In funzione ricerca non ho trovato un topic sui grandi o meno caratteristi della storia del cinema
mi è venuto in mente l'argomento pensando a questo grande e pacioccoso attore che quasi sempre ha fatto la parte del generoso ed eroico buontempone che ne se una più del diavolo
l'italo americano Enest Borgnine
ricordo solo in "Inferno sul Fondo" che fece la parte del doppiogiochista, invece negli altri che ho visto ricordo che la sua figura è sempre positiva, ma chissà in quanti altri film ha partecipato....
fantastico in "1997 Fuga da New York" dove sembra autocitarsi/celebrarsi definitivamente come personaggio quasi da fumetto
ha pure preso un Oscar come protagonista nel 1956 in "Marty, Vita di un Timido" film che non conosco
Veramente Borgnine vinse l'oscar come attore protagonista con la parte del macellaio timido e di buon cuore di Marty un contrapposizione ai suoi ruoli da caratteristia solitamente duri e psicotici, valga per tutti quello dello spietato sergente Judson in Da qui all'eternità senza ovviamente dimenticare quello del braccio destro di Pike Bishop ne Il Mucchio Selvaggio passando per tutta una serie di personaggi tutt'altro che positivi (Vera Cruz, Johnny Guitar, L'imperatore del Nord e chi più ne ha più ne metta).
Sicuramente a volte ha fatto pure il pacciocoso e il buon tempone ma secondo me dava il meglio di sè proprio quando doveva interpretare personaggi ottusamente violenti.
Borgnine interpretò anche il centurione in Gesù di Nazareth, quando chiede la guarigione del servo. Non si perché ma è una delle scene di film che mi commuovono di più.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
Topic interessante che merita di essere rilanciato.
Parliamo di un attore gigantesco, serio candidato al titolo di miglior attore caratterista vivente, di cui pure scommetto molti ignorano persino l'esistenza.
BRIAN COX
Scozzese, classe 1946, grandissimo e celebrato soprattutto a teatro (2 Lawrence Olivier Award vinti) , ha già quasi quarant'anni quando esordisce al cinema con un ruolo memorabile, quello di Hannibal Lecter in Manhunter di Michael Man.
Se il personaggio raggiungerà poi fama mondiale nell'interpretazione indimenticabile e gigionesca di Anthony Hopkins bisogna dire che il nostro esce dal confronto almeno con un pareggio (e scusate se è poco) anche se a titolo personale posso dire che secondo me Scozia batte Galles 2-1.
Da lì in poi inizia una lunga serie di interpretazioni di grande livello, spesso in ruoli di supporto, in cui Cox puo mettere in mostra tutta la sua bravura frutto in egual misura di talento cristallino, tecnica infallibile e sensibilità sopraffina.
Da ricordare almeno in:
Braveheart (1995), è il patrigno di Mel Gibson.
The Boxer (1997) di Jim Sheridan, è il leader dell'IRA stanco e molto umano e tiene tranquillamente testa a Daniel Day Lewis.
Rushmore (1998) di Wes Anderson, indimenticabile nel ruolo del Dr. Guggheneihm
La 25 ora (2002), di Spike Lee, nel commovente ruolo del padre di Edward Norton.
Spietato e animalesco Agamennone in Troy di Wolfang Petersen (2004)
Protagonista assoluto in The Good Heart (2009)
Ma da Match Point di Woody Allen, alla saga di Bourne e del Pianeta delle Scimmie sino alla serie tv Deadwood sono veramente moltissime le occasioni per vedere all'opera questo straodinario e prolifico interprete.
Bravo, man, lui è un piccolo mito di casa mia. Per me nella battaglia degli Hannibal ne esce trionfante (ma non faccio testo perché non sopporto quello di Hopkins). Sentite la violenza dell' "And?" a 1:06.
Quando incontro qualcuno che sa chi sia, di solito mi ci fidanzo o diventa uno dei miei migliori amici
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Talmente brutto che e' da considerare 90
In pratica vogliono il magical negro senza i poteri magici, sai che palle.
I voti sono sull'attività svolta e sulle iniziative dichiarate o parzialmente avviate
Quando ero bambino l'insignificante cittadina in cui ancora vivo aveva ben due canali locali, uno dei quali era la mitica Tele Rovereto. Un canale che viveva solo delle programmazione delle ore notturne (era l'epoca in cui si potevano ancora trasmettere i porno integrali). Il giorno era solo un gigantesco buco da tappare, riempito da decine di film trasmessi alla rinfusa. Chi li metteva in programmazione non andava evidentemente troppo per il sottile, perché trasmettevano di tutto a tutte le ore, dai soft erotici agli horror più truci. A far la parte del leone erano i film di genere italiani degli anni 60 e 70. Spaghetti western, poliziotteschi, maccaroni kombat, horror e thriller all'italiana, exploitation varia. A ripensarci ora erano film relativamente recenti negli anni 80, eppure fin da bambino mi apparivano come roba lontanissima. Colori, musiche, suoni, vestiti, basette, baffi e pettinature appartenti ad un'altra epoca. Anche le facce erano diverse. Tra queste, chissà perché, una mi colpiva in modo particolare. Un biondino dal viso quasi infantile e timido, che però faceva sempre la parte del maniaco, del perveritito, del matto. Luciano Rossi.
I più lo ricordano per la parte del Timido nel primo Trinità o del povero "capo indiano" in Due superpiedi quasi piatti. A me piace ricordarlo in uno dei suoi rari ruoli di un certo peso nell'interessante "Django il bastardo", sulfureo e grezzo spaghettaccio che anticipa certe cose dei western di Eastwood (il Django di questo film è di fatto un fantasma che torna dell'inferno per vendicarsi dei suoi assassini), in cui Rossi, tanto per cambiare, fa la parte di un ricco debosciato, perverso e spiritatissimo. Scorrere la lista degli oltre 70 film in cui ha partecipato in 17 anni di carriera, dal vero "Django" nel '65 allo spaghetti-fantasy presumibilmente di serie Z "Sangraal, la spada di fuoco" del '82*, significa ripercorrere un periodo irripetibile e leggendario del nostro cinema, tra (pochi) alti e (tanti) bassi allucinanti, tra titoli come "Donne e magia con satanasso in compagnia" a misconsciuti gioielli come "Sledge". Sicuramente uno scenario più divertente di quello degli ultimi 30 anni di nostro cinema.
E' morto nel 2005. In giro per internet si legge che avrebbe avuto problemi mentali e sarebbe stato anche in manicomio. Mi sembra una cosa troppo legata ai suoi personaggi, non mi stupirebbe si trattasse di una diceria. Ma non mi stupirebbe neanche il contrario.
*in realtà il suo ultimo film sarebbe "Lunga vita alla Signora" del '87, piccolo capolavoro sottovalutato di Olmi, ma non è decisamente un film rappresentativo della sua carriera.
L'altro giorno scorrendo la nuova classifica degli attori italiani su OC, una pecca abbastanza grave per è stata la mancanza di Salvo Randone.
Attore teatrale e cinematografico, nato a Siracusa il 25 settembre 1906 e morto a Roma il 6 marzo 1991. Della sua arte recitativa resta l'abilità nel rendere le ambigue sfaccettature psicologiche o l'inquietante tormento dei personaggi interpretati, testimonianza di un'acuta intelligenza d'attore risolta tanto nella secchezza del gesto e del tratto mimico, quanto nell'espressività di un volto tagliato come una maschera antica, ma dove lampeggiava il segno tutto moderno, 'pirandelliano', della condizione umana. [...]
Noto soprattutto per il prolifico sodalizio con Petri, in realtà Randone ha lavorato con quasi tutti i più grandi registi italiani in circolazione negli anni '60 e inizio '70.
I giorni contati (1962)
Alla seconda collaborazione con Petri, Randone è il protagonista di questa bellissima pellicola dove interpreta lo stagnaro Cesare, uomo gentile ma cupo e pieno di rimpianti
Salvatore Giuliano (1962)
Le mani sulla città (1963)
Nei due capolavori di Rosi, interpreta rispettivamente il Presidente della corte d'Assise e il politicante professor De Angelis
Fellini Satyricon (1969)
E' Eumolpo, poeta anziano e perennemente ubriaco, disgustato dal decadimento della poesia
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970)
La classe operaia va in paradiso (1971)
La proprietà non è più un furto (1973)
Il Militina...
Il poliziotto è marcio (1974)
Partecipa anche a una manciata di film di genere (anche una apparizione in Danza Macabra di Margheriti). Qui, sotto la direzione di Fernando Di Leo, è il maresciallo Malacarne, padre di Luc Merenda
E meglio definisce la qualità di Randone che, più che un caratterista, era uno che si prendeva la scena per cinque minuti e poi spariva. L'ho sempre associato a un che di sadismo al cinema...
Con Randone citerei anche L'assassino, primo film di Elio Petri interpretato appunto da Randone e Mastroianni. Buon esordio di Petri anche se non all'altezza de I Giorni Contati (forse il mio preferito di Petri), anche qui Randone ha un ruolo importante di coprotagonista quasi antagonista.
Poi ci sarebbe La Parmigiana di Pietrangeli con la Spaak, altro bel film, Randone fa la parte del bravo padre di famiglia, con cui la Spaak simpatizza perchè in quanto anziano è l'unico che non ci prova con lei e con cui lei si trova a suo agio. Poi alla fine ci prova pure lui, che tanto santo non era, anzi era proprio arrapato dell'averla sempre in casa, era solo un po' più represso degli altri e frenato dalla differenza di età.
Qui insomma in un ruolo minore ma comunque importante. E bravo come al solito.
C'è anche la parte dell'ispettore in Mio Caro Assassino di Valerii, ma li l'hanno doppiato quindi si perde parecchio e la cosa mi da un certo fastidio, perchè aveva una voce davvero espressiva (come pure Volontè nei primi Leone, però in quel caso i film sono talmente belli che comunque ci si passa sopra).
Per me è più o meno alla pari di Volontè, quando duettano nei film di Petri gli tiene testa, se non è alla pari perlomeno non si nota il divario come negli altri casi.
Il poliziotto è marcio è stata invece una delusione, mi piace Di Leo ma quel film è parecchio traballante e Luc Merenda come protagonista affosserebbe qualsiasi film, quell'uomo era una macchina distruggi espressioni!
uno che l'ho sempre visto recitare la parte del socio dell'eroe, di quello che magari in pensione la sa comunque lunga, ma siccome è in pensione da solo consigli e supporto è George Kennedy
Ieri sera ho visto "Pietà per i giusti", grande noir-poliziesco dall'impianto teatrale (si svolge per larga parte all'interno di una piccola stazione di polizia di New York), diretto nel 1951 da William Wyler. Al fianco dei divi Kirk Douglas (immenso, in una delle sue migliori interpretazioni) ed Eleanor Parker (bella, brava e intensa), presenta una serie di comprimari uno più azzeccato dell'altro. Dal poliziotto dal cuore tenero William Bendix (tra i più riconoscibili caratteristi della Vecchia Hollywood) al delinquente italo-americano Joseph Wiseman (schizzatissimo, sembrava uscito da un film dei fratelli Coen), fino ad arrivare alla cleptomane svampita interpretata da Lee Grant (candidata all'Oscar e premiata a Cannes). Quest'ultima in particolare mi è entrata nel cuore, uno di quei personaggi talmente fragili e umani a cui è impossibile non affezionarsi: riesce a far ridere e a commuovere.
Ridiamo un po' di fiato a questo topic anche se all'attore di cui vi parlerò la definizione di caratterista sta decisamente stretta.
JOHN CAZALE
E' semplicemente uno dei più grandi attori della storia nonostante i suoi film totali siano stati solo 5 e i suoi ruoli veramente importanti 2.
E con buona pace dei De Niro, Pacino e Hoffman, è stato l'attore probabilmente più intimamente conneso e rappresentativo degli anni 70 e delle loro inquietudini, alla tecnica recitativa sopraffina di questi (ma quella di Cazale è veramente mostruosa, a livello di un Brando) aggiungeva una caratteristica unica: la totale mancanza di ego e istrionismo che rendeva i suoi personaggi più veri del vero.
Esordisce nel Padrino, scelto da Coppola dopo averlo visto a teatro, il provino a cui si sono sottoposti tutti gli attori del film per lui è solo una proforma, ed è praticamente da subito un veterano, nessuna incertezza, nessuna ingenuità, pur con minutaggio ridotto lo spessore dato al suo Fredo Corleone ha del miracoloso.
Il regista lo rivuole subito per il film successivo, una piccola parte ne la Conversazione come aiutante di Gene Hackman, a cui il nostro regala una genuina postura operaia, nello stesso anno torna nei panni di Fredo ne Il Padrino parte II.
Grazie al ruolo ampliato ad hoc dal regista che era stato molto impressionato dalle capacità dell'attore, assisistiamo a un assolo interpretativo ancor oggi strabiliante: nel debole, complessato, triste fratello del Padrino John Cazale dispiega tutta la sua arte, regalandoci alcune delle scene meglio recitate della storia, da questo teso duetto con l'amico di sempre Al Pacino, al finale disperato sul lago gelato.
Proprio Al Pacino convince Sidney Lumet a fare un provino a Cazale (che dopo il succeso dei Padrini era tornato al teatro, per lui il cinema non sarà mai una priorità, ma semplicemente una forma di espressione) per Quel Pomeriggio di un giorno da Cani, il regista che per il ruolo vuole un ventenne lo fa solo per accontentare il suo attore principale ma rimane letteralmente folgorato.
Dalla sua entrata in scena (indimenticabile, come giustamente osserva Steve Buscemi non si era mai visto prima un personaggio del genere al cinema) al drammatico finale la sua prestazione nel film è sublime, accordata su una nota di imprevedibilità e minaccia costante mischiati senza soluzione di continuità a un'umanità e una fragilità lancinanti.
La famosa scena improvvisata del Wyoming (in Italiano California ), Pacino altrettanto fenomenale ovviamente
Tornato nuovamente al teatro gli verrà purtroppo diagnosticato un tumore ai polmoni che lo porterà alla morte a soli 42 anni, gli resta solo il tempo di intrepretare un ultimo ruolo ne Il Cacciatore di Michael Cimino al fianco della giovane compagna Meryl Streep, il regista lo vuole a tutti i costi e viste le drammatiche condizioni dell'attore organizzerà le riprese in modo che possa completare il film mentre De Niro pagherà di tasca propria l'elevatissima penale assicurativa.
In sua memoria nel 2009 è uscito il bel documentario I Knew it was you, praticamente 40 minuti di slinguazzata sulle fenomenali doti del nostro da parte di gente come Al Pacino, De Niro, Meryl Streep, Coppola, Lumet, Richard Dreyfuss, Steve Buscemi, Sam Rockwell, Seymour Hoffman, persino Gene Hackman interrompe il suo ritiro per registrare un breve ricordo, e scusate se è poco.
Il vecchio John avrebbe sicuramente apprezzato.
Ridiamo un po' di fiato a questo topic anche se all'attore di cui vi parlerò la definizione di caratterista sta decisamente stretta.
JOHN CAZALE
E' semplicemente uno dei più grandi attori della storia nonostante i suoi film totali siano stati solo 5 e i suoi ruoli veramente importanti 2.
E con buona pace dei De Niro, Pacino e Hoffman, è stato l'attore probabilmente più intimamente conneso e rappresentativo degli anni 70 e delle loro inquietudini, alla tecnica recitativa sopraffina di questi (ma quella di Cazale è veramente mostruosa, a livello di un Brando) aggiungeva una caratteristica unica: la totale mancanza di ego e istrionismo che rendeva i suoi personaggi più veri del vero.
Esordisce nel Padrino, scelto da Coppola dopo averlo visto a teatro, il provino a cui si sono sottoposti tutti gli attori del film per lui è solo una proforma, ed è praticamente da subito un veterano, nessuna incertezza, nessuna ingenuità, pur con minutaggio ridotto lo spessore dato al suo Fredo Corleone ha del miracoloso.
Il regista lo rivuole subito per il film successivo, una piccola parte ne la Conversazione come aiutante di Gene Hackman, a cui il nostro regala una genuina postura operaia, nello stesso anno torna nei panni di Fredo ne Il Padrino parte II.
Grazie al ruolo ampliato ad hoc dal regista che era stato molto impressionato dalle capacità dell'attore, assisistiamo a un assolo interpretativo ancor oggi strabiliante: nel debole, complessato, triste fratello del Padrino John Cazale dispiega tutta la sua arte, regalandoci alcune delle scene meglio recitate della storia, da questo teso duetto con l'amico di sempre Al Pacino, al finale disperato sul lago gelato.
Proprio Al Pacino convince Sidney Lumet a fare un provino a Cazale (che dopo il succeso dei Padrini era tornato al teatro, per lui il cinema non sarà mai una priorità, ma semplicemente una forma di espressione) per Quel Pomeriggio di un giorno da Cani, il regista che per il ruolo vuole un ventenne lo fa solo per accontentare il suo attore principale ma rimane letteralmente folgorato.
Dalla sua entrata in scena (indimenticabile, come giustamente osserva Steve Buscemi non si era mai visto prima un personaggio del genere al cinema) al drammatico finale la sua prestazione nel film è sublime, accordata su una nota di imprevedibilità e minaccia costante mischiati senza soluzione di continuità a un'umanità e una fragilità lancinanti.
La famosa scena improvvisata del Wyoming (in Italiano California ), Pacino altrettanto fenomenale ovviamente
Tornato nuovamente al teatro gli verrà purtroppo diagnosticato un tumore ai polmoni che lo porterà alla morte a soli 42 anni, gli resta solo il tempo di intrepretare un ultimo ruolo ne Il Cacciatore di Michael Cimino al fianco della giovane compagna Meryl Streep, il regista lo vuole a tutti i costi e viste le drammatiche condizioni dell'attore organizzerà le riprese in modo che possa completare il film mentre De Niro pagherà di tasca propria l'elevatissima penale assicurativa.
In sua memoria nel 2009 è uscito il bel documentario I Knew it was you, praticamente 40 minuti di slinguazzata sulle fenomenali doti del nostro da parte di gente come Al Pacino, De Niro, Mery Streep, Coppola, Lumet, Richard Dreyfuss, Steve Buscemi, Sam Rockwell, Seymour Hoffman, persino Gene Hackman interrompe il suo ritiro per registrare un breve ricordo.
Il vecchio John avrebbe sicuramente apprezzato.
Forse il più geniale. Anche perché 5 sono i film che ha fatto e 5 i capolavori.
I knew it was you me lo ricordo davvero bello e commovente.
La scena di lui che si controlla la zip dei pantaloni per la foto è una di quelle robe che ti fa capire quanto fosse bravo.
Nella lunga storia del cinema italiano, Jimmy è sempre stato (almeno dal finire degli anni cinquanta) una presenza-assenza delicata che non riusciva a trasformare definitivamente la qualità della pellicola, ma era come dire? Il suo pseudo isterismo riusciva a fondersi in modo alquanto dissonante con la colonna sonora.
Jimmy ha partecipato ad un film che amo visceralmente: BRONSON. Quando l'indimenticabile protagonista viene bombardato dai psicofarmaci e sbava e rantola come uno zombie, l'immenso regista spedisce la realtà del cinema all'inferno e ci mostra un surrealismo che è una delle più grandi Utopie nella storia del cinema di qualità: l'interno in cui dimorano i malati mentali criminali si divide nettamente tra la ribellione consapevole del ghiaccio dei forzatamente allacciati alle cinture di sicurezza e.. quel ballo (una delle scene più belle in assoluto del cinema) in cui Jimmy è protagonista; già vecchio e molto malato finalmente può recitare senza copione e dominare nettamente la potenza musicale dei PET SHOP BOYS.
Jimmy, nella sua fortunata carriera, è riuscito ad essere un caratterista ma con la possibilità di-segnare sul vasto pentagramma della storia cinematografica italiana, delle cadenze tardo mozartiane. Non vado a controllare la sua filmografia completa, ma sono sicuro che un dominatore del Tutto come Federico Fellini aveva paura di queste sue caratteristiche, che il genio riminese fiutava in termini parapsicologici: sono sicuro che non ha mai lavorato con Federico.
J.T. Walsh, caratterista simbolo dei 90's americani, a cavallo fra generi e produzioni di medio-alto livello. Memorabile in, fra quelli che ho visto e in ordine cronologico: Good Morning Vietnam, The Grifters, Backdraft, A Few Good Men, Red Rock West, Blue Chips, The Last Seduction, Nixon, The Negotiator, Pleasantville.
2
The core principle of freedom Is the only notion to obey
Volto abbastanza noto che però non mi pare abbia mai avuto importanti ruoli da protagonista principale (comunque non è che abbia visto tutto, quindi può essere che mi sbaglio).
Ridiamo un po' di fiato a questo topic anche se all'attore di cui vi parlerò la definizione di caratterista sta decisamente stretta.JOHN CAZALE
E' semplicemente uno dei più grandi attori della storia nonostante i suoi film totali siano stati solo 5 e i suoi ruoli veramente importanti 2.
E con buona pace dei De Niro, Pacino e Hoffman, è stato l'attore probabilmente più intimamente conneso e rappresentativo degli anni 70 e delle loro inquietudini, alla tecnica recitativa sopraffina di questi (ma quella di Cazale è veramente mostruosa, a livello di un Brando) aggiungeva una caratteristica unica: la totale mancanza di ego e istrionismo che rendeva i suoi personaggi più veri del vero.
Esordisce nel Padrino, scelto da Coppola dopo averlo visto a teatro, il provino a cui si sono sottoposti tutti gli attori del film per lui è solo una proforma, ed è praticamente da subito un veterano, nessuna incertezza, nessuna ingenuità, pur con minutaggio ridotto lo spessore dato al suo Fredo Corleone ha del miracoloso.
Il regista lo rivuole subito per il film successivo, una piccola parte ne la Conversazione come aiutante di Gene Hackman, a cui il nostro regala una genuina postura operaia, nello stesso anno torna nei panni di Fredo ne Il Padrino parte II.
Grazie al ruolo ampliato ad hoc dal regista che era stato molto impressionato dalle capacità dell'attore, assisistiamo a un assolo interpretativo ancor oggi strabiliante: nel debole, complessato, triste fratello del Padrino John Cazale dispiega tutta la sua arte, regalandoci alcune delle scene meglio recitate della storia, da questo teso duetto con l'amico di sempre Al Pacino, al finale disperato sul lago gelato.
Proprio Al Pacino convince Sidney Lumet a fare un provino a Cazale (che dopo il succeso dei Padrini era tornato al teatro, per lui il cinema non sarà mai una priorità, ma semplicemente una forma di espressione) per Quel Pomeriggio di un giorno da Cani, il regista che per il ruolo vuole un ventenne lo fa solo per accontentare il suo attore principale ma rimane letteralmente folgorato.
Dalla sua entrata in scena (indimenticabile, come giustamente osserva Steve Buscemi non si era mai visto prima un personaggio del genere al cinema) al drammatico finale la sua prestazione nel film è sublime, accordata su una nota di imprevedibilità e minaccia costante mischiati senza soluzione di continuità a un'umanità e una fragilità lancinanti.La famosa scena improvvisata del Wyoming (in Italiano California ), Pacino altrettanto fenomenale ovviamente
Tornato nuovamente al teatro gli verrà purtroppo diagnosticato un tumore ai polmoni che lo porterà alla morte a soli 42 anni, gli resta solo il tempo di intrepretare un ultimo ruolo ne Il Cacciatore di Michael Cimino al fianco della giovane compagna Meryl Streep, il regista lo vuole a tutti i costi e viste le drammatiche condizioni dell'attore organizzerà le riprese in modo che possa completare il film mentre De Niro pagherà di tasca propria l'elevatissima penale assicurativa.
In sua memoria nel 2009 è uscito il bel documentario I Knew it was you, praticamente 40 minuti di slinguazzata sulle fenomenali doti del nostro da parte di gente come Al Pacino, De Niro, Meryl Streep, Coppola, Lumet, Richard Dreyfuss, Steve Buscemi, Sam Rockwell, Seymour Hoffman, persino Gene Hackman interrompe il suo ritiro per registrare un breve ricordo, e scusate se è poco.
Il vecchio John avrebbe sicuramente apprezzato.
Questo post fa bene all'anima, grazie. Condivido tutto, la mancanza dell'ego spropositiato e a volte fuori luogo dei vari Pacino e De Niro (che sono comunque probabilmente i miei preferiti) lo rendevano un attore che recitava ma che "non si vedeva". Strepitoso e incisivo al massimo in ognuno di quei pochi film che ha fatto che son comunque tutti grandi film, capolavori. Quanto mi sarebbe piaciuto vederlo in C'era una volta in America, forse il mio film preferito di sempre. Avrebbe coronato ancora di più la sua già importante carriera.
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"Con marina ironia paturnie notturne ormeggio
Sogno un mio volteggio umano, da gabbianone"