Inviato 04 maggio 2018 - 08:38
Il doppio è un tema ricorrente nella filmografia di Ozon in tutte le forme possibili, la più facile delle quali è la sostituzione come in Franz o ne Il rifugio, anche solo immaginata come Nella Casa, la più complessa quella vissuta come in Una nuova amica, qui, in Doppio amore, considerando l'errore di traduzione del titolo, la cosa si fa centrale.
Indipendentemente dal brogliaccio psicologico che può essere approssimativo e confuso e in cui non entro non avendone la minima competenza, il film è estremamente affascinante. Sorretto da una fotografia bellissima, Ozon si inerpica in inquadrature perfette (come non si possono amare le scale, i pianerottoli, la simmetria dello studio di Louis, il museo, gli specchi moltiplicatori etc etc?) dentro al transfert di Chloè che riproduce sul terapeuta/compagno il proprio sdoppiamento e apre il calderone di quanto sia vasta la gamma dell'amore e del sesso e di come sia necessaria la complicità e la condivisione delle fantasie nel cui perimetro "tutto è permesso e tutto si fa", di come sia molteplice il rapporto passivo/attivo nei legami sessuali, di quanto sia complessa la relazione identità/sessualità e quanto possa influire in essa il rapporto con i genitori.
La prima inquadratura è una citazione mostruosamente perfetta da Psycho di Hitchcock, nei primi minuti c'è quasi tutto, tra parentesi, anche per leggere la sovrapposizione di personaggi e di doppi, gatto compreso.
E' sorprendente che un uomo sappia così con precisione cosa significhi un taglio di capelli per una donna, ma, considerando che parliamo di Ozon, poi non così tanto.