Bellissimo topic.
Mi è venuto in mente che si potrebbe parlare di una nuova corrente di cinema grottesco italiano anni '20. Gli esempi più coerenti di questa presunta wave provengono infatti da esordi di registi millennials di questi ultimi anni, anche se c'è stato qualche precedente importante negli anni '10.
Alcuni nomi sono usciti già negli ultimi post, mi sembra che il loro merito sia stato già riconosciuto. Non è stato nominato Pietro Castellitto ma l’esordio lo trovo talmente bello e forte che sono convinto rimarrà un occhio importante del cinema italiano ancora per un bel po', se non si rovina in qualche modo.
Ci sono anche alcuni registi che come Lettieri e l'esordio dei D’Innocenzo alcuni ricondurrebbero a Sollima (e quindi al Michael Mann nostrano in pratica), ma secondo me invece meritano di essere distinti in una categoria a parte.
'20s
Pietro Castellitto (1991)
I predatori (2020)
Damiano e Fabio D’Innocenzo (1988)
La terra dell’abbastanza (2019)
Favolacce (2020)
Anima Latina (2021)
Francesco Lettieri (1985)
Ultras (2020)
Lovely Boy (2022)
‘10s
Sidney Sibilia (1981)
Smetto quando voglio (2014)
Smetto quando voglio - Masterclass (2017)
Smetto quando voglio - Ad honorem (2017)
L'incredibile storia dell'Isola delle Rose (2020)
Gabriele Mainetti (1976)
Lo chiamavano Jeeg Robot (2015)
Freaks out (2021)
Gipi (1963)
L’ultimo terrestre (2011)
Il ragazzo più felice del mondo (2018)
Sono registi che azzardano concentrati di Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Claudio Caligari, la commedia all’italiana e Lars Von Trier, Harmony Korine, Quentin Tarantino, David Lynch, Terrence Malick.
Un mix di raccomandati di ferro e self made men, ma che in ogni caso danno prova delle loro capacità facendo film obbiettivamente fuori dalle consuetudini italiane.
Un tema di fondo sembra essere il desiderio di riscatto sociale e morale del ceto medio impoverito, dal popolino fascista alla piccola borghesia alienata, in particolare quel popolo demonizzato e bandito dalla borghesia (di sinistra) di questi anni. Qualcosa che non limiterei all'influenza di cineasti del passato, perché viene inquadrata in un contesto culturale nuovo. Senza fare sconti, indagando l'alienazione esistenziale di questi mondi. Ma questo è possibile proprio perché non si identifica questa differenza di classe con la criminalità come ha fatto il cinema alla Sollima.
L'altra faccia di questo cinema è una violenta satira della borghesia (di sinistra) come non se ne vedevano da tempo (I predatori, Il ragazzo più felice del mondo). Sicuramente una satira figlia di Sorrentino, e che quindi cerca di essere all'altezza della nostra commedia classica. Ma un nuovo approccio che si confronta anche con un nuovo spirito satirico del cinema internazionale, di cui i più noti esempi sono The Square e Parasite.
Io trovo che siano registi abbastanza innovativi. Per quanto ami i film di Alice Rohrwacher, mi sembrano molto più ancorati al modello pasoliniano, rispetto a loro (il cui modello di fondo forse è felliniano, e in quanto tale forse si adatta meglio a raccontare l'evoluzione dei tempi).
Cosa ne pensate? Secondo voi questi registi presentano davvero delle novità rispetto al passato?
E rispetto ad altri autori internazionali contemporanei? Con chi li confrontereste?