Uno dei più fighi è già stato giustamente menzionato (Il grande sonno di Raimondo).
anche Il lungo addio non è male
Quando lo vidi per la prima volta, Terry Lennox era ubriaco in una Rolls Royce fuori serie, di fronte alla terrazza del "Dancers". Il custode del parcheggio aveva portato fuori la macchina e continuava a tenere lo sportello aperto perché Terry Lennox faceva penzolare il piede sinistro come se avesse dimenticato di possederlo. Aveva un volto giovanile, ma i capelli di un bianco calcinato. Bastava guardarlo negli occhi per capire ch'era saturo d'alcool fino alla radice dei capelli, ma per il resto aveva l'aria di un qualsiasi simpatico giovanotto in abito da sera che si fosse lasciato vuotare il portafogli in un locale esistente solo a tale scopo.
Gli sedeva accanto una giovane donna. Una donna dalla chioma d'una bella sfumatura tizianesca, dal sorriso remoto sulle labbra; le fasciava le spalle un mantello di visone azzurro che quasi faceva sembrare la Rolls Royce un'automobile come tutte le altre. Quasi, ma non del tutto. Nulla può riuscirvi.
"La Nellie, un'imbarcazione da crociera, girò sull'ancora senza il più lieve fileggiare delle vele, e fu ferma. La marea s'era alzata, il vento quasi cessato e, poiché si scendeva il fiume, non rimaneva che stare alla fonda e attendere il riflusso.
Il tratto del Tamigi che sfocia in mare si estendeva dinanzi a noi come l'imboccatura d'una interminabile via d'acqua. Al largo, mare e cielo si saldavano senza una giuntura, e nello spazio luminoso le vele conciate delle chiatte che risalivano sull'onda della marea, sembravano ferme; rossi grappoli di tela dalle punte aguzze e pennoni verniciati che luccicavano. Scendeva la bruma sulle basse sponde che correvano verso il mare svanendo all'orizzonte. Aria caliginosa incombeva su Gravesend e più indietro ancora sembrava addensarsi in un'oscurità funerea, immobile e graveolenta sulla più vasta e più grande città della terra."
Cuore di tenebra
Solo i giovani hanno di questi momenti. Non intendo dire i giovanissimi. No. I giovanissimi, per essere esatti, non hanno momenti. È privilegio della prima gioventù vivere in anticipo sui propri giorni, nella bella continuità di speranze che non conosce pause né introspezione.
Uno chiude dietro di sé il cancelletto della fanciullezza – ed entra in un giardino incantato. Là persino le ombre rilucono di promesse. Ogni svolta del sentiero ha un suo fascino. E non perché sia una terra tutta da scoprire. Si sa bene che l'umanità intera l'ha percorsa in folla. È la seduzione dell'esperienza universale, da cui ci si attende una sensazione singolare o personale: un po' di se stessi.
Joseph Conrad, La linea d'ombra
Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
– Io mi chiamo Mattia Pascal.
– Grazie, caro. Questo lo so.
– E ti par poco?
Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza:
– Io mi chiamo Mattia Pascal.
Qualcuno vorrà bene compiangermi (costa così poco), immaginando l'atroce cordoglio d'un disgraziato, al quale avvenga di scoprire tutt'a un tratto che... sì, niente, insomma: né padre, né madre, né come fu o come non fu; e vorrà pur bene indignarsi (costa anche meno) della corruzione dei costumi, e de' vizii, e della tristezza dei tempi, che di tanto male possono esser cagione a un povero innocente.