Lo ZOMBIE
1. Night of the living dead (G. Romero, 1968)
Praticamente la preistoria dello zombie cinematografico: bianchiccio, andatura zoppicante, lento, sguardo vacuo, vestiti un po' sfatti; in pratica un uomo che va a fare la spesa dopo due giorni a 38 di febbre. Forse il più spaventoso, in quanto ancora così umano, così vivo.
2. Dawn of the Dead (G. Romero, 1978)
Ancora bianchicci, stavolta un po' più insanguinati.
3. Incubo sulla città contaminata (U. Lenzi, 1980)
Mai visto (il livello di trash mi pare inaffrontabile, a meno di non essere sotto l'effetto di sostanza), ma se non sbaglio è il primo zombie che corre. Volti ricoperti di croste orrende. Vestiti bene, però: camicetta sotto il maglioncino di cashmere oppure camicie in jeans appena acquistate da OVS, e si va a fighe post-atomiche.
4. Day of the dead (G. Romero, 1985)
Lo zombie comincia ad essere lo zombie che conosciamo oggi: pelle raggrinzita, sfatta, cadente, occhi iniettati di sangue, sdentato, sguardo assetato di membra. Lo zombie inizia a CAPIRE: forse c'è speranza, non tutto è perduto (concetto che riprenderà vent'anni dopo con Land of the dead).
5. Braindead (P. Jackson, 1992)
Gli zombie grotteschi di Peter Jackson non fanno paura, sono ridicoli pezzi di carne da macello. Ma forse non sono veri e propri zombie.
6. The walking dead (F. Darabont, 2010-infinito)
Lo zombie più "realistico". Devastato, smangiucchiato, insanguinato, orrendo. Però ormai, in un mondo infestato dal virus e dall'anarchia, non è più il nemico principale.
Ne ho lasciato perdere più d'uno perché non avevo più voglia, integrate voi.