Avevo questo film lì da un po' di tempo ma non ero mai troppo ispirato per vederlo, nonostante i precedenti lavori della regista mi fossero pienamente piaciuti, seppur senza particolari entusiasmi.
Entusiasmi invece adesso giustamente scatenati dalla visione di Lazzaro Felice, un'opera in cui ho notato un salto di livello importante: più solida e con più personalità e che riesce a permettersi anche qualche tocco comico (specialmente nel compagno di Antonia adulta).
Quello che più mi ha colpito, piuttosto che, necessarie, letture politiche e sociali come nei messaggi precedenti, è stata l'umanità e la sensibilità che Rohrwacher è stata capace di imprimere in ogni scena.
Avrei forse preferito che lo scarto temporale tra le due parti del film fosse stato specificato in maniera più netta, in modo da non restare con il dubbio su quanti anni siano efffettivamente passati, qualche altra scena più incisiva (tipo il reincontro tra Lazzaro e Antonia) ma in generale sono molti di più gli applausi, per momenti come ad esempio quando Lazzaro, nella roulotte, vede i suoi occupanti con l'età che avevano nella fattoria.