Avete fatto quello degli incipit, ma io già da diversi mesi pensavo nel cuor mio di aprirne uno sui titoli, dopo aver riletto le Postille al Nome della Rosa di Umberto Eco.
Un titolo è purtroppo già una chiave interpretativa.
Non ci si può sottrarre alle suggestioni generate da Il Rosso e il Nero o da Guerra e Pace.
I titoli più rispettosi del lettore sono quelli che si riducono al nome dell'eroe eponimo, come David Copperfield o Robinson Crusoe, ma anche il riferimento all'eponimo può costituire una indebita ingerenza da parte dell'autore.
Le Père Goriot centra l'attenzione del lettore sulla figura del vecchio padre, mentre il romanzo è anche l'epopea di Rastignac, o di Vautrin alias Collin.
Forse bisognerebbe essere onestamente disonesti come Dumas, poiché è chiaro che I Tre Moschettieri è in verità la storia del quarto.
Ma sono lussi rari, e forse l'autore può consentirseli solo per sbaglio.
Insomma, già che ci siete, divertitevi anche con i titoli più belli.
Io, che voglio evitare i classiconi (tipo Notre Dame de Paris, o Germinal, o Le Affinità Elettive) ed ho una passione per i titoli intraducibili, cito The Art of Fielding, di Chad Harbach, reso in italiano con "L'arte di vivere in difesa" (è un romanzo sul baseball, e il Fielding è la fase di gioco in difesa del baseball, che diventa una metafora della vita intera, etc, etc, etc...).