Io nel 2010 avevo superato un concorso-monstre in Banca d'Italia, entrando nei primi 400 su 170.000 partecipanti, quasi tutti diplomati col massimo dei voti, e molti con laurea. Ero sempre uscito col massimo dei voti da tutti i percorsi scolastici, compresa la laurea, e questo risultato mi galvanizzò tantissimo.
L'assunzione era data per certa perché nelle precedenti edizioni del concorso (che si tiene una volta ogni 8 anni) la graduatoria era stata esaurita o quasi.
E invece stavolta prima arriva la Fornero, e i ricambi non servivano più subito ma tra 3-4 anni. Poi decidono di chiudere metà filiali. Poi decidono che per riempire i boccioni dell'acqua e trasportare i carrelli non vogliono più diplomati col massimo dei voti, ma laureati in Giurisprudenza o Economia.
Morale: dopo anni di prese in giro, la graduatoria si ferma a un passo da me (sarebbe bastata un'altra mini-tornata di assunzioni e sarei entrato), ed esce un nuovo bando mentre la vecchia graduatoria aveva ancora 8 mesi di validità, conclusioni: la più grande presa in giro della mia esistenza.
Ma non bastava: mentre il destino mi strappava il sogno, nel 2014 muore all'improvviso mio padre, tra le mie braccia. Ero in camera a montare gli stand dei diffusori, sento un tonfo, esco e lo trovo per terra. Fa in tempo a dirmi "Non chiamare il dottore", e dopo 4 minuti smette di respirare mentre lo reggo. L'ambulanza arriva subito ma dicono che non c'è niente da fare, essendo stato "un ictus bestiale" (parole del medico di famiglia).
Passa una settimana dal funerale e inizio a defecare sangue, tantissimo sangue. Qualsiasi cosa mangi, tempo 30 secondi devo correre al gabinetto che mi esce integra come l'ho ingoiata.
In 8 giorni perdo 12 kg: è il periodo peggiore della mia vita. Il dottore mi prescrive analisi per identificare i marcatori tumorali dell'intestino, io non riesco a crederci che stia andando tutto così a rotoli. Il lavoro, mio padre, ora pure questa roba che mi sta mangiando dentro. Ogni mattina mi guardo allo specchio e mi vedo sempre più magro. Vado a ritirare i risultati delle analisi e resto 4 ore ad aspettare in sala d'attesa dal medico. Mi accorgo che non riesco neanche a reggermi in piedi per la tensione. Penso, penso tantissimo. Che tutto sommato se è finita qui, non è stata una brutta vita.
Poi il medico prende il foglio e mi dice "Non vedo anomalie nelle analisi...ma stai troppo male e devi ricoverarti. Il guaio è che se ti presenti con queste analisi ti rimandano indietro perché non risulta niente di strano".
Mi presento a un ospedale specializzato e non dico di aver già fatto le analisi, me le rifanno e nel frattempo resto 2 ore steso sul lettino, con la flebo nel braccio.
Anche stavolta le analisi sono ok, e finalmente racconto un po' le vicende del lutto e il medico di quell'ospedale si illumina. Mi prescrive una cura e capisce che è una patologia dovuta allo shock. Ci vorranno 4 mesi per bloccare definitivamente le emorragie.
Il fisico guarisce, ma la testa non ancora. Mio padre è stato una figura importante e onnipresente, giacché è andato in pensione quando avevo 8 anni.
Abbiamo fatto mille viaggi in treno assieme, da soli: Francia, Inghilterra, Slovenia, Croazia, Ungheria, Austria...abbiamo anche litigato (per poi ogni volta riappacificarci), e sento troppo la sua mancanza.
Devono passare tre anni per riprendermi definitivamente o quasi, quindi si arriva alla seconda metà del 2017. Decido di ricominciare da quella laurea con lode in Lettere Moderne, e di provare ad andare a 1000 km da casa. Una responsabile di plesso lungimirante e con 40 anni di esperienza mi identifica come il candidato ideale per seguire una ragazzina con grave handicap mentale. Tutto va per il verso giusto, il Dirigente Scolastico mi elogia in sede di scrutinio, i colleghi idem. Per me è una nuova nascita.
Tutto quel dolore accumulato mi ha fatto capire che nella vita contano solo poche cose, la salute su tutte. I ragazzi della classe dove faccio sostegno stravedono per me, mi sento finalmente realizzato. Il lavoro non mi pesa per niente, è quasi un sogno, e chi se ne importa se sono solo precario: mi sento realizzato e rinato, dopo aver passato l'inferno.
E tra due settimane riparto, per la stessa destinazione, sperando di iniziare quanto prima. Con in testa sempre mio padre, ma ricordando le cose belle.