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The Neon Demon (Refn, 2016)


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72 replies to this topic

#51 BanalmenteMatteoZucchi

    INGIRUMIMUSNOCTEETCONSUMIMURIGNI

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Inviato 10 settembre 2016 - 10:22

"Il seme della follia


E vabbè. Forse il miglior "horror" di sempre. Il film di Refn sembra uno straccione vestito griffato al confronto.
  • 0

"Ok, take me to your goddamn young genious !"

Vincent Price su Michael Reeves  

 

"Ma il lettore di Ondacinema sa che il film lo fa la messa in scena, non la trama."

Alberto Mazzoni                                                                                               :firuli:

 

 

impossibile non citare l'oscuro quanto seminale esordio degli Unnamed
 
(6.5)

 

 

 

chi è stu strunz che lo dirige? BOOOOH. manco sua mamma lo conosce

 

 


#52 James Lepo

    Afro Kolektyw

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Inviato 10 settembre 2016 - 10:29

Eh va beh, ma quello è un film immenso, non so quanti sfigurerebbero al confonto! (Carpenter uno dei dieci più grandi registi degli ultimi 40 anni, probabilmente).
Neon Demon è 'semplicemente' un gran bel film.
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#53 il nostro caro angelo

    Anello di Saturno

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Inviato 10 settembre 2016 - 11:58

Rivederlo al cinema è stato spassosissimo :3 tornando a Refn l'ultimo che mi piacque fu Drive ma non lo visiono dall'epoca.
  • 0

#54 Aurora

    born slippy

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Inviato 11 settembre 2016 - 17:24

sub ita :

 

https://openload.co/....w3b.dl.avi.mp4


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#55 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 11 settembre 2016 - 21:38

Capolavoro mancato.
 
Spoiler
 
 
Comunque anche così non c'è troppo da lamentarsi. "The Neon Demon" è pura superficie, pura immagine, l'estetica cinematografica nella sua quintessenza audiovisiva: è infatti un film dove contano i colori, la musica e le combinazioni tra loro. Refn ha preso il largo e lavora contro il cinema, almeno tradizionalmente inteso, quindi lo scontro è diretto e non c'è che prendere o lasciare. Sciorina citazioni ma in realtà nessun film è un vero modello - se non a tratti "Suspiria" e "Mulholland Drive" - Refn non è poi così interessato nemmeno al mondo della moda, è interessato al mondo dell'immagine. Se conta soltanto la bellezza, allora quella perfettamente naturale, virginale e perversa, della sedicenne Jesse va coltivata come un fiore per poi reciderlo. Ed è interessante come il film si apra e si chiuda su un servizio fotografico che, insieme allo show in passerella, chiudono i vari segmenti: ogni volta un set diverso, il primo presagisce il rituale di sangue a cui Jesse dovrà sottoporsi, il secondo con Jack è assolutamente astratto, c'è solo un corpo/volto dorato e presumibilmente nudo su uno sfondo bianco, che verrà convertito in qualcos'altro solo in post-produzione; e quando la ragazza diventa la modella che chiude la sfilata, lì, capisce veramente e definitivamente il proprio potere fascinatorio (che è il centro gravitazionale del film: appunto, nel servizio fotografico c'è solo il suo corpo). "The Neon Demon" non è solo il film su una ragazza che, appena arrivata a L.A., sfonda come modella, la forza del film sta nella sua assoluta doppiezza: Jesse è sì ingenua, ma nel finale, quando diventa "consapevole di sé", mentre quando appariva ingenua era ben più pericolosa. Ed è quello che dice a Ruby: "Mia madre diceva sempre che io ero pericolosa". Jesse - ed è Refn a suggerirlo - è sia Cappucceto Rosso sia il virus che infetta un mondo in cui la superfetazione sintetica è all'ordine del giorno e lo è perché la sua bellezza è naturale, non artefatta (la contrapposizione che fa lo stilista, banalmente, è con la modella "bionica", assuefatta alla chirurgia plastica). "The Neon Demon" è un film sul "narcisismo come virtù" e quando Jesse è matura (narcisisticamente) al punto giusto per essere inglobata, ecco che viene - letteralmente - ingerita: è la naturale conseguenza per un personaggio che vediamo fin dalla prima immagine flirtare con la morte (sul set dell'amico) e il desiderio che provoca in Ruby è - non a caso - sublimato attraverso un corpo morto (la scena necrofila). Jesse, però, non è morta, al contrario di quel mondo popolato da zombie.
Spoiler
E' quindi, sì, un film che se ne frega delle etichette, nonostante, possa apparire - e per certi versi essere - un film satirico, ma mi pare che Refn abbia prima di tutto voluto realizzare un'opera profondamente attuale che racconti il verso dell'evoluzione dell'immagine, che si autofagocita per potersi riprodurre in una sorta di ciclo infinito, ormai astratto dalla vita.

  • 7
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#56 Bandit

    Lorenzo Righetto

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Inviato 13 settembre 2016 - 14:39

Non posso dire che esteticamente non mi sia piaciuto (a posteriori ho un po' la sensazione che mi abbiano venduto plastica colorata per pietre preziose), tutto il resto mi fa pensare che Refn se la rida sotto i baffi quando si parla di lui come grande autore.


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Immagine inserita


#57 Tom

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Inviato 14 settembre 2016 - 16:03

A me è piaciuto. E anche parecchio.

Mi è sembrato praticamente "Io la conoscevo bene" diretto da Bava e Argento, con tanto di finale che echeggia (volontariamente? Forse no, ma i punti di contatto sono tanti) "Il profumo della Signora in Nero" di Barilli. Passando per l'inevitabile Lynch, da cui Refn aveva già preso parecchio per il non risolto "Fear X".

 

Per me Refn riporta ancora il cinema di genere ad un senso di esoticità e di alterità andato smarrito dagli anni 80 in poi.

L'irritazione, la noia e lo "scandalo" che provoca un film come questo è lo stesso che poteva suscitare nel '65 un film come "Sei donne per l'assassino" di Bava, film non a caso sponsorizzato da Refn a Venezia quest'anno. Refn usa il postmoderno non per far sentire lo spettatore odierno più furbo e scafato di quello del passato (ogni generazione pensa di esserlo), ma per farlo sentire spaesato e infastidito uguale. Se invece si sta al gioco, il suo cinema è ancora un cinema capace di aprire porte o porticine per posti e mondi insoliti e inaspettati.

 

Ma al di là di tutto con me ha funzionato alla grande anche come film thriller in sé. Certo più un thriller da disagio polanskiano che un film che punta a spaventare o anche solo ad appassionare. Non succede davvero un cazzo per un'ora e mezza, ma ogni scena ha una sua suspence interna, perché la tensione e la paura sono già dentro le situazioni e gli ambienti che descrive.

 

Non so davvero quanto Refn potrà andare avanti a girare suicidi commerciali del genere. Spero per molto, comunque.


  • 6

#58 William Blake

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Inviato 14 settembre 2016 - 16:09

A me è piaciuto. E anche parecchio.

Mi è sembrato praticamente "Io la conoscevo bene" diretto da Bava e Argento, con tanto di finale che echeggia (volontariamente? Forse no, ma i punti di contatto sono tanti) "Il profumo della Signora in Nero" di Barilli. Passando per l'inevitabile Lynch, da cui Refn aveva già preso parecchio per il non risolto "Fear X".

 

Per me Refn riporta ancora il cinema di genere ad un senso di esoticità e di alterità andato smarrito dagli anni 80 in poi.

L'irritazione, la noia e lo "scandalo" che provoca un film come questo è lo stesso che poteva suscitare nel '65 un film come "Sei donne per l'assassino" di Bava, film non a caso sponsorizzato da Refn a Venezia quest'anno. Refn usa il postmoderno non per far sentire lo spettatore odierno più furbo e scafato di quello del passato (ogni generazione pensa di esserlo), ma per farlo sentire spaesato e infastidito uguale. Se invece si sta al gioco, il suo cinema è ancora un cinema capace di aprire porte o porticine per posti e mondi insoliti e inaspettati.

 

Ma al di là di tutto con me ha funzionato alla grande anche come film thriller in sé. Certo più un thriller da disagio polanskiano che un film che punta a spaventare o anche solo ad appassionare. Non succede un cazzo per un'ora e mezza, ma ogni scena ha una sua suspence interna, perché la tensione e la paura sono già dentro le situazioni e gli ambienti che descrive.

 

Non so davvero quanto Refn potrà andare a vanti a girare suicidi commerciali del genere. Spero per molto, comunque.

 

grandissimo per l'accostamento a Pietrangeli. io dopo l'inquadratura della piscina ho pensato subito a "Viale del tramonto" e difatti così è stato, ma giustamente - per un film del genere - la piscina rimarrà vuota, senz'acqua


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#59 gwoemul

    GwoemulGPT

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Inviato 14 settembre 2016 - 16:41

la piscina vuota

 

Come d'abitudine

 

cattura3_56c7b84186fa8.jpg


  • 0

#60 Claudio

    I am what I play

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Inviato 14 settembre 2016 - 23:47

A me è piaciuto. E anche parecchio.

Mi è sembrato praticamente "Io la conoscevo bene" diretto da Bava e Argento, con tanto di finale che echeggia (volontariamente? Forse no, ma i punti di contatto sono tanti) "Il profumo della Signora in Nero" di Barilli. Passando per l'inevitabile Lynch, da cui Refn aveva già preso parecchio per il non risolto "Fear X".

 

Per me Refn riporta ancora il cinema di genere ad un senso di esoticità e di alterità andato smarrito dagli anni 80 in poi.

L'irritazione, la noia e lo "scandalo" che provoca un film come questo è lo stesso che poteva suscitare nel '65 un film come "Sei donne per l'assassino" di Bava, film non a caso sponsorizzato da Refn a Venezia quest'anno. Refn usa il postmoderno non per far sentire lo spettatore odierno più furbo e scafato di quello del passato (ogni generazione pensa di esserlo), ma per farlo sentire spaesato e infastidito uguale. Se invece si sta al gioco, il suo cinema è ancora un cinema capace di aprire porte o porticine per posti e mondi insoliti e inaspettati.

 

Ma al di là di tutto con me ha funzionato alla grande anche come film thriller in sé. Certo più un thriller da disagio polanskiano che un film che punta a spaventare o anche solo ad appassionare. Non succede davvero un cazzo per un'ora e mezza, ma ogni scena ha una sua suspence interna, perché la tensione e la paura sono già dentro le situazioni e gli ambienti che descrive.

 

Non so davvero quanto Refn potrà andare a vanti a girare suicidi commerciali del genere. Spero per molto, comunque.

 

Pienamente d'accordo con te. Credo che i suoi detrattori di oggi siano esattamente gli stessi tipi di "critici" che negli anni 60 disprezzavano Bava e nei 70 Argento.

Se non è un capolavoro, poco ci manca. Ho trovato geniale, tra le altre cose, questa tensione di fondo, che oscilla costantemente dall'attrazione alla nausea, dalla bellezza sublime all'orrore. Splendida anche la colonna sonora di Cliff Martinez.

Volevo scrivere un lungo papiello, ma ho scoperto che ciò che volevo dire l'ha già scritto molto bene l'autore della recensione:

 

la foga gelida ed estetizzante, col consueto profluvio di epifanie al ralenti, movimenti galleggianti, visioni cristalline e di altre innumerevoli delizie rigorosamente arbitrarie e fini a se stesse, mai come in questo caso, è funzionale alla completa metabolizzazione visiva di un mondo circoscritto e a sé stante, rispetto al quale anche la città è lontana e campeggia solo nel marchio effimero dello skyline all'orizzonte. Un sistema chiuso e isolato che stabilisce a chiare lettere il suo codice (a)morale, e non tollera infrazioni: un personaggio, ritenendo che dietro le meraviglie dell'involucro si celi necessariamente qualcosa di più significativo e sostanziale, svanisce di colpo, bandito, e con lui si spegne il fatuo fuocherello di una storia d'amore.

 

L'ebbrezza estetizzante del regista non comporta alcun grado di sublimazione edonistica, come accade in "Only God Forgives" o "Valhalla Rising", conduce bensì alla deformazione mostruosa: quanto più l'immagine è limpida e sofisticata, tanto più il suo impatto è orripilante, disgustoso. Al piacere sensuale della visione si accosta un senso crescente di malessere, nausea e repulsione, in uno spasmodico cortocircuito che sfida la resistenza dello spettatore. E, paradossalmente, quasi lo educa. Se infatti a proposito dell'apparenza e del suo potere letale e fagocitante esistono inesauribili letterature e sterminate filmografie (da Bauman a Bret Easton Ellis, da Cronenberg all'ultimo Harmony Korine, per fare qualche nome a caso) è difficile pensare a una messa in scena che, introiettando scandalosamente l'immaginario che vuole scandagliare, riesca a generare in chi la guarda una miscela così esplosiva di attrazione e raccapriccio.
Inutile soffermarsi sulle qualità ormai consolidate di Nicolas Winding Refn, sulla sua capacità di amalgamare linguaggi incoerenti in un uniforme e densissimo fluido audiovisivo, di esaltare la forza esperienziale della settima arte e di esercitare un completo dominio sensoriale sullo spettatore, sempre e solo attraverso l'astrazione e la forma. Vale nel suo caso un discorso che può estendersi parimenti ad altri esteti-provocatori di professione come Lars von Trier, Peter Greenaway o il sodale Gaspar Noè, autori anch'essi di un cinema liminare, di confine: il legittimo sdegno, sempre più aspro e perentorio, dei detrattori riesce a mettere in luce, molto meglio degli elogi dei più convinti estimatori, il valore ambiguo e ammaliante della sua ricerca, la vanità e l'urgenza della sua opera.

 

Comunque, lunga vita ai Refn, ai Greenaway e ai Von Trier, per quanto mi riguarda. Il cinema per me è anche e soprattutto questo: osare, provocare, spingersi oltre i confini. Risibili le critiche per il "cannibalismo" e la necrofilia di cui si parlò ai tempi di Cannes, fanno capire veramente come i festival vengano trattati superficialmente e scandalisticamente dai quotidiani generalisti. Un approccio da rotocalchi di gossip.


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#61 BanalmenteMatteoZucchi

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Inviato 05 ottobre 2016 - 16:50

Che dire di questo film ? Non molto, probabilmente, dato che se ne è parlato un bel po'. E soprattutto perché non è che si possa estrapolare molto da questo trionfo della superficie e dell'immediatezza.
A Refn va senz'altro riconosciuto il merito di aver creato l'opera che probabilmente rispecchia meglio ciò che il suo cinema è diventato: un film in cui ogni attimo, la sua fruizione e la riflessione su esso si esaurisce in quell'istante, riuscendo così a confezionare sequenze su sequenze di fascinazione estetica insuperabile e di senso (e giustificazione) pressoché nullo. Un tripudio di gratuità.
Formidabile l'utilizzo estenuante di immagini e momenti simbolici il cui significato (ancora) non va oltre la metafora di lettura chiara e di comprensione immediata, apice secondo me del processo di astrazione che Refn persegue da un bel po' di film e che ha in questo incredibile pastrocchio il suo risultato. Il vuoto reso pellicola, come l'ultima inquadratura dice didascalicamente.

Geniale poi la raffigurazione dello stilista in maniera molto simile allo stesso Refn, vestiario e pancetta compresi. La dichiarazione di poetica che segue ne è solo la prevedibile conseguenza.
Chiaro e coerentissimo. Applausi.

La recensione di Lacolla è davvero notevole.
  • 3

"Ok, take me to your goddamn young genious !"

Vincent Price su Michael Reeves  

 

"Ma il lettore di Ondacinema sa che il film lo fa la messa in scena, non la trama."

Alberto Mazzoni                                                                                               :firuli:

 

 

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#62 neuro

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Inviato 06 ottobre 2016 - 08:08

Che dire di questo film ? Non molto, probabilmente, dato che se ne è parlato un bel po'. E soprattutto perché non è che si possa estrapolare molto da questo trionfo della superficie e dell'immediatezza.
A Refn va senz'altro riconosciuto il merito di aver creato l'opera che probabilmente rispecchia meglio ciò che il suo cinema è diventato: un film in cui ogni attimo, la sua fruizione e la riflessione su esso si esaurisce in quell'istante, riuscendo così a confezionare sequenze su sequenze di fascinazione estetica insuperabile e di senso (e giustificazione) pressoché nullo. Un tripudio di gratuità.
Formidabile l'utilizzo estenuante di immagini e momenti simbolici il cui significato (ancora) non va oltre la metafora di lettura chiara e di comprensione immediata, apice secondo me del processo di astrazione che Refn persegue da un bel po' di film e che ha in questo incredibile pastrocchio il suo risultato. Il vuoto reso pellicola, come l'ultima inquadratura dice didascalicamente.

Geniale poi la raffigurazione dello stilista in maniera molto simile allo stesso Refn, vestiario e pancetta compresi. La dichiarazione di poetica che segue ne è solo la prevedibile conseguenza.
Chiaro e coerentissimo. Applausi.

 

mi sembra di intravedere un filo di ironia nella tua disamina


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apri apri, apri tutto!

#63 BanalmenteMatteoZucchi

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Inviato 06 ottobre 2016 - 10:29

Nell'occhio del peccatore sta il peccato.
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"Ok, take me to your goddamn young genious !"

Vincent Price su Michael Reeves  

 

"Ma il lettore di Ondacinema sa che il film lo fa la messa in scena, non la trama."

Alberto Mazzoni                                                                                               :firuli:

 

 

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(6.5)

 

 

 

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#64 xone89

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Inviato 18 ottobre 2016 - 14:57

 

Capolavoro mancato.
 
Spoiler
 
 
Comunque anche così non c'è troppo da lamentarsi. "The Neon Demon" è pura superficie, pura immagine, l'estetica cinematografica nella sua quintessenza audiovisiva: è infatti un film dove contano i colori, la musica e le combinazioni tra loro. Refn ha preso il largo e lavora contro il cinema, almeno tradizionalmente inteso, quindi lo scontro è diretto e non c'è che prendere o lasciare. Sciorina citazioni ma in realtà nessun film è un vero modello - se non a tratti "Suspiria" e "Mulholland Drive" - Refn non è poi così interessato nemmeno al mondo della moda, è interessato al mondo dell'immagine. Se conta soltanto la bellezza, allora quella perfettamente naturale, virginale e perversa, della sedicenne Jesse va coltivata come un fiore per poi reciderlo. Ed è interessante come il film si apra e si chiuda su un servizio fotografico che, insieme allo show in passerella, chiudono i vari segmenti: ogni volta un set diverso, il primo presagisce il rituale di sangue a cui Jesse dovrà sottoporsi, il secondo con Jack è assolutamente astratto, c'è solo un corpo/volto dorato e presumibilmente nudo su uno sfondo bianco, che verrà convertito in qualcos'altro solo in post-produzione; e quando la ragazza diventa la modella che chiude la sfilata, lì, capisce veramente e definitivamente il proprio potere fascinatorio (che è il centro gravitazionale del film: appunto, nel servizio fotografico c'è solo il suo corpo). "The Neon Demon" non è solo il film su una ragazza che, appena arrivata a L.A., sfonda come modella, la forza del film sta nella sua assoluta doppiezza: Jesse è sì ingenua, ma nel finale, quando diventa "consapevole di sé", mentre quando appariva ingenua era ben più pericolosa. Ed è quello che dice a Ruby: "Mia madre diceva sempre che io ero pericolosa". Jesse - ed è Refn a suggerirlo - è sia Cappucceto Rosso sia il virus che infetta un mondo in cui la superfetazione sintetica è all'ordine del giorno e lo è perché la sua bellezza è naturale, non artefatta (la contrapposizione che fa lo stilista, banalmente, è con la modella "bionica", assuefatta alla chirurgia plastica). "The Neon Demon" è un film sul "narcisismo come virtù" e quando Jesse è matura (narcisisticamente) al punto giusto per essere inglobata, ecco che viene - letteralmente - ingerita: è la naturale conseguenza per un personaggio che vediamo fin dalla prima immagine flirtare con la morte (sul set dell'amico) e il desiderio che provoca in Ruby è - non a caso - sublimato attraverso un corpo morto (la scena necrofila). Jesse, però, non è morta, al contrario di quel mondo popolato da zombie.
Spoiler
E' quindi, sì, un film che se ne frega delle etichette, nonostante, possa apparire - e per certi versi essere - un film satirico, ma mi pare che Refn abbia prima di tutto voluto realizzare un'opera profondamente attuale che racconti il verso dell'evoluzione dell'immagine, che si autofagocita per potersi riprodurre in una sorta di ciclo infinito, ormai astratto dalla vita.

 

 

Bel post, ottima analisi e spunti, ma me lo spieghi il primo spoiler?

 

Io comunque mi sento di condividere quello che sembra essere un giudizio quasi universalmente univoco su questo film, e mi riferisco solo alla schiera di chi lo ha apprezzato...


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#65 William Blake

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Inviato 18 ottobre 2016 - 21:42

 

 

 

Bel post, ottima analisi e spunti, ma me lo spieghi il primo spoiler?

 

 

 

 

Spoiler


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#66 xone89

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Inviato 24 ottobre 2016 - 15:36

 

 

 

Bel post, ottima analisi e spunti, ma me lo spieghi il primo spoiler?

 

 

 

 

Spoiler

 

 

Spoiler


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#67 The Joker

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Inviato 05 gennaio 2017 - 17:34

Ma boh. Con Refn ho ufficialmente qualche problemino, come ce l'ho con l'ultimo Paul Thomas Anderson e con tutti quei registi che mi danno l'impressione di fare film più per autocelebrare sè stessi e le proprie pugnette mentali che per offrire qualcosa al pubblico. Esclusa la fattura audiovisiva, senz'altro di altissimo livello, non trovo altro che la solita lentezza esasperante, i soliti "what the fuck", le solite scene che vorrebbero scioccare e disturbare ma riescono solo ad irritare (almeno me). E badate, non si tratta tanto di quel che si mette in scena, ma del come. Puoi far vedere le stesse identiche cose in un modo che sappia coinvolgere e provocare emozioni vere (piuttosto che fastidio). Non che devi stare mezz'ora in contemplazione per capire dove va a parare una scena (se va a parare da qualche parte). Sto film l'avrei dato in mano, qualcuno riderà ma è un pensiero che mi ha sfiorato più volte durante la visione, al Ryan Murphy di Nip/Tuck. Per me ne sarebbe uscita una cosa parimenti torbida, parimenti disturbante, parimenti affascinante da un punto di vista estetico (con la moda e col glamour Murphy non lo batte nessuno) ma assai più ritmata e coinvolgente. My opinion eh, non voglio polemizzare con chi apprezza Refn e la sua idea di cinema. Che proprio non è la mia, a quanto pare.


  • 1

#68 cinemaniaco

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Inviato 20 luglio 2017 - 10:57

un incrocio tra bret easton ellis (strano che nessuno lo abbia citato nel topic... vale anche the canyons), argento e lynch. pretenzioso e superficiale - con dei monologhi sull'apparenza, la bellezza, ecc, così banali e monotoni che in qualsiasi altro film li avreste blastati senza appello - ma mi è sembrato un film più coerente ed interessante di quella mazzata sui coglioni che era solo dio perdona. anche a me come tiresia ha solleticato l'impianto favolistico - certamente mutuato da suspiria - con elle fanning perfetta nella parte della virginale e diafana protagonista che smarrisce se stessa e la propria innocenza nel ventre del demone della moda

 

ha un suo fascino, non posso negarlo neppure io che tendenzialmente detesto refn


  • -1

#69 Fidelio

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Inviato 20 luglio 2017 - 11:05

All'epoca l'ho amato. Tratta la moda con il suo stesso linguaggio. Chi conosce il mondo della moda e tutto quello che c'è dietro amerà il film. Per me è uno dei suoi vertici, specie dopo quella roba nonsense di Solo Dio Perdona.


  • 0

#70 ucca

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Inviato 28 luglio 2017 - 10:50

Che dire di questo film ? Non molto, probabilmente, dato che se ne è parlato un bel po'. E soprattutto perché non è che si possa estrapolare molto da questo trionfo della superficie e dell'immediatezza.
A Refn va senz'altro riconosciuto il merito di aver creato l'opera che probabilmente rispecchia meglio ciò che il suo cinema è diventato: un film in cui ogni attimo, la sua fruizione e la riflessione su esso si esaurisce in quell'istante, riuscendo così a confezionare sequenze su sequenze di fascinazione estetica insuperabile e di senso (e giustificazione) pressoché nullo. Un tripudio di gratuità.
Formidabile l'utilizzo estenuante di immagini e momenti simbolici il cui significato (ancora) non va oltre la metafora di lettura chiara e di comprensione immediata, apice secondo me del processo di astrazione che Refn persegue da un bel po' di film e che ha in questo incredibile pastrocchio il suo risultato. Il vuoto reso pellicola, come l'ultima inquadratura dice didascalicamente.

Geniale poi la raffigurazione dello stilista in maniera molto simile allo stesso Refn, vestiario e pancetta compresi. La dichiarazione di poetica che segue ne è solo la prevedibile conseguenza.
Chiaro e coerentissimo. Applausi.

La recensione di Lacolla è davvero notevole.

 

Visto ieri, a livello di sceneggiatura siamo a livelli di Vanzina ma forse anche Jerry Calà. Ma non c'è neanche un soggetto, ci sono solo immagini.

Poteva essere una bellissima mostra fotografica.


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#71 William Wilson

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Inviato 28 luglio 2017 - 11:46

Sei serio? È tra i migliori film dell'anno scorso...
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#72 ucca

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Inviato 31 luglio 2017 - 14:03

Sei serio? È tra i migliori film dell'anno scorso...

 

Mi ha ricordato quel filmaccio sui vampiri di Jarmusch. anche quello una posa dopo l'altra, rallenty a manetta, fotografia estetizzante, insomma la merda per quanto mi riguarda.

Sorrentino fa cose simili però aggiunge almeno qualche bell'aforisma.


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#73 lazlotoz

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Inviato 22 agosto 2018 - 20:30

Finalmente l'ho visto.

Mi pare, rileggendo le pagine addietro, che solo a me è sembrato ci sia un calo a verso il finale, diciamo da che lei diventa stronza. Prima è stato un viaggione davvero psichedelico. Refn ha quel tocco giusto da paraculo per fare una roba del genere, ma non mi pare mai provocatorio. È che gli manca un po' di profondità. Ma ci sta pure lavorando solo per immagini, qui di superficie.

 

Dalla svolta della protagonista mi è sembrato voler chiarire un po' troppo la metafora e allo stesso tempo dare una storia dove non era assolutamente necessaria. Appunto,  doveva continuare con le immagini e non thrillerare (sic) il film.

 

Voto alto, facciamo 7.3

 

 

p.s. Mi ha flashato un piccolo particolare più di altri. Jesse, quando simula la firma di un genitore, firma al contrario, da destra a sinistra.


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