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Animali Notturni (Ford, 2016)


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24 replies to this topic

#1 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 20 novembre 2016 - 19:10

*
POPOLARE

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il link alla recensione di ondacinema: http://www.ondacinem...i-notturni.html

il nuovo film di tom ford è ambizioso, ma anche un po' pretenzioso. forse non è un caso che "ambizioso" faccia rima con "pretenzioso"... ciò nonostante mi sento di promuoverlo e consigliarlo. è sicuramente uno dei migliori film americani che ho visto in questo 2016. intrattiene come un film di genere, ma ha lo stile del film d'autore e soprattutto ha un gusto obliquo rispetto ai canoni del cinema americano mainstream. il ford cineasta è magari meno provocatore iconoclasta del ford pubblicitario, ma non è per nulla un regista che coccola il pubblico, anzi lo sa spiazzare, mettere a disagio, manipolare

animali notturni è un cerebrale e labirintico, ma non freddo, metafilm in cui presente, passato e finzione si alternano e compenetrano. c'è la storyline che per comodità chiamerò del "presente" ambientata nella los angeles del vacuo mondo dell'arte contemporanea e che ha la forma del dramma al femminile focalizzato sulla bella gallerista susan di amy adams e sulla sua doppia insoddisfazione lavorativa e sentimentale; c'è la storyline fittizia del romanzo scritto dal suo ex marito interpretato da jake gyllenhaal (nel doppio ruolo dello scrittore e del protagonista del libro) che è una tipica storia polverosa e violenta ambientata nel texas white trash; c'è infine il segmento narrativo che riguarda il passato newyorkese della relazione tra susan ed edward rievocato in forma di flashback dalla donna mentre legge e riflette sul romanzo inviatale dall'ex marito. la domanda che si fa susan e che si fa lo spettatore a mano a mano che il film procede è: perché ha scritto proprio quel libro e ha deciso di spedirglielo 19 anni dopo il divorzio?

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è un film aperto, come il suo finale, quindi non pretendo di avere l'interpretazione giusta. io però l'ho letto come la storia di una vendetta al maschile. il protagonista del film non è la bella gallerista amy adams, come siamo portati a pensare fino all'ultimo secondo del film, ma lo sfuggente scrittore interpretato da jake gyllenhaal che in realtà non conosciamo per davvero visto che nella storyline del presente non compare mai (l'unica che si può ritenere "reale" per davvero). è, caso raro, un film che parla della fragilità maschile - che tutti, uomini compresi, etichettano come "debolezza" - della difficoltà di essere uomini ovvero di rispondere a quei codici culturali che identificano la mascolinità. ford cala edward in due contesti agli antipodi: quello "estremo" della lotta quasi animalesca per la sopravvivenza e la difesa della propria famiglia nella storyline del romanzo; e in quello "ordinario" di una relazione sentimentale nella new york ricca e colta che si rivela però essere non meno "tribale" della post(o pre)civiltà del deserto texano (importante la figura della madre di susan e di come in fondo anche la stessa susan si riveli essere una patetica conformista tanto quanto i propri genitori). in entrambi i contesti il leitmovit è l'aggettivo "debole" rivolto ad edward, che si percepisce egli stesso come tale, come un inetto soggiogato dagli eventi. soltanto che i due contesti sono uno il riflesso dell'altro: la storia del romanzo è in un certo senso la necessaria catarsi artistica per edward per rielaborare e superare un matrimonio fallito, è l'utilizzo dell'arte come sfogo ed esorcismo, anche come arma. perché edward scrive quella storia violenta e disturbante per colpire la sua ex (alla quale dedica il romanzo), mette chiaramente in scena lo stupro e la morte della propria moglie e della propria figlia, urlando al mondo la propria debolezza ed inettitudine nel non riuscirle a salvarle neppure su carta. attraverso questa lettura quasi subliminale, susan rievoca i ricordi volutamente sopiti di una relazione che ha deciso di troncare altrettanto violentemente e ritrovandosi sbattuto in faccia il dolore ignorato per 19 anni dell'ex marito, si sente in colpa e compie quell'ultimo semplice gesto che edward deve avere pregustato per anni. il finale arriva per lei sotto forma di amara (auto)consapevolezza e per lui come gelida vendetta

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hanno parlato di questo film come di hitchcock che incontra lynch che incontra sirk. come ho detto in apertura è un film ambizioso. quello che mi ha colpito è la bravura di ford come storyteller. perché il film si può benissimo godere nelle sue diverse parti anche se non si è interessati a farsi risucchiare in questo vortice di specchi. pochi film altrettanto labirintici sanno intrattenere come sa fare animali notturni che non perde mai la tensione e il mistero del thriller. la regia è sensuale, stilosa anche quando i personaggi sono dei redneck che cagano sulla porta di casa o delle super obese che ballano nude. gli attori sono tra i migliori in circolazione oggi in america (gyllenhaal, shannon, la stessa adams)
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#2 piersa

    Megalo-Man

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  • Location14-16 Fabrizi Nicola e Aldo

Inviato 20 novembre 2016 - 22:18

Di Shannon si dovrebbe aprire un 3d, secondo me.
Dopo aver visto i film di Nichols mi sembra una vecchia faccia sulla falsariga del John Ford sui film della Depressione...
  • 1

#3 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 23 novembre 2016 - 23:28

cine, lettura con cui concordo in toto. anzi, a dir la verità non credo che ce ne siano di ulteriori :D e a mio avviso è un po' un limite del film che non riesce a spiccare il volo rimanendo legato alle maglie di una letterarietà un po' spiccia che nel cinema postmoderno abbiamo visto e rivisto in tutte le salse. onestamente, Lynch, che viene citato da più parti, ce l'ho visto giusto nella casa della protagonista. c'è un certo raffreddamento che ricorda maggiormente l'ultimo Refn... alla fine è la versione al maschile di "Gone Girl" - solo che quello era scritto meglio (o con più gusto per l'ambiguità) e questo ha Michael Shannon al top. buono lo stesso, eh.
piccola chiosa sulla regia di Ford che mi è parsa sì, stilizzata e formale, ma fin troppo corretta e a tratti pure un po' convenzionale. "A Single Man" non era un film che avevo amato però aveva momenti di grande cinema. questo forse è un film complessivamente più compatto, probabilmente migliore, ma senza una vera personalità d'autore.
 
 
possibile inside joke: la cena a casa degli amici facoltosi di Susan. c'è una ragazza che fa battute un po' sguaiate che fa dire alla donna "Oddio, e quella ha avuto una nomination" e l'amico gay le risponde "cara, lei vincerà!". Jennifer Lawrence?

  • 0
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#4 unterwelt

    Groupie

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Inviato 27 novembre 2016 - 23:57

Gran bel film, non c'è che dire.
Malgrado sembri ricercare una maggiore complessità il film non arriva a vette particolarmente elevate di simbolismo, tuttavia l'estetica è ben curata e la tensione si sviluppa a profusione nei momenti giusti, facendo sì che lo spettatore si domandi più di una volta "cosa avrei fatto io?".
Tensione e giochi di specchi tra le varie narrazioni; questi due sono gli aspetti che rendono valido questo film.
E poi c'è anche jake gyllenhaal, vero protagonista che regala un'ottima interpretazione.

Non c'è da gridare al capolavoro, ma questi film sono piccole gioie per chi va al cinema.


Nota dolente e non imputabile al film: il pubblico in sala. Non è possibile che le persone non sappiano stare in silenzio per due ore. Se il film non piace è sufficiente uscire dalla sala invece che disturbare tutto il pubblico con un continuo chiacchiericcio. Veramente, c'è gente che non sputa.


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#5 SuonatoreJones

    mainstream Star

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Inviato 29 novembre 2016 - 22:28

Molto soddisfatto anch'io della visione. Thriller molto ben girato e molto ben strutturato. Ho adorato Shannon, ma anche Gyllenhaal e la Adams sono bravi! Lynch non so dove lo trovi la gente, forse nelle obese che ballano all'inizio e sull'utilizzo di una certa fotografia, ma per il resto sono più d'accordo con William quando cita Refn.
In effetti, pur essendo opere su piani totalmente diversi, non può non venire in mente "The Neon Demon", almeno per il modo in cui è trattato il mondo della moda; almeno per le inquadrature estremamente formali presenti soprattutto all'inizio del film. La differenza è, secondo me, che Ford accenna soltanto a ciò, rimanendo nei cauti confini del cinema classico; Refn osa, stravolge e toglie dal formalismo qualsiasi altro elemento che possa intaccarlo. E in tal modo diventa geniale.
 

Comunque concordo con cinemaniaco, anche quando dice che è uno dei film di genere americani meglio riusciti di questa ricca annata.


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"Nobil natura è quella

che a sollevar s'ardisce

gli occhi mortali incontra

al comun fato"


#6 Claudio

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Inviato 30 novembre 2016 - 14:24

Anche per me molto più Refn di Lynch, non c'è dubbio.

Ma Amy Adams is the new Nicole Kidman almeno un po' o no? Diversa come interprete, ma molto somigliante fisicamente, almeno qui.


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#7 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 30 novembre 2016 - 15:08

io refn non ce l'ho visto (o non ce l'ho voluto vedere, decidete voi ashd ). se è per questo neppure lynch: ho citato soltanto la descrizione che va per la maggiore di questo film

la differenza sostanziale, secondo me, tra ford e i due sopracitati è che ford fa sì un film postmoderno labirintico e stiloso, ma non sacrifica (od ignora) l'arte affabulatoria propria dello storyteller, vuole comunque raccontare una storia allo spettatore (cosa di cui palesemente non frega più nulla all'ultimo lynch), e si attacca al genere non solo per decostruirlo o sfruttarlo in superficie (come refn), ma perché ha comunque ambizioni anche d'intrattenimento pur essendo un film che in america viene catalogato come cinema arthouse
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#8 SuonatoreJones

    mainstream Star

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Inviato 30 novembre 2016 - 17:43

io refn non ce l'ho visto (o non ce l'ho voluto vedere, decidete voi ashd ). se è per questo neppure lynch: ho citato soltanto la descrizione che va per la maggiore di questo filmla differenza sostanziale, secondo me, tra ford e i due sopracitati è che ford fa sì un film postmoderno labirintico e stiloso, ma non sacrifica (od ignora) l'arte affabulatoria propria dello storyteller, vuole comunque raccontare una storia allo spettatore (cosa di cui palesemente non frega più nulla all'ultimo lynch), e si attacca al genere non solo per decostruirlo o sfruttarlo in superficie (come refn), ma perché ha comunque ambizioni anche d'intrattenimento pur essendo un film che in america viene catalogato come cinema arthouse


D'accordissimo. Il voler rimanere dentro ai limiti dell'intrattenimento può essere positivo o negativo. Fare dell'estetica il centro attorno a cui tutto dev'essere sacrificato è pericoloso: rischi di fare un capitombolo, ma se ci riesci (come secondo me c'è riuscito l'ultimo Refn) fai un capolavoro (ho usato la parola proibita, me ne pentirò).
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#9 Edgewalker

    The storm is upon us

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  • LocationWhere the Iron Crosses Grow

Inviato 04 dicembre 2016 - 20:14

Mi ha lasciato un pò freddo in sala [pur non avendolo detestato affatto, diciamo che non avendo ancora bene sbrogliato la matassa mi era bastato l'appagamento visivo/tecnico, cosa della quale in un film sono sempre alla ricerca], dopo averci rimuginato un pò invece posso dire di reputarlo un film molto bello, complimenti per la recensione! Un solo dubbio mi rimane: alla luce di tutto ciò che è stato detto, come possono essere giustificate le vecchie obese dei titoli di testa? Non riesco a trovare nessun nesso con le tematiche che il film affronta in seguito, e oltretutto essendo collegate con il lavoro della co-protagonista, aspetto che poi viene completamente tralasciato nello svilupparsi del film, credo siano tranquillamente intercambiabili con una qualsiasi altra cosa messa lì come esposizione da lei curata. O no?


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The core principle of freedom
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#10 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 06 dicembre 2016 - 07:42

Mega spoiler

Condivido il punto di vista di Cine, una vendetta, a freddo, che ha come destinatario la moglie, non per nulla uccisa sin dalle primissime pagine del percorso di recupero analitico che è il romanzo, uccisa sullo stesso divano rosso, a scanso di equivoci, su cui lei uccise il loro rapporto.

Io l’ho trovato pregevole, anche per la capacità di giocare con le aspettative in una storia che parte come il percorso di una donna nel recuperare la stima in se stessa, la forza di uscire fuori da un castello di bugie e di perbenismi borghesi, per poi rivelare una verità diversa, per come nell’arco delle tre linee narrative, l’oggi, il romanzo e il passato, si confonda spesso ciò che è la percezione soggettiva della protagonista con l’immaginazione romanzata dell’ex marito che a sua volta potrebbe essere coltivata da elementi di cui lui è a conoscenza ad insaputa di lei (come le stesse performer oversize ad emblema del disincanto di Susan che si ritrovano alle soglie del pub in cui viene catturato l’assassino del libro; come il gioco dei rossi che si ripetono, le tende iniziali, lo sfondo rosso di Susan che accetta la debolezza della collaboratrice salvandola, gli stessi rossi che hanno caratterizzato l’impietoso assassinio del suo matrimonio; come l’esistenza di una figlia, uccisa).
E trovo pregevole il tema di fondo della debolezza, mai accettata in un mondo in cui la “gentilezza” non ha cittadinanza e in cui, alla fine, anche il marito muore come tale, metaforicamente intendo, per perdere definitivamente la sua caratteristica indulgenza. Decisamente bella la rappresentazione della violenza ferina ed esposta del romanzo a contraltare della perbenista eleganza della realtà che soffoca e fa esplodere silenziosamente le sue violenze.

Guarda a Lynch o a Refn Torm Ford? In fondo le sue grottesche donnone, i suoi tendaggi rosso fuoco, la Malone che è la Malone di Refn, la violenza esibita e anch’essa grottesca sono ormai uno stilema a cui molti attingono. Ford ha una sua idea di cinema, quella che vuole raccontare una storia caratterizzandola con un impianto visivo potente, patinato, ma non fine a se stesso, traslucido direi, rischiando di essere freddo, ma certo non dimenticabile.


NB: le donne in Tom Ford sono rosse.
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#11 pooneil

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Inviato 06 dicembre 2016 - 09:09

tiri commenta Fiore! ;D


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#12 Mr. Atomic

    Classic Rocker

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Inviato 08 dicembre 2016 - 01:22

Spoiler

 

cmq bel film, mi è piaciuto 


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#13 unterwelt

    Groupie

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Inviato 08 dicembre 2016 - 13:26

Spoiler

io ci ho visto 

Spoiler


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#14 Onironaut

    La vita o si vive o si scrive.

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Inviato 12 dicembre 2016 - 14:34

Visto al cinema con la mia dolce metà.

Per molti aspetti siamo rimasti stregati... la sfilata grottesca (e sì, parecchio lynchana) dell'incipit (che mi ha inquietato molto di più delle parti apertamente crude e violente), la storia narrata nel romanzo, le interpretazioni, soprattutto quella di Gyllenhaal e di Taylor-Johnson ma...

A mio parere il continuo rimpallo tra verità e finzione romanzesca non ha funzionato come avrebbe dovuto.

Le scene nella vita reale mi sono parse eccessivamente patinate, così come in fondo lo è il personaggio di Susan, e i dialoghi nei flashback sulla storia d'amore erano di una banalità talora disarmante.

Un vero peccato se si considera invece alla cura profusa nella parte più propriamente thriller...

Chiaro anche l'intento di far risaltare come la "finzione" architettata dal romanziere risulti più autentica della vita stessa, soprattutto se questa si specchia nell'esistenza di una alto-borghese insoddisfatta, annoiata e depressa...

Forse se le parti di Susan fossero state improntate su un approccio maggiormente satirico/irriverente (e un po' funziona in tal senso la cena a casa del tipo gay) le avrei preferite... ma in ogni caso non ho apprezzato la continua uccisione della suspense facendo vedere le sue reazioni alla lettura, lei che si fa la doccia, lei che chiama la figlia...

Un film riuscito a metà, di cui per me funziona quasi solo la parte finzionale del thriller feroce. 


  • 0

#15 pooneil

    Enciclopedista

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Inviato 01 gennaio 2017 - 12:07

E' un film che si fa vedere, anche se i numerosi richiami ad altri registi non giocano certo a suo favore. Sotto il profilo narrativo, arrivato al terzo atto non sapevo quale delle tre storyline fosse la più interessante (risposta: nessuna). In generale, Ford si crede più intelligente di quanto non sia e questa autoreferenzialità lascia un retrogusto amaro alla fine del film; se durante la loro relazione Edward era stato accusato di essere un debole, la vendetta servita surgelata rivela un'infantilismo raccappricciante (butthurt per diciannove anni di fila, non male come record) oltre ad una rischiosa scommessa sulla attuale insoddisfazione matrimoniale di Susan.


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#16 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 01 febbraio 2017 - 10:18

Il film di per sé mi ha un po' annoiato e in alcune cose mi ha anche irritato (lei che sobbalza leggendo il libro in corrispondenza di uno sparo, mah).

Solo non concordo con il fatto che

Spoiler

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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#17 Giubbo

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Inviato 01 febbraio 2017 - 11:16

Il film di per sé mi ha un po' annoiato e in alcune cose mi ha anche irritato (lei che sobbalza leggendo il libro in corrispondenza di uno sparo, mah).

Solo non concordo con il fatto che

Spoiler

 

in effetti la tua interpretazione fa pensare.. però allora...

 

Spoiler

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#18 paloz

    Poo-tee-weet?

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Inviato 01 febbraio 2017 - 11:23

E' parte della lezione di vita, dello "spiegone" sentimentale che si riflette negli occhi di Susan all'ultima inquadratura.


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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)


#19 Tom

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Inviato 10 marzo 2017 - 02:21

Film a suo modo furbamente genialoide.
I due livelli narrativi, quello borghese, femminile e autoriale, e quello texano, maschile e sensazionalista, presi da soli sarebbero la fiera dei luoghi comuni e della prevedibilita', intersecati e messi in frizione si nutrono uno dell'altro, eletrizzandosi e ampliandosi a vicenda. Piu' che a Refn mi viene da pensare agli scherzoni del connazionale Von Trier, per come di fatto Ford da in pasto un classicissimo rape&revenge ad un pubblico che una roba del genere, isolata dalla cornice autoriale, non la vedrebbe mai neanche dopo morto. Le reazioni "borghesi" della protagonista alla stori(acci)a dell'ex-marito, sono anche una piccola presa in giro del pubblico da parte di Ford.
 
Comunque il collegamento a Refn, almeno quello di Neon Demon, c'e' davvero. Ma solo in maniera indiretta e involontaria. Figuratevi se un esteta americano, ricco, cinquantenne e gay, citerebbe mai volontariamente un suo contemporaneo piu' giovane di lui. ^_^
Il punto di contatto e' il cinema italiano degli anni 60 e 70 a cui entrambi si rifanno abbondantemente. Il thriller baviano e argentiano, ovviamente, ma anche i filmetti ultra-cool di Sergio Martino.
Ma pure il miglior Pakula e tutto il cinema americano sulla framentazione della psiche femminile sempre di quegli anni, che dal cinema europeo e italiano in particolare erano influenzati.
 
Il riferimento principale di questo film mi sembra pero' Giulietta degli spiriti di Fellini, di cui neanche troppo esagerando la parte borghese potrebbe essere considerata una specie di rifacimento, vista le molte atmosfere e situazioni in comune e le diverse citazioni. La piu' esplicita delle quali e' il personaggio dell'amica nella scena della cena, un omaggio all'identico personaggio di Valentina Cortese nel film di Fellini...
 
fellini_spiriti3_12.jpg
(Cose ovvie che... la Cortese e' ancora viva: 93 anni).
 
Sul finale (e quindi SPOILER): sposo l'idea della vendetta meschina. Il senso principale del film lo esplicita (in maniera anche troppo didascalica) lo stupratore, quando dice che se qualcuno lo accusa di qualcosa lui si sente libero di essere quello di cui viene accusato. Tutti i protagonisti del film soffrono invece dell'idea superficiale che gli altri hanno di loro. Ma alla fine vince la superficialita' dello sguardo altrui. (Forse a conti fatti tutti noi siamo davvero solo la nostra superficie?). Lei e' davvero come sua madre e lui, che viene accusato di essere un debole sia nella finzione che nella realta', si comportera' appunto da debole e vigliacco anche per ottenere la sua vendetta.
 
Anche il bel personaggio dello sceriffo, privo di veri legami umani e quindi di uno sguardo esterno che lo definisca, si attacca all'idea di una rivalsa sul giudizio dei colleghi. E trova forse un ultimo senso alla sua esistenza nel fatto che il protagonista guarda a lui come un riferimento, e di cui forse finisce per sovrainterpretare e incanalare la voglia di vendetta.
 
Ah, mi ha fatto sorridere la presenza di Isla Fisher come la moglie del romanzo. Attrice che, nonostante gli occhi scuri, ho per anni confuso con Amy Adams prima che diventasse davvero famosa. Cosi' mia moglie, che ha realizzato che sono due attrici diverse giusto ieri sera. Evidentemente una somiglianza nota, visto come ci gioca il regista. [EDIT: si', terza opzione automatica di google se si cercano imagini della Fisher: "Isla Fisher Amy Adams".]
 
Insomma, non lo definirei neanche un gran film (troppo lungo: difetto di molte pellicole ultimamente), ma un film che fa rimuginare e che cresce nel dopo visione. Bene cosi.
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#20 Twin アメ

    pendolare pre post attilio lombardo

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Inviato 10 marzo 2017 - 09:27

I due livelli narrativi, quello borghese, femminile e autoriale, e quello texano, maschile e sensazionalista, presi da soli sarebbero la fiera dei luoghi comuni e della prevedibilita', intersecati e messi in frizione si nutrono uno dell'altro, eletrizzandosi e ampliandosi a vicenda. 

 

Questo secondo me è l'intento ma non funziona, io ho avuto proprio la sensazione di assistere a due film (brutti) in uno, è mancata proprio la compenetrazione, resta il divario estetico come puro esercizio di stile.

Credo che sarebbe stato più interessante esplorare di più la parte gelida/borghese e lasciare meno spazio alla parte violenta, che essendo una storiella morale non poteva che essere didascalica e prevedibile.

 

Spoiler

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“Era un animale difficile da decifrare, il gigante di Makarska, con quella faccia da serial killer e i piedi in grado di inventare un calcio troppo tecnico per essere stato partorito da un corpo così arrogante." (Marco Gaetani  - UU)

 


#21 The Joker

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Inviato 06 gennaio 2018 - 23:15

Rivisto stasera, per la prima volta dopo l'uscita al cinema. Niente, per me è un grandissimo film. Un revenge movie sui generis amarissimo, struggente, con un cast della madonna che fa a gara di bravura (arduo decretare un vincitore), ed un racconto nel racconto che ti prende le budella, le torce violentemente e te le restituisce - malconce - solo dopo l'epilogo (naturalmente tragico). Cinema diretto e viscerale (e chi se lo aspetterebbe, da un simbolo vivente dell'estetica e del glamour?), in cui vorrei tanto imbattermi più spesso.


  • 0

#22 Kerzhakov91

    Born too late

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Inviato 07 gennaio 2018 - 01:11

Casualmente l'ho visto anch'io ieri sera. Parecchio ansiogena tutta la parte dell'incidente notturno e sfruttato molto bene il Texas: la storyline violenta funziona (anche se perde un po' di mordente verso il finale). Mi ha convinto di meno invece l'altro livello narrativo, quello patinato e borghese. In definitiva, lo promuovo, soprattutto per l'originalità e il coraggio di aver unito due storie, teoricamente, agli antipodi.

 

 

un cast della madonna che fa a gara di bravura (arduo decretare un vincitore)

 

Beh, bravi anche gli altri attori protagonisti, ma vince Michael Shannon. 


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Firma-Damon-2005.jpg

 

 


#23 The Joker

    mainstream Star

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Inviato 07 gennaio 2018 - 06:19

Eh ma pure Gyllenhall non scherza cazzo, la sua disperazione è più reale del reale.


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#24 thom

    The infrared insert of memory encouragement immersion

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Inviato 23 febbraio 2018 - 12:04

Solo non concordo con il fatto che

Spoiler

 

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sono d'accordo: il doppio di Edward, protagonista del libro, appare realmente sconvolto e affranto per la morte di moglie e figlia in tutto lo spiegarsi del plot del romanzo - non vi è traccia in lui di un possibile sentimento di ambivalenza rispetto al trauma subito. Se di mera messa in scena di una vendetta si fosse trattato forse si sarebbe indugiato in un momento di gioia oscura del protagonista del libro (e parlo sempre all'interno di un contesto di vendetta per interposta persona, perché - ad essere brutalmente didascalici - se di vendetta si tratta, le avrebbe uccise lui*)

 

anche il finale - pur aperto - mi ha fatto propendere per un film sull'abbandono ed il distacco, più che sulla vendetta

 

l'amalgama fra le due storyline non mi ha convinto, troppo didascalica - l'incipit iniziale, salvando l'impatto visivo, gira abbastanza a vuoto. A parte épater le bourgeois cosa ci vuole dire? Lo sfacimento opulento delle modelle è la vera faccia dell'opulenza cercata da Susan col secondo matrimonio? Lynch abita sicuramente in un'altra galassia (parafraso: if you want to catch the big fish, you've got to go in deeper water).

 

attori tutti a fuoco, con un Shannon effettivamente gigante; ottima fotografia

 

voto: 6+

 

* in tal senso sono stato l'unico, durante la visione del film (in particolare durante la cattura del secondo assassino che nega inizialmente qualsiasi coinvolgimento), ad essere persuaso che fosse effettivamente il doppio di Edward il colpevole (e quindi il romanzo una messa in scena del vissuto interiore/autocensura psicotica del padre/marito omicida)? Mi stavo già stracciando le vesti per l'ennesimo frusto coup de théâtre stile Enemy (per rimanere in tema con l'attore protagonista) e che prende le mosse dal seminale Fight Club.

 

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#25 ucca

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Inviato 25 febbraio 2018 - 21:42

Si c'è qualcosa di troppo calcolato nel modo in cui sviluppa la trama, che alla fine si dimentica secondo me un pò di passaggi emotivi (parlo in generale, se due si lasciano non è come spegnere un interruttore). Mi ricordo un film simile per certi versi, e bellissimo, blue  valentine dove un tipo "irrisolto" veniva mollato. Ecco se sai cosa dire non c'è bisogno di tradurlo in un libro che metaforicamente bla bla, lo dici e basta. Anche perchè poi anche la metafora salta qualche passaggio emotivo e scena iniziale a parte (molto bella e disturbante) per il resto non è che il libro dica granchè nemmeno lui. Belle le musiche. Nel complesso non un brutto film, però un pò cervellotico alla fine e un pò superficiale.


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Mettere su un gruppo anarcho wave a 40 anni.





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