Stavo spulciando il fondamentale thread "Merde", con un link che rimandava alla pagina FB di Elisa, dove quest'ultima se la prendeva con un tal Paolo Madeddu, colpevole di aver scritto un articolo al pepe sul nuovo album della cantante e giudice di "Amici". Sono così finito sul blog di questo tizio e - siccome stamattina ero particolarmente annoiato - mi sono letto qualche altro suo pezzo. Ho trovato piuttosto interessante questo articolo ( http://www.amargine....i-soloinitalia/), che sostanzialmente parla di artisti internazionali che si dice siano più famosi in Italia piuttosto che in patria. Mi sembra potenzialmente un bell'argomento di discussione, anche per cercare di capire le cause, i motivi per cui determinati gruppi (in alcuni casi persino dimenticati o caduti in disgrazia nel paese d'origine) abbiano trovato terreno così fertile qua da noi.
Il blogger fa un elenco prendendo in considerazione 11 artisti effettivamente molto popolari da noi, anche al giorno d'oggi, forse più che in UK/USA. Mi sembrano tutti nomi più che condivisibili, seppur con le dovute differenze. Ecco, avrei escluso giusto i Cranberries, perché all'epoca ottennero un successo mostruoso a livello mondiale; e i loro ultimi album, pur avendo ottenuto posizionamenti leggermente migliori in Italia (ma ve ne siete accorti?), sono comunque passati inosservati direi ovunque. Clamorosa invece la dimenticanza di Mika.
Meriterebbe poi un discorso a parte il prog rock degli anni '70, che infatti l'autore non affronta. Il caso più emblematico, e clamoroso, è senz'altro quello dei Van der Graaf Generator.
Ecco il listone:
1. Skunk Anansie
Con Post Orgasmic Chill arrivarono al n.16 nel Regno Unito – e non è un brutto risultato, se pensate al gruppo ispido che era. Certo, da allora in poi, Londra li ha defashionizzati: Wonderlustre è andato al n.1 in Italia, n.12 in Olanda, n.9 in Polonia, n. 58 in UK. L’ultimo tour, quello di Black Traffic, prevedeva una sola data a Londra, 3 in Italia, 5 in Germania. Quindi, sì, gli inglesi non li amano. Doesn’t make you right, oh no.
2. Placebo
In effetti sono piuttosto calunniati. All’inizio riscuotevano lo stesso tipo di successo ovunque (diciamo da top ten nella settimana dell’uscita del disco); con l’ultimo Loud Like Love sono andati bene in Europa continentale (n.2 da noi e in Austria, n.3 nei più consistenti mercati di Francia e Germania, n.1 in Svizzera. Aggiungiamo un n.9 in Australia, che è una scena particolarmente visibile per gli ex compagni di Impero). Ma non sono entrati in top 10 nel Regno Unito (n.13). Di sicuro sono sempre andati malone in Usa.
3. Spandau Ballet
Forse una delle prime band accusate di convincere solo noi fessi. In realtà furono forse una meteora nel mondo anglofono, ma pur sempre una meteora di quelle grosse: l’album True (1983) andò al n.1 in patria (dove non mancava concorrenza), n.13 da noi, e registrò un commendevole n.19 nella land of the free, home of the brave. La tendenza si era già invertita, forse per mancanza di incisività ritmica, con il pur rispettabile Through the Barricades, n.1 da noi, n.6 nel Regno, irreperibile oltreoceano. Il (di molto) successivo Heart Like a Sky fu notato (non molto) solo in Italia (n.9). Quanto al disco della reunion Once More (2009) è certificato come disco d’oro in Italia e disco d’argento nel Regno Unito. Però occhio: il nostro disco d’oro significa 25mila copie, il loro disco d’argento ne vale 60mila.
4. Rammstein
Un caso curioso di concordia, forse dovuto al fatto che per gli inglesi se non parli inglese sei un selvaggio spregevole, e per gli italiani, pure. Oddio, è pur vero che con il complessino qui, non stiamo parlando di gente ammodino. Sta di fatto che in questo secolo i loro dischi sono andati al n.1 (o ai numeri immediatamente successivi) in tutta Europa, e non solo nel mondo ostrogoto ma anche in Francia e Spagna. A tenerli a bada attorno al n.20 sono giusto Italia, Regno Unito e Stati Uniti (e a voler fare i precisi l’Ungheria, toh).
5. Ben Harper
Abbastanza stimato sotto la Statua della Libertà, ma il suo management è sempre molto attento a tre Paesi in particolare: Francia, Italia, Australia, dove riscuote più credito. I dati per Give Till It’s Gone (2011) parlano di un n.15 in Usa e un n.2 in Italia. E’ molto possibile che alla dogana inglese impediscano l’ingresso ai suoi dischi, ivi compresi quelli che hanno vinto dei Grammy Awards.
6. Manu Chao
Quivi è un nome cospicuo, ma a guardare le vendite dell’ultimo disco non scherza niente nemmeno in Francia, Spagna, Belgio, Austria, Svizzera e financo Norvegia. Nella grande Babylon, si limitano a citarlo, a volte, nelle riviste musicali, e sicuramente misspellano il suo nome. Vedete, non canta in inglese, quindi non riceve attenzione nella coolissima, internazionalissima Londra, my dearies. Blimey!
7. Patti Smith
Nome storico del “soloinItalia”, a causa dei concerti negli stadi strapieni di Bologna e Firenze negli anni 70, per lei inarrivabili altrove. E tuttavia, per quanto la si leghi a un mondo underground e alternativo, Easter e Wave entrarono in top 20 in Usa e UK all’uscita. Gli ultimi dischi hanno ottenuto risultati decenti (top 20, sempre) solo in Italia, Norvegia e Svezia. Tuttavia non esistono solo le vendite degli album al mondo, che lei gira raccattando premi prestigiosi: Ordre des Arts et des Lettres dal ministero della cultura francese, Rock’n'roll Hall of Fame, National Book Award, Polar Music Prize, quelle robe lì.
8. Dream Theater
Un percorso piuttosto prog, non a caso. Inizialmente amatissimi in Italia e Finlandia, poi anche in Giappone e Germania; alla fine, e dai e dai, hanno fatto un po’ breccia anche in USA (n.7) e UK (n.15) con l’ultimo disco.
9. Cranberries
Veramente stravenduti ovunque al loro apparire, sono stati gradualmente accompagnati ai margini nel mondo anglosassone; il loro ultimo disco Roses, entrato in top ten in Italia (n.9), si è fermato al n.37 in Gran Bretagna.
10. Anastacia
Ah, questa non ve la aspettavate. Negli Stati Uniti non la prendono in considerazione se non al momento di pagare le tasse – su quel che guadagna qui in Europa (principalmente in Germania). Negli ultimi dieci anni, un quinto e un sesto posto in Italia, un nono e un diciassettesimo posto in UK.
11. Morcheeba
Non completamente ignorati in patria come si diceva un tempo, ma in effetti sempre un po’ meglio nelle classifiche di vendita italiane rispetto alla perfida Albione. Tranne gli ultimi dischi, che fanno schifo ecumenicamente qui e lassù. Gli è rimasta una fan base affezionata in Francia, che li ha sospinti generosamente al n.25. Ma di più non si poteva chiedere.
Quali altri gruppi aggiungereste?