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[Damy]

Ah ecco, mi fa piacere vedere che non sono il solo

 

Che poi io amo il modo in cui certe culture africane e mediorientali hanno impiegato produzioni elettroniche "occidentali" lungo gli anni 80, e viceversa, ma si tratta di un equilibrio abbastanza particolare da raggiungere per non snaturare troppo le parti. Esempio classico di cose andate male: il povero Mory Kante e la sua kora, affogati su "Akwaba Beach" in una delle peggio produzioni dell'epoca, talmente terrificante da far passare per elegante persino Samantha Fox.

 

 

Sempre detto che quello davvero bello è il successivo.

 

Mai ascoltato   Mi ci devo mettere.

[Frank Pisciobbomba]

Tra le cose peggiori mai capitate alla musica, indubbiamente le cover chillout dei classici pop-rock. In particolare quelle dei Beatles. Su tutte quella di All You Need Is Love. 

[wago]

Dai che sono divertenti. In qualche caso anche in grado di far apprezzare pezzi resi antipatici dal loro sound

[dick laurent]

Tra le cose peggiori mai capitate alla musica, indubbiamente le cover chillout dei classici pop-rock. In particolare quelle dei Beatles. Su tutte quella di All You Need Is Love. 

 

ma dici cose tipo così?

 

 

Non che mi vengano in mente molti altri esempi, ma quella per esempio mi piace

[solaris]

di peggio ci son solo le versioni emozionali dei classici 80s riarrangiate per i trailer piano e voce col crescendo con gli archi e il finale pompato

[Frank Pisciobbomba]

 

Tra le cose peggiori mai capitate alla musica, indubbiamente le cover chillout dei classici pop-rock. In particolare quelle dei Beatles. Su tutte quella di All You Need Is Love. 

 

ma dici cose tipo così?

 

 

Non che mi vengano in mente molti altri esempi, ma quella per esempio mi piace

 

Si più o meno.

 

Robe così 

https://youtu.be/Sn_...JuNJgU_zaJeSHOe

[cool as kim deal]

Recentemente ho riascoltato "Graceland" di Paul Simon dopo tanti anni. Probabilmente sono cambiate le mie orecchie, ma quello che un tempo mi pareva uno squisito intruglio afro-folk adesso mi suona come una roba da Re Leone e recitine di fine anno nel community college di periferia. Restano alcuni testi ispirati, la sua voce ovviamente che ho sempre amato, ma poco altro. Insomma, non certo un disco brutto, ma quell'aleatoria patina terzomondista appiccicata sopra un po' alla volemose bene mi stucca da morire, rovinando l'ascolto.

 

Se proprio vogliamo stare in tema di turismo culturale, per esempio, i dischi-furto di Malcom McLaren ("Duck Rock") e Lizzy Mercier-Descloux ("Zulu Rock") mi sembrano assemblati con tutt'altro spirito creativo e cura sonora, al netto di ogni controversia associata.

 

Anche voi avete dischi che vi fanno quest'effetto?

Non è proprio lo stesso discorso tuo, e per di più il disco mi è piaciuto molto, ma il primo Vampire Weekend ha questa patina “terzomondista” da discovery channel che è posticcia da paura

[wago]

A me sembra solo una patina da Paul Simon, mi pare che sia meno terzomondista dell'originale

[cool as kim deal]

A me sembra solo una patina da Paul Simon, mi pare che sia meno terzomondista dell'originale

Anche in effetti.

[Muccablu]

Per non dimenticare, il titolo originale di Ravintola era:

 

"Theli e Vovin dei Therion sono i Dead Can Dance se facessero Metal"

 

(Ammesso e non concesso che qualcun altro non avesse cambiato già il titolo al thread di Ravintola)

[PinkFreud]

che poi Milk & Kisses > Four Calendar Cafè

[solaris]

È successo qualcosa negli ultimi 15 anni, non so dire se è colpa del rap o della centralità di Milano, ma s'è sdoganato questo modo di parlare pseudo cool del tutto insopportabile che determina la delivery di molte voci.

 

Provando ad analizzarlo superficialmente, credo che il problema sia l'accento posto sulla penultima vocale di ogni frase, che viene trascinata a dispetto di tutto il resto e del buon senso, che invece vorrebbe l'enfasi dosata in modo più mirato sulle parole in base al loro portato e non alla loro posizione. Tutta la parte precedente viene enunciata velocemente, come se l'unica cosa importante fosse arrivare a quell'ultima vocale che determina l'attitudine percepita.

 

Riflessione nata dall'ascolto dell'ultima opera dell'amico Cantaluppi (producer):

 

[wago]

Ho sentito tre secondi qua e tre là e mi è parso musicalmente molto figo, però non ho quasi sentito parti con voce (men che meno in italiano).
Le faremo sapere, sperabilmente dopo un ascolto più esteso.

[solaris]

Ho sentito tre secondi qua e tre là e mi è parso musicalmente molto figo, però non ho quasi sentito parti con voce (men che meno in italiano).
Le faremo sapere, sperabilmente dopo un ascolto più esteso.

Lo è, musicalmente molto figo.

Ci sono pezzi "recitati" (es. 21:20).

[wago]

Il secondo pezzo, quello quasi hardtechno/psytrance, è in una lingua a me totalmente ignota che però suona benissimo, che roba è?

[Twin アメ]

È successo qualcosa negli ultimi 15 anni, non so dire se è colpa del rap o della centralità di Milano, ma s'è sdoganato questo modo di parlare pseudo cool del tutto insopportabile che determina la delivery di molte voci.

 

Provando ad analizzarlo superficialmente, credo che il problema sia l'accento posto sulla penultima vocale di ogni frase, che viene trascinata a dispetto di tutto il resto e del buon senso, che invece vorrebbe l'enfasi dosata in modo più mirato sulle parole in base al loro portato e non alla loro posizione. Tutta la parte precedente viene enunciata velocemente, come se l'unica cosa importante fosse arrivare a quell'ultima vocale che determina l'attitudine percepita.

 

Riflessione nata dall'ascolto dell'ultima opera dell'amico Cantaluppi (producer):

 

 

 

Ma intendi nel parlato quotidiano, nel recitato musicale o in entrambi?

A me, sentendo al volo il video, sembra un classico incedere del cantato recitato, esattamente come facevano i Massimo Volume 30 anni fa.

[wago]

Sentito tutto, effettivamente quello strascichio che dici dà molto nell'occhio e si colloca fra il ridicolo e il fastidioso. Cionondimeno credo che sia la cosa più fica che abbia sentito provenire dalla terra italica quest'anno, quindi grazie. Come da titolo, un trip (per banale e trita che sia l'immagine).

[il mistico]

sto avendo dei ripensamenti sui genesis anni 80, ma anche su alcune sinfonie di haydn

[floods]

Ma i videoclip, intesi come strumento artistico e/o di comunicazione e non soltanto come mezzo promozionale (ormai pure secondario), potrebbero mai tornare di moda? Oppure la morte delle tv musicali e l'entrata in agonia di youtube (per quanto riguarda i videoclip) ne hanno decretato l'irreversibile fine e il rimpiazzo defintivo con meme e filmati caserecci senza arte ne parte da imitare?

[Gozer]

Boh, io continuo a vederne molti belli.

[floods]

Non ho detto che non se ne fanno più belli ma che è un mezzo sempre meno popolare e decisivo ai fini del successo di un pezzo, soprattutto se il target è il pubblico più giovane. Oggigiorno diverse hit non hanno nemmeno dei video veri e propri di accompagnamento, una situazione che sino a 10 anni fa era inammiginabile.

Se penso che il video di Anti-hero, il più recente di maggior successo della più grande popstar degli ultimi anni (e che tra l'altro non è nemmeno così male come clip nell'attuale scena mainstream) dopo un anno non ha ancora superato i 200 milioni di visualizzazioni su youtube... forse la situazione cambia con la scena coreana che non seguo, ma in quel caso mi pare che i video siano tutto tranne che artistici e incentrati prevalentemente su coregrafia e sfondi fantasy.

[Gozer]

Vabè, per il successo ormai conta quasi solo Tik Tok tanto.

[Damy]

E difatti 🙄

https://pitchfork.co...reography-2023/

[reallytongues]

Ma voi credete che la pop music con relativo contorno tra video clip, concerti e riviste durerà x sempre? Ma vi rendete conto di quanto è codificatamente mercificata la cosa tanto che pure lunderground adotta le stesse misure di marketing (forse anche più sottili e perciò subdole).
Ma poi, cosa sarebbe cambiato in questi anni musicalmente parlando? Assllutamente nulla se non forse la ricerca del brutto come outing di possibilità creativa.Il silenzio è la nuova musica del futuro corretta.

[piersa]

Figo stu cantaluppi ma se non canta è meglio, o almeno declami in cirillico, cinese, aramaico

[wago]

Un'impressione sugli artisti "agé", che scrivo sperando mi smentiate:
Mi pare che fino a qualche anno fa fosse perfettamente ordinario che da alcuni nomi solisti (es. Bob Dylan, Leonard Cohen, David Bowie, Tori Amos, Lou Reed, PJ Harvey, Brian Eno, Kate Bush, Fiona Apple, Robert Wyatt...) ci si potessero aspettare "ritorni" fra le migliori uscite dell'anno. Solo di recente, però, mi pare sia stato "sdoganato" che lo stesso può accadere anche con band.
Immagino esistano moltissime singole evidenze contrarie (King Crimson? Radiohead? Pink Floyd?) ma a livello di trend ho questa sensazione, vi sembra sensata?

[Connacht]

Dipende, qual è il taglio di "anzianità" che usi come misura per definire i "ritorni"? Per esempio, Third dei Portishead (2008, undici anni dopo il loro secondo disco) conta? 

[wago]

Direi che conta, all'epoca loro erano a tutti gli effetti sepolti e nessuno se ne aspettava il ritorno

[floods]

Riflettevo sul fatto he sono pochissimi i gruppi di cui amo tantissimi pezzi e di cui per non riesco ad amare e/o ascoltare per intero un singolo album.

I Blur sono uno di questi (l'ultimo album non fa eccezione). E i Bee Gees.

[Legolas]

Riflettevo sul fatto che sono pochissimi i gruppi di cui amo tantissimi pezzi e di cui per non riesco ad amare e/o ascoltare per intero un singolo album.

 

Quello dipende dal contesto, nel corso dei decenni il livello di attenzione medio del pubblico è calato, la diffusione del CD prima e dello streaming poi hanno reso arduo ascoltare un disco dall'inizio alla fine.
Secondo me, tolti i 60enni che sono cresciuti con le vecchie abitudini e che magari hanno ancora lo stereo a cassetta in auto mi sa che nessuno più ascolta un disco dall'inizio alla fine, improponibile pure fare pezzi di 8 minuti o più come succedeva una volta.

[wago]

Ma che vuol dire "nessuno"? Credo ci sia qua un forum pieno di gente che ascolta i dischi dal capo al fine.

[good vibrations]

Secondo me, tolti i 60enni che sono cresciuti con le vecchie abitudini e che magari hanno ancora lo stereo a cassetta in auto mi sa che nessuno più ascolta un disco dall'inizio alla fine, improponibile pure fare pezzi di 8 minuti o più come succedeva una volta.

Ahahahah ma che cavolo dici

[floods]

 

Riflettevo sul fatto che sono pochissimi i gruppi di cui amo tantissimi pezzi e di cui per non riesco ad amare e/o ascoltare per intero un singolo album.

 

Quello dipende dal contesto, nel corso dei decenni il livello di attenzione medio del pubblico è calato, la diffusione del CD prima e dello streaming poi hanno reso arduo ascoltare un disco dall'inizio alla fine.
Secondo me, tolti i 60enni che sono cresciuti con le vecchie abitudini e che magari hanno ancora lo stereo a cassetta in auto mi sa che nessuno più ascolta un disco dall'inizio alla fine, improponibile pure fare pezzi di 8 minuti o più come succedeva una volta.

 

Ma quanti anni credi che abbia?

Per me il tasto skip non esiste, gli album si ascoltano dall'inizio alla fine!

[Damy]

Sorprendentemente, io ho almeno due album dei Blur che posso ascoltare con piacere da cima a fondo

 

Con i Bee Gees invece un album intero non lo reggo, li trovo stucchevoli. Ma espandendo direi anche gli ABBA, a parte magari The Visitors che aveva un'atmosfera un po' particolare rispetto al resto della produzione.

[Legolas]

Ma che vuol dire "nessuno"? Credo ci sia qua un forum pieno di gente che ascolta i dischi dal capo al fine.

 

Ma io parlavo dell'ascoltatore "medio" e quello oggi va avanti solo a playlist e basta.

[Trespassive-aggressive]

Ieri sera, mentre ero sul divano a chiacchierare amabilmente in famiglia, sento uscire dalla bocca di mio nipote (14 anni) le seguenti parole, ripetute in continuazione: "Cheri Cheri Lady"*. Mi piglia un colpo e gli chiedo dove le ha sentite. Mi risponde, ovviamente, con "Tik Tok".
Dio santo, il problema di Tik Tok non è il fatto che faccia tornare virali le canzoni, ma che quasi sempre lo faccia con canzoni di merda!

 

*: canzone dei Modern Talking, per intenderci.

[reallytongues]

Riflettevo sul fatto che sono pochissimi i gruppi di cui amo tantissimi pezzi e di cui per non riesco ad amare e/o ascoltare per intero un singolo album.

 
Quello dipende dal contesto, nel corso dei decenni il livello di attenzione medio del pubblico è calato, la diffusione del CD prima e dello streaming poi hanno reso arduo ascoltare un disco dall'inizio alla fine.
Secondo me, tolti i 60enni che sono cresciuti con le vecchie abitudini e che magari hanno ancora lo stereo a cassetta in auto mi sa che nessuno più ascolta un disco dall'inizio alla fine, improponibile pure fare pezzi di 8 minuti o più come succedeva una volta.

Ma quanti anni credi che abbia?
Per me il tasto skip non esiste, gli album si ascoltano dall'inizio alla fine!

I dischi a tema da ascoltare dall'inizio alla fine sono il male, la borghesia. La musica pop è nata x un ascolto casuale e di pancia. Chi ci mette la testa si fa troppe seghe.
Io x esempio di un disco mi ascolto due o tre brani e se me me piace uno in particolare lo riascolto più volte. Delle volte ascolto brani mai sentiti che ho in sospeso da 30 anni.
Soloni dischi di blues bianco di livello tendo ad ascoltarli interi, forse xche sono ipnotici e umili allo stesso tempo. Non mi fanno incazzare, non sono stupidi

[Gozer]

Dio santo, il problema di Tik Tok non è il fatto che faccia tornare virali le canzoni, ma che quasi sempre lo faccia con canzoni di merda!

 

Per una volta l'hai detta giustissima. Sto ancora aspettando che torni virale qualcosa di valido. Ma forse è meglio di no, perché magari avviene con la versione accelerata. Già mi immagino "Aqualung" con la voce pitchata.

[Damy]

Qualcuno conosce il portale ITALIAN LOFI? Sapete di cosa si tratta? O meglio: mi spiegate come mai ieri hanno pubblicato, a nome di Antonella Ruggiero e sul suo canale Spotify, un intero album di venticinque canzoni di lo-fi hip-hop/vaporwave strumentale?

 

[Tom]

Sono i dischi fake che quei mafiosi di Spotify ogni tanto infilano nelle discografie di artisti di media grandezza (i piccoli non conviene, i grandi c'hanno gli avvocati): sfruttano il nome e non pagano neanche quella miseria che gia' pagano di diritti. Anche i camorristi di Youtube fanno spesso la stessa cosa, infilando video fake ai danni delle stesse categorie di artisti. E' sempre roba strumentale, elettro ambient da due soldi fatta fare dal primo che passa, con le AI adesso potranno superare anche quello step. 

[Damy]

In effetti fa schifissimo. Ma si sono presi la briga di creare una copertina col suo nome, e soprattutto di titolare ogni canzone seguendo quella poetica tipica dello stile Ruggiero/Matia Bazar. Che tristezza, santocielo.

[signora di una certa età]

Sono i dischi fake che quei mafiosi di Spotify ogni tanto infilano nelle discografie di artisti di media grandezza (i piccoli non conviene, i grandi c'hanno gli avvocati): sfruttano il nome e non pagano neanche quella miseria che gia' pagano di diritti. Anche i camorristi di Youtube fanno spesso la stessa cosa, infilando video fake ai danni delle stesse categorie di artisti. E' sempre roba strumentale, elettro ambient da due soldi fatta fare dal primo che passa, con le AI adesso potranno superare anche quello step.

ma non ho capito, l'artista ne è all'oscuro?

[wago]

Mi sembra strano che siano "YouTube" e "Spotify" a fare questi scherzi, le immagino più come iniziative delle case discografiche, degli intermediari (se questi esistono) fra case discografiche e piattaforme di streaming, o di qualche personaggio terzo che riesca a infilarsi profittevolmente tra una figura e l'altra. Ma non c'è nessuno che abbia studiato il fenomeno? Cercando in rete non trovo nulla su questa specifica questione (molto invece su "artisti fake" e produttori seriali di lofi beats - e di questi in effetti sapevo). Forse utilizzo le parole chiave sbagliate.

[dick laurent]

Mi sembra strano che siano "YouTube" e "Spotify" a fare questi scherzi, le immagino più come iniziative delle case discografiche, degli intermediari (se questi esistono) fra case discografiche e piattaforme di streaming, o di qualche personaggio terzo che riesca a infilarsi profittevolmente tra una figura e l'altra. Ma non c'è nessuno che abbia studiato il fenomeno? Cercando in rete non trovo nulla su questa specifica questione (molto invece su "artisti fake" e produttori seriali di lofi beats - e di questi in effetti sapevo). Forse utilizzo le parole chiave sbagliate.

 

mi sa che qualche anno fa Ted Gioia scrisse un articolo, anche se non esattamente su questo ma qualcosa di simile a proposito di spotify e degli artisti jazz inesistenti che però facevano parecchi ascolti, per cui anche se è una cosa diversa siamo sempre da quelle parti. Adesso non posso guardare, domani magari vedo se lo ritrovo.

[solaris]

Ero solo venuto a dire che mi sta inaspettatamente piacendo quella ruffianata dell'ultimo degli OMD, davvero riuscito melodicamente. Però il vostro discorso è più interessante.

[Stebroc]

Ieri sera, mentre ero sul divano a chiacchierare amabilmente in famiglia, sento uscire dalla bocca di mio nipote (14 anni) le seguenti parole, ripetute in continuazione: "Cheri Cheri Lady"*. Mi piglia un colpo e gli chiedo dove le ha sentite. Mi risponde, ovviamente, con "Tik Tok".
Dio santo, il problema di Tik Tok non è il fatto che faccia tornare virali le canzoni, ma che quasi sempre lo faccia con canzoni di merda!

 

*: canzone dei Modern Talking, per intenderci.

Sempre piaciuto quel pezzo

[Tom]

 

Mi sembra strano che siano "YouTube" e "Spotify" a fare questi scherzi, le immagino più come iniziative delle case discografiche, degli intermediari (se questi esistono) fra case discografiche e piattaforme di streaming, o di qualche personaggio terzo che riesca a infilarsi profittevolmente tra una figura e l'altra. Ma non c'è nessuno che abbia studiato il fenomeno? Cercando in rete non trovo nulla su questa specifica questione (molto invece su "artisti fake" e produttori seriali di lofi beats - e di questi in effetti sapevo). Forse utilizzo le parole chiave sbagliate.

 

mi sa che qualche anno fa Ted Gioia scrisse un articolo, anche se non esattamente su questo ma qualcosa di simile a proposito di spotify e degli artisti jazz inesistenti che però facevano parecchi ascolti, per cui anche se è una cosa diversa siamo sempre da quelle parti.

 

Mi sembra infatti che l'articolo che lessi un paio d'anni fa partisse proprio da quello che citi tu in ambito jazz, denunciando la stessa cosa in ambito pop rock. Per la cronaca accusava Spotify, Youtube l'ho aggiunto io, trovandomi di fronte a situazioni molto simili (unica variante, i pezzi fake su yt a volte sono cantanti, ma le voci sono sempre abbastanza effettate da essere irriconoscibili). Non mi stupisce possa essere un fenomeno difficile da provare e da analizzare, vista l'impenetrabilita' dei sistemi delle grandi piattaforme. Ma che almeno su Spotify sia una cosa sistemica (o perlomeno sistematicamente tollerata) direi che lo prova la frequenza e l'uniformita' quasi spudorata della "proposta": sempre su profili di artisti di media grandezza, sempre dischi strumentali di elettro ambient assolutamente generica, copertine astratte o con foto di oggetti, titoli di album e canzoni piu' o meno coerenti con lo stile dell'artista. Per altro mi rendo conto che il mio punto di vista e' quello di uno che va ad ascoltare quasi solo artisti "analogici", dove scoprire l'intruso e' piu' facile, mi chiedo se in ambiti piu' vicini a elettro, ambient e compagnia bella il giochetto non possa essere molto piu' frequente ed efficace.

[wago]

Spinto da una delle canzoni nelle puntate finali della prima stagione di The Bear* mi son messo a sentire l'ultimo album di John Mayer. Di suo avevo sentito solo alcune delle prime cose, certamente Continuum che mi aveva fatto però due palle così. Quest'altro mi sembra meno sborone, molto manieristico nel riprendere sonorità soft/Eighties piuttosto demodé ma anche no, ma anche piuttosto gustoso. Qualche traccia è molto buona ("Last Train Home" che mi ha spinto a provarci, ma ad esempio anche "Shot in the Dark" che ha un botto di ascolti in meno) e in generale suono e atmosfera mi piacciono. Mi sembra che abbia trovato una chiave per sfruttare la sua capacità strumentale senza risultare uno stracciamaroni decrepito e anzi, suonando perfino leggero - ancorché paraculo uguale. Il disco su RYM ha la media più bassa della sua carriera, il che direi che è un buon segno. Qua le due cose che citavo:

 

 

 

* Serie un po' così, godibile ma di cui non comprendo l'ipercelebrazione (100% su Rotten Tomatoes, 90 e rotti su Metacritic) se non attraverso una combo furbetta di reminder woke e colonna sonora indie che non c'entra un cazzo col mood della serie né coi personaggi

[dick laurent]

 

 

Mi sembra strano che siano "YouTube" e "Spotify" a fare questi scherzi, le immagino più come iniziative delle case discografiche, degli intermediari (se questi esistono) fra case discografiche e piattaforme di streaming, o di qualche personaggio terzo che riesca a infilarsi profittevolmente tra una figura e l'altra. Ma non c'è nessuno che abbia studiato il fenomeno? Cercando in rete non trovo nulla su questa specifica questione (molto invece su "artisti fake" e produttori seriali di lofi beats - e di questi in effetti sapevo). Forse utilizzo le parole chiave sbagliate.

 

mi sa che qualche anno fa Ted Gioia scrisse un articolo, anche se non esattamente su questo ma qualcosa di simile a proposito di spotify e degli artisti jazz inesistenti che però facevano parecchi ascolti, per cui anche se è una cosa diversa siamo sempre da quelle parti.

 

Mi sembra infatti che l'articolo che lessi un paio d'anni fa partisse proprio da quello che citi tu in ambito jazz, denunciando la stessa cosa in ambito pop rock. Per la cronaca accusava Spotify, Youtube l'ho aggiunto io, trovandomi di fronte a situazioni molto simili (unica variante, i pezzi fake su yt a volte sono cantanti, ma le voci sono sempre abbastanza effettate da essere irriconoscibili). Non mi stupisce possa essere un fenomeno difficile da provare e da analizzare, vista l'impenetrabilita' dei sistemi delle grandi piattaforme. Ma che almeno su Spotify sia una cosa sistemica (o perlomeno sistematicamente tollerata) direi che lo prova la frequenza e l'uniformita' quasi spudorata della "proposta": sempre su profili di artisti di media grandezza, sempre dischi strumentali di elettro ambient assolutamente generica, copertine astratte o con foto di oggetti, titoli di album e canzoni piu' o meno coerenti con lo stile dell'artista. Per altro mi rendo conto che il mio punto di vista e' quello di uno che va ad ascoltare quasi solo artisti "analogici", dove scoprire l'intruso e' piu' facile, mi chiedo se in ambiti piu' vicini a elettro, ambient e compagnia bella il giochetto non possa essere molto piu' frequente ed efficace.

 

 

Sono curioso di leggere l'altro.

Comunque per chi fosse interessato l'articolo di Ted Gioia era questo: 

The Fake Artists Problem Is Much Worse Than You Realize

[Connacht]

Qualche altro esempio di album elettroambient "strani" su Spotify?