Apro per non dover andare ot in Tutto_Scienze, ma qui la scienza è chiaramente benvenuta.
Inizierei subito dalla "cosa difficile", the Hard Problem of Consciousness, che ad esempio Marguati trovava mal posto e meno interessante rispetto a quello che non mi sento di definire "Easy". Invito lui stesso a definire meglio quello e mostrarcene il fascino.
Hard Problem of Consciousness: perché abbiamo coscienza delle esperienze e in che modo queste assumono le loro specifiche qualità?
La domanda non è particolarmente complicata, però non si può negare che i sottintesi e gli assunti ivi nascosti siano già di per sé problematici. In generale, va sottolineata una difficoltà terminologica che si affianca a quelle "filosofiche"1.
Nella difficoltà di vincere pigrizia e impazienza, non ho pensato una ripartizione tematica precisa: mi limiterò a copincollare delle osservazioni appuntate leggendo sfacciatamente da en.wiki le pagine su qualia, HPC e affini.
The hard problem of consciousness is the problem of explaining how and why we have qualia or phenomenal experiences—how sensations acquire characteristics, such as colors and tastes.
Già questo è equivoco, le sensazioni sono le caratteristiche (ma non la descrizione delle caratteristiche).
È la visione platonica dell'informazione come altro dal mondo fisico, a farci credere che un cervello possa acquisire l'informazione sul colore di un oggetto rosso prescindendo dell'esperienza (almeno potenziale) del rosso?
Potrei essere daltonico e sapere da una persona non daltonica ed infinitamente affidabile che un oggetto è rosso. L'onere dell'esperienza del rosso è spostato su questo amico. Almeno so che il colore esiste, pur non potendolo esperire, perché posso esperire la facoltà di distinzione, in base ad esso, che gli altri hanno ed io no. Questo amico potrebbe benissimo essere un apparato sperimentale e la qualità ricercata potrebbe essere non il rosso, ma una banda dello spettro non visibile della luce, o qualsiasi altro fenomeno che non possiamo esperire con i sensi, ma di cui possiamo verificare sensibilmente l'effetto su un qualche sistema di conversione.
-I qualia sono in quanto sono distinti fra loro. Non penso possa esistere un'esperienza del rosso in un sistema neurale sensibile solo ed esclusivamente ad una frequenza dello spettro. Di più, ci dev'essere un'intima ragione strutturale e non un argomento più o meno logico.
-Il numero, che non penso sia considerato un quale, si può astrarre da insiemi accomunati dall'avere appunto lo stesso numero di elementi. Non sto indagando i fondamenti formali della teoria dei numeri; il bambino probabilmente ricava il '5' da ciò che hanno in comune le dita della sua mano e tutti i gruppi riconoscibili di 5 elementi qualsiasi. La cifra e la parola '5' invece non hanno nulla in comune né con gli elementi né con la loro "cinquità", ma tanto meglio.
Anche per i qualia, quando parliamo del "rosso" facciamo riferimento ad una caratteristica (o un insieme, un intervallo di caratteristiche) che accomunano gli oggetti rossi. Questa caratteristica non solo è nel mondo, negli oggetti (esempio: gli stessi pigmenti come identiche sostanze chimiche), ma necessariamente è in qualche forma o processo "costante" nei cervelli che ne fanno esperienza, prima che "nella coscienza dell'esperienza fenomenica", se questa espressione ha ragione di essere distinta da quanto elencato prima.
-Dire che la mente è una proprietà del cervello come la liquidità lo è dell'acqua non è stupido. Però è stupido il dualismo acqua/liquidità e a maggior ragione quello mente/mondo fisico, visto che stiamo trattando un sottoinsieme minimo del mondo mettendolo in opposizione a (quasi?) tutte le altre cose. Se l'unico modo di indicare degli elementi è eliminare in modo impreciso il resto dell'universo, l'opposto di qualsiasi elemento è quasi uguale all'opposto di qualsiasi altro. Direi che diventa un problema.
-Ogni oggetto è soggetto a delle esperienze, nel senso che può subire delle modificazioni dall'esterno, a volte in modo tale che lo stato ci informi su quale modificazione sia avvenuta.
Esperire un gatto può essere una classica percezione oppure un'allucinazione: ciò perché l'esperienza di un gatto è scomponibile in eventi che non sono tutti necessaria conseguenza dell'immagine di un gatto impressa sulla retina. Il mio cervello mentre osservo un gatto reale ed il mio cervello mentre osservo un gatto fantastico hanno in comune qualche forma o processo superiori, in cui consiste il mio complesso 'gatto'. La differenza può essermi palese anche nel secondo caso, in cui nelle forme e nei processi inferiori mancano le caratteristiche del 'gatto reale' (esempio verificabile, nella mia retina non c'è traccia di gatti, né in passaggi nervosi intermedi fra l'occhio e la corteccia visuale).
-esistono delle "costanti". La geometria di un quadrato nero su sfondo bianco è potenzialmente recuperabile già sulla rètina, credo, per la stessa geometria dei recettori coinvolti. Quanto ad un gatto, non saprei.
La "codifica" è tanto semplice quanto l'oggetto? Perché vedo il quale come una riduzione, una semplificazione o un riassunto delle informazioni sensoriali. Potremmo forse codificare tutti gli oggetti trattati dal cervello in modo numerico, gerarchico o meno. L'irriducibilità del rosso, però, è molto più semplice della sua appropriata descrizione fisica. Già solo per individuarlo fra i colori, serve la frequenza, perché è un'onda sinusoidale ed è un'onda elettromagnetica invece che di pressione come i suoni, etc.
Queste distinzioni sono scaricate sulle diverse forme ed i diversi processi di acquisizione, proprio a livello fisico.
why does awareness of sensory information exist at all?
Beh non direi che esiste sempre, ma quando non vi è coscienza di un fenomeno, è perché non vi è diretta influenza dell'informazione acquisita sull'insieme delle informazioni di cui siamo coscienti (legate dal linguaggio verbale, da quelli simbolici o meno che magari esistono più profondamente, etc). Andrebbe meglio definita ogni parola della frase precedente, ma a livello superficiale dovrebbe esserci un certo accordo generale.
-quando ad occhi aperti getto lo sguardo sul mondo, posso stare tranquillo che non sono cosciente di ogni caratteristica anche meramente visuale della scena, nemmeno di quelle che istantaneamente riconoscerei semplicemente spostando il fuoco dello sguardo.
Of course an explanation isn't the same as an experience, but that’s because the two are completely independent categories, like colors and triangles. It is obvious that I cannot experience what it is like to be you, but I can potentially have a complete explanation of how and why it is possible to be you.