Una delle vicende su cui più mi piace speculare è quella del misterioso destino del regista americano Stanley Kubrick. Forse ne avrete sentito parlare: un giovane talento degli anni '50, fotografo di formazione, che si era messo in luce con tre noir (Fear and desire, Killer's kiss, The killing) e che è svanito nel nulla poco prima di iniziare a girare il suo primo film con una grossa star, un film sulla prima guerra mondiale con Kirk Douglas, che avrebbe potuto portarlo alla ribalta. Partito da New York per raggiungere Los Angeles, è salito sul taxi per l'aeroporto e da allora nessuno sa più che fine abbia fatto.
Su questa scomparsa le ipotesi si sono sprecate: tra le prime si è fatta strada l'idea che il regista sia stato fatto fuori dai discendenti del generale Castelnau, uno dei comandanti francesi a Verdun, che temevano che il film in cantiere avrebbe gettato una pessima luce sul loro antenato. Altri pensano che il perfezionista e ossessivo Kubrick non abbia retto la tensione dell'assumersi la responsabilità di vasti progetti, e sia 'sparito' per continuare a lavorare in forma anonima, sotto vari registi che sarebbero stati poco più che prestanome. Ritorna insistentemente il nome di Spielberg, soprattutto nei suoi film in costume la cui raffinatissima fotografia rivelerebbe un occhio molto più fotografico che cinematografico. Un occhio, pensano i critici, che non può essere quello di Spielberg. Soprattutto i film Napoleon e quello tratto dal romanzo di Thackeray Barry Lindon, con la loro originale scelta di usare l'illuminazione naturale anche nelle scene in notturna, non sarebbero totalmente farina del sacco del regista.
Ma ci sono speculazioni ancora più improbabili. Una teoria del complotto sostiene che Kubrick sia stato rapito dal governo USA e messo al lavoro per realizzare false prove (video, fotografie ecc.) per uno qualunque delle centinaia di trame oscure che la fervida fantasia dei complottisti ama individuare in tutti i più importanti eventi degli ultimi cinquant'anni. Dall'omicidio di Kennedy all'11 settembre, Kubrick avrebbe messo la sua competenza al servizio della CIA e delle loro evidenze fabbricate. Naturalmente la parte del leone la gioca la (secondo molti fasulla) spedizione marziana. E' da quel giugno dell'84 che alcuni credono con fede incrollabile che quelle riprese video del pianeta rosso siano frutto del genio fotografico di Kubrick (anche se, come recita una nota battuta, magari è vero che sia stato lui a girare quelle scene. Ma, essendo un perfezionista, ha preteso di farlo nella location originale).
Molti poi, subodorando un che di sinistrorso nel giovane autore di noir, pensano che sia stato invece ingaggiato dai sovietici per creare le 'false riprese' del loro allunaggio del '73. E c'è chi pensa abbia lavorato addirittura per entrambi, nonostante la palese assurdità della cosa.
E non potevano mancare gli alieni. Il cripto-archeologo e notorio ciarlatano Nick Nightingale, ossessionato dall'idea che molti personaggi misteriosamente scomparsi (come Majorana o Amelia Earhart) siano stati rapiti dagli UFO e ascesi a un 'piano superiore di esistenza', non si è fatto mancare l'occasione di arruolare Kubrick in questa eletta schiera. Nel suo libro Gli angeli di Titano si è spinto fino a descrivere il viaggio che il regista avrebbe compiuto nel deserto del New Mexico, fino a raggiungere un misterioso monolite nero che lo avrebbe teletrasportato su Titano e contemporaneamente tramutato in un essere di puro intelletto. Nightingale si è trovato poi a dover pubblicare una abietta ritrattazione quando si è scoperto che aveva scopiazzato un racconto minore dello scrittore A.C. Clarke; ma questo non ha impedito che tutt'ora ci sia chi esplora il deserto del New Mexico alla ricerca del 'monolite di Kubrick'.
Altro materiale per speculazioni è dato dalla domanda su cosa avrebbe tirato fuori il giovane cineasta se non fosse scomparso nel nulla. La risposta più affascinante e visionaria l'ha fornita Orson Welles nel suo ultimo film, Film maker. Esibendosi in un bizzarro esempio di ucronia, il maestro del cinema al suo ultimo guizzo ha regalato al giovane collega una 'carriera controfattuale postuma' di incredibile potenza e ampiezza, spaziando dall'antica Roma al lontanissimo futuro, dagli orrori della guerra ai labirinti della psiche, approfondendo temi psicanalitici (il sesso, la morte, la violenza, e le loro connessioni), interrogandosi sui limiti dell'umanità (in un confronto quanto mai inquietante con una intelligenza artificiale) e la stessa possibilità della sua autodistruzione. Il tutto con immagini di sfolgorante bellezza e millimetrica precisione. Omaggio, forse, più al genio di Welles stesso che al talento incontestabile, ma grezzo e ben più modesto, del povero Kubrick.
Forse la verità è molto più banale: assorbito nel sistema hollywoodiano, avremmo probabilmente assistito a una sua progressiva normalizzazione. Ve lo vedete un neanche trentenne tenere testa al prestigio di un Kirk Douglas?
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.
