1995
Dolly's Restaurant (Heavy) di James MangoldJames Mangold è un coglione. Regista sicuramente dotato di gran talento che però spreca da anni nei peggio filoni del cinema odierno: rom-com, biopic, remake, cinefumetti... gli manca solo il musical giovanilista e poi fa il pieno di stronzate.
Ma negli anni 90 c'avevo creduto parecchio in lui. Perché il suo secondo film "Cop Land" era un poliziesco appassionante e originale, perché il suo terzo film "Ragazze interrotte", nonostante le smanie da film da oscar e Angelina Jolie, era un film con qualcosa da dire. Ma soprattutto perché il suo primo film "Dolly's Restaurant" è un capolavoro del cinema indipendente americano e un mio cultissimo personale.
Nella più malinconica provincia americana un cuoco obeso (uno sconvolgente Pruitt Taylor Vince pre-Tornatore) che lavora nel locale della madre Dolly (la solita Shelley Winters in uno dei suoi cento ruoli da vecchia cicciona svanita) si innamora, ovviamente vanamente, di una splendida ragazza (un'accecante Liv Tyler pre-Bertolucci). Tristezza a palate per tutti.
Film di un'intensità a tratti imbarazzante, scavo allucinato, ma affettuoso, nella vita di provincia con tocchi quasi lynchiani (luogo comune che in questo caso non credo di usare a caso), ballata amarissima, ma non oppressiva come potrebbe far pensare la mia descrizione, anzi alla fine c'è un filo di speranza. Pioggia di sequenze indimenticabili.
Schegge generazionali e simbolismi rock: il ragazzo stronzo di lei è Evan Dando con i capelli corti, la cameriera sfatta è un'irriconoscibile (vent'anni fa) Deborah Harry, la splendida colonna sonora, che incornicia e da il tono a molte sequenze è di Thurstone Moore.
All'epoca me lo sarò rivisto tre quattro volte (record per me, che di solito non rivedo mai i film), non lo rivedo da allora, ma mi è rimasto dentro.
Sono contento che tu abbia apprezzato.
Certo che vedendo i due film diretti (anche se non firmati) da McQueen e cioè Le Mans e Tom Horn, entrambi caratterizzati da una cura del dettaglio e da un realismo quasi maniacale, è probabile che se non fosse morto avrebbe potuto sviluppare una carriera da regista molto interessante.
Gli attori che con gli anni si accostano alla regia sono spessissimo registi molto interessanti.
Oltre all'ovvia sensibilita dovuta al loro lavoro, io ho la teoria che, arrivando alla regia per una via traversa, non devono sottostare a quella gavetta normalizzante e banalizzante che fa si che la stragrande maggioranza dei registi in circolazione siano dei mestieranti senza palle, mediocri e conformisti.