Come si puoi conciliare progresso economico e controllo nascite e popolazione?
Qui sta il nodo.
Non ci può essere crescita con
l'invecchiamento della popolazione. Vedi noi.
Porco giuda pensavo che mi si rispondeva e invece state a parlare della Bibbia
Figliuolo,
sta scritto: se aumentano la produttività e il tasso di occupazione, ad esempio femminile, si può crescere ugualmente. Ma non è facile, questo sicuro. Il problema della sovrappopolazione mondiale si sta risolvendo “da solo”, credo, tranne che in Africa. Ormai nel resto del Mondo si va verso i 2 figli per donna più o meno.
Qua il punto è che 10000 e Earl mettono in dubbio “addirittura” il nostro approccio sviluppista che sta a monte. È un approccio che in effetti non rinnego, anzi. Non perché lo dice la Sacra Bibbia, ma perché stare tutti un po’ meglio mi sembra un obiettivo desiderabile, forse perfino una prospettiva necessaria per avere un po’ di pace sociale. La via del declino economico di un Paese può essere al contrario incontrollabile, qualora qualche comunità compiesse l’azzardo di cercarla deliberatamente e individualmente (strategia tra l’altro inutile per risolvere problemi di beni pubblici globali).
Il mezzo per raggiungere maggiore benessere passa per un miglioramento tecnologico. Ovvio che lo sviluppo e la crescita devono essere misurati bene, compresi i danni collaterali. E altrettanto ovvio che lo sviluppo tecnologico porta con sé conseguenze a volte difficilissime da prevedere bene e gestire. Bloccare l’aumento della CO2 nell’atmosfera è uno di questi, forse la sfida più politicamente, ancora più che tecnologicamente, complicata che si possa pensare. Ma non è che non esistano soluzioni e ci si affidi
ciecamente alla tecnologia, al mercato e alla politica internazionale, come tu un po’ sommariamente, Earl, mi accusi di fare. È che non c’è nient’altro a cui affidarsi. Senza nulla togliere ad approcci privati e pubblici maggiormente consapevoli dell’impatto ambientale delle nostre vite, che provino a prendere quello che di buono c’era nel nostro passato meno urbanizzato o in altre culture. Ma alla fine ci vogliono misure: regole, divieti, tasse. È forse la parte politica più allergica a prescindere a questa parole, che per inciso non è la mia, a poter essere accusata di fiducia incondizionata nel progresso. Per cui per me non si pone neanche il problema della normatività o descrittività di questo approccio. O c’è questa gestione, o c’è la non gestione.
Ma vabbè insomma sto esprimendo concetti molto mainstream e probabilmente troppo mainstream. È inutile che mi dilunghi. Siete voi che se avete voglia potete smontare i diversi layer o dipingere versioni alternative.