riprendo stu album dopo anni visto che e' l'unico topic in cui c'e' vita. premetto che non l'ho mai amato, anche se il successo in ambito indie non mi stupisce, visto che il potenziale pop c'e'.
faccio la contro-pietra miliare track by track.
tunnels setta la scena di quel che verra': giri armonici che si ripetono ad libitum con crescendo d'istrumentazione e voce drammatica in partenza e via via piu' drammatica.
cosa funziona? ridanno un cuore ad un genere che troppo spesso in quegli anni sembrava piu' il terreno di ricerca per archeologi della new wave. cosa manca? subtlety (un termine un po' intraducibile in italiano, come direbbe la buonanima, o anche sottigliezza). si capisce perche' gli amanti del ruock si attacchino a questo disco, perche' finalmente ci sono melodie da cantare a squarciagola negli stadi. ma poche sfumature. e le melodie personalmente mi giungono a noia prima della fine del pezzo, che non aiuta.
vicini number 2 ripete un po' il trucchetto, con un organetto ed un po' piu' di soft loud a cercare di dominare l'innegabile crescendo. azzeccato il titolo, che richiama il sottotesto russeggiante della melodia.
une annee sans lumiere era e resta la mia preferita, probabilmente perche' ci risparmia la parte casciarona (ah no c'e' la coda, ma ci sta bene e il tipo evita di cantare cose drammatiche sopra). e ha delle linee di chitarra che riportano alla mente i built to spill piu' duci.
vicini number 3 bene sintetizza il motivo per cui gli arcade ce l'anno fatta. la melodia qui e' robustissima ed anche l'apparato ritmico messo a sostenere il pezzo con contrappunti di chitarra e cazzi e mazzi vari a sostenere la cavalcata. molto funzionale anche il crescendo di violini che porta al finale del pezzo, che gioca sui confini del post rock. molto core in mano come pezzo, che e' forse il motivo per cui i piu' snob si distaccano inorriditi, ma personalmente non mi dispiace.
kettles e' un momento di pausa. abbastanza banale, ma alla fine l'atmosfera e' funzionale al pezzo che funziona un po' da chiusura alla tetralogia sul vicinato. la voce forzatamente drammatica non m'impazzisce.
crown of love tremenda, sembra una cover band ubriaca di elvis che fa del suo peggio per rovinare una delle sue ballate. ed il finale disco music non fa che peggiorare le cose.
wake up rappresenta cio' che proprio non mi va giu' degli arcade fire. partenza pomposa che gia' mi causa iperglicemia, poi il solito giro massimalista di accordi condito da tutti i vari strumenti di tutta quella gente che sta li' sul palco e in qualche modo devono utilizzare. prima un po' piano e poi tutti insieme urlando come dev'essere per dare l'effetto catarsi. a confronto di questa roba pure i metallica che rifanno i pezzi con l'orchestra sinfonica sembrano understated. che poi a me un po' di sana epicita' massimalista tipo i mitici trail of dead di worlds apart piace, ma per funzionare c'e' bisogno di sottrarre un po' da qualche parte, senno' e' glicemia garantita. sul finale echi di motown e si potrebbe apprezzare che decidono di concludere a mezz'aria senza ultima esplosione. pero' no, non mi piego.
haiti, mi verrebbe da definirla insulsa, sperando di non offendere nessuno.
rebellion torna sulla falsariga di tunnel, giro d'accordi ultra rodato e via di crescendo. la melodia non mi dice molto.
in the backseat: minchia che cagna la cantante. altro pezzo massimalista senza se e senza ma. magari hanno in mente i compatrioti GSYBE, ma viene piu' fuori una cosa da sanremo dei poveri. queste sono proprio emozioni a poco prezzo, chick flick per indie orfani dell'alternative brufoloso anni novanta.
voto complessivo oggettivo 7 su', considerando che la parte del vicinato ha comunque una sua forza (e se metto meno faccio la figura dell'hater perdendo credibilita' come recensore oggettivo).
lo riascolto tra 10 anni e vi faccio sapere come va.
qui addirittura si tratta del disco rock più bello degl'ultimi 15 anni.
Oggettivamente
oggettivamente e' silent alarm dei bloc party. ( )