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Discussione Sugli Ascolti Della Contemporaneità.


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24 replies to this topic

#1 Guest_ASAP_*

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Inviato 14 febbraio 2015 - 13:30

Un saluto a tutti.
 
 
Spero che questo non venga preso come una discussione "del menga", vorrei mettervi davanti un interrogativo che sinceramente mi pongo spesso.
Potrei riassumere tutto nella domanda "cosa ascoltare al giorno d'oggi?". Cerco di spiegarmi meglio.
 
È da circa un lustro (ma anche di più a ben vedere) a questa parte che percepisco una sorta di stasi nella produzione musicale in genere. Nella storia della musica c'è sempre stato un ambito (o più) a spingere in avanti la ricerca e la creatività di questa espressione. L'impressione è che per un motivo o per un altro il meccanismo si sia fermato e non si sia ancora riusciti a riavviare la macchina, a coprire pienamente il vuoto.
 
Faccio qualche esempio stupido: quando ero un poco più giovine mi piacevano molto le cose idm e sperimentazioni elettroniche. Tra la fine dei '90 e inizi duemila c'era sempre qualcosa di interessante che ci si potesse aspettare da un'etichetta come la Warp (era una di quelle forze traino di cui parlavo prima). Sono usciti un sacco di dischi interessanti (non è una questione di gusti, che vi facciano cacare o meno è legittimo ma non è il punto della faccenda); ad esempio ricordo l'impatto di un Kesto dei Pan Sonic, per restare in un altro settore, in parte affine a questo.
Allo stato attuale la roba à la Warp è diventato un calderone noiosissimo che continua su una straziante citazione-autocitazione di estetiche twiniane/autechriane + house music.
 
Per quanto riguarda l'avanguardia "rock" l'ultima cosa interessante che ho sentito è il trittico di Walker, che per quanto interessante mi ha già dato l'idea di essere un colpo di reni già esuarito.
 
L'indie, il pop e simili li trovo di uno statico pazzesco. Si sono ritagliati una nicchia "alla moda" e ci girano dentro.
 
Il nuovo pseudo-cantautorato italiano è una tragedia di proporzioni immani.
 
L'avanguardia colta è più o meno sempre allo stesso punto. Anche l'improvvisazione elettroacustica contemporanea non mi convince pienamente, la sento pericolosamente vicina all'autoreferenzialità dell'arte contemporanea. Nutro inoltre un po' di sospetto su diverse di quelle figure che, come direbbe mia madre, "mica suonano, fanno casino, sono capace anche io". Tutto sommato, non mi pare che offra grossissime novità a cose che si facevano già 50 anni fa.
L'unica cosa che mi ha stuzzicato è l'impressione che ci sia una certa rivalutazione contenutistica del silenzio.
 
 
Per concludere: certo, si può ascoltare ancora tutta la musica che si vuole, di qualsiasi tipo e divertirsi. Ciò che sento io è che tutta la faccenda abbia un sapore di "già sentito", che si stia continuando a camminare su sentieri già tracciati (ma perché poi? Che siano già stati tracciati tutti quelli possibili?). 
 
Spero che il senso del mio post sia abbastanza chiaro, spero di non essere il solo a percepire questa impasse.

  • 3

#2 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 14 febbraio 2015 - 17:59

Guardo ai miei ascolti degli ultimi anni:

perlopiù elettronica, molta della quale individuale, e qualche spinta rock rinvigorita da elementi del passato che possono giovare dei nuovi strumenti e dall'assenza di barriere. Più gli inevitabili ritorni.

Qualità ed espressione ce n'è ancora molta, ma è indubbio che stia succedendo qualcosa di strano, che questa frammentazione sia in sé una novità. Sembrano essere scomparse le entità artistiche solide, audaci ed influenti, che non vi sia più terreno fertile per farle sorgere, che non ce ne sia più bisogno forse.

E sì, è un discorso fatto molte volte, per questo credo che la discussione sia inevitabilmente destinata a spostarsi dal "cosa" ai "perché".

 

 

Ne comincio ad abbozzare qualcuno, aspettando wago & cavalleria ponderante:

 

- dopo la sbornia d'innovazione tecnologica s'è arrivati a un plateau (o così sembra). E l'aver aperto miliardi di strade simultaneamente non ha favorito la scoperta tecnica collettiva uno strumento alla volta, che spesso determinava anche un'evoluzione contenutistica (penso a ciò che successe con l'introduzione graduale dei synth).

 

- l'accessibilità musicale universale, aprendo le porte a qualsiasi cosa, ha tolto la possibilità di ribellarsi a qualcos'altro d'imperante e proporne l'opposto, uno dei motori dei movimenti di massa (prog, kraut e psichedelia vs schlager & simili, punk vs prog e barocchismi, grunge vs plastic pop, ecc)

 

- l'epoca post ideologica, l'attuale crisi mondiale (economica, politica, etica), la rinnovata centralità del singolo nel mondo interconnesso e la percezione della complessità del mondo –e di come già trovarci un posto per sé sia un'impresa titanica, figuriamoci il modificarlo secondo un proprio disegno– spingono verso un individualismo che sfavorisce la creazione di scene (per alcuni poco male, ma mi riferisco in particolare al concetto di scenius tanto caro a Eno).


  • 1

#3 Roronoa Zoro

    pivello

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Inviato 15 febbraio 2015 - 14:22

Capire le ragioni di questo fenomeno è cosa che richiede più di un ragionamento. Prima di tutto sono sparite le famose scene musicali, quelle città o quei luoghi in cui si fa determinata sperimentazione o si battono determinate strade. Adesso, con l'esplosione definitiva d'Internet è aumentato sensibilmente l'isolamento artistico e sociale della gente.

 

Si ha molto più materiale di un tempo a disposizione  ma manca un interscambio culturale efficace con altri musicisti che lo faccia fruttare. Nessun uomo è un'isola ed il confronto in musica è fondamentale e sta venendo a mancare. Il maggior numero d'informazioni ha portato all'effetto collaterale della dispersione di esse, prima si tendeva a consumare un disco assorbendone stili ed influenze fino all'ultima goccia, adesso è tutto in divenire, un pezzo non mi piace e lo cambio, la musica è sempre più un sottofondo del web. Queste cose sono per me strettamente correlabili al modus operandi del musicista del 2015 e ne spiegano in parte la crisi creativa.

 

Consideriamo poi che gli ultimi venti/trent'anni hanno avuto un'esplosione pluridirezionale ed a tratti inarrestabile. Va da se che un periodo d'assestamento e sintesi del materiale sia più che fisiologico.

 

Il jazz è la musica che meglio si sta adattando alla modernità, dopo essere stata per un periodo lungo di tempo vecchia e superata(chi faceva fusion alla Miles nei primi 2000, semplicemente assurdo) adesso sta abbracciando i più disparati generi musicali, non sempre con risultati felici ma sicuramente in maniera propositiva o semplicemente più propositiva d'altre correnti e generi musicali.

 

Un altro fattore da non sottovalutare nella crisi creativa del periodo è il numero a dir poco esorbitante di prodotti usciti nell'ultima decade. Le registrazioni homemade hanno reso facile ed accessibile a chiunque il poter fare una demo o un disco. Logicamente moltissime persone che hanno preso questa direzione non sono all'altezza della situazione e non fanno altro che affollare ed incatramare la scena musicale,specie quella underground(da sempre la più foriera di risultati in quest'ambito) avvelenando di fatto quei pochi prodotti validi che spesso vengono schiacciati, cadendo nell'anonimato da questo numero esorbitante di produzioni. C'è molta più quantità e molta meno qualità.

 

Questa crisi continua anche nella musica pop mainstream dove il processo di sterilizzazione ed iperproduzione ha uniformato ancor di più(e  ce ne vuole!) i prodotti. Quest'ultimo aspetto non lo escludere dal ragionamento,, è un modo di dirti che il fenomeno ha colpito la musica a tutti i livelli, non solo quella frangia di musicisti dediti all'innovazione ed alla sperimentazione.

 

Non saprei dire come e quanto tempo ci vorrà per invertire il processo ma credo che siamo ben lontani dalla via d'uscita perchè siamo in piena tempesta. Ci vorrà tempo, purtroppo.


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#4 wago

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Inviato 16 febbraio 2015 - 17:14

Onestamente più che darmi a pipponi sul come e sul perché preferirei adottare un approccio diverso, quello del "ma ne siamo sicuri?". Sì, io capisco l'impressione, e alle volte ne sono preso anche io. Però poi mi guardo attorno e mi accorgo che non è mica tanto vero, che niente si muove e la musica è finita.

Il mainstream americano non mi sembra al punto in cui era anche solo 5 anni fa, e non mi pare che la spiegazione del cambiamento possa riassumersi in un ciclo di eterni ritorni. In ambito metal ci sono cose che 10 anni fa proprio non si vedevano all'orizzonte (e.g. The Algorithm, e ci sta che a uno facciano cagare ma non credo si possa dire che non è roba nuova). Tutto il filone jigsaw-pop di Everything Everything, Dutch Uncles, Alt-J et al. mi pare una roba del tutto nuova senza corrispettivi evidenti nelle decadi passate. 

Ho citato le prime cose che mi venivano in mente; se ne potrebbero trovare anche in altri ambiti.

Certo, se uno cerca le novità negli stessi filoni che le hanno prodotte anni fa (il messaggio d'apertura cita l'elettronica stile Warp o la pseudo-avanguardia colta) scopre che - ohibò - non sono più così innovative come una volta. Ma suvvia, sarebbe come andare a chiedere le meganovità ai Depeche Mode anni 90 anziché a quelli degli anni 80.

 

Guardarsi attorno. Ed arrendersi alla banale evidenza del fatto che se qualcosa è nuovo, non è detto possa piacerci, e probabilmente se qualcosa ci piace allora tanto nuovo non è.


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#5 solaris

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Inviato 16 febbraio 2015 - 22:48

Quello che sottolinei come nuovo non mi sembra particolarmente nuovo o rilevante, ma magari questo è il mio gusto. Detto ciò, questo quote mi sembra piuttosto riduttivo. O il futuro giustifica tutto, e il passato significa nulla?

 

arrendersi alla banale evidenza del fatto che (...) probabilmente se qualcosa ci piace allora tanto nuovo non è.


  • 0

#6 Guest_ASAP_*

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Inviato 17 febbraio 2015 - 00:26

Grazie mille per il vostro intervento.

 

Personalmente sono molto vicino alle posizioni di Solaris e di Roronoa Zoro. Credo ci sia anche dell'altro, ma necessito di mettere bene a fuoco ancora un paio di cose prima di esprimermi bene.

 

Mi è interessato molto il "fattore jazz". Da grande ignorante del genere non ho notato all'epoca dei fatti ma in effetti sembra essere un filone che ha dimostrato grande capacità di adattarsi in altre forme senza snaturarsi, probabilmente per il suo carattere particolarmente eclettico e coerente con varie caratteristiche del modus vivendi d'oggi.

 

Ho ascoltato le proposte di Wago (non le conoscevo). Sarò blasfemo, ma non sono riuscito a trovare nulla di nuovo (né di contenutisticamente interessante, ma qui sono gusti) in questi Algorithm. Storia diversa è per il cosiddetto jigsaw-pop, che qualcosa di nuovo (anche pescando dal vecchio) effettivamente lo propone.

 

Per quanto riguarda il mio esempio sulla Warp: era un esempio e resta tale. Ben cosciente del fatto che qui probabilmente" mi si mangiano i risi in testa" non sono così monotematico da cercare novità solo nelle stesse scene. Ma l'indicazione sul cambiare prospettiva può essere interessante.

 

Non credo sia questione di piangersi addosso, io questo blocco lo percepisco in maniera abbastanza chiara ad essere sincero.

 

Edit: sarebbe divertente discutere anche sulla frecciata alle "pseudo-avanguardie colte", magari in una sede apposita.


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#7 wago

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Inviato 17 febbraio 2015 - 00:49

Rispondo meglio domani ai vostri interventi, ma apro e chiudo subito la parentesi sulla "pseudo-avanguardia": non voleva essere una frecciata sprezzante, ma un modo scherzoso per descrivere un genere che ormai si chiama "avanguardia" ma non necessariamente è tale nelle formule proposte. Non c'è niente di male in ciò, è semplicemente una conseguenza dell'invecchiare dei nomi. Anche l'età "contemporanea" - che qualcuno indica come conclusa nel 1989 - ormai è contemporanea solo di nome, d'altra parte.


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#8 wago

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Inviato 17 febbraio 2015 - 09:22

 

Quello che sottolinei come nuovo non mi sembra particolarmente nuovo o rilevante, ma magari questo è il mio gusto. Detto ciò, questo quote mi sembra piuttosto riduttivo. O il futuro giustifica tutto, e il passato significa nulla?

 

arrendersi alla banale evidenza del fatto che (...) probabilmente se qualcosa ci piace allora tanto nuovo non è.

 

 

Secondo me la categoria di "rilevanza" di un ascoltatore è pressoché inevitabilmente biased. Per questo scrivevo la frase che hai evidenziato: almeno nel mio caso, è vero che se una cosa ha tratti sonori fortemente innovativi con ogni probabilità non incontrerà il mio gusto nell'immediato. E la tendenza mia sarà quella di minimizzarne e la novità e il livello di significatività. Mi è successo tante volte, e tante volte mi sono "ricreduto" anni dopo (autrement dit: per vie traverse ho trovato chiavi d'accesso a quei settori, ormai peraltro nemmeno troppo "nuovi" e ho capito che qualcosa c'era, e mi piaceva pure).
Non posso forse permettermi di generalizzare così come ho fatto nell'intervento precedente, ma di certo posso dire che in base alla mia esperienza per me è proprio così: nell'immediato, sono in grado di apprezzare e riconoscere come rilevanti in base ai miei gusti solo una piccola parte delle novità che circolano. Che queste siano novità e abbiano una loro importanza mi appare evidente solo parecchio tempo dopo - quando mi appare evidente.

 

Detto ciò, e stando lontani dagli ultimi 2-3 anni su cui credo la "fog of war" sia ancora troppo densa, mi sembra velleitario negare che novità significative ci siano state. Uno può dire che Skrillex e accoliti sono una merda, ma non credo si possa sostenere in buona fede che "Scary Monsters and Nice Sprites" non fosse una roba inaudita quando è uscita. Lo stuolo di gruppini e gruppetti pseudofolk stile Mumford&Sons, poi, è qualcosa che in posti come questo è guardato dall'alto in basso, ma "là fuori" rappresenta un fenomeno significativo, se non per l'effettiva novità della formula sonora (che comunque per me c'è, non bisogna farsi fregare dai connotati retrò) almeno per la rilevanza sociale di essere assurta a sound "rappresentativo" di un insieme di nuovi ascoltatori mainstrindie che prima non esisteva.

Potrei proseguire, ad esempio portando il discorso sulla fidget house o i tanti rivoli del post-dubstep (dalle cose più soulful all'ibridazione col dnb e il grime, fino allo uk bass), ma credo che finirei per distrarre dalla tesi principale. Che è: per stabilire se c'è qualcosa di nuovo sotto il sole, non bisogna guardare ai propri gusti e alle proprie categorie di rilevanza storica o estetica. Si deve invece guardare fuori e osservare le dinamiche sociali che ruotano attorno alla musica. La "novità" è nucleo di consensazione di nuove comunità di ascoltatori che si definiscono in relazione a essa, la amplificano fino a renderla "qualcosa", e poi eventualmente la fanno evolvere - diventando produttori attivi, con quel punto di partenza e la volontà inconscia di superarlo - o morire - spostandosi semplicemente su altro come ascoltatori.

 

Facendo i cattedratici della musica in sé e per sé, si rincuora forse efficacemente il proprio ego, ma si perde l'esistenza di tanto fuori. Tanto che non ci piace, che non vediamo, e quando vediamo non sappiamo capire. Ma qualcun altro - meno esperto di noi, meno "bloccato" come noi dai confronti a destra e a manca - percepisce come il non plus ultra della novità e della figaggine. Io di default preferisco pensare che abbiano ragione loro.


Ps. Se

 

non sono riuscito a trovare nulla di nuovo (né di contenutisticamente interessante, ma qui sono gusti) in questi Algorithm

Allora la domanda è d'obbligo: a chi sarebbero uguali, precedenti a loro di 5/10 anni almeno?


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#9 corrigan

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Inviato 17 febbraio 2015 - 09:51

non ho avuto tempo, ma volevo scrivere esattamente le stesse cose di wago. edm, mainstream americano, hip hop, outsider house, tutto il calderone transantlantico dell'alternative r'n'b e in generale tutte le mutazioni del dubstep (e qua parlo di cose che non mi piacciono).

perfino nell'ultimo decennio di indie chitarristico uk (e qua parlo di cose che mi piacciono e conosco meglio) ci sono stati una serie di cambiamenti -quasi tutti passati inosservati da una critica incapace di isolarli fuori dal generico calderone indie- dalla rielaborazione del post punk (Bloc Party, Franz Ferdinand) dei mid-'00s, al nu-rave (Klaxons), a quella che Gozer chiamò la stagione "emotiva" (Horrors) fino al jigsaw pop di cui parla Wago (EE, DD), al nuovo indie pop (Swim Deep-un gruppo molto più originale di quello che può sembrare superficialmente).

quindi:

1) mi sembra che ASAP faccia il solito errore di "oggettivare" i propri gusti e le proprie percezioni di quello che accade "nella musica" (senza offesa)

2) mi sembra che solaris pur dando ragione a ASAP (ma forse ho letto male) ne ha spiegato in parte le ragioni: la musica continua a cambiare ma per A) internet B) la situazione "tutti fanno tutto" per cui alla fine se cerchi bene puoi trovare anche un disco di afrobeat giapponese che cerca di suonare come Fela Kuti C) la decentralizzazione e personalizzazione della critica, non ci sono più le condizioni perché ci sia l'emergere di scene e generi che abbiano un impatto culturale forte, qualcosa per non andare troppo lontano di simile al boom del grunge o del trip hop negli anni '90.


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I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#10 solaris

    Simmetriade.

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Inviato 17 febbraio 2015 - 09:52

Io francamente no, non riesco a trovare un valore uno in Skrillex & co.

Poi sì, per carità, è nuovo, prima non c'era. Insomma il futuro giustifica tutto, se il diverso non ti piace sei tu a non capirlo, e il passato è passato e morirà con te e con i tuoi canoni. A che servirebbe quindi recensire gli album, pure col votino, se tanto non si sta facendo altro che dare il contentino a un gusto che è già passato nel momento in cui si scrive? Anzi, forse i buoni voti andrebbero visti con sospetto, secondo quest'ottica.


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#11 wago

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Inviato 17 febbraio 2015 - 10:18

Attenziò, la soprapposizione novità-qualità la stai facendo tu, io ne sto alla larga.

Per quanto mi riguarda, so di essere un ascoltatore piuttosto conservatore e con una discreta tendenza ad apprezzare il manierismo: sarei sciocco a ritenere che i giudizi di valore (quelli che di riffa o di raffa uno si aspetta di trovare in una recensione con voto) siano determinati dal fattore-novità. Tendo anzi a guardare con sospetto chi indica proprio la novità - e non eventualmente la capacità di innescare risposte emotive interessanti - come elemento centrale della valutazione positiva di un disco.

Relativamente alla questione "voti" che sollevi, sarò brevissimo perché non voglio aprire parentesi interminabili: il voto mi dice solo se il disco è piaciuto o no a chi ne ha scritto. Mi fa capire se lui è - per sua personale storia, vocazione, ecc - tra quegli "ascoltatori privilegiati" in grado di apprezzarlo o no. Se mi ritengo piuttosto vicino alla sua ottica (lo capisco da quello che scrive e come lo fa, dai riferimenti che cita, ecc) tenderò a considerare il suo voto potenzialmente simile a quello che darei io, e dunque per me affidabile. Se no, me ne disinteresserò totalmente.


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#12 solaris

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Inviato 17 febbraio 2015 - 10:32

Capisco e in parte condivido il tuo discorso; in parte perché è difficile slegare il concetto teorico dalle contingenze nelle quali s'è vissuto. Per dirti, l'avvento dell'idm è stata una novità per me, di quei movimenti collettivi che portano con sé qualità palesi prima inesistenti (assieme a molta fuffa, per carità) che mi piacciono ancora oggi. E sono qualità che riescono a inserirsi nel discorso culturale dei decenni precedenti e successivi, reggono il paragone con i miti precedenti. Era solo perché ero giovane e meno formato, e pronto ad accoglierne quelle novità e ciò che di buono portavano? Il solaris* oggi 15enne rimpiangerà i tempi degli esordi di Skrillex?

* non intendo qui un adolescente casuale, ma uno che tenterà di inserire i suoi gusti correnti nel contesto musicale più ampio e antecedente, trovandogli un posto di pari dignità – se mi sono spiegato.

 

Capisco la tua provocazione, ma non penso sia questo il caso. O forse sono davvero più fossilizzato e finito di quanto già creda.


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#13 dick laurent

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Inviato 17 febbraio 2015 - 10:48


 

Mi è interessato molto il "fattore jazz". Da grande ignorante del genere non ho notato all'epoca dei fatti ma in effetti sembra essere un filone che ha dimostrato grande capacità di adattarsi in altre forme senza snaturarsi, probabilmente per il suo carattere particolarmente eclettico e coerente con varie caratteristiche del modus vivendi d'oggi.

 

per quel che ne so invece è opinione diffusa tra gli storici del genere che nel jazz non ci sia niente di veramente nuovo da decenni (per esempio Marcello Piras, che non è un conservatore per capirsi ed è sicuramente aggiornato direbbe che il jazz è fermo ai primissimi anni ottanta). Contaminazioni a pacchi (ma quelle ci sono davvero da SEMPRE) ma che non producono davvero un nuovo linguaggio. Forse è solo una pippa mentale, forse c'entra anche l'estrema frammentazione ma a me sembra ci sia una differenza tra il provare il provare un incrocio tra generi e il riuscire a generare un figlio di una nuova razza, se così si può dire.
 


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#14 auslöschung

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Inviato 17 febbraio 2015 - 14:43

Allora la domanda è d'obbligo: a chi sarebbero uguali, precedenti a loro di 5/10 anni almeno?

 

 

beh, a tratti a skrillex. brostep djent, dai.


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#15 ravel

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Inviato 17 febbraio 2015 - 14:49


per quel che ne so invece è opinione diffusa tra gli storici del genere che nel jazz non ci sia niente di veramente nuovo da decenni (per esempio Marcello Piras, che non è un conservatore per capirsi ed è sicuramente aggiornato direbbe che il jazz è fermo ai primissimi anni ottanta). Contaminazioni a pacchi (ma quelle ci sono davvero da SEMPRE) ma che non producono davvero un nuovo linguaggio. Forse è solo una pippa mentale, forse c'entra anche l'estrema frammentazione ma a me sembra ci sia una differenza tra il provare il provare un incrocio tra generi e il riuscire a generare un figlio di una nuova razza, se così si può dire.
 

 

 

E' una pippa mentale... asd

 

La critica jazz italiana è ferma (lei sì!) su ridicoli stereotipi legati al free (un episodio, nella storia della musica novecentesca, vecchio di mezzo secolo, per meraviglioso che lo si voglia considerare), esattamente come certa musica colta è ferma al serialismo integrale (vecchio anche un po' più del free) o del serialismo-e-basta(che invece di anni ne ha quasi un centinaio :o ).

 

Giudicano tutto a partire da quella/e esperienza/e.

 

A tacere del fatto che qualcuno dovrebbe spiegare perché  ci debba essere per forza qualcosa di nuovo ogni due per tre... E/o perché il fatto che (forse) non ci sia significhi chissà quale sciagura.

C'è tanta di quella roba da ascoltare/riascoltare.

(E anche se sto rispondendo a te non lo dico a te, dick, che non ne hai bisogno).

 

Le cose nuove nascono per tanti fattori (molti probabilmente sociali, fra l'altro), e se non nascono, in parte le ragioni si possono cercare lì.


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«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)

 

Moriremotuttista


#16 wago

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Inviato 17 febbraio 2015 - 14:50

 

Allora la domanda è d'obbligo: a chi sarebbero uguali, precedenti a loro di 5/10 anni almeno?

 

 

beh, a tratti a skrillex. brostep djent, dai.

 

 

Eh. Ci sta eh, ma se non è nuovo questo allora non lo erano alla loro epoca manco i Kraftwerk dell'epoca (pop + Stockhausen), i Beastie Boys (hard rock + hip-hop), i King Crimson (rock + classica) e via dicendo.

Ripeto, non voglio in alcun modo difendere l'eventuale qualità del progetto: dico solo che è roba mai sentita prima. E mi pare piuttosto incontestabile.


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#17 solaris

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Inviato 18 febbraio 2015 - 23:49

Provo ad azzardare un nome.

L'album m'aveva lasciato così le prime volte, ma ci sto ritornando su moltissimo, credo sia geniale – e uno sviluppo non previsto, non così, dell'ala elettronica, quel frammentato che pare essere molto sentito oggi, che però riprende (in maniera super leccata e sostenuta) certi slanci emotivi dei 90.

 


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#18 wago

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Inviato 19 febbraio 2015 - 07:17

Pensa che sto filone qua lo avevo escluso dagli esempi sopraccitati perché "ok sì bellino ma troppo minestra riscaldata, non convincerei nessuno" :D


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#19 Giovanni Drogo

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Inviato 19 febbraio 2015 - 13:20

 

 

non sono riuscito a trovare nulla di nuovo (né di contenutisticamente interessante, ma qui sono gusti) in questi Algorithm

Allora la domanda è d'obbligo: a chi sarebbero uguali, precedenti a loro di 5/10 anni almeno?

 

 

 

Ai Dragonforce che non hanno ancora trovato un chitarrista tecnico. O anche i Symphony X seviziati da Skrillex.

Boh, io non ci trovo proprio niente di innovativo, i suoni già sentitissimi, il contesto semantico-armonico sempre lo stesso (futurismo cyber == scale esatonali lanciate con arpeggiatori di barbare squarewave riverberate a velocità variabili altissime), semmai ci sono dei bei gesti tecnici ed il fatto che il prodotto è fatto benissimo, a partire dal video. Son PROFESSIONISTI insomma. 

Facevi il discorso che se ci piace così nuovo non è, che potrebbe anche funzionare come tesi guardando alla cosa col profilo da "scienze dell'informazione" - il messaggio è codificato con un certo codice, devo decodificarlo ma non ho il codice per farlo, quindi è nuovo - ma a me questa roba degli Algorithm pare già ultradecodificata come sensazioni e immaginario di riferimento.


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Statisticamente parlando, non lo so.


#20 wago

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Inviato 19 febbraio 2015 - 16:27

Discorso interessante, anche se forse non nei termini esatti in cui lo poni.

 

Premetto che di difendere gli Algorithm mi interessa zero, e anche di sostenere che "sono nuovi" per forza. Posso tranquillamente vivere accettando che non lo siano, il punto non sta lì.

La questione è un'altra: se "è un mischiotto di cose note" basta a sostenere che "è noto", allora chi si salva? Una possibile risposta è: nessuno. Basta scegliere di adottare la sulla (legittima, ma poco interessante) posizione filosofica del nulla si crea e nulla si distrugge - aka qualunque "innovazione" è semplicemente un rimescolamento di elementi già presenti. La novità non esiste, fine.

Mi interessa di più però una risposta meno nichilista, che permetta più gradazioni di grigio. A che livello di ricombinazione del già noto scatta il fattore "novità"? Se "Skrillex+Dragonforce" è una semplice combinazione a due e si attesta automaticamente a un livello di commistione troppo basso per poter parlare di seria innovazione, quanti termini sono necessari per poter dire che no, questa è una novità vera e propria?

Ovviamente io imposto volutamente il discorso su una pura questione combinatoria come se fosse un'ovvietà, ma penso che una risposta più seria la si possa dare prendendo in esame la seconda parte del tuo intervento, quella più "semiotica". Cosa distingue, in termini di "decodificabilità", una combinazione di elementi "banale e non innovativa" da una invece riconoscibile come "novità"? E' una pura questione di quantità di elementi eterogenei? E' una questione di complessità della matassa? Di grammatica? O il discrimine sta piuttosto nei significati proiettati sulla commistione dalla comunità che adotta quel codice?

 

Un'opinione ferma a riguardo io non ce la ho. Di mio sarei tentato a sposare per prima cosa d'ufficio la posizione nichilista ("la vera novità non esiste") e poi, tolte dalle balle le questioni di illuminazione artistica, originalità trascendentale, genio e stronzate assortite, cercherei di interrogarmi meglio su cosa renda un codice "banale sottoprodotto" di altri N da cui origina e un altro "originale ricombinazione" non fattorizzabile negli N codici antecedenti.


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#21 wago

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Inviato 19 febbraio 2015 - 17:00

PS tornando momentaneamente al discorso specifico degli Algorithm: a me inizialmente non piacevano loro né tutto il genere a cui appartengono. Tornandoci sopra per caso dopo aver ascoltato un po' di recente Chiptune, li ho riconsiderati, e partendo da loro ho abbastanza rivisto la mia opinione anche su altre band del settore (pur molto meno elettroniche).
Lo dico non per fare puro autobiografismo, ma per sottolineare che "saranno anche" una banale combinazione di Skrillex e DragonForce, ma:
- i DragonForce non mi piacevano, e continuano a non piacermi
- di Skrillex mi piace sostanzialmente un pezzo, e aver iniziato ad apprezzare gli Algorithm non mi ha fatto apprezzare altra roba di Skrillex
- altre band del filone degli Algorithm non hanno granché in comune con Skrillex, ma hanno iniziato a piacicchiarmi una volta trovata una "chiave d'accesso" buona per gli Algorithm.

Insomma, i dati empirici mi sembrano indicare che gli Algorithm non sono riconducibili a una somma algebrica di cose precedenti (non delle due che hai indicato, almeno) e che hanno funzionato nel mio caso come "porta d'ingresso" al codice del loro filone perché per un motivo o per l'altro erano più vicini di altri a me e ai miei codici consueti. Insomma, sto djent sarà una merda, ma direi che è un codice indipendente dagli altri, e dunque anche in chiave sociologico/semiologica una "novità".
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#22 Giovanni Drogo

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Inviato 19 febbraio 2015 - 17:12

La questione è un'altra: se "è un mischiotto di cose note" basta a sostenere che "è noto", allora chi si salva? Una possibile risposta è: nessuno. 

 

Ma non è vero, ci sono cose che a me sembrano marziane perché contengono degli elementi sonori di cui fatico a ricordare la presenza in altri contesti, prendo ad esempio gente come Lawrence English o Tim Hecker che costruiscono timbri nuovi, una sorta di linguaggio delle frequenze. 

Il problema degli Algorithm è che sono in un contesto armonico tonale, ci stanno dentro e dicono cose banali da far schifo. Alla fine non conta quante variazioni ritmiche mettano gli Algorithm dentro a quel brano, ci sono là dentro degli inserti con robe tipo sestine di 64esimi buttate là per fare effetto, pattern ritmici che si interrompono per una battuta e 3/4 e poi riprendono con una sincope, ma a livello compositivo mi sembrano tutte cose in cui il "codice" è privo di alcun messaggio umano, suonate però da persone competenti tecnicamente e che si sono preparate in maniera certosina su ogni aspetto di quel video. Armonicamente/melodicamente sono banali da far schifo, ritmicamente sembrano dei computerini privi di alcuna dinamica, quella roba potrebbe scriverla anche un programma software ben addestrato. Il suono è privo di alcun elemento di novità, non capisco cosa ci vedi di nuovo, per te la novità sta nel fare la variazione da serie di crome con arpeggiatore a serie di semibiscrome sestinate con arpeggiatore il più velocemente possibile?

Specifico poi che a me di cercare il nuovo che viene fuori ogni anno rispetto agli anni precedenti frega praticamente zero, non sono un critico vivaddio e considero il tempo come un qualcosa in cui il 1660 coincide col 2142, e lo Stabat Mater di Pergolesi (molto innovativo tra l'altro) è uscito ieri. Forse sarà anche questa visione atemporale del tempo che mi impedisce di vedere qualcosa di nuovo in gente come gli Algorithm.


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#23 wago

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Inviato 19 febbraio 2015 - 17:18

Eddai che io cercavo di portare il discorso fuori dalla semplice questione relativa agli Algorithm, su cui ho la mia opinione e bona, e più in generale su quale sia il confine tra una cosa che ricombina in modo originale e una che lo fa in modo pedissequo. Non mi rispondere alla lettera sugli Algorithm, chissenefrega voglio dire, non guardare il dito, non è il punto interessante della discussione.
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#24 Giovanni Drogo

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Inviato 19 febbraio 2015 - 17:35

Eddai che io cercavo di portare il discorso fuori dalla semplice questione relativa agli Algorithm, su cui ho la mia opinione e bona, e più in generale su quale sia il confine tra una cosa che ricombina in modo originale e una che lo fa in modo pedissequo. Non mi rispondere alla lettera sugli Algorithm, chissenefrega voglio dire, non guardare il dito, non è il punto interessante della discussione.

 

L'innovazione in musica è un qualcosa che è trainato in parte da fattori quasi totalmente esogeni rispetto alla musica, sintetizzabili in due ambiti:

- innovazioni tecnologiche negli strumenti - i liutati del '700, i transistor nel '900, i modelli fisici di sintesi degli strumenti, i microfoni da 10mila euro in cui senti la corda dell'arpa che frizza, blablabla;

- cambiamenti sociali, formarsi di nuove nicchie sociali (esempio: i metallari), di nuovi tipi umani (esempio: il nerd);

in parte da fattori inerenti la materia musicale in cui il nuovo non è tanto il mai sentito prima, ma piuttosto un insieme particolare di pattern musicali che diventa moda di un certo periodo (vengono usati dalla maggior parte dei musicisti, o meglio la maggior parte dei musicisti vanno nella direzione di quei pattern, ritmici, timbrici, melodici e armonici) e viene pertanto concepito dalla critica e dal pubblico novità in quanto caratterizzante una micro-epoca. 

 

Un bel Phd finanziato a fondo perduto avrebbe ad esempio il titolo "le armonie e le melodie alla moda nel contesto pop degli ultimi 10 anni". E ne uscirebbero delle belle sorprese secondo me. 

 

Ed oggi queste novità ci sono sicuramente, non saprei dire se in misura maggiore o minore rispetto che nel 1968 o nel 1977 (giusto per citare due date considerate fondamentali dai critici rock/pop), ma ci sono eccome, avreste mai potuto sentire un pezzo del genere alla radio nel 1990, nel 1980 o nel 1960? Con questi suoni? Con questo stile compositivo?

 

 

Secondo me no. In questo discorso possono rientrare anche gli Algorithm che certamente fanno cose che magari nessuno ha fatto esattamente in quel modo, ok in questo senso sono innovativi. Trovo che però sia molto facile decodificare quello che dicono e che una volta decodificato non esista alcun messaggio umano. 

 

Poi passo agli aspetti riguardanti il gusto personale, a me cercare il nuovo annoia da un punto di vista artistico ma interessa solo dal punto di vista tecnologico (per capire quali nuovi suoni ci sono a disposizione ad esempio), preferisco cercare il messaggio umano irripetibile e senza tempo (ad esempio l'Aria sulla quarta corda di Bach). 


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#25 Giovanni Drogo

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Inviato 19 febbraio 2015 - 18:02

Chiudo sempre su questa cosa che hai detto e che mi è rimasta impressa (non perché sia necessariamente giusta):

 

Guardarsi attorno. Ed arrendersi alla banale evidenza del fatto che se qualcosa è nuovo, non è detto possa piacerci, e probabilmente se qualcosa ci piace allora tanto nuovo non è.

 

Io direi piuttosto che il fatto che qualcosa sia nuovo o meno è essenzialmente trascurabile nei gusti musicali e nel computo di cosa ci piaccia, è per questo che la ricerca del nuovo mi sembra sempre più inutile, perché si finisce a banalizzare la materia musicale e a considerarla come qualcosa di troppo legato alla "storia della musica" e ad elementi discreti. 

 

Però se ponessimo di nuovo la questione in termini di "scienze dell'informazione" ti direi che ti stai sbagliando, perché un messaggio che non contenga nulla di nuovo in termini di quantità di informazione mi sembra assurdo che possa piacere. Il punto è che questo messaggio per piacere deve essere decodificabile ed avere anche un contenuto di informazione nuovo, perché se manca la prima cosa è ovvio che non potrà piacermi. Quindi il fatto che una cosa piaccia e che sia nuova non sono in contraddizione. O comunque deve essere scritto con un codice di cui non ero a conoscenza ma che posso in qualche modo richiamare nel mio cervello. 


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