Il problema è che la nostra nazionale viene gestita dal duemilanove come fosse una selezione di un all-star game. Ne scegliamo dodici, con criteri spiccioli - merito e credito presso i rispettivi club - e li lasciamo liberi di sfogare il loro potenziale, tanto può essere che qualcosa la vincano: giocano pure in NBA, vincono anelli, gare del tiro da tre, titoli di giocatore del mese, campionati italiani tiratissimi e compagnia bella. L'effettiva esplosione di un paio di azzurri oltreoceano, unita al fatto di aver ingaggiato un allenatore che, tutto sommato, è sempre stato abituato a gestire roster molto, ma molto più forti della concorrenza, ha semplicemente contribuito a fossilizzare un problema che rischia di diventare cronico, quantomeno per questa generazione.
Non sono contro Pianigiani a prescindere, non ho alcuna antipatia per l'uomo, che peraltro non conosco. Mi baso semplicemente su quello che ho visto e sulle debolezze che abbiamo manifestato, debolezze da me elencate anche a caldissimo, dopo vittorie entusiasmanti dal punto di vista emozionale come quelle con Spagna (merda) e Germania. La più evidente, quella che ci ha fatto uscire dal torneo, è la sofferenza contro le squadre che eseguono. Proprio perché, in quei casi, è minima la probabilità di incontrare una formazione con la nostra stessa tendenza a non fare un cazzo, in attesa che il talento sistemi le cose. Abbiamo sofferto così tanto da rischiare di perdere contro l'Islanda, paese con bacino d'utenza e altezza media pari, all'incirca, alla provincia di Reggio Calabria. Stava per spedirci a casa la Germania: ci siamo solo salvati perché hanno eseguito - alla perfezione - un ordine conferito cinofallicamente dal loro allenatore nel corso dell'ultimo timeout. Le abbiamo prese da una Turchia lontana dai fasti degli ultimi anni. Certo, abbiamo battuto una Spagna che più o meno ci assomiglia, ma un po' più organizzata e con un po' meno talento (anche per via di qualche assenza pesante), rispetto agli ultimi scontri diretti.
Ieri la Lituania ci ha distrutti dal punto di vista del gioco: ogni loro possesso offensivo era una rumba in cui tutti - e dico tutti - gli elementi del quintetto bloccavano almeno due volte, tagliavano altrettante e in cui la palla volava da una parte all'altra dell'attacco a velocità siderali. Un sistema volto a minimizzare l'assenza di monumenti del gioco, come Sabonis, Jasikevičius - o altri che non sto qui a nominare - e a valorizzare le caratteristiche di tutto il roster. Compreso quel barbuto dello Zalgiris - note salienti: un tiro mortifero, e poi basta - che è stato messo sistematicamente nelle condizioni di fare quel poco che sa fare, senza elementi di disturbo. L'unica volta che si è avventurato in palleggio è andato a un metro buono dal ferro. Ecco, uno così è stato capace di mettere tre tiri pesantissimi. O forse dovrei dire che il loro allenatore, e quindi il loro sistema di gioco, è stato capace di farglieli prendere? Forse.
Come mai nella nostra formazione c'è gente che neanche si interessa della questione offensiva? Siamo proprio sicuri che ai giocatori di minor talento venga concessa - dagli schemi, mica da qualche entità superiore - la possibilità di far parte del gioco? Non ho visto schemi in grado di liberare un Belinelli, non mi stupisce che non ve ne siano per un Cinciarini. Tutto questo per dire che coi giocatori ci si può incazzare il giusto. Non è inadeguato Cinciarini, è inadeguato il set che deve interpretare. Stessa cosa per Hackett, che ha, in più, il difetto di essere un tantino meno intelligente. Per gli altri, vale il discorso fatto nella mia prima considerazione. Gallinari domina non certo per Pianigiani; Belinelli mette dei tiri da circo perché, salvo ognuno, è uno dei migliori tiratori della lega che conta; Bargnani è stato prima scelta assoluta, ci manca pure che non metta qualche tiro o non sappia mettere per terra l'arancia; Gentile è una bestia che arriva al ferro quando vuole, anche se non c'è scritto sulla lavagnetta. Siamo arrivati tra le prime otto d'Europa in una situazione di totale autogestione. Non abbiamo mai cambiato una difesa, non abbiamo mai fatto una pressione degna di questo nome. Penso siano dati di fatto. Poi Pianigiani è sempre libero di dire che non abbiamo azzeccato un cambio difensivo perché lungo e guardia non si sono mai parlati. Che abbiamo subito penetrazioni anche dall'ultimo degli scappati di casa perché i lunghi non avevano voglia di aiutare. Che non abbiamo mai coperto il lato debole perché ci rugava così. Aspetto con fiducia l'analisi tecnica della debacle.
E che non mi si venga a dire che non c'è tempo per allenare tutti 'sti campioni sparsi in giro per il mondo. Vale per tutti, anche per quel Valančiūnas che ci ha mangiato in testa sostanzialmente in ogni possesso. I giocatori non sono capre. Belinelli ci impiega tre secondi ad eseguire, coi tempi giusti, anche lo schema più complicato; il solo fatto che sia sceso in campo - e a lungo - al servizio di coach Popovich lo certifica. De Colo, invece, uno che dallo stesso ex agente segreto ha preso praticamente la patente di cretino, domina l'europeo con la maglia della Francia. Parker e Diaw non mi pare facciano questioni o abbiano difficoltà. Se uno sa giocare, il mestiere di chi lo deve allenare può essere solo più agevole. Gasol fa il cazzo che vuole, sbattendosi molto di più di quanto faccia in America, bloccando per il più scarso dei compagni e aiutando su qualsiasi linea di penetrazione. Detto questo, a Pianigiani, è stata data la facoltà di allenare part-time, di firmare contratti in Turchia, di fare il cazzo che ha voluto.
Si è capito che pretendo l'esonero?
A quanto leggo, Tranquillo ha scritto, in modo giusto un filo più pacato, le stesse cose.