Ok ma se davvero la logica imperante è quella, non faremmo meglio a non avallarla e concentrarci sulle questioni puramente musicali? Lo dico anche perché tu sei una persona competente e con qualcosa da dire (e lo dimostri anche con l'appunto sulla lista 80s di p4k), ma la maggior parte dei tuoi post qui e su facebook sembrano sempre più concentrati su ciò che c'è di male e/o di strano nella "percezione" odierna delle cose anziché sugli aspetti musicali, su cosa e quanto un disco di oggi ha da dirci.
Invece di pensare a quanto (virgolette) furbetti sono stati i Low, perché non parlare invece di quanto attuale è questo nuovo disco, di quanto parla a noi pubblico del 2018 e come non potrebbe fare, invece, col pubblico storico della slowcore anni 90? Per me un album così attrae al netto del fatto che sia firmato Low, e me ne sono reso conto dopo diversi ascolti: ti assorbe del tutto, si avvale di un linguaggio ibrido (melodia + disgregazione digitale) che mi sembra nessun altro abbia utilizzato con tale profitto. Davvero, alla fine per me c'entra davvero poco che sia dei Low – se non per il fatto che ne conferma la versatilità guadagnata nel tempo, staccandosi dall'immagine di "relitto" novantiano.