi divertiti come Shake the dope out, Baby blue e The dope feels good. Fino a chiudere il trip con Oh shadie, lunga e trascinata fino all’ultimo rantolo di vita prima di andarsene a dormire il sonno degli stolti. Pronti a ricominciare domani.


Grandi capi loro
Li ho riscoperti due anni fa col loro ultimo disco che caldamente ti consiglio (Songs From The Pale Eclipse)
Io ne ho un altro paio che invece non ascolto da una vita: Surgery che recentemente preso originale perché mi era piaciuto un sacco ed Heavy Deavy Skull Lover che invece era un mattone molto più oscuro.
  • 0
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#10 Garp Buzzy Power

    Inelegantly Wasted In Papa's Penthouse Pad In Belgravia

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Inviato 29 settembre 2018 - 22:57

 

 

The Warlocks – Phoenix 81/100
Nati da una costola dei Brian Jonestown Massacre, questo sono fondamentalmente. Acido e drogatissimo noise garage ripetuto e ripetente, che gode della droga perché riesce a reggerla, e quindi non c’è mai un vero down, o quantomeno non è mai veramente molesto, come dimostrano sprazzi divertiti come Shake the dope out, Baby blue e The dope feels good. Fino a chiudere il trip con Oh shadie, lunga e trascinata fino all’ultimo rantolo di vita prima di andarsene a dormire il sonno degli stolti. Pronti a ricominciare domani.


Grandi capi loro
Li ho riscoperti due anni fa col loro ultimo disco che caldamente ti consiglio (Songs From The Pale Eclipse)
Io ne ho un altro paio che invece non ascolto da una vita: Surgery che recentemente preso originale perché mi era piaciuto un sacco ed Heavy Deavy Skull Lover che invece era un mattone molto più oscuro.

 

 

HDSL in effetti bel mattone mentre Surgery sulla falsa riga di Phoenix, forse anche più "pop"


  • 0
"Garp sei un pochino troppo monotematico coi gusti secondo me."
 
"Io sono tutto ciò che vale. Non sono uno come Garp che ascolta solo un genere."
 
"Che imabarazzante battuta e due cretini ti hanno dato pure i più riparatori. Sei sempre fortunato, prima o poi ti arriverà una mazzata in testa riparatrice spero."
 
"Echheccazzo gdo cresciuto che nin sei altro."
 
"Coglione"
 
"Ma basta sto tipo di musica da sfattone finto dai"
 
"vabbeh garp te oltre alla barriera linguistica c'hai pure la barriera monogenere"
 

 


#11 Cliff

    allievo del peggior Guzzanti heavy metal

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Inviato 29 settembre 2018 - 23:11

Iron Maiden – Powerslave 80/100
mi aspettavo assoli di una noia mortale, urli da palle strizzate e batterie inutilmente veloci


fanno solo rumore
 
Ma basta con questi luoghi comuni sul metal o ti faccio venire a prendere direttamente da burzum
 
1496505728839.jpg

Per quanto la tua descrizione potrebbe anche starci per:


Dream Theater - Awake (1993) 8,5


ashd
  • 0
Ha detto bene il presidente del coni, che il mondo dei dilettanti...chapeau. On duà parler français monsieur, mettenan nous parlon français, tout suit, ma la question n’est parer, n’est pas, comme ça [Carlo Tavecchio]


Caro Sig.'Cliff' di Roma le confesso che non capito..


non vorrei sembrare pedante


#12 simon

    Scaruffiano

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Inviato 29 settembre 2018 - 23:17

 

 

Bark Psychosis – Hex 91/100

La forza sta nella debolezza, specie in molti dischi post rock (questo è un  disco post rock). Quella sensazione costante di essere dietro, coperti dal compagno più alto nella foto di fine anno scolastico, una persistente nebbia di rassegnazione che è la sostanza stessa di questo disco magistrale, dal suono pulitissimo e chirurgico, ma non freddo: sta nel lento morire della chitarra, nota dopo nota, sempre più lentamente, di A street scene, nella Madchester andata a male da almeno qualche mese di Big shot, nella corsa verso il dirupo fermandosi sempre all’ultimo istante di Fingerspit, persino nell’unico momento vigoroso, Eyes & smiles, coi suoi deliri di tromba e le urla finali, che però sono come l’abbaiare frenetico del chihuahua che tenta di far capire all’esterno che si sta autoconvincendo di non avere paura. Fino al lungo, ambientale sipario che cala di Pendulum man, in cui finalmente si pare di aver trovato l’equilibrio, anche se alla fine il disagio è più egli occhi degli altri che nella propria testa. Disco prezioso.

 

 

 

 

Quanto ha amato questo forum questo disco? Lo ama ancora, per fortuna. Sono arrivato a loro moltissimi anni fa, grazie a un giornalista italo americano di cui aprivamo in continuazione delle discussioni al vetriolo.

 

All'epoca non conoscevo nulla, ogni cosa che scriveva comunque mi apriva dei potenziali mondi sonori. Questo vinile è ancora adesso una ferita aperta, soprattutto se lo ascolti in novembre magari alzandoti dal divano e guardi dalla finestre ben oltre le spirali gelide della nebbia più pessima.

 

Purtroppo dal vivo non erano dei fenomeni, soprattutto il cantante. Testimonianza che si può trovare facilmente sul tubo. Ma che importa? Hai scritto di post rock, ovviamente: Questo, assieme agli altri dischi che avete imparato a memoria (tutti britannici) hanno finalmente seviziato le scale, i pentagrammi dell'arlecchino rock. 

 

Un disco che noi avvertiamo esistenziale, anche per la copertina, disperatamente notturna ed è solo amando questo tipo di ambiente urbano che riesci a distinguerti, uscire dal capitale e diventare un ALTRO.

 

Ma anche la discografia preparatoria al capolavoro è fantascienza pura, con improvvisazioni che ricordano i giganti inglesi degli Anni Settanta, oppure live postumi in una Chiesa sconsacrata. Hanno creato geografie spirituali che ci rimarranno impresse, ma che non devono mai appagarsi, nel senso: Siamo ancora giovani ascoltiamo questa musica apollinea per riaprire o allargare le nostre ferite... Bisogna uscire non tanto dal sentimentalismo, ma propriio dalla soggettività più balorda: Valutarlo per quello che è, montare a livello filmico, una statua o più statue come nel film di Rossellini... Viaggio in Italia. 

 

Musica che diventa scultura e che entrambe si fissano in una lirica notturna, tragicamente notturna. 


  • 1

„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#13 PinkFreud

    Jung Last

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Inviato 30 settembre 2018 - 07:15

Cliff , mi sà che devi dargli una riascoltata, 

 

vabbeh , ma qui dentro i DT sono malcagati da quasi tutti , non mi aspetto conversioni.


  • 0

Ja196z8.jpg

superstereo!

*lastfm*

 

 


#14 Folagra

    young signorino di una certa età

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Inviato 30 settembre 2018 - 10:40

 

 

cool è da un po' che voglio chiedertelo: ma perchè i voti da 0 a 100? perchè un disco merita 81 e non 82? mi provoca dolore fisico vedere quei voti asd.


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When the seagulls follow the trawler, it is because they think that sardines will be thrown into the sea


#15 cool as kim deal

    Utente contro le bonus track

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Inviato 02 ottobre 2018 - 11:53

 
cool è da un po' che voglio chiedertelo: ma perchè i voti da 0 a 100? perchè un disco merita 81 e non 82? mi provoca dolore fisico vedere quei voti asd.

Per dare completa evidenza delle migliaia di sfumature delle mie turbe cerebrali.
Non lo so mi sono alzato una mattina e i voti in ,5 non mi bastavano più
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Adescatore equino dal 2005

#16 Folagra

    young signorino di una certa età

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Inviato 02 ottobre 2018 - 16:39

cool è da un po' che voglio chiedertelo: ma perchè i voti da 0 a 100? perchè un disco merita 81 e non 82? mi provoca dolore fisico vedere quei voti asd.

Per dare completa evidenza delle migliaia di sfumature delle mie turbe cerebrali.
Non lo so mi sono alzato una mattina e i voti in ,5 non mi bastavano più

 

asd questa te la rubo

(potresti utilizzare i voti da 1 a 10 e fare come a scuola: 7+, 4/5, 6 - - )


  • 0

When the seagulls follow the trawler, it is because they think that sardines will be thrown into the sea


#17 simon

    Scaruffiano

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Inviato 03 ottobre 2018 - 01:12

 

 

Spacemen 3 – Sound of confusion 80/100

Il difetto è che ci sono 3 cover, che per quanto fatte bene sono cover e lo sai. I pezzi autografi sono invece delle bombe, Losing touch with my head in particolare, sembra di sgasare con un hammer in un labirinto di edere.

 

 

 

 

 

NON è il suono della confusione, è il suono della confusione amorosa. Quella che è provato quando ho ascoltato questo cd per la prima volta. Conoscevo a malapena i due eroinomani, ricordo che comprai questo cd a Londra, assieme a troppi altri. Avevo letto di loro, ma quello che mi colpì... all'inizio fu il loro impatto estetico. Il secondo disco (il primo che comprai...) ha questa copertina incredibile: All'inizio pensavo fossero due ragazzi sui venticinque anni, appena laureati a Oxford, niente e nessuno potevano farmi cambiare idea, erano i classici bravi ragazzi della porta accanto.

 

NON metto voto al primo disco: Forse ha qualche problema a livello produttivo, ma non ci giurerei... Segna proprio l'inizio di un nuovo genere musicale, che non sarà mai post rock ma che non è mai stato totalmente rock nel senso tradizionale e meno tradizionale che fosse.

 

Era l'inno più autentico non alla bellezza dell'eroina, si badi bene, ma al viaggio celestiale, ad uscire una volta per tutte da questo universo minerale, legalizzato dalla gravità, per non esserci più: un ronzio sacro, un bordone d'organo che va ascoltato con infinita attenzione, macro variazioni che sono già E A R qualche anno prima, con la viola (si sente benissimo) che gioca a rendere totalmente inverso quello che suonava Cale. 

 

NON ho mai sentito un nano secondo di insincerità nella loro musica, due ragazzi meravigliosi che avevano anche in testa il garage blues ma tutto sommato stavano portando, no mi correggo, hanno portato la musica lisergica in un universo differente... poi la voce, la voce (per me è sempre stato troppo). A volte ho pensato alle ragazze innamorate di lui... Indecifrabile, cupo, apollineo, scostante, teso a trovarsi la vena e l'accordo d'organo e moduli per E M S.

 

 

 

Capisci da solo, che grazie a DIO sono esistiti... Se non vado errato queste sono le loro prime registrazioni. Ho scritto più volte che forse il mio più grande sogno, sarebbe stato quello di essere a Rugby con loro, ascoltarli, diventare loro amico, drogarmi fino all'overdose. Sono stati quasi tutto per me: Sostanzialmente AMORE, che potrebbe sintetizzare tantissime sensazioni, compresa una cupezza di fondo mai negata. Sai ascolto questa roba, ]]surf retroattivo elettrico e provo veramente qualche cosa di diverso, ecco: Fottiti distinzione Musica Nuova Musica Vecchia, è la Musica che non conosce la lente di ingrandimento sul pezzettino di fango tra una stringa delle tue scarpettine tacco dodici che indossi solamente davanti al tuo amante (cornuto):

 

vorrei vivere sempre dentro questa confusione, il vero addio al mondo come volontà di rappresentare... un elettro shock spaventoso, ove finalmente la negatività perisce in assenza di Bene e Male, solo la vita che è la musica.

 


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„Non si può che confermarsi 'stranieri nella propria lingua'. Il plurilinguismo (crogiuolo di idioletti, arcaismi, neologismi di che trabocca il poema) è il contrario d'una accademia di scuola interpreti. È 'Nomadismo': divagazione, digressione, chiosa, plurivalenza, ecc. Il testo intentato è (deve essere) smentito, travolto dall'atto, cioè de-pensato.“

CARMELO BENE
 

 

 


#18 Stebroc

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Inviato 03 ottobre 2018 - 14:53

The Who - Live at Leeds - Rock/hard rock (1970) 8

 

Chiudo la discografia consigliata degli Who con il loro live simbolico all’università di Leeds. Non so se il migliore, (dovrei sentire bene quello all’isola di Wight) ma certamente quello più celebrato. Uno dei più grandi gruppi di sempre dal vivo al suo zenit, alle prese con alcuni classici blues/rock rivisitati e versioni dilatate di singoli fulminei come “My generation” e “Magic bus”. E’la ciliegina sulla torta di un gruppo favoloso, la cui forza in studio viene accresciuta dalla sua dimensione live, non meno importante. In sostanza gli Who sono il gruppo rock che tutti dovrebbero amare. E infatti è più o meno così.


The Beach Boys - The Beach Boys' Christmas Album - Pop (1964) 8+

Considerato da nessuno o quasi, è per il sottoscritto un ennesimo capitolo della “golden age” wilsoniana, quel triennio 64-67 in cui praticamente ogni cosa che toccava diventava oro. Non vi sfugge neppure questa serie di brani a tema, l’omaggio di Brian al disco che a più riprese ha definito come il suo preferito, quel “A christmas gift for you” divenuto l’ovvio riferimento degli album natalizi. Nonostante l’ispirazione, il disco è ben lontano dall’idea di Wall of Sound spectoriano, nonché dal personalissimo muro del suono che Brian focalizzerà in Pet Sounds, e si manifesta come un normale album dell’epoca dei B.B. ,almeno nel lato A, con quasi tutte composizioni originali. Da rimarcare “Little saint nick”, chiaramente il pezzo più noto del lotto, e discreta hit dell’epoca, e la deliziosa “Christmas Day”, accompagnamento di chitarra, armonie vocali e un breve (ma efficace) intervento di hammond, con l’efficace voce di Al jardine sullo sfondo. Tutte cover nella seconda parte, con canonica e pomposa orchestra natalizia: tra interpretazioni ottime (I’ll be home for christmas) e altre spente, (White Christmas) c’è un momento che va oltre il bene e il male, “We three Kings of orient are”. In pochi altri episodi le armonie vocali dei B.B. trovano la stessa espressione ed efficacia. Dubito possano esistere versioni migliori di questa, in cui orchestra e armonie restituiscono il canto natalizio dell’800 nella sua essenza più pura.

The Ronettes - Presenting The Fabulous Ronettes Featuring Veronica - Pop/Brill Building (1964) 7+/7 ½

 

Uno dei pochi casi di produzione spectoriana interessante anche su LP degli anni ’60. Non a caso quasi tutti i brani dell’album erano già stati singoli di debordante successo. E’il disco di “Be my Baby “ e di “I Wonder, tanto per capirci. Tra i non 45 giri, menzione decisa per “How does it feel? “ e per la cover di “What’d i say” e di “So Young”, dal fortissimo impatto emozionale.

 

The Heartbreaks - Funtimes (2012) – Jangle pop (2012) 6+

 

“I Didn't Think It Would Hurt to Think of You” è uno dei miei 4, 5 brani preferiti del decennio tutto. Per questo ci sono rimasto male a sapere che gli Heartbreaks sono finiti a fare tutt’altro. Chi il barbiere, chi come il frontman, il redattore di i-D. Era Difficile comunque immaginare con questo tipo di pop/rock una lunga carriera (e il secondo è stato forse un suicidio ancora maggiore). Un disco quello in questione, suonato e prodotto benissimo, (pur con mezzi forse non illimitati) con una batteria di rara incisività, e chitarre limpidissime. Sebbene solo un paio di momenti mi siano rimasti impressi, è uno di quegli album che penso potrei riprendere in mano tra qualche tempo, e accorgermi che non lo avevo apprezzato a sufficienza.

The Kinks - Face to Face – Pop/Rock (1966) 7-

 

A dispetto dell’opinione dominante, preferisco questo disco al più vario e celebrato “Something Else”. Brani come “Dandy”, “A House in the country” sono ai vertici della loro discografia. “Sunny Afternoon”è la loro miglior canzone o giù di lì.

Janelle Monáe - The ArchAndroid - Contemporary R&B (2010) 8

 

Non so se ha ancora assi nella manica, ma è sufficiente questo album per regalare a Janelle un posto nell’olimpo della musica, nera e non. Non potrebbe essere altrimenti per una in grado di scrivere e cantare pezzi hip-hop, carezze pop, soul d’annata, psichedelia, fino al rock più puro, con disarmante facilità. Solo ai più grandi può riuscire di essere eclettici e allo stesso tempo credibili. La carne al fuoco è tanta, vero, ma non per questo ci si perde o confonde. Basta dare tempo al tempo. Sembra davvero che Janelle abbia in testa la città dorata che si vede in copertina, e voglia restituircela in tutta la sua magniloquenza. Se non sarà “The ArchAndroid” ad avere una pietra miliare, non so quale altro album del decennio possa averla. Un peccato che non venga a farsi un giro in Italia.
 

Patsy Cline - Patsy Cline's Greatest Hits – Nashville Sound (1967) 8

 

E’ musica country, per background e attitudine, è la corrente Nashville ad esser precisi. Chi è contrariato da certi aspetti del country, in particolare dal suo lato più “casereccio”, può (anzi dovrebbe) accostarsi senza indugi alla breve e intensa raccolta della sfortunata Patsy. Rimane la steel ( ma se non amate nemmeno quella siete casi persi asd), ma finisce lì: il resto è pop dalla sublime produzione, dalle raffinate orchestrazioni, e l’elegante, carezzevole voce da contralto di Patsy , che confeziona una serie di brani immortali.
 


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