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Igor Stravinsky


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106 replies to this topic

#1 kingink

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Inviato 28 dicembre 2006 - 11:29

Immagine inserita
CD1
L'oiseau de feu (The Firebird), ballet in 2 scenes for orchestra
Chant du rossignol (The Song of the Nightingale), symphonic poem for orchestra
CD2
Petrushka, ballet (burlesque) in 4 scenes for orchestra (1947 version)
Le Sacre du printemps (The Rite of Spring), ballet in 2 parts for orchestra
CD3
Pulcinella, ballet with song in 1 act, for 3 vocal soloists & orchestra
Apollon musagète, ballet in 2 scenes for string orchestra
CD4
Le baiser de la fée (The Fairy??s Kiss), ballet in 4 scenes for orchestra
Renard, opera-ballet (burlesque) for 4 vocal soloists & chamber orchestra
CD5
L'histoire du soldat (The Soldier's Tale), concert suite for 7 instruments
Pulcinella, suite for orchestra
CD6
Symphony in C, for orchestra in C major
Symphony in Three Movements, for orchestra
Fragment des Symphonies pour instruments à vent à mémoire de Claude Achille Debussy
CD7
Concerto for piano & wind instruments
Capriccio, for piano & orchestra
Suite No. 1, for chamber orchestra
Suite No. 2, for chamber orchestra
Etudes (4) for orchestra
Scherzo à la Russe, for orchestra
CD8
Symphony of Psalms, for chorus & orchestra
Les Noces I (The Wedding), ballet in 4 tableaux for vocal soloists, chorus & orchestra
Mavra, opera buffa in 1 act

Ennesima folgorazione stravinskyana dopo che il giorno di natale mi sono trovato sotto l'albero questo bellissimo cofanetto edito da Decca che vede racchiuse una buona parte delle opere del primo periodo russo e del secondo neoclassico.
Alla bacchetta il grande Ernest Ansermet che può essere senza ombria di dubbio considerato uno dei grandi dell'interpretazione stravinsyana.
Volevo parlare con voi di questo immenso genio della musica (il più grande musicista del 900?) sviscerando innovazione, contenuto musicale, opere principali e quant'altro...
A voi la parola
  • 1

#2 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 28 dicembre 2006 - 12:21

sebbene non mi piaccia ricorrere a classifiche tra i compositori, specialmente quando si è di fronte a dei "mostri sacri", devo ammettere che, considerando gli sviluppi della musica del 900 e l'approccio che questo compositore aveva verso la materia sonora, Stravinskij è probabilmente il compositore più importante del secolo scorso.
ricordo che rimasi folgorato, tanto tempo fa, dalla Piano Rag Music, una composizione per pianoforte che, in pratica, decostruiva, faceva a pezzi il rag-time. la composizione era del 1919, il jazz aveva appena 20 anni e aveva emesso solo teneri vagiti ma Igor Stravinskij lo aveva già tutto assimilato e smembrato, con una padronanza che, non ci sono dubbi, aveva del prodigioso.
ecco, la padronanza dell'arte compositiva aveva in questo maestro delle basi solidissime come roccia, probabilmente il maggior lascito di Rimskij-Korsakov, suo maestro e mentore.
l'abilità e la facilità con cui spazzò via l'intero '800 con Petrushka, prima, e con La Sagra della Primavera, poi, non credo abbia eguali nella storia della musica.
come Einstein, con le sue teorie fisico-matematiche, costituì una cesura netta, quasi una discontinuità, nella storia dell'intelletto, così Stravinskij chiuse con fragore l'esperienza che dal classicismo viennese portava a Wagner e a Mahler.
il mondo musicale (e non solo) ci mise un po' di tempo per conprendere l'effettiva portata di quelle musiche, e il compositore stesso non aiutò di certo cambiando spesso direzione anche in maniera contraddittoria (qualcuno trova delle analogie tra le esperienze artistiche di Stravinskij e Picasso), ma di certo senza La Sagra, senza l'Histoire, senza l'Oedipus, senza il Rake's, il 900 musicale sarebbe stata un'altra cosa.

bel cofanetto giorgy porgy... :D Ansermet era un genio, probabilmente l'unico ad aver compreso l'animo intimo dei compositori del primo 900, anche più di un Boulez.
bel regalo!
  • 0
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(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#3 Guest_Eugenetic Axe_*

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Inviato 28 dicembre 2006 - 14:53

Della Petroushka posseggo un album pubblicato nel febbraio del '57, eseguita dall'orchestra sinfonica di Leopold Stokowsky. Contrariamente alla SAGRA, è l'unica versione che conosco di quest'opera. Che mi sapete dire?
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#4 kingink

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Inviato 28 dicembre 2006 - 15:50

Della Petroushka posseggo un album pubblicato nel febbraio del '57, eseguita dall'orchestra sinfonica di Leopold Stokowsky. Contrariamente alla SAGRA, è l'unica versione che conosco di quest'opera. Che mi sapete dire?


Petroushka è una delle opere più illuminanti di stravinsky che insieme agli altri due balletti l'uccello di Fuoco e la sagra della primavera vanno a inquadrare il primo periodo compositivo del compositore meglio noto come periodo russo. Composta ne l 1911, Petroushka prende il proprio humus da una storia popolare russa e narra in breve la storia di un bambimo con corpo in segatura e testa di legno che acquista la vita e cerca di provare sentimenti.
Parlando di interpretazioni: premettendo che quella da te citata non la conosco, io ne consiglio due: quella di Ansermet (amico di Stravinsky sin dai tempi dei balletti e uno dei pochi ad aver saputo cogliere il complesso animo del compositore) e quella di Pierre Boulez. Bernstein non mi piace e Karajan (non so se ci siano registrazioni di Petroushka) è da avitare così come quella più trecente di Rattle.
  • 0

#5 ravel

    mon cœur est rouge

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Inviato 28 dicembre 2006 - 17:26

sebbene non mi piaccia ricorrere a classifiche tra i compositori, specialmente quando si è di fronte a dei "mostri sacri", devo ammettere che, considerando gli sviluppi della musica del 900 e l'approccio che questo compositore aveva verso la materia sonora, Stravinskij è probabilmente il compositore più importante del secolo scorso.


Mah... senza nulla voler togliere alla grandezza di Stravinskij e alla grandezza di molte sue opere (che comunque non mi spingerebbero fino alla... beatificazione proposta nei precedenti post  ;)) mi pare che proprio nella fattispecie dell'influenza sugli sviluppi musicali del '900 non si possa considerarlo "il più importante" del secolo scorso.
Anzi, semmai, si potrebbe dire proprio il contrario e cioè che, soprattutto in paragone all'altissima qualità di buona parte della sua produzione, è uno dei compositori che hanno "influito" di meno e che meno hanno "fatto scuola", tendenza ecc.
La musica del '900, in un certo senso e banalizzando molto, ha preso altre direzioni rispetto alla sua (senza che questo sia in contraddizione, ripeto, colla bellezza di diverse sue composizioni).
  • 0

«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)

 

Moriremotuttista


#6 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 28 dicembre 2006 - 18:13

Anzi, semmai, si potrebbe dire proprio il contrario e cioè che, soprattutto in paragone all'altissima qualità di buona parte della sua produzione, è uno dei compositori che hanno "influito" di meno e che meno hanno "fatto scuola", tendenza ecc.


stai scherzando vero?

no, perchè credo che la destrutturazione (nel senso moderno del termine), che ha di fatto aperto la strada alle tante correnti musicali del 900, veda proprio in lui il padre putativo.
possiamo certamente contrapporlo "ideologicamente" a Schoenberg, il quale operò la medesima rivoluzione ma per via diversa (anzi antitetica), ma credo davvero che entrambi debbano essere considerati, a ragione, i personaggi più importanti del 900 musicale.
anzi, secondo me è proprio l'opera di Schoenberg che, dopo Webern e Darmstadt, sembra aver esaurito ogni spinta propulsiva.
Alla lunga, l'opera di Stravinskij, con tutte le contraddizioni che reca, ha ancora molto da insegnare.
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#7 ravel

    mon cœur est rouge

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Inviato 28 dicembre 2006 - 18:42

No che non sto scherzando...

Non è in discussione il valore innovativo e dirompente della "Sagra della primavera", ma l'influenza che Stravinskij come compositore e come teoreta ha avuto sulla storia musicale del '900.
E a me pare che non abbia avuto, né in un senso né nell'altro, "seguaci", continuatori, "studenti", magari anche plagiari eh...
Mi pare un grande, senz'altro, ma "isolato", una stella che ha brillato per conto suo e fino a quando ha brillato.
E d'altronde se si pensa alla sua estetica e ai principi ispiratori del neoclassicismo, in fondo, non poteva che essere così...
Non è uno sminuire lui e/o innalzare qualcun altro...
Anche Ravel, p. es. è un autore a basso tasso di "influenza" sulla restante parte del '900 ma credo che nessuno vorrà mettere in dubbio...  ::)
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#8 kingink

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Inviato 28 dicembre 2006 - 18:56

Anche Ravel, p. es. è un autore a basso tasso di "influenza" sulla restante parte del '900 ma credo che nessuno vorrà mettere in dubbio...  ::)


Su quest'ultimo tuo passaggio ti do ragione, ma non condivido la tua analisi dull'opera di Stravinsky.
Sono maggiormente in sintonia con quello che ha scritto Gagà. A parte questo non dimentichiamoci la pesante influenza che l'orchestrazione stravinskyana avrà su una marea di compositori; e mi riferisco proprio alla modalità di composizione strumentale dell'orchestra. Inoltre non si può non considerare come l'uso originalissimo delle percussioni sarà mutuato da buona parte dell'avanguardia europea postmoderna così come certe tecniche compositive da lui usate (vedi ostinato che non ha più funzione di accompagnamento melodico) sono un punto di collegamento neanche troppo lontano con la musica minimale
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#9 ravel

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Inviato 28 dicembre 2006 - 19:12

Inoltre non si può non considerare come l'uso originalissimo delle percussioni sarà mutuato da buona parte dell'avanguardia europea postmoderna


Vabbè... onestamente non mi pare granché come influenza sulla musica del '900. In rapporto soprattutto - ripeto - alla sua importanza come compositore di opere bellissime.
E in rapporto all'influenza (persino "eccessiva", "deleteria", tutto quello che si vuole... ) avuta da altre esperienze musicali del secolo scorso...

così come certe tecniche compositive da lui usate (vedi ostinato che non ha più funzione di accompagnamento melodico) sono un punto di collegamento neanche troppo lontano con la musica minimale


Be'... allora era meglio se non esercitava alcuna influenza...  :D
Scherzo... scherzo...
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#10 Notker

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Inviato 28 dicembre 2006 - 20:14

No che non sto scherzando...

Non è in discussione il valore innovativo e dirompente della "Sagra della primavera", ma l'influenza che Stravinskij come compositore e come teoreta ha avuto sulla storia musicale del '900.
E a me pare che non abbia avuto, né in un senso né nell'altro, "seguaci", continuatori, "studenti", magari anche plagiari eh...
Mi pare un grande, senz'altro, ma "isolato", una stella che ha brillato per conto suo e fino a quando ha brillato.
E d'altronde se si pensa alla sua estetica e ai principi ispiratori del neoclassicismo, in fondo, non poteva che essere così...
Non è uno sminuire lui e/o innalzare qualcun altro...
Anche Ravel, p. es. è un autore a basso tasso di "influenza" sulla restante parte del '900 ma credo che nessuno vorrà mettere in dubbio...  ::)


credo di aver capito il senso del tuo discorso; in effetti nel 900 non esiste una corrente di pensiero che sia ricondubile al maestro russo.
però tieni presente che nel '900 (a differenza dei secoli precedenti), non si può parlare di corrente culturale dominante, se si esclude il "caso dodecafonia" (che, per l'appunto, non era tanto una corrente intellettuale ma quanto una tecnica); cioè, l'influenza di uno Stravinskij, in un secolo multiforme come il 900, non si misura in base al numero di adepti o continuatori della sua opera estetica (come accadde per un Mozart o un Wagner), per lo più minata da tante contraddizioni, ma proprio in base al lascito in termini di "sonorità" e di "forza d'urto" sulla musica precedente.
in questo credo ti potrà essere molto d'aiuto guardare l'opera di Stravinskij e la sua influenza sulle generazioni successive in analogia a quanto fece Picasso.
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#11 ravel

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Inviato 28 dicembre 2006 - 21:31

credo di aver capito il senso del tuo discorso; in effetti nel 900 non esiste una corrente di pensiero che sia ricondubile al maestro russo.


Più o meno è questo che intendevo dire. Siccome era stato affermato che si trattava addirittura dell'autore che più aveva influenzato l'intero '900, e mi sembrava un'affermazione un po'  sovrastimante questo aspetto, ho fatto una piccola puntualizzazione, niente di più...

Ma il valore del compositore resta molto alto, dato anche che la capacità di "influenzare" il futuro non è un elemento che abbia necessariamente a che fare col valore estetico di un artista...
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#12 aatman

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Inviato 29 dicembre 2006 - 09:43

Amo le prime opere di Stravinsky, in particolare i balletti, il resto della produzione mi affascina meno. In generale credo abbia toccato musicalmente le vette più alte nel 900, ma per la produzione globale gli preferisco Prokofiev. Forse anche più completo di Stravinsky come produzione, penso ai concerti per piano e violino, le sinfonie, i balletti ecc. o sbaglio?
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#13 kingink

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Inviato 29 dicembre 2006 - 10:56

Amo le prime opere di Stravinsky, in particolare i balletti, il resto della produzione mi affascina meno. In generale credo abbia toccato musicalmente le vette più alte nel 900, ma per la produzione globale gli preferisco Prokofiev. Forse anche più completo di Stravinsky come produzione, penso ai concerti per piano e violino, le sinfonie, i balletti ecc. o sbaglio?


la differenza principale fra i due autori russi risiede nel fatto di come i due autori affrontano la amteria sonora. Stravinsky è un rivoluzionario, un pazzo, Prokofiev è un classico che si radica nella continuità della tradizione occidentale. Prokofiev è in parte estraneo ai problemi di armonia (dominante vs non dominante) che ronzavano nella mente dei compositotori occidentale. Se Stravinsky alla guida di un carroarmato abbatte tutti i modelli precedenti sia da un  punto di vista macro (ho già scritto di come componeve l'orchestra) che micro (licenze armoniche timbriche con esiti assolutamente rivoluzionari), Prokofiev si radica nella tradizione classica. Se confrontiamo le opere di Prokofiev con quelle dei suoi contemporanei: oltre a Stravinsky, Schoenberg, Webern, Berg e Veresè, la sua estetica è per così dire conservatrice: predominio costante della linea melodica, obbedienza ai canoni formali classici e un linguaggio armonico le cui libertà sono minime.
Ciò non toglie, come hai sottolineato, l'organicità dell'opus di Prokofiev e la bellezza di alcune sue pagine.
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#14 Notker

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Inviato 29 dicembre 2006 - 12:20

in effetti non potrei immaginare due compositori più differenti, Stravinskij e Prokofiev.
L'uno che, dopo un lungo apprendistato musicale e culturale, parte dalla Madre Russia per andare a sconvolgere il già malato equilibrio armonico europeo e proiettarsi così verso nuovi orizzonti stilistici non privi di contraddizione; l'altro invece che, enfant prodige, approda giovanissimo nella Parigi fin-du-siecle, capitale europea, che sconvolge con le sue doti di virtuosismo trascendentale (la famigerata Toccata op.11 gli valse l'appellativo di enfant terrible) per poi ritornare in seno alla Madre Russia, sconvolta dalla guerra civile e in mano al regime bolscevico, per diventarne, prima di Shostakovic, il cantore ufficiale e perseguire con indefessa costanza (e non pochi rischi personali) il suo programma di moderno classicismo.
tra i due, a quanto pare, non correva nemmeno una grande stima reciproca.
due giganti del 900 musicale, non ci sono dubbi.
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#15 kingink

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Inviato 29 dicembre 2006 - 12:39

e come non ricordare il concerto per piano n.1 op.10 con il quale scandalizzò la folla al concorso Rubinstein del 1914. Opera che enfatizzò il suo appellattivo di enfant terrible
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#16 Notker

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Inviato 29 dicembre 2006 - 13:02

comunque, per capire la grandezza di questi due musicisti, secondo me, val la pena di ascoltare, oltre ai capolavori riconosciuti di entrambi, anche opere meno note ma che sono dei veri e propri gioielli, come le Sonate per vl e pn di Prokofiev o certa musica per piano solo di Stravinskij.
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#17 kingink

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Inviato 29 dicembre 2006 - 13:12

comunque, per capire la grandezza di questi due musicisti, secondo me, val la pena di ascoltare, oltre ai capolavori riconosciuti di entrambi, anche opere meno note ma che sono dei veri e propri gioielli, come le Sonate per vl e pn di Prokofiev o certa musica per piano solo di Stravinskij.

sicurissimamente.........
solo la Piano rag Music citata da te in apertuta vale un'intera discografia..............

tra l'altro un'opera di Prokofiev a cui sono legatissimo dai tempi dell'infanzia è: Pierino e il Lupo
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#18 Notker

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Inviato 29 dicembre 2006 - 14:09


solo la Piano rag Music citata da te in apertuta vale un'intera discografia..............


Quoto, semplicemente sbalorditiva!


e io che avevo scritto?

ricordo che rimasi folgorato, tanto tempo fa, dalla Piano Rag Music, una composizione per pianoforte che, in pratica, decostruiva, faceva a pezzi il rag-time. la composizione era del 1919, il jazz aveva appena 20 anni e aveva emesso solo teneri vagiti ma Igor Stravinskij lo aveva già tutto assimilato e smembrato, con una padronanza che, non ci sono dubbi, aveva del prodigioso.


;)
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#19 kingink

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Inviato 29 dicembre 2006 - 17:07

Voelvo chiedervi, invece, informazioni sul periodo dodecafonico. Dato che sui primi due sono ben messo come ascolti volevo sapere quali sono le composizioni qualificanti di tale periodo. Almeno io conosco: Settimino (da quel che so la prima composizione dodecafonica del maestro), Abramo e Isacco e Threni
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#20 Notker

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Inviato 29 dicembre 2006 - 17:59

Voelvo chiedervi, invece, informazioni sul periodo dodecafonico. Dato che sui primi due sono ben messo come ascolti volevo sapere quali sono le composizioni qualificanti di tale periodo. Almeno io conosco: Settmino (da quel che so la prima composizione dodecafonica del maestro), Abramo e Isacco e Threni


beh, sicuramente sono da ascoltare Agon e Monumento per Gesualdo da Venosa ad CD Annum.

La "conversione" musicale, giunta quasi in contemporanea con quella religiosa al cattolicesimo, avvenne intorno al 1950 e non perchè il maestro ritornò sui suoi passi dopo le accese polemiche con il padre della dodecafonia, bensì grazie a una folgorazione per Webern.
la cosa è sicuramente spiazzante, come lo fu allora (molte furono le critiche ferocissime mosse al maestro, accusato di eclettismo paranoico), ma è proprio grazie al rigore formale di un Webern che ciò poteva accadere; infatti il serialismo integrale di Webern permetteva a Stravinskij di recuperare forme sempre più antiche, legate certamente al contrappunto, che lo portarono, con la seconda opera da me citata in premessa, a recuperare la polifonia rinascimentale e il madrigale.
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#21 kingink

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Inviato 29 dicembre 2006 - 18:13

Agon, non l'ho volutamente citata perchè l'ho sempre considerata un 'opera di transizione. Già la stranezza del ritorno al balletto (metà anni 50), ma a parte questo (magari sbagliando) non l'ho mai considerata una composizione dodecafonica al 100% anche se appartiene al periodo seriale del maestro.
L'ho sempre vista come una sorta di resoconto di tutte le esperienze del compositore.

P.S. Ma si scrive Stravinsky o Stravinskij? Con i nomi russi non ho una grande familiarità
  • 0

#22 aatman

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Inviato 29 dicembre 2006 - 20:28

Stravinsky è un rivoluzionario, un pazzo, Prokofiev è un classico che si radica nella continuità della tradizione occidentale. Prokofiev è in parte estraneo ai problemi di armonia (dominante vs non dominante) che ronzavano nella mente dei compositotori occidentale. Se Stravinsky alla guida di un carroarmato abbatte tutti i modelli precedenti sia da un  punto di vista macro (ho già scritto di come componeve l'orchestra) che micro (licenze armoniche timbriche con esiti assolutamente rivoluzionari), Prokofiev si radica nella tradizione classica. Se confrontiamo le opere di Prokofiev con quelle dei suoi contemporanei: oltre a Stravinsky, Schoenberg, Webern, Berg e Veresè, la sua estetica è per così dire conservatrice: predominio costante della linea melodica, obbedienza ai canoni formali classici e un linguaggio armonico le cui libertà sono minime.


che stravinsky fosse un rivoluzionario sono d'accordo, basta vedere la reazione che suscitò la prima della sagra della primavera. Tra l'altro i primi balletti di Prokofiev mi pare risentano molto dell'influenza di Stravinsky, e della cosa fu anche accusato!
E' poi vero che Prokofiev ha una più alta ricerca della melodia ma allo stesso tempo non lo vedo così classico. Anche lui cercava nuove forme di comunicazione ed in particolare sulla dissonanza, ad esempio mi viene in mente dal romeo e giulietta "i montecchi e i capuleti" con quegli ottoni che contrastano la melodia. Poi io vi parlo da povero ascoltatore, di musica non so niente.
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#23 lamonteyoung

    Cazzaro

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Inviato 29 dicembre 2006 - 23:17

sembra un cofanetto parecchio goloso... ma le esecuzioni si sa chi le fa?  :)
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"Se ci si vuole opporre all'ordine vigente, è cosa saggia, quando si presenta l'occasione, provocare il caos” (Walter Marchetti)

 

Vendo dischi ---> http://forum.ondaroc...66-vendo-cdcdr/


#24 kingink

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Inviato 30 dicembre 2006 - 09:02

sembra un cofanetto parecchio goloso... ma le esecuzioni si sa chi le fa?  :)

come per tutti i cofanettoni di questa collana editi da Decca il prezzo non è il fattore per propendere all'acquisto. Infatti di solito me li faccio regalare. Ed è stato, come scritto in apertura anche per questo.
La bacchetta di turno è Ernest Ansermet alla guida dell'Orchestre de la Suisse de la Romande (da lui stesso fondata), uno dei grandi dell'interpretazione di stravinKy. Diciamo che tre quarti dell'opere ivi contenute le conoscevo già, ma la bontà del cofanetto sta nel contenere interpretazioni definitive di stravinsky e poi fa figo avere in casa una collezione di tal fattura ;D ;D
Non avendolo comprato io, non so con esattezza quanto costi, credo comunque sui 70 ?; si riesce però a limare qualcosa sul prezzo nei periodi di festa e durante le promozioni.
  • 0

#25 Basilide

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Inviato 30 dicembre 2006 - 10:28

Un buon motivo per ringraziare mio padre, che mi ha conservato, oltre ad un cofanetto con i balletti diretti da Igor medesimo, una cassa di vinili in ottime condizioni con in media due interpretazioni per ogni opera del nostro.
Tra questi segnalo, ancora reperibile in cd, una versione per piano dei tre movimenti di Pétrouchka, adattata da Stravinskij nel 1921 ed eseguita dall'allora giovane Maurizio Pollini, abbinata alla sonata nr.7 op.83 di Prokofiev sempre eseguita da Pollini.
Al primo ascolto non ci credevo.

edit: ebbene sì, avevo scritto Porkofiev...
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#26 kingink

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Inviato 30 dicembre 2006 - 10:31

Tra questi segnalo, ancora reperibile in cd, una versione per piano dei tre movimenti di Pétrouchka, adattata da Stravinskij nel 1921 ed eseguita dall'allora giovane Maurizio Pollini, abbinata alla sonata nr.7 op.83 di Porkofiev sempre eseguita da Pollini.


Ti stai riferendo a questo cd giusto?

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#27 Basilide

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Inviato 30 dicembre 2006 - 10:34

Precisamente. Lo sto ascoltando ora: nemmeno un graffio...
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#28 lamonteyoung

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Inviato 30 dicembre 2006 - 10:51


sembra un cofanetto parecchio goloso... ma le esecuzioni si sa chi le fa?  :)

come per tutti i cofanettoni di questa collana editi da Decca il prezzo non è il fattore per propendere all'acquisto. Infatti di solito me li faccio regalare. Ed è stato, come scritto in apertura anche per questo.
La bacchetta di turno è Ernest Ansermet alla guida dell'Orchestre de la Suisse de la Romande (da lui stesso fondata), uno dei grandi dell'interpretazione di stravinKy. Diciamo che tre quarti dell'opere ivi contenute le conoscevo già, ma la bontà del cofanetto sta nel contenere interpretazioni definitive di stravinsky e poi fa figo avere in casa una collezione di tal fattura ;D ;D
Non avendolo comprato io, non so con esattezza quanto costi, credo comunque sui 70 ?; si riesce però a limare qualcosa sul prezzo nei periodi di festa e durante le promozioni.


attento: io non avevo chiesto il prezzo ma chi aveva fatto le esecuzioni... comunque mi pare di aver capito che trattasi di ottimi esecutori :).
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#29 Notker

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Inviato 30 dicembre 2006 - 10:53

Infatti di solito me li faccio regalare.


ah sì? e come fai? che tecniche utilizzi? me lo regali? ;D
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
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#30 lamonteyoung

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Inviato 30 dicembre 2006 - 11:06


Infatti di solito me li faccio regalare.


ah sì? e come fai? che tecniche utilizzi? me lo regali? ;D


credo sia la classica: vuoi la 28esima cravatta o il 15esimo pigiama di flanella?
No guarda vorrei il well tuned piano in cd.
Ah ho capito e fa una via di mezzo :D.
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#31 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 30 dicembre 2006 - 11:19



Infatti di solito me li faccio regalare.


ah sì? e come fai? che tecniche utilizzi? me lo regali? ;D


credo sia la classica: vuoi la 28esima cravatta o il 15esimo pigiama di flanella?
No guarda vorrei il well tuned piano in cd.
Ah ho capito e fa una via di mezzo :D.


a me non è mai capitato che qualcuno voglia regalarmi un pigiama da 70 ? a capodanno però... uffa... >:(
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#32 kingink

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Inviato 30 dicembre 2006 - 11:36

azz ragazzi se siete pignoli (per non usare altri eufemismi) ;D ;D ;D
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#33 Notker

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Inviato 30 dicembre 2006 - 16:29

azz ragazzi se siete pignoli (per non usare altri eufemismi) ;D ;D ;D


più che altro io sto rosicando... Immagine inserita
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#34 ravel

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Inviato 01 gennaio 2007 - 17:02

P.S. Ma si scrive Stravinsky o Stravinskij? Con i nomi russi non ho una grande familiarità


La traslitterazione delle lingue con altra grafia è abbastanza libera, nel senso che non esiste un vero e proprio "giusto"  e conseguentemente un vero e proprio "sbagliato"...
In italiano si tende oggi a  scrivere Stravinskij, così come Dostoevskij ecc. I francesi invece traslitterano Stravinsky (Kandinsky ecc. )
Se cerchi su Garzantine e enciclopedie varie mi sembra che trovi prevalentemente la forma IJ...
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#35 mongodrone

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Inviato 01 gennaio 2007 - 18:57

copio dai miei appunti... magari possono interessare a qualcuno... anche se non sono poi così approfonditi..  ::)

Igor Stravinskij (1882-1971) : Nato a San Pietroburgo, passò quasi tutta la vita in espatrio (Francia,Svizzera,Usa). ? una costante del suo stile il bisogno costante di incorporare materiali preesistenti, di trattare la musica come un oggetto, di pietrificare, ingabbiare diversi elementi, di manipolare suoni spesso con carattere modale se non tonale. Tutte le sue opere più importanti furono eseguite su commissione. L??esecuzione delle prime sue composizioni, nel 1909, alla presenza dell??impresario Sergej Djagilev, diede occasione a quest??ultimo di invitare Stravinskij a comporre alcune musiche per balletti russi. Nelle successive stagioni, da questa opportunità nacquero partiture fondamentali come L??uccello di fuoco (1910) e La Sagra della Primavera (1913). La compagnia dei balletti russi operò fino al 1929 a parigi e in tutta Europa, ma non si esibì mai in Russia. Djagilev aveva seguito l??esigenza di presentare spettacoli di balletto su elementi esotici o orientaleggianti, frutto di una collaborazione tra artisti dediti alle singole discipline (coreografia, musica, scenografia). Apportò un radicale rinnovamento nel balletto tradizionale. Si avvalse di collaboratori di primo piano, tra cui Picasso, Braque, De Chirico, Debussy, Ravel e ovviamente Stravinskij. I Balletti russi segnarono la nascita del balletto moderno, in cui danza e mimica servono totalmente ad esprimere l??azione drammatica. I primi lavori di Stravinskij per i balletti russi discendono dalla tradizione nazionale russa: un??orchestrazione ricca e brillante, la propulsione ritmica degli ostinati e dei disegni ritmici asimmetrici; inoltre ha tratto elementi dal folklore russo in buona misura. L??Uccello di fuoco si mantiene sulla linea classica dei balletti russi dell??800, nel cui gusto rientra la trama, presa da una fiaba slava. Per differenziare nel corso dell??azione gli elementi naturali e quelli soprannaturali, fa ricorso a linguaggi contrastanti: la musica dei personaggi e delle scene naturali hanno un carattere diatonico; gli elementi magici sono caratterizzati da intervalli cromatici e da arabeschi di tipo orientale. In Petruska , fantasia di marionette in quattro scene, contiene fonti folkloriche ancor più evidenti. La musica delle scene è di carattere diatonico, impregnata di elementi desunti da motivi popolari russi, mentre la musica dei burattini si sviluppa su aggregazioni accordali dissonanti. Molte idee melodiche sono semplici e diatoniche, di estensione ridotta, e spesso non contengono più di 4-5 note differenti. In genere i temi sono sviluppati ripetendo e disponendo in nuovo ordine le note, alterando i valori di durata, per evitare le ripetizioni letterali. Benché di solito il ritmo rimanga costante nei vari numeri di danza, egli tende a variare in continuazione un dato ordine di accenti ritmici, talvolta a sovrapporre simultaneamente metri diversi. L??orchestrazione è brillante e ricca dei più svariati effetti coloristici, e contiene anche un nitrito gruppo di percussioni e un pianoforte.
La Sagra della Primavera è senza dubbio tra le più famose composizioni del ??900: per via della sua vertiginosa vitalità ritmica, le violente sonorità, l??audacia armonica (sembra voler escludere tutto quanto possa riuscire gradito all??orecchio), creò un gran scandalo quando fu presentata a Parigi nel 1913.  Lo stimolo iniziale alla sua creazione gli venne da una visione avuta nel 1910: intravide nell??immaginazione lo spettacolo di un grande rito sacro pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, che osservavano la danza fino alla morte di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio della primavera. In quegli anni aveva molta diffusione il movimento fauvista, che auspicava un recupero dell??arte primitivista, e che venne ad interessare, oltre alla pittura, poesia e musica. Cocteau definì la sagra stessa un??opera fauvista. Il piano scenico del balletto in due parti (l??adorazione della terra e il sacrificio) è costituito da vari quadri staccati, senza una trama narrativa, riproducenti una serie di cerimonie pagane dell??antica russia, che avvengono con il rinnovarsi della natura in primavera. Nell??intento di trasportare l??ascoltatore in quel mondo primordiale, lontano e inaccessibile, egli si avvale di colossali sonorità orchestrali, duramente percussive e aggressive, di una inaudita violenza; di un impiego simultaneo di due o più accordi diversi e antitetici, estremamente dissonanti, raramente ascoltati fino ad allora; di ritmi ossessionanti, irrefrenabili, ma continuamente mutevoli così da sfuggire ad ogni uniformità dello schema metrico.
Stravinskij fa uso di un organico orchestrale gigantesco per raggiungere effetti di potenza e intensità sonora, e per esaltare, nei loro incessanti contrasti, la purezza dei timbri. Gli archi sono adoperati spesso in funzione percussiva,mentre nella fascia dei fiati si dà preminenza ai suoni asciutti, privi di lirica espressività. Gli strumenti a percussione raggiungono una grande importanza; pochi sono i momenti di abbandono lirico, come nelle due introduzioni e nel secondo quadro della seconda parte, e danno a questi quadri un carattere estatico e contemplativo.
Il linguaggio armonico della sagra è comunque lontano dal rappresentare un abbandono totale delle funzioni tonali; egli crea delle poderose attrazioni attorno a dei poli armonici quanto mai classici come la tonica, la dominante, la sottodominante. Alla straordinaria complessità della tessitura armonica corrisponde una semplicità marcata dei temi, che non contengono più di 4-5 note differenti. ? il ritmo a dare alla sagra un carattere unico e innovatore. Caratteristica è la successione di misure ritmiche di continuo diverse, che dà alla musica una vertiginosa vitalità, fino a raggiungere l??apice del più orgiastico parossismo nella ??danza sacrificale? che conclude l??opera. In alcuni episodi il fenomeno stilistico più importante è la comparsa di una sorta di tema ritmico, dotato di esistenza propria all??interno di un??armonia statica e immobile.
Negli anni dell??esilio in Svizzera (1914-1920) cominciò a far uso di certe forme tipiche della tradizione musicale dell??europa occidentale; abbandonò i giganteschi organici orchestrali per volgersi a formazioni ridotte. ? un tipo di orientamento neoclassico,che investì parecchi compositori del tempo; nell??historie du soldat, un??opera da camera in 19 numeri musicali e comprendente narrazione, mimica e danza, dalla trama faustiana, rinuncia a servirsi di melodie del folklore russo; mescola svariati elementi, talvolta trattati ironicamente, della tradizione occidentale:una canzonetta popolare francese, una marcia spagnola, un ragtime, un valzer,un tango, due corali luterani;il gruppo strumentale comprende sette esecutori che rappresentano le principali famiglie di strumenti nei registri estremi: di essi vengono sfruttate brillantemente le spiccate differenze di altezza, timbro e colore, per raggiungere effetti fuori dal comune; gli strumenti sono messi in contrasto,non amalgamati tra loro. Anche se predominano le figure di accompagnamento ostinato, il lavoro è ricco di strutture metriche irregolari; non raramente certi temi in metri irregolari vengono accompagnati da almeno tre diversi metri regolari; dei veri e propri contrappunti metrici.
Per Pulcinella (1920), basato pressoché su musiche strumentali e operistiche di Pergolesi, Stravinskij usa parti vocali e una piccola orchestra, con una strumentazione varia e abile. Ognuno dei 18 movimenti è concepito in diverse combinazioni strumentali, e sfrutta ampiamente le possibilità dei vari gruppi. Il procedimento operato sugli originali è ben altro che un restauro di modelli archetipi; negli anni del suo periodo neoclassico egli si appropriò di volta in volta di aspetti diversi della tradizione europea, proiettandoli in un contesto diverso. Il suo linguaggio ha inglobato modelli, ma non linearmente, in continuità storica, bensì obliquamente, con continui scambi dialettici tra passato e presente. Nonostante la citazione delle ventuno sorgenti antiche, ogni minuto del Pulcinella svela la modernità del suo vero autore, la sua capacità di digerire ogni boccone che porta alla bocca, sia una tarantella o un minuetto, una serenata o uno scherzino; ricostruisce nello specchio del proprio stile questa carrellata di citazioni.
Le Symphonies pour instruments à vent, del 1920, sono ingegnosamente costruite su materiali musicali contrastanti, innestati a velocità differenti, ma in stretta relazione; sono trattati con un??abilità contrappuntistica che non si era manifestata nelle precedenti opere. Questi caratteri sono ben presenti anche nell??Ottetto per strumenti a fiato, del 1923, e nella sonata per pianoforte del 1924; egli dichiara che nel movimento finale di entrambi aveva avuto come punto di riferimento ideale la stringatezza e la trasparenza delle invenzioni a due voci di Bach, reputato in quel periodo in francia campione di concisione, sobrietà, semplicità di linee melodiche, punto di riferimento per un antipsicologico oggettivismo costruttivo, segnato da sonorità chiare e asciutte dell??organico. Nel concerto in Mi bemolle per orchestra da camera (1938) c??è un riferimento diretto al terzo concerto brandenburghese; è però un bach estraniato, come si avverte subito grazie al carattere tipicamente stravinskiano della scansione ritmica (continui spostamenti d??accento ritmico, andamenti melodici interrotti), e inoltre egli presenta una situazione armonica statica, stravolgendo la logica formale bachiana.
L??oedipus rex, del 1927, è un??opera-oratorio in due atti per voci soliste, narratore, coro di voci maschili e orchestra. Ricavato dalla tragedia di sofocle, e composta su libretto di stravinskij e cocteau, è concepita sotto il segno della staticità assoluta, senza alcuna azione scenica; per accentuare l??arcaicità della vicenda egli scelse il latino per dare monumentalità e sacralità alla tragedia dell??impotenza umana di fronte al destino; presenta un tessuto musicale ricco di riferimenti a stilemi del passato, per esempio all??opera italiana dell??800. Certi passaggi con melodie di gamma ristrette, basate su variazioni metriche, ricordano il primo stravinskij. Molto curato è il ritmo. La tavolozza armonica è molto tradizionale; questo lavoro inaugurò una serie di opere in cui stravinskij si accostò al mondo della classicità ellenica. 
La symphonie des psaumes (1930) per coro di voci miste e orchestra, afferma una nuova tendenza verso la musica religiosa, che egli coltiverà molto nel dopoguerra. Raggiunge un grado di austera severità. Per i testi scelse dei salmi biblici, e adottò, per rinforzare il carattere austero, una tavolozza di timbri puri (omettendo il suono morbido di clarinetti, viole e violini) e una sonorità orchestrale asciutta. Mette in evidenza i caratteri timbrici dei singoli strumenti, mentre le parti vocali sono contenute spesso in un ambito molto ristretto.  Nel 31-32 egli ideò una sorta di sonata per violino e pianoforte in cinque movimenti che chiamò duo concertant: il gusto dell??antico, dello spirito pastorale, pervade tutta la partitura.
Stravinskij aveva forti convinzioni sulla composizione e l??espressione musicale: egli, dando prevalenza ai valori formali dell??opera artistica, sosteneva che la musica è impotente a esprimere qualsiasi cosa (un sentimento, uno stato psicologico, un fenomeno della natura): il suo valore risiede unicamente nel realizzare certe strutture formali, certi materiali sonori organizzati nel tempo. In tale concezione il fenomeno musicale non può che essere frutto della speculazione. Egli vuole mettere l??accento sui valori costruttivi più che espressivi,di rappresentazione, dell??opera musicale. L??atto della composizione è il risultato di un rigoroso processo razionale,non emotivo; in nessun caso l??ispirazione è la condizione preliminare dell??atto creatore,ma è una manifestazione secondaria in ordine di tempo. Certi termini come ??artista? o ??ispirazione? ci confondono, in un campo dove aleggia il calcolo e la speculazione. L??invenzione presuppone l??immaginazione, ma non dev??essere confusa con essa. Ciò che interessa è l??immaginazione creatrice, quella che ci aiuta a passare dal piano del concetto a quello della realizzazione. E riguardo alla libertà compositiva: se tutto è permesso, ogni lavoro è vano. Per sfuggire alla vertigine che prende davanti a un abisso di libertà, per salvarsi dall??angoscia in cui getta la libertà incondizionata si ha sempre la facoltà di rivolgersi immediatamente agli oggetti concreti della teoria musicale, a qualcosa di definito, limitato. Esso ci si dà coi suoi limiti e noi gli imponiamo i nostri. Quanto più limitiamo il nostro campo d??azione tanto più siamo liberi d??agire. Più costrizioni ci si impone più ci si libera dalle catene che ostacolano la mente.
Fra il 52 e il 62 egli estese il suo interesse per i procedimenti contrappuntistici rigorosamente calcolati, e per quelli della scrittura seriale, scegliendo webern come modello. Comprese che la musica seriale offriva il mezzo migliore alla realizzazione di strutture architettoniche altamente simmetriche e internamente coerenti. La sua musica seriale è in realtà strettamente apparentata con il suo passato neoclassico e osserva nei dettagli i principi costitutivi di proporzione, equilibrio, chiarezza delle strutture melodiche; applicò infatti la tecnica seriale ai generi che aveva sperimentato negli anni precedenti, ad esempio a composizioni scritte su testi sacri. Dapprima applicò la dodecafonia in alcune parti della composizione, caratterizzandola da forti implicazioni tonali, visto che gli era consueto sentire la musica in primo luogo in senso armonico-verticale, quindi con un??attrazione verso i rapporti di tonalità. La serie di dodici note è utilizzata per la prima volta nei tre movimenti centrali del canticum sacrum ad honorem sancti marci nominis, del 1955, una cantata per voci soliste, coro e orchestra, dedicata alla città di Venezia. I cinque movimenti che la compongono sono ciclici; l??ultimo movimento ad esempio è quasi una precisa versione, in moto retrogrado, del primo.
Il primo lavoro interamente basato su una serie di dodici note è il threni: id est lamentationes jeremiae prophetae, del 57-58; per soli, coro e orchestra.  Molto sviluppata è la trama contrappuntistica, e vi sono molte somiglianze con le tecniche canoniche adoperate da webern. In movements, del 58-59, per pianoforte e orchestra, il procedimento seriale raggiunge una concentrazione maggiore. Tutti i cinque brevi movimenti sono basati su una serie, con molte implicazioni tonali che emergono da essa, ottenute specialmente attraverso l??uso di note o accordi ripetuti o sostenuti. Il linguaggio ritmico dei movements è il più avanzato che egli finora aveva usato. Le sue combinazioni poliritmiche derivano dal suo interesse, comune a webern, per i maestri franco-fiamminghi del XV secolo.
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#36 kingink

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Inviato 01 gennaio 2007 - 19:16

copio dai miei appunti... magari possono interessare a qualcuno... anche se non sono poi così approfonditi..  ::)


ben fatto dark..... ;)

l'unica cosa è che i tuoi appunti considerano La Sagra Della Primavera un opera imparentata col movimento fauvista. Io da letture personali avevo sempre colto un legame maggiore della suddetta opera col movimento cubista e Picasso
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#37 mongodrone

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Inviato 01 gennaio 2007 - 20:13

uhm... non ho i dati per capire se si può parlare di cubismo per la sagra della primavera... a me Varese mi fa pensare un po' al cubismo.
la parentela col movimento fauvista è asserita da cocteau... certo la grande potenza dei timbri e dei ritmi fa pensare ai colori forti del fauvismo... (anche se in effetti la complessità ritmica potrebbe forse far pensare al cubismo) e poi il tema primitivista della sagra si ricollega appunto a i temi selvaggi del fauvismo.

una cosa che sembrerebbe un po' contraddittoria è l'idea di stravinskij dell'inespressività della musica associata al fatto che poi per esempio nella sagra le tracce sono intitolate in maniera particolare a sottolineare un riferimento a scene ed eventi culturali se non visivi. in questo senso credo che stravinskij non volesse annullare l'espressività della musica, il suo essere collegabile a sentimenti e visioni, ma più che altro voleva criticare l'idea che la musica fosse un portar fuori di un'idea personale pre-esistente (alla schoenberg), quando invece è il materiale musicale stesso che si dispiega, che si racconta e si fa raccontare e interpretare. in questo senso sono d'accordissimo con lui, anche se non ho letto il manuale d'armonia di schoenberg e non saprei se effettivamente schoenberg parla dell'espressività in maniera antitetica.
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#38 ravel

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Inviato 01 gennaio 2007 - 22:28

La "conversione" musicale, giunta quasi in contemporanea con quella religiosa al cattolicesimo, avvenne intorno al 1950 e non perchè il maestro ritornò sui suoi passi dopo le accese polemiche con il padre della dodecafonia, bensì grazie a una folgorazione per Webern.


Su questo specifico punto, ritengo che in realtà Stravinskij (nonostante, certo, la paradossalità della cosa... ) non abbia operato alcuna "conversione" alla serialità.
Essendosi quest'ultima ormai storicizzata, il compositore russo ha preso semplicemente a "usarla", "citarla" ecc. come aveva sempre fatto per tutta la storia della musica precedente a sé...
Come se Schoenberg e Webern fossero Pergolesi, per dirla con una battuta...
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#39 Notker

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Inviato 02 gennaio 2007 - 07:22


La "conversione" musicale, giunta quasi in contemporanea con quella religiosa al cattolicesimo, avvenne intorno al 1950 e non perchè il maestro ritornò sui suoi passi dopo le accese polemiche con il padre della dodecafonia, bensì grazie a una folgorazione per Webern.


Su questo specifico punto, ritengo che in realtà Stravinskij (nonostante, certo, la paradossalità della cosa... ) non abbia operato alcuna "conversione" alla serialità.
Essendosi quest'ultima ormai storicizzata, il compositore russo ha preso semplicemente a "usarla", "citarla" ecc. come aveva sempre fatto per tutta la storia della musica precedente a sé...
Come se Schoenberg e Webern fossero Pergolesi, per dirla con una battuta...


pensiero interessante il tuo, anchce se un pelino forzato visto che 30 non sono obbiettivamente sufficienti per "storicizzare" un evento; c'è da dire, peraltro, che la dodecafonia si è sviluppata molto velocemente, passando dai primi vagiti (i 6 Klavierstüke op.19 del 1911 e la Suite fur Klavier op.25 del 1920 di Schoenberg) a una rigorosa applicazione (il Moses und Aaron di Schoenberg e Variationen fur klavier op.27 del 1936) nel giro di appena 15 anni e avviandosi a una "morte prematura" subito dopo Darmstadt.
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#40 ravel

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Inviato 02 gennaio 2007 - 08:30

c'è da dire, peraltro, che la dodecafonia si è sviluppata molto velocemente, passando dai primi vagiti (i 6 Klavierstüke op.19 del 1911 e la Suite fur Klavier op.25 del 1920 di Schoenberg) a una rigorosa applicazione (il Moses und Aaron di Schoenberg e Variationen fur klavier op.27 del 1936) nel giro di appena 15 anni e avviandosi a una "morte prematura" subito dopo Darmstadt.


Sì... penso che sia un'osservazione condivisibile.
Soprattutto a livello di "clamore" e dibattito teorico gli anni trascorsi erano sufficienti a farla considerare (ormai) storia... E comunque, fosse o non fossse ormai storia, Stravinskij evidentemente la considerava tale!
Come direbbe Cuccia gli anni non sempre si contano ma talvolta... si pesano.

Fra l'altro questo inerisce anche alla nostra pessima abitudine a non considerare correttamente in campo musicale il fattore tempo...
Mi spiego: c'è ancora gente (non qui...  ;)) che parla, p. es.,  della seconda scuola di Vienna come di musica aggressivamente moderna, ultracontemporanea, troppo "avanti" ecc. ecc. quando invece stiamo parlando di esperienze artistiche che rasentano il secolo di vita e dopo le quali è successa (e succede... ) una marea di cose...
Insomma, Stravinskij secondo me (indipendentemente dal giudizio artistico sui suoi lavori e su quelli dei dodecafonici) su questo punto aveva ragione...
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#41 Guest_verdoux_*

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Inviato 02 gennaio 2007 - 11:46

Stravinskij inizia la sua attività di compositore con la sinfonia n.1 op.1; inusuale una sinfonia come opera prima; una sinfonia convenzionale che nulla lascia presagire sugli sviluppi futuri di Stravinskij; tornerà alla sinfonia molto più tardi con le bellissime sinfonia in do e la sinfonia in tre movimenti, entrambe decisamente neoclassiche; ma al neoclassicismo Stravinskij ci era arrivato molto prima, parlerei anche di un neoclassicismo estremo come apollon musagete; sulla conversione al neoclassicismo vorrei che qualcuno più esperto di me dicesse qualcosa;
tra le mie composizioni preferite, non mi pare sia stata citata, ci metto Ebony Concerto, un pezzo che mi mette i brividi;

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#42 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 02 gennaio 2007 - 12:04

tra le mie composizioni preferite, non mi pare sia stata citata, ci metto Ebony Concerto, un pezzo che mi mette i brividi;


si bella davvero; dimostra con quale facilità Stravinskij si appropriasse dei vari linguaggi musicali e li rivoltasse come un guanto ("astrazione a sangue freddo" definì la musica del maestro russo il compositore francese Lambert), astraendoli proprio come piaceva fare a un Picasso.
in particolare, questo concerto si tuffa mani e piedi nel jazz della belle epoque e infatti, se non sbaglio, fu dedicato a Woody Hermann e la sua orchestra.
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« La schiena si piega solo quando l'anima è già piegata »
(Arturo Toscanini)

molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
« Non voglio vendere la mia musica. Vorrei regalarla, perché da dove l'ho presa non bisogna pagare per averla »

#43 kingink

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Inviato 02 gennaio 2007 - 12:21

sulla conversione al neoclassicismo vorrei che qualcuno più esperto di me dicesse qualcosa;


Non mi ritengo un eperto, ma comunque provo a rispondere alla tua domanda.
L'opera di stravinskij, almeno la critica lo ha fatto, può essere idealmente suddivisa come per Beethoven in tre periodi stilistici: il periodo russo, il periodo neaoclassico e il periodo dodecafonico seriale. Come tutti sappiamo su determinante scelte stilistiche del maestro ha influito pesantemente l'amicizia con Diaghilev, l'impresario che gli aveva commissionato tutti i balletti del primo periodo. Pulcinella, l'opera che convenzionalmente segna il passaggio dal primo al secondo stile compositivo del maestro è un balletto commissionato ancora da Diaghilev il quale voleva mettere in scena un balletto che riprendesse la commedia dell'arte italiana del 1700. Diaghilev e Stavinskij passarono un periodo in Italia a setacciare le biblioteche napoletane alla ricerca di notizie su Pulcinella. Non a caso l'opera si basa su motivi di Pergolesi (compositore del primo 700). Diaghilev, inoltre, dopo gli scandali e le critiche dei primi balletti, voleva una composizione abbastamza "pacata" e più convenzionale. Il problema è che Stravinskij la pensava in modo completamente diverso e utilizzò tutti i frammenti ritrovati in modo assolutamente originale. In parole povere, per farla breve insomma, la matrice 700esca, viene completamente rovesciata dal compositore aggiornandola ai canoni dell'orchestra moderna e delle innovazioni stilistiche già ravvisabili nel primo periodo russo.
Infatti Diaghilev fu abbastanza shockato quando ascoltò per la prima volta Pulcinella.
Oltre alle compozioni da te citate meritano particolare menzione: Edipo Re, la fantascientifica Sinfonia di salmi e l'opera la carriera di un libertino che segna il culmine del periodo neoclassico stravinskijano.


P.S. Tra l'altro la versione di Pulcinella contenuta nel cofanetto postato da me in apertura è bellissima. Uno dei capolavori di Stravinskij che si può giovare di un cast in stato di grazia.
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#44 Guest_verdoux_*

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Inviato 02 gennaio 2007 - 12:38

 
Oltre alle compozioni da te citate meritano particolare menzione: Edipo Re, la fantascientifica Sinfonia di salmi e l'opera la carriera di un libertino che segna il culmine del periodo neoclassico stravinskijano.



Grazie.

Mi ricordo un po' vagamente un titolo otto pezzi in miniatura (o pressapoco così) che non trovo sul web; dovrebbe essere una composizione piuttosto tarda, bellissima, di una semplicita disarmante; era eseguita da Boulez; ne sai qualcosa?
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#45 kingink

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Inviato 02 gennaio 2007 - 14:12

Mi ricordo un po' vagamente un titolo otto pezzi in miniatura (o pressapoco così) che non trovo sul web; dovrebbe essere una composizione piuttosto tarda, bellissima, di una semplicita disarmante; era eseguita da Boulez; ne sai qualcosa?


Eight Instrumental Miniatures è una composizione per 15 strumenti del 1961. So della sua esistenza, ma ahimè non l'ho mai ascoltata. Essendo del 1961 e in base al titolo credo sia di stampo dodecafonico seriale, ma non avendola mai sentita potrei sbagliarmi.
Comunque l'interpretazione a cui facevi riferimento penso sia contenuta in questo cd:

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#46 Notker

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Inviato 02 gennaio 2007 - 14:19


sulla conversione al neoclassicismo vorrei che qualcuno più esperto di me dicesse qualcosa;


Non mi ritengo un eperto, ma comunque provo a rispondere alla tua domanda.
L'opera di stravinskij, ...


uhm... minchiazza, m'era sfuggita la domanda di verdoux.
Aggiungo solo qualche sciocchezza a quello già scritto da kingink:
come scrive il gorgonzolano ( :D ), la composizione del Pulcinella per i Ballets di Diaghilev orientò Stravinskij verso quell'oggettivismo neaoclassico che segnerà gli sviluppi delle sue opere successive, almeno sino al Rake's Progress.
All'epoca egli era ancora fortemente critico verso le scelte della Scuola di Vienna anche se avvertiva la necessità di tagliare i ponti con l'800; lo fece riallacciandosi a quell'artigianato musicale, come spesso viene definito, rappresentato dal 700 (Haendel e Bach, su tutti), forgiando uno stile che era una geniale contaminazione (oggi qualcuno direbbe "fusion") tra gli schemi settecenteschi, oggetti musicali dunque contenitore, e le tendenze politonali e poliritmiche, contenuto.
Il suo neoclassicismo si perfezionò man mano, sino a giungere a opere neoclassiche in piena regola quali il Concerto per piano, il balletto Apollon musagète, l'oratorio Oedipus Rex, via via sino all'opera Rake's Progress che rappresenta una sorta di punto di non ritorno del suo neoclassicismo, una sorta di paradosso in musica che mette in scena arire, duetti, cavatine virtuoistiche e persino i recitativi accompagnati al clavicembalo. A venezia nel 1951 rimasero tutti a bocca aperta.
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molti si chiedono se il pop/rock possa essere una forma d'arte musicale o meno; ebbene, lo è sicuramente... ma solo quando risponde al requisito esposto da Don Van Vliet:
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#47 kingink

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Inviato 02 gennaio 2007 - 14:28

come scrive il gorgonzolano ( :D


OT
precisazione: non sono gongorzolano e ci tengo a precisarlo  8)
/OT

Concerto per piano


non era ancora stata citata: bravo Gagà....composizione molto bella

Il suo neoclassicismo si perfezionò man mano, sino a giungere a opere neoclassiche in piena regola quali il Concerto per piano, il balletto Apollon musagète, l'oratorio Oedipus Rex, via via sino all'opera Rake's Progress che rappresenta una sorta di punto di non ritorno del suo neoclassicismo, una sorta di paradosso in musica che mette in scena arire, duetti, cavatine virtuoistiche e persino i recitativi accompagnati al clavicembalo. A venezia nel 1951 rimasero tutti a bocca aperta.


..... e aggiungiamo la mia amatissima Sinfonia di salmi (concedetemelo); una composizione verso la quale nutro un amore viscerale.
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#48 Notker

    Scaruffiano

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Inviato 02 gennaio 2007 - 14:38


come scrive il gorgonzolano ( :D


OT
precisazione: non sono gongorzolano e ci tengo a precisarlo  8)
/OT


[OT]
;D ;D ;D ;D
[/OT]
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#49 Guest_verdoux_*

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Inviato 02 gennaio 2007 - 15:15

Eight Instrumental Miniatures è una composizione per 15 strumenti del 1961. So della sua esistenza, ma ahimè non l'ho mai ascoltata. Essendo del 1961 e in base al titolo credo sia di stampo dodecafonico seriale, ma non avendola mai sentita potrei sbagliarmi.
Comunque l'interpretazione a cui facevi riferimento penso sia contenuta in questo cd:


Trovato! è l'orchestrazione di Les Cinq Doigts for piano (1921); me lo ricordo come un brano iperclassico; chissà se lo trovo a casa, è tra i dischi in vinile; comunque è bellissimo;
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#50 dada

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Inviato 03 gennaio 2007 - 11:58

Scusate, vorrei capire meglio in che senso Stravinskij affermava: "Se come quasi sempre accade, la musica sembra esprimere qualcosa, questa è soltento un'illusione"...
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