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I Kolossal Di David Lean


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21 replies to this topic

#1 Earl Bassett

    se ci dice bene finiamo nella merda

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Inviato 30 ottobre 2014 - 20:27

Breve retrospettiva su uno dei registi più grandi e importanti della storia del cinema, oggi ingiustamente un po' dimenticato e sottovalutato.

 

DAVID LEAN (1908-1991)

 

Sir-David-Lean-232x300.jpg

 

Nato nel 1908 da una facoltosa famiglia di quaccheri si interessa di cinema sin dall'adoloscenza trovandosi ben presto a svolgere i lavori più disparati all'interno dei Gainsborough Studios, una delle prime case di produzione cinematografiche britanniche.

In breve tempo diventa uno dei più validi e quotati montatori inglesi sino all'esordio alla regia con Gli eroi del mare nel 1942 a cui faranno seguito film di diverso genere, sempre diretti con grandissima professionalità e maniacale attenzione al dettaglio.

Tra questi è doveroso ricordare almeno Breve Incontro (1945), capolavoro del cinema sentimentale e le due riuscitissime riduzioni dickensiane Grandi Speranze (1946) e Oliver Twist (1948) che lo riveleranno come uno dei registi di punta del cinema britannico del dopoguerra.

Ma sarà l'incontro con il produttore americano di origine ungherese Sam Spiegel che darà la svolta definitiva alla sua carriera facendolo di fatto diventare il padre di quello che potremo riduttivamente definire il "kolossal intelligente", che alla grandiosità e alla spettacolarità delle superproduzioni made USA unisce una puntigliosa ricostruzione storica e protagonisti psicologicamente complessi e mai banali.

E' in questi film che il regista, amante dei grandi spazi, delle rivoluzioni e dei personaggi in doloroso conflitto con se stessi, riesce a trovare la sua vera (gigantesca) misura che gli permetterà di dispiegare tutta la sua visionarietà, spesso così potente e inquietante da consegnare alla storia del cinema una lunga serie di scene memorabili.


  • 9

#2 Gozer

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Inviato 30 ottobre 2014 - 21:29

Grandissimo, il top del top. 

 

Purtroppo non sono film da studentello del Dams o da cinefilo snob, oggi se ne discute poco nonostante all'epoca abbiano dominato incassi e premi, e nonostante a tutt'oggi vengano mandati in tv spesso e volentieri.

 

Peraltro uno dei registi che più hanno valorizzato Alec Guinness. :wub:


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#3 Earl Bassett

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Inviato 30 ottobre 2014 - 21:42

1957- IL PONTE SUL FIUME KWAI

(The Bridge on the River Kwai)

 

 

Bridge_on_the_river_kwai_xlg.jpg

 

E' il 1956 quando David Lean, dopo i rifiuti tra gli altri di John Ford, William Wyler e Howard Hawks, accetta la proposta di Sam Spiegel e parte alla volta dello Sri Lanka con la prospettiva di passare diversi mesi nella giungla a dirigere un cast di americani e inglesi sul set de "Il ponte sul fiume Kwai".

Le tensioni, i contrattempi e le problematiche sul set (col ponte ricostruito e fatto esplodere a grandezza naturale) saranno innumerevoli ma quando il regista ritorna in America a montare il film lui e il suo produttore sono convinti di avere tra le mani del grande materiale.

E i fatti daranno loro ragione: il film diventa campione d'incasso in tutto il mondo e alla notte degli oscar del 57 si aggiudica ben 7 statuette tra cui quella a Spiegel (miglior film), Alec Guinness (miglior attore) e allo stesso Lean (miglior regia).

Un trionfo della quantità e a distanza di anni possiamo dire anche della qualità.

Il film rimane infatti nel complesso un'opera di grande potenza e se la storia perde un po' di smalto quando segue le peripezie del soldato William Holden recupera immediatamente mordente non appena tornano in scena lo straordinario Alec Guinness e Sessue Hayakawa impegnati nella loro assurda guerra per la costruzione del ponte.

Lean dal canto suo è abilissimo nell'alternare le scene di massa e d'azione a quelle della dura vita nel campo di prigionia, per l'epoca mostrate con grande coraggio e crudezza.

Ma il vero miracolo il regista lo compie nell' entrare mirabilmente nella psicologia dei due comandanti inglese e giapponese svelandone sempre più l'ossessione e la malattia man mano che il film avanza, riuscendo così a mostrare tutta la follia della guerra e l'insensatezza dell'etica militare senza il bisogno di ammorbarci con facili retoriche o moralismi d'accatto.

Un film quindi che al grande spettacolo riesce a unire un'invidiabile finezza psicologica, anche se non siamo ancora ai vertici dell'arte di Lean che sembra non fidarsi ancora del tutto della sua prorompente visionarietà e che a grandi momenti e scene memorabili ne alterna altri più convenzionali.

Momento indimenticabile: L'arrivo al campo del contingente inglese al ritmo della Colonel Bogey March.

La frase: "Now you can all fuck off and go home, you English actors. Thank God that I'm starting work tomorrow with an American actor"  David Lean dopo aver finito di dirigere Alec Guinness con cui ebbe da ridire per tutte le riprese, asd

Voto: 9 su 10.


  • 5

#4 piersa

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Inviato 30 ottobre 2014 - 22:13

Gozzy lo sa? asd
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#5 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 00:02

1962- LAWRENCE D'ARABIA

(Lawrence of Arabia)

 

Lawrence-of-arabia-poster.jpg

 

 

http://www.youtube.c...h?v=ud1zpHW3ito

 

 

Semplicemente: uno dei più grandi e importanti film mai girati.

David Lean mischia senza soluzione di continuità realtà e leggenda, ricostruzione certosina e liriche licenze poetiche, la crudeltà dell'uomo e l'indifferenza della natura. il realismo più marcato e l'onirismo più straniente, regalandoci un lunghissimo (220'), emozionante, indimenticabile poema visivo.

Il modo in cui riesce a tenere tutto insieme senza far mai calare il livello qualitativo di questa incredibile costruzione ha semplicemente del miracoloso così come la capacità di alternare mirabolanti scene di massa con migliaia di comparse a momenti di doloroso scavo psicologico dello sfaccettatissimo protagonista.

Ed è proprio l'attore che interpreta Lawrence un'altro dei motivi del fascino intramontabile di questo film: Peter O'Toole, all'epoca quasi sconosciuto al cinema, fornisce dell'avventuriero inglese un ritratto memorabile, carico di ambiguità, diviso tra ambizione e dovere, altruismo e crudeltà, inesausta vitalità e segrete pulsioni di morte.

E poi c'è il deserto, anche lui ambivalente come Lawrence e allo stesso tempo bellissimo e crudele, affascinante e terribile, sempre vero, reale, tangibile senza mai il minimo sentore turistico o cartolinesco.

Il film fu in gran parte girato nei luoghi reali degli eventi cioè nel deserto del Wadi Rum in Giordania (ci sono stato l'anno scorso: un posto magico nel vero senso della parola), e David Lean costrinse la troupe a disagi e sofferenze incredibili ma ancora una volta il risultato fu sensazionale: cinema pieni, 10 nominations, altri 7 oscar tra cui film e regia (incredibile invece la mancata vittoria di O'Toole come attore) e un posto duraturo nella storia del cinema.

Per chi scrive il miglior film d'avventura di sempre la cui influenza è tangibile in tutti i kolossal storici successivi e, solo per fare qualche nome, nei film di Leone, Bertolucci, Coppola, Cimino e soprattutto Spielberg che tra l'altro nell'87 erediterà proprio uno dei progetti irrealizzati del maestro britannico -L'impero del Sole- girandolo in maniera così "alla David Lean" da far pensare più che a un omaggio quasi a un caso di possessione.

Momento indimenticabile: Tutto il film

La frase: No prisoners! No prisoners! (Lawrence D'Arabia/Peter O'Toole alle sue truppe)

Voto: 10 e lode su 10


  • 6

#6 piersa

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Inviato 31 ottobre 2014 - 00:21

Il duro inverno è alle porte, eh? Un brodo caldo e ti si scalda il cuore
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#7 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 00:30

Più che altro c'ho un braccio rotto, sono bloccato a casa e non c'ho un cazzo da fare. :unsure:


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#8 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 11:53

1965- IL DOTTOR ZIVAGO

(Doctor Zhivago)

 

DrZhivago_Asheet.jpg

 

A inizio anni 60 Carlo Ponti opziona i diritti del libro del premio nobel Boris Pasternak ma solo qualche anno dopo riuscirà ad avere alla cabina di regia il grande David Lean, reduce da due oscar consecutivi, che rompe così il suo fortunato sodalizio con Sam Spiegel.

L'obiettivo è ancora una volta quello di sbancare i botteghini e ricevere il plauso incondizionato dei critici.

Il primo obiettivo viene centrato in maniera addirittura sensazionale:110 milioni di dollari di incasso a fronte di una spesa di 11, un risultato ben superiore a quello dei due successi precedenti.

Ma le recensioni questa volta non sono del tutto positive.

Le critiche al film sono diverse e bisogna dire spesso giustificate: troppo lungo e soprattutto troppo sentimentale, con il famoso tema di Lara che imperversa per tutto il film come una canzonetta, troppo facile, con i personaggi spesso bidimensionali (accusa grave per un regista da sempre attento alle psicologie come Lean), politicamente semplicistico e irrisolto con più di un sospetto di cerchiobottismo (e anche questo, per uno che ha saputo scandagliare con estrema lucidità i lati oscuri del colonialismo anglosassone, non è proprio un complimento).

In più, pur con tutta la sua buona volontà, Omar Shariff non è certo Peter O'Toole e non riesce a dare al protagonista la profondità che probabilmente  il regista si aspettava.

Eppure nonostante i suoi difetti o forse proprio per questi il film è un capolavoro.

La capacità di narratore di razza di Lean è qui al suo zenith, i 200' minuti di durata quasi non si sentono, le scene memorabili sono decine, gli attori di contorno spesso sorprendenti e tutto il film è impregnato da un'aurea quasi onirica che lo imprimono indelebilmente nella memoria in maniera più profonda di molte grandi opere di molti sedicenti grandi autori.

Per dire della grandezza del regista basterebbe la scena del trasferimento del protaginista verso gli Urali: il modo in cui riesce a farti sentire di essere veramente su quel treno gelato, con il vento della steppa che ulula fuori e Klaus Kinski che parla di anarchia all'interno ha ancora una volta del magico.

Per concludere: sicuramente un film facile, sentimentale e popolare ma nell'accezione veramente più alta del termine.

Momento indimenticabile: La casa gelata,la slitta, Julie Christie e il tema di Lara, se non vi commuovete almeno un po' siete dei figli di puttana dal cuore di pietra. asd

Voto: 10 su 10


  • 3

#9 pooneil

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Inviato 31 ottobre 2014 - 12:00

Brief encounter è il più grande film britannico di sempre. notabile soprattutto per come la voce fuori campo tipica del noir diventi introspezione psicologica. Scusabile, a vedere la data, il finale di riappacificazione borghese.

 

Gli altri non li ho visti.


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#10 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 12:03

L'ho visto una vita fa ma io il finale di riappacificazione borghese di Breve Incontro me lo ricordo molto amaro.


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#11 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 13:27

1970- LA FIGLIA DI RYAN

(Ryan's daughter)

 

Ryans_daughter.jpg

 

E siamo alla pietra dello scandalo.

La figlia di Ryan, quarto dei kolossal leaniani esce nel novembre del 1970 pronto per la corsa agli oscar e viene distrutto dai critici praticamente all'unanimità.

La polemica tra loro e il regista, noto per il carattere burbero e per essere permalosissimo, è asprissima e dopo aver letto la recensione di Pauline Kael che giudica offensiva, Lean decide di ritirarsi dal cinema e dedicarsi al teatro.

Manterrà la sua promessa per 14 anni.

Ma il film è veramente così terribile?

Ovviamente no, tutt'altro.

Probabile che il clima dell'epoca, con la New Hollywood in rampa di lancio, abbia giocato contro l'alto artigianato di Lean e abbia contribuito a relegare colpevolmente in soffitta come un ferrovecchio un regista che in realtà aveva ancora molto da dire.

Va detto poi che la trama, piuttosto risaputa e convenzionale (in pratica una storia di corna ambientato durante la rivoluzione irlandese), non ha certo aiutato la fortuna del film.

Ma mai come come in questo caso la trama passa in secondo piano rispetto alla maestria di Lean, che sembra più che altro interessato a mettere in fila impressionanti pezzi di bravura registica tra cui spicca una tempesta che sembra girata da Werner Herzog e soprattutto la scena del suicidio dell'ufficiale inglese, per chi scrive semplicemente una delle più belle, emozionanti e perfette della storia del cinema.

E del resto gli elementi naturali e la costa irlandese battuta dal vento sono il vero cuore del film molto più dei protagonisti umani (pur ottimamente interpretati da Sarah Miles, Robert Mitchum, Trevor Howard e John Mills) e delle loro beghe politiche e amorose.

In conclusione: un grande film che meriterebbe una seria rivalutazione.

Momento indimenticabile: come detto la scena del suicidio, cinema puro e cristallino.

La frase: "I find dialogue a bore, for the most part. I think that if you look back on any film you've seen, you don't remember lines of dialogue, you remember pictures". David Lean

Voto: 9 su 10


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#12 Tom

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Inviato 31 ottobre 2014 - 13:45

Gran film anche La figlia di Ryan, anche se non lo direi meglio addirittura de Il ponte sul fiume Kwai.

Non condivido, ma capisco il contesto in cui venne stroncato. In effetti sembra un film molto più vecchio del 1970, anzi vien proprio strano dal pensarlo un film degli anni 70. Il che non è certo un difetto in sé, ma diciamo che qualche acciacco "muffoso" il film se la tirava dietro: una certa pesantezza narrativa, certe scenografie un po' troppo finte (NON volutamente), e soprattutto a parte la Miles un cast un po' da casa di riposo.

 

Detto ciò, Lean fu un vero matto a ritirarsi per qualche stroncatura. Avrebbe potuto dire ancora la sua nella seconda metà dei 70, ell'epoca dei Lucas e Spielberg, a lui molto debitori.


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#13 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 13:56

Concordo, anche sul fatto che il Ponte sul fiume Kwai sia complessivamente superiore a La Figlia di Ryan ma le improvvise aperture visionarie di quest'ultimo, con Lean che sembra fregarsene della trama e dei personaggi per il semplice piacere di girare grandi scene. non so perchè me lo fanno preferire.

Sul suo ritiro sicuramente Lean fu molto impulsivo ma bisogna dire che all'epoca i film venivano presi molto più sul serio e che i critici sapevano essere assolutamente spietati e insopportabili.


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#14 Gozer

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Inviato 31 ottobre 2014 - 14:00

questo mi manca, me lo vedrò appena posso, già ho l'acquolina.  ;D


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7 ottobre 2020, il più grande esperto di tennis del forum su Sinner al Roland Garros:

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#15 piersa

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Inviato 31 ottobre 2014 - 14:05

La Kael era stronza per davvero, come solo una donna potrebbe esserlo, i suoi scazzi con peckinpah sono passati alla storia, credo pure al dams lo sappiano. La sua virulenza la impatta, anzi ne fu ispirata dal miglior truffaut, il critico voglio dire, del regista meglio tacere asd
Buona guarigione, Man

Messaggio modificato da piersa il 31 ottobre 2014 - 14:06

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#16 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 14:15

Grazie, dovrei essere in dirittura di arrivo ormai, in caso contrario potrei continuare ad ammorbarvi con altre monografie di polverosi registi decrepiti. asd

Alla Kael dargli della stronza è un complimento comunque, le sue recensioni dei film di Eastwood sono da denuncia. :facepalm:


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#17 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 15:18

1984- PASSAGGIO IN INDIA

(A passage to India)

 

PassageToIndiaPoster.jpg

 

Nel 1984 David Lean torna inaspattatamente alla regia, adattando un libro di Forster.

La durata, pur rilevante, è inferiore a quella dei suoi film più noti ed è anche assente il tipico spirito avventuroso che li contraddistingueva, a favore di un dramma processuale nel quale non mancano comunque le aperture liriche e visionarie, vero marchio di fabbrica del regista.

Premetto di averlo visto parecchio tempo fa ma me lo ricordo come il meno riuscito dei kolossal del maestro inglese, sicuramente tecnicamente perfetto e dal punto di vista formale ineccepibile ma anche come un film piuttosto inamidato e calligrafico, una specie di Ivory diretto meglio e con più nerbo ma pur sempre lontano dai vertici raggiunti dalle opere precedenti,

Alcune scene comunque non mancano di efficacia tra cui spicca quella, volutamente ambigua, del tentato stupro alle grotte che ricorda un po' certi momenti dei film di Peter Weir, così come è molto riuscita l'atmosfera sudaticcia e sensuale dell'India misteriosa.

La critica in ogni caso si riappacifica col regista e acclama la sua ultima opera come un capolavoro, gli incassi sono sostanziosi (lo erano stati anche quelli della Figlia di Ryan comunque) e le nominations arrivano di conseguenza.

Questa volta tra l'altro il momento storico gioca a suo favore e in pieno revival del kolossal esotico, tra polpettoni come L'ultimo Imperatore, La Mia Africa e Mission, anche un David Lean minore ha ancora evidentemente molto da insegnare.

Resta curioso che il regista, che in Lawrence D'Arabia aveva girato 220 minuti di film senza una battuta pronunciata da una donna, concluda la sua carriera con un'opera quasi tutto al femminile come questa.

Voto: 8,5 su 10

 

P.S. Rivisto recentemente, gran film anche questo, Olè. asd 


  • 1

#18 Reynard

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Inviato 31 ottobre 2014 - 16:02

Mi mancano "Gli eroi del mare", "Oliver Twist" e "La figlia di Ryan", gli altri tutti bellissimi.

 

Ma non li hai citati tutti i film che ha fatto, vero? 


  • 0
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#19 Earl Bassett

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Inviato 31 ottobre 2014 - 18:14

No, mi sono concetrato solo sui kolossal che rapresentano la seconda e più importante parte della sua carriera.


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#20 Earl Bassett

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Inviato 10 luglio 2015 - 23:37

Stasera mi son rivisto a pezzettoni Il Dottor Zivago.

Capolavoro cazzo. :ossequi:

Tra l'altro quache mese fa ho rivisto anche Passaggio in India, molto meglio di come lo ricordavo, magari non un capolavoro ma non ci siamo distanti.

Ritocco il voto vah.


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#21 Earl Bassett

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Inviato 02 novembre 2017 - 17:47

Secondo me solo pochi registi sono riusciti a ricreare in maniera adeguata la ricchezza di temi uniti alla grandeur tipica del regista inglese.

Tra questi sicuramente Sergio Leone, i tocchi alla Lean nei suoi film sono innumerevoli, Giù la testa, anche per l'ambientazione rivoluzionaria, è sicuramente il film che deve di più all'autore di Lawrence D'Arabia

Peccato che il grande regista romano sia morto prima di poter realizzare il suo film sull'assedio di Leningrado che aveva tutte le carte in regola per poter diventare il suo personale e ancor più grandioso Dottor Zivago.

Un altro che gli deve molto è Michael Cimino con Il Cacciatore ma soprattutto con I Cancelli del Cielo e con risultati più modesti anche Bernardo Bertolucci che con Novecento ma soprattutto con L'ultimo imperatore ne ha però spesso colto solo il lato più facilemente esotico.

Cosa che hanno fatto in diversa misura anche Sidney Pollack - La Mia Africa e il sottovalutato Havana - e Roland Joffè con Mission e Urla del Silenzio.

Di Spielberg si è già detto, L'impero del Sole ma anche Schindler's list sono film leaniani al 100%.


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#22 Earl Bassett

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Inviato 02 novembre 2017 - 18:01

Un altro regista leaniano anche se abbastanza mediocre era Minghella, con roba come il Paziente Inglese e Ritorno a Could Mountain per intenderci.


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