Madò, che decennio di merda.
Anche se sempre meglio della seconda metà degli anni 80, vero fondo del pozzo per il cinema nostrano.
Ma bando alle chiacchiere e iniziamo con le critiche.
GARAGE OLIMPO (bello, non lo rivedrerei neanche morto, ma bello) è un film di un regista italo-argentino, sulla storia recente argentina, recitato in spagnolo... ok, sarà stato prodotto con soldi italiani, ma che ci fa nella lista?
Concordo sul solitario Piavoli di VOCI NEL TEMPO, il profetico Fellini de LA VOCE DELLA LUNA, il miglior Tornatore di UNA PURA FORMALITA', il Moretti di CARO DIARIO, l'Amelio de IL LADRO DI BAMBINI.
Soldini mi piaceva, oggi mi è completamente svaporato nella considerazione, ogni tanto mi ricordo che esiste e morta lì.
Martone, boh, mai capito l'entusiasmo. MORTE DI UN MATEMATICO può starci, addirittura tre film mi pare un'esagerazione.
Idem per Amelio, tre film sono davvero un'enormità.
IL GRANDE COCOMERO, LA VITA E' BELLA, OVOSODO, per me vanno dal carino al modesto, che vengano considerati tra il meglio del decennio la dice lunga.
In mezzo agli altri Bertolucci sembra un titano del cinema. L'assente "L'assedio" mi piace molto di più di IO BALLO DA SOLA, che comunque devo dire non rivedo dall'epoca.
L'ODORE DELLA NOTTE e UN AMORE non li ho visti.
Al solito mi pare si porti sugli scudi un cinema realista, sociologico e giornalistico.
"Punito" come sempre il cinema più fantasioso.
Infatti eterno assente Nichetti, che pure nei 90 ha diretto alcune dei suoi film più belli, Volere volare e Luna e l'altra, ma anche Stefano quantestorie è meglio di mezzi film citati.
Grossa assenza anche i Ciprì e Maresco de Lo zio di Brooklyn e lo "scandaloso" Totò che visse due volte.
Meritava forse anche l'Olmi de Il segreto del bosco vecchio.
Sia mai, poi, tenere in considerazione gli ultimi barlumi del nostro fu cinema di genere: l'ultimo Fulci di Le porte del silenzio, Dellamorte Dellamore del poi perduto Soavi, Strane storie - Racconti di fine secolo della meteora Baldoni, Dove comincia la notte di Zaccaro (ovvero Avati che si vergognava di firmare un gran bel thriller invece di uno di quei suoi filmetti intimisti della malora).