1. La si può leggere così, ma la si può leggere anche come un estremo tentativo per Fitzgerald di salvarsi la pelle. Poi considera che quest’ultimo è il plotter del film: a lui è demandato di annodare l’intrigo da cui parte la storia ed è solo con il suo congedo che questa può dirsi conclusa; in quanto plotter e persona estremamente calcolatrice, in quanto uomo (pur di bassissima lega) che fa il racconto cui hai accennato su Dio-scoiattolo, non è personaggio da non poter dire frasi troppo elaborate, cosa che questa frase non è, oltre a non essere più banale dell’altra che tu hai proposto, “Ti ammazzo!”, quella sì da telefilm pomeridiano o cartone animato giapponese. Ma ammettiamo pure che sia una frase troppo elaborata: perché Inarritu non gli avrebbe dovuto affidare un messaggio, coincidente – per quanto possa apparire paradossale – probabilmente con il suo pensiero, in base al quale la vendetta non serve a niente? E infatti su Glass la frase ha un forte effetto, ce ne accorgiamo perfettamente.
2. Con “La vendetta è nelle mani di Dio” dovremo intendere che Dio è l’unico arbitro delle vicende umane e che tutto quanto il male commesso avrà un suo castigo nell’aldilà, e solo quello. Ora, Glass, già destabilizzato da quel che ha sentito (lo vediamo trasformato, alla fine del film), non ha l’ardire di porsi allo stesso livello di Dio, così lascia il suo nemico, o quel che ne rimane, alla corrente, al “tutto scorre”… Morirà annegato? Si incaglierà? Naufragherà sul greto del fiume? Gli indiani lo acciufferanno? O lo lasceranno andare e si occuperanno dell'altro bianco? Tutto questo Glass, mentre lascia la presa, non può saperlo; ha solo l’impulso a lasciarlo andare, forse mosso da un ultimo strano quanto incomprensibile gesto di pietà o viltà. E poi: gli indiani fanno (anzi finiscono di fare) lo scalpo a Fitzgerald; a me stupisce in questa scena anche che non lascino andare Glass, a te no? A meno che non mi sia sfuggito qualcosa dell’intreccio. Inoltre: e se gli indiani fossero Dio? Sarebbe l'estremo esito del mito del buon selvaggio che il film propugna.
3. Che l’inquadratura finale non ti abbia detto niente lo imputo alla tua mancata identificazione con il personaggio nell'intero corso del film. Per qualche bizzarra ragione, qualche spettatore lotta e soffre con lui per tutto il film, qualcun altro no. Al primo, l’inquadratura finale “parla”. Glass ha la sua visione mistica, forse non supererà quest’ultima prova, gli indiani lo risparmiano forse per farlo morire di freddo, stremato dalla lotta com’è; ha subìto una metamorfosi, ha quell’attimo di lucidità che lo spinge a chiedersi “A che è valso?”. Oppure a dirsi “Tutto il mio cammino, tra mille travagli, per sollevarmi da questo peso terreno; ora finalmente vedo”. O ancora, quello sguardo non ci comunica altro che la sua morte imminente (cosa comunque che non si può dare assolutamente per scontata). O ancora… Vedi? Lo sguardo finale si presta a più di un’interpretazione, il che me lo rende più di una piatta inquadratura di uno sguardo umano. E il che, pure, trascende il mero discorso “identificazione/non identificazione”.