Sono l'unico qui dentro che ha ancora un irrisolto debole per questo inglesuccio? Bonobo è proprio un nome "del decennio scorso", la sua downtempo di stampo etno-chill andava fortissimo in certi ambienti - incluso un mini-culto lesbo-chic -, ed era molto in richiesta nel mondo delle colonne sonore e delle pubblicità. Forse i tempi non sono ancora maturi per un revival del genere, l'incrocio di più culture nel corso degli ultimi anni ha assunto forme più esplicite e aggressive, e stilisticamente parlando se là fuori oggi ci sono personaggi come Nicolas Jaar o Chet Faker, ascoltare un album come "Migration" nel 2017 è come fare un salto indietro di almeno 10/15 anni (voglio dire, c'è pure il pezzo house coi cori africani - "Bambro Koyo Ganda" - ma anche il singolo "Kerala" ci girella attorno).
Eppure io in questa miscela stereotipata e forse un po' paracula trovo ancora tanto conforto, forse perché l'ho ascoltata molto nel corso degli anni e quindi mi porta immediatamente indietro versi spazi e memorie familiari (fanno parte del circolino anche gente vecchia come Morcheeba e Thievery Corporation, giusto per farsi un'idea - pur vaga - dell'ambientino radical di riferimento). Il disco scorre bene, si spazia dall'elettronica più delicata all'acustica di stampo etnico con eleganza e savoir faire, e per quanto un po' addomesticata, sopravvive ancora quell'aria meticcia che aveva fatto la fortuna dei suoi primissimi dischi.
Il pezzo con i Rhye è molto bello, un terso pulviscolo ritmico e la soffice voce di Milosh supportate da uno strato di ottoni in crescendo soul:
Bellissima la copertina e tutto l'immaginario videografico allegato.
Spotify: https://play.spotify...AVfsrRFJCUXQEoZ