Mi auto-cito da un altro forum aggiungendo qualcosa, ché tanto è inutile riscrivere la stessa roba in modo diverso.
Secondo me riuscire a prendere un sotto-genere piuttosto stantio come il college movie e renderlo così sfaccettato e ricco di spunti non era cosa facile. Ambientare il tutto nei tre giorni precedenti all'inizio delle lezioni è stato il vero colpo di classe: un modo per nascondere sotto una patina cazzona e genuina una riflessione su una generazione e sui dubbi, le speranze, sul "fare gruppo", tutto attraverso una serie di personaggi all'apparenza uguali ma incredibilmente sfaccettati, a cominciare dal protagonista o da Finn, una sorta di filosofo-ideologo per cui quel miscuglio di sottoculture creato dal passaggio dai Settanta agli Ottanta (vedi ad esempio tutta la musica del caso: il punk, la disco, il buon vecchio country) non sono altro che un modo per mascherarsi nella folla e tentare di scopare.
Molto bello poi il finale, intento proprio la scena conclusiva.
A mio parere Linklater non è un regista maiuscolo, e infatti mi metto pure tra i detrattori di Boyhood (che comunque mi è piaciuto, diciamo che non lo ritengo il capolavoro al quale molti gridarono); ma è senz'altro un autore dalla spiccata sensibilità, con una poetica emozionale precisa e tutta sua, e questo "Everybody wants some" è per me uno dei suoi film migliori, anche solo a livello puramente formale.
Ovviamente, c'è anche chi lo sta smerdando: tutto legittimo come al solito, ma fatico a capirne i motivi.