Quindici anni fa. La chirurgia plastica stava stravolgendo gli studi televisivi e anche le donne un tempo condannate ad essere definite proletarie, si accorsero che oltre alla crema abbronzante, mettendo in banca qualche euro, potevano rivolgersi a qualche specialista estetico.
Analizzando con cura la mia collezione rilegata di MAX mi rendo conto che dal Duemila fino alla trombata finale di questa decade ma eravamo già cotti, nel fango antigravitazionale, più che un decennio di costanti, abbiamo avuto a che fare con variabili tutte tese al massimo soddisfacimento erotico-pornografico, come nella Roma Antica.
Simbolo di questo nuovo modo di pensare, di agire, di essere disarcionati sessualmente, è stato l'uomo forse paffuto, alla sinistra dell'epica fotografia tratta da un rotocalco. Gabriele ha saputo donare al mondo dello spettacolo tanta carne fresca amletica da triturare, demolire istericamente.
Gabriele stesso, in alcune fotografie letteralmente rubate alla sua vita privata, perde quella sua aria da finto finocchio passivo e rivela a petto adamitico, una certa consapevolezza da Rambo Vergine, capelli unti pettinati all'indietro come dettava la moda, e una sorta di post macho storico che rende tali istantanee un atto di forza, un atto di coscienza.
Gabriele ne ha combinate di cazzate, potrebbe essere definito come un mafioso senza mafia, crudele pettegola del crimine, della perversione più cannibale ma... come ci ha segnato il Cristo, dopo il peccato arriva la strada incenerita e piena di vetri rotti e acuminati che porta alla Redenzione, che non arriva mai da sola, esternamente, giunge dal pomo d'Adamo della coscienza. pentimento religioso, umiltà sepolcrale, gioia ecclesiale.
Proviamo a discuterne?