Una pietra miliare che dovevo ai cultori di Umiliani, che spero siano presenti anche su questo forum, ma mi auguro possa contribuire anche ad ampliare il numero dei suoi fan (ancora pochi, per quel che meriterebbe). Per me è uno dei dischi-cardine di una stagione-cardine della musica italiana tutta (poche cose a livello internazionale possiamo vantare come le colonne sonore degli anni 60-70 e quei compositori). La cosa che continuo a trovare stupefacente è come anche piccoli filmetti e produzioni di serie B potessero aggiudicarsi le musiche di giganti del genere con facilità estrema. L'ho chiesto anche a Micalizzi che mi ha risposto così: "La tv ancora non si era appropriata del cinema e quindi la gente riempiva le sale. Si facevano trecento film l’anno e molti di questi incassavano anche tanti soldi, mentre oggi le pellicole di successo sono pochissime. Tutto ciò generava produzioni importanti, voglia di investire anche nelle musiche".
Se il film, pur nella sua curiosa visionarietà, appare tremendamente datato, la sua colonna sonora si rivelerà avanzata più o meno quanto lo era la Svezia rispetto all’Italietta dell’epoca. (...)
A ispirare Umiliani in “Svezia, Inferno e Paradiso” era la varietà delle situazioni proposte nel film, che gli consentiva di spaziare con disinvoltura dal pop alla bossa nova, dal funk all'exotica e all’easy listening, coniugando il tutto con la sua peculiare sensibilità jazz. Ne scaturisce una colonna sonora epocale, che anticipa decenni di lounge-music - incluse le sue rielaborazioni in salsa trip-hop, jungle e drum'n'bass - gettando le basi per un’intera saga musicale (...)
Ai 14 brani presenti nell’Lp originario edito da Omicron nel 1968, si sono aggiunti nel tempo tutti gli altri inclusi nel film e raccolti ora integralmente nella preziosa ristampa DigiBeat, portando alla luce un prisma versicolore di suoni e atmosfere 60’s, un vertiginoso cocktail-party, dove a ogni sorso di Vermouth (o di Martini) si aggiunge un pizzico di straniamento in più. Perché è un vero viaggio mentale, quello di Umiliani, un’orgia gentile tra sirene in topless e hippie flippati, inafferrabili modelle che ballano lo shake e sogni di mezza estate. Una dolce allucinazione psichedelica tra i neon di Stoccolma e la spiaggia di Ipanema. E il trip non è solo una suggestione: basterà calarsi nei 2’27’’ della “Sequenza psichedelica” o nelle successive “Violenza” e “Fotomodelle” per farsene un’idea.
Del resto, è solo un inveterato cliché quello che vuole easy listening e lounge (il cosiddetto "blues dell'uomo bianco") funzionali unicamente a smussare gli angoli, rassicurare, rilassare, magari come sottofondo per una cena del jet-set o una scorribanda in coupé di qualche stagionato playboy. Come mastro Bacharach insegna, infatti, dietro il più canticchiabile dei ritornelli o il più vellutato dei tappeti d'organo, può nascondersi quell'improvviso crescendo orchestrale o quel flusso rapinoso di violini in grado di scavare abissi sconfinati di malinconia.
http://www.ondarock....noeparadiso.htm