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Elliott Carter


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5 replies to this topic

#1 Epitaph

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Inviato 02 gennaio 2007 - 22:09

Elliott Carter è uno dei miei compositori preferiti e uno dei massimi geni creativi del ventesimo secolo.
La sua opera è parecchio varia e ha attraversato diversi decenni, arrivando a sintetizzare la tradizione neoclassica per poi allacciarsi all'avanguardia. Riassunse anni di ricerca sul contrappunto e la polifonia mentre la sue composizioni atonali sono difficili da riproporre proprio a causa della complessità ritmica (la cosìdetta "metric modulation" ). Personalmente ho un debole per la musica per pianoforte, i quartetti per archi (posseggo quelli della Juilliard) e A Symphony Of Three Orchestras, fra i suoi capolavori più alti.

Ne parliamo?

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#2 kingink

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Inviato 03 gennaio 2007 - 12:17

Elliot Carter, nato a New York nel 1908, può essere annoverato tra i grandi compositori del XX sec.
La sua carriera, che si estende per circa settanta anni, ha sintetizzato in maniera complessa e originale tutte le ansie, i dissapori e la complessità della musica colta del 900. Come ho avuto modo di scrivere da qualche parte sul forum, Carter è in primis un grande assimilatore e in lui convergono per l'appunto tutti i nuovi stilemi compositivi del 900 facendoli pervenire ad una sintesi di personalissima profondità.
La sua fase compositiva pre-bellica (la meno nota ai più e mi ci metto anch'io), vede un Carter debitore di due grandi compositori europei Hindemith, ma soprattutto Stravinskij. Carter è un neoclessico sulla falsa riga di stravinskij e la cosa strana è che il periodo neoclassico di Carter termina proprio quando terminerà quello di Stravinskij.
Dalla seconda metà del secolo Carter si staccherà prepotentemente dai modelli citati e conierà uno stile assolutamente personale e abbastanza isolato dalle maggiori avanguardie. Non a caso il musicista rifiutò in tronco, pur continuando a comporre musica prettamente atonale, il serialismo post-weberniano che andava per la maggiore a Darmstadt. La musica di Carter si focalizzo invece verso una continua ricerca del timbro e atttraverso un uso massiccio della poliritmia, il maestro a differenza degli avanguardisti europei, tendeva "a far derivare tutte le altezze di un brano da un solo accordo "chiave", o da una serie di accordi. Carter occasionalmente sceglie di "deviare", di creare delle eccezioni al proprio sistema; contrariamente ad autori come Anton Webern, nella musica di Carter non è sempre possibile spiegare e giustificare scientificamente ogni nota." (cit da Wikipedia)
E' questo il periodo più fecondo per il compositore americano e dei numerosi capolavori riconosciuti universalmente dalla critica: Symphony No.1, Piano concerto, Double Concerto for Piano, Cembalo & Two Chamber Orchestras, A Symphony of Three Orchestras. Accanto a questa produzione orchrestrale, oltre alla musica per piano citata da Epitaph in apertura, i bellissimi, complessi ed enigmatici 5 quartetti d'archi, sono da includere, come è giusto che sia, tra le vette della musica cameristica del secolo passato.
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#3 dick laurent

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Inviato 16 settembre 2007 - 17:14

rispolvero questo topic per dare un contributo fondamentale, visto che ho ricominciato a risentire Carter, dopo alcuni approcci non troppo incoraggianti fatti anni fa.

Sono settimane che ascolto i quartetti, e non ci ho ancora capito un cazzo.

Però mi affascina davvero tanto, non fosse altro che per il fatto che sia da ogni punto di vista la musica più difficile e complessa che abbia mai sentito. Soprattutto ritmicamente sembra qualcosa di mostruoso.
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dai manichei che ti urlano o con noi o traditore libera nos domine


#4 Epitaph

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Inviato 11 dicembre 2008 - 12:25

Auguri per i tuoi 100 anni Elliott...incredibile.

http://www.ilreporte...usica&Itemid=65
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#5 kingink

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Inviato 11 dicembre 2008 - 19:56

bravo Ste che l'hai ricordato... :D

http://www.youtube.c...h?v=Yd8kDYEkiCA
http://www.youtube.c...feature=related

Tanti Auguri maestro!!!!



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#6 paloz

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Inviato 06 novembre 2012 - 09:43

Ieri, a 103 anni, ci ha lasciati anche Elliott Carter.

http://www.nytimes.c...wanted=all&_r=0

R.I.P.
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esoteros

 

I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.

 

(Samuel Beckett, Malone Dies)





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