Ti sei già risposto da solo. Ma non ho problemi ad ampliare la mia risposta.
1) La prospettiva pratica, che ho già esposto in passato e che parte dalla situazione esistente è quella per cui chiunque persona di buon senso, non dico di umanità, capisce che una situazione di semi-segregazione che dura anni, non giorni, è inaccettabile e anche controproducente. Dunque devi mettere in pratica ogni possibile sistema che minimizzi la segregazione. Nello specifico:
- aumenti le commissioni per i richiedenti asilo ad un numero sufficiente a smaltire le domande in tempi enormemente più rapidi.
- appoggi la riforma Orlando
- in presenza di identità certa gli dai la carta di identità e non li lasci nel limbo del non essere ancora (non essere ancora cittadino, del non essere ancora rifugiato politico), del non essere nessuno giuridicamente e pure a livello "personale".
- Gli permetti di lavorare consentendo di contribuire al proprio sostentamento e alle spese che il collettivo si sobbarca per lui. Ci sono problemi assicurativi? Si risolvono. Ci sono problemi degli italiani cui "si ruba il lavoro"? Problema degli italiani. Perché non si può lamentare il fatto che non lavorano e che spendiamo i mitiologici 30 euro al giorno per loro e contemporaneamente proibire loro di fare qualsiasi cosa per "abbattere questo costo". Ogni "richiedente asilo" abbia un monte ore obbligatorio di istruzione, volontariato, lavoro, che lo metta relazione attiva con la città: in qualche parte d'Italia già la cosa funziona, nelle piccole comunità o dove ci sono tessuti di sindaci e associazioni già più radicate: l'obiettivo primario è che non si chiuda nella sua piccola comunità, tra i suoi connazionali, che non inizi già a segregarsi e ad essere segregato (cosa che poi continuerà ad essere anche se diventa cittadino o se ottiene il permesso di soggiorno), ma che conosca il luogo dove vive, le persone con cui vive, si faccia conoscere.
- Continui ovviamente a soccorrere persone che in mare stanno schiattando e non li "rimandi indietro a 10 km dalla costa", qualsiasi cosa questo significhi, ma salvaguardi in primis le vite umane.
- Controlli in modo capillare e sistematico i luoghi in cui risiedono per lo stretto, minimo, tempo necessario, in particolare parti dalle case-famiglia. Per i minori accolti aumenti pure i soldi/giorno a fronte di un sistema sicuro e funzionante di sistemazione.
- Chiunque nasce qui da genitori che qui risiedono (vogliamo mettere un tetto temporale? diciamo da 3 anni? Da 5 anni?), è cittadino italiano o ha la doppia cittadinanza. Se un bisnipote di italiano che nasce a Cordoba o a Camberra con legami flebilissimi col nostro paese, paese che non vedrà mai, è cittadino e addirittura vota, non si capisce perché un minore italiano di 16 anni che non ha mai visto altri paesi all'infuori del suo, cioè l'Italia, non sia cittadino italiano a livello giuridico anche se lo è di fatto per tutto il resto.
Ancora una volta usiamo il diritto e la legge al contrario, per creare disuguaglianze e non per limitarle o diminuirle.
E via dicendo.
2) Ma poi c'è una prospettiva ideale-regolativa. Per cui non può essere la fortuna di nascere 200 km più a nord o più ad ovest a, de facto, sancire la diversità delle sorti. I sistemi politici servono esattamente a migliorare le condizioni di vita della gente e delle collettività. E i sistemi politici non sono solo le nazioni - roba che progressivamente andrebbe superata - ma sono, per altro da qualche secolo, pure i sistemi sovra-nazionali. La gente, per altro, migra da sempre e da sempre migrerà: puoi pure sparare ai gommoni, puoi fare i muri o chiuderli nelle carceri libiche: continuerà a muoversi.
Se si muove in un contesto allargato di libera circolazione e cittadinanza sovra-nazionale (mi verrebbe da dire "cittadinanza globale" ma forse questo apparirebbe un concetto troppo estremo, anche se, per dire, è un concetto banalmente illuministico, lo potrebbe dire un Kant qualsiasi) la persona non spende x soldi per pagare un "viaggio" che dura x anni (durante il quale magari ci lascia le penne) per arrivare in un posto dove per ulteriori x anni non si sa cosa personalmente è (non ha manco la carta di identità, non ha un'identità anche se esiste, che assurdità) e cosa giuridicamente è (è un cittadino? Un rifugiato? Un clandestino criminale per cui esiste un reato? Non si sa, per qualche anno è un "si vedrà").
Ma si piglia un traghetto a Tunisi e viene, normalmente. Si affitta un appartamento, va da un amico o da un parente. Lavora, si sposa, poi quasi certamente dopo un po' torna a casa, dove è nato, o magari crepa nel nuovo posto dove sta o magari si muove e va da un'altra parte ancora.
Se dopo x mesi non trova lavoro, casa, famiglia, se ne torna a casa, come farebbe un Mistico qualunque. E tutto questo senza alcuno sconto su diritti e doveri, come un normale cittadino. Niente lavoro in nero, niente pomodori a 2 euro l'ora, ma alle normali condizioni di tutti i normali lavoratori italiani, europei (massì diciamolo, del mondo) così come avviene per noi quando andiamo in Francia.