titolo alternativo
HOLY. FUCKIN'. SHIT.
Cos'è l'ultimo film vincitore al Sundance? Un invito al massacro, una storia di vendetta, di opportunismo e di scelte davvero difficili. Arriva a rendere scontata la regola del "farsi il culo" e ci trascina nel sangue e nel sudore autentici, che purtuttavia sembrano non bastare.
E' un meccanismo che si concede alcune banalità di sceneggiatura per disattenderle subito, rinvigorendo ad ogni passaggio la più pura tensione, per il solo gusto di tenerci lì - non sulla poltrona, ma sul palcoscenico, a sentirci un po' male anche noi. Chi suona o ha provato a suonare uno strumento sa la fatica, la rabbia e lo sconforto che ci sono dietro e riviverli non sarà una passeggiata, emotivamente parlando.
Fin qui, relativamente al cinema, il groppo in gola (quasi i conati) e la tachicardia erano per me un'iperbole, delle coloriture per rendere un'idea. Qui sono un fatto. E la musica c'entra poco o niente, non avrete nemmeno il tempo di ascoltarla: è l'anelito al concetto di perfezione, oltre la quale si può scorgere il genio e la libertà dagli schemi.
Un talent movie amaro dal quale è difficile trarre una morale: vale la pena spendersi fino a rimetterci la salute, la vita sentimentale e la dignità? Fin dove è una questione di obiettivi e dopo d'orgoglio?
Non credo si tratti di un capo d'opera, ma sul momento non riesco a ricordare un altro film che faccia del ritmo, e dunque dell'adrenalina, uno strumento così efficace. E' un brivido primordiale.