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Una Riflessione Ignorante Su Liberalizzazione, Globalizzazione E Crisi Delle Piccole E Medie Imprese


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#51 corrigan

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Inviato 15 ottobre 2014 - 11:57

si corri, il punto è che si parlava di globalizzazione e di effetti economico-sociali sulle periferie.

 

il discorso sulla prostituzione minorile è risaputo ma è un altro paio di maniche ed ha a che fare con l'industria turistica (a sua volta indirettamente sospinta dalla globalizzazione, se proprio vogliamo) e non ha subito grosse variazioni tra il pre- e il post- industrializzazione, se non il veriegarsi della "clientela".

 

No ma io credo di aver capito bene quello che dici tu. Facevo l'esempio della prostituzione in Thailandia perché è quello che conosco meglio (non di prima mano ashd-la mia ragazza ci ha vissuto tre anni lì-e no, non faceva la prostituta ashd). Quell'industria è arrivata a Bangkok con la Guerra in Vietnam ed è cambiata tantissimo negli ultimi 20-30 anni. La variazione pre/post c'è stata eccome. Eppure una cosa da tenere in considerazione è l'attitudine verso la prostituzione e la sessualità in Thailandia molto più rilassata che nel resto della regione, quindi di nuovo, c'è sempre una interazione tra elementi esterni e interni.

Poi non so se la situazione è diversa in Malesia. 

 

su quest'altro passaggio: 

 

 

la "modernizzazione che bussa alla porta", infine, è un espressione che sa di darwinismo sociale. la modernizzazione post-coloniale si è imposta per precise strategie macro-economiche, congiunture geo-politiche  e laissez faire amministrativo, non è il un progresso unico e obbligato sulla via della liberazione.

 

Non voglio aprire la solita ed ennesima discussione sulla globalizzazione ed il neoliberismo. Mi limito a dire che sono in disaccordo con la tua definizione di "darwinismo sociale" (e l'immaginario che si porta dietro) riguardo ciò che ho scritto. Volevo dire che la condizione post-coloniale, e in questo caso per essere più precisi quella condizione di rupture della cultura tradizionale e di alienazione rispetto la "contemporaneità" è il dato di fatto e di partenza di quella parte del mondo.

Da lì devono necessariamente partire, e tanto di ciò che è successo in Asia dall'India al Vietnam è innanzitutto il risultato di una presa di coscienza del fallimento di vie di sviluppo alternative (sia marcatamente socialiste che meno) dalla condizione coloniale.

 

Si tratta comunque di una discussione che andrebbe fatta da un'altra parte e abbastanza OT.


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「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった

 


#52 Ukrainian Roulette

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Inviato 15 ottobre 2014 - 12:28

Nessuno che citi la politica? Sono sempre e solo stati dei parassiti? 

 E ormai il thread è troppo lungo e pesante per controllare chi ha citato la Finanza mondiale e il suo rapporto con la politica stessa, piuttosto che col mondo produttivo tanto citato come attore protagonista. Sia della crisi che della globalizzazione di sta cippa.


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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#53 kingsleadhat

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Inviato 15 ottobre 2014 - 12:29

[...]  Volevo dire che la condizione post-coloniale, e in questo caso per essere più precisi quella condizione di rupture della cultura tradizionale e di alienazione rispetto la "contemporaneità" è il dato di fatto e di partenza di quella parte del mondo.

Da lì devono necessariamente partire, e tanto di ciò che è successo in Asia dall'India al Vietnam è innanzitutto il risultato di una presa di coscienza del fallimento di vie di sviluppo alternative (sia marcatamente socialiste che meno) dalla condizione coloniale.

 

ok, adesso ho capito e sono in parte d'accordo.

resta il punto (che poi è lo stesso del messaggio precedente) di come questa (ri)partenza è avvenuta e avviene, nonché relativizzare il nostro modello di sviluppo.

bisogna pur ricordarsi che molte di queste società, in particolare l'India, il fu-Siam, i sultanati malesi, hanno vissuto e funzionato per secoli con schemi politico-sociali autoctoni e con strutture sconosciute alle ideologie occidentali ottocentesce.

il socialismo è stato qui un fallimento per lo stesso motivo per cui lo è il capitalismo su altri versanti: sistemi altrui frettolosamente applicati a società aliene.

la soluzione, in un mondo rosa e di zucchero filato, sarebbe probabilmente adottare strategie e modelli autoctoni per contesti locali, come del resto l'umanità è andata avanti per millenni.

 

cmq sì, argomento abbondantemente OT e che richiederebbe escursus ENORMI.


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#54 corrigan

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Inviato 15 ottobre 2014 - 12:31

 

il socialismo è stato qui un fallimento per lo stesso motivo per cui lo è il capitalismo su altri versanti: sistemi altrui frettolosamente applicati a società aliene.

la soluzione, in un mondo rosa e di zucchero filato, sarebbe probabilmente adottare strategie e modelli autoctoni 

sì son d'accordo su questo punto.


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#55 Ukrainian Roulette

    populista

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Inviato 15 ottobre 2014 - 12:40

 

Comunque non è che nel mondo esterno sia tutto una figata mentre noi siamo i peggiori e qua va tutto male. Parecchi paesi ad un livello avanzato di sviluppo hanno seri problemi, vedi anche Giappone, o buona parte dell'Europa. Vediamo come va lo sviluppo in Brasile o anche in Africa, perché a me sembrano posti totalmente impreparati a sostenere uno sviluppo economico e sociale sul lungo termine. La Cina è esplosa ma fa anche un sacco di porcherie per me inaccettabili, vedi tassi di inquinamento o progetti edilizi faraonici a dir poco ridicoli. Contiamo anche il fatto che l'Italia non ha grande abbondanza in termini di estensione territoriale e di materie prime che possono trainare da sole un'economia, e non possiamo pensare di aumentare demograficamente in eterno, lo spazio per vivere non è infinito. Gli Stati Uniti che sono in un periodo di buona crescita non possono essere considerati un unicum, perché non è che in tutti gli stati federati si viva bene allo stesso modo, ci sono posti in cui la qualità della vita cala drasticamente.

 

Senza contare il problema delle disuguaglianze economiche e della povertà relativa, ben evidenziato ad esempio da questo articolo dell'economist: http://www.economist...uality-breaking

 

 

 

What is true for individual countries is also true if you treat the world as a single nation. The study uses the Gini coefficient, a measure of income inequality in which zero represents perfect equality—everyone has the same income—and 100 perfect inequality—one person has everything. The global Gini rose from 49 in 1820 to 66 in 2000. But this was not caused by widening disparities between rich and poor within countries (inequality in its usual sense). Inequality of that sort fluctuated for 130 years to 1950, before falling sharply in 1950-1980, in what the report calls an egalitarian revolution. Since 1980 it has risen again (as Thomas Piketty, a French economist, has shown), back to the level of 1820.

 

 

 

.... e finalmente ...questo è costruttivo . I meno di corrigan viceversa servono un attimo prima di alzarsi dal water.


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<p> ANDREA COSTANTINO LIBERO, GRAZIE RADIO LIBERTÀ !

#56 corrigan

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Inviato 15 ottobre 2014 - 12:42

ciao Russian, ti dedico questo pezzo 

http://io9.com/59744...-being-rational

e soprattutto questo che ti calza a pennello

http://io9.com/why-c...-umb-1646099130

 

:ciao:


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#57 soul crew

    stocazzo

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Inviato 15 ottobre 2014 - 15:13

è stato toccato da qualcuno un tema importante (scusate, non mi ricordo chi, la discussione è andata molto avanti con interventi lunghi e sto rubando momenti di produttività asd) . la concentrazione del potere e la redistribuzione delle risorse. è vero, questo è il tasto dolente della globalizzazione. il potere è concentrato in poche mani (pochissime delle quali legittimate politicamente dal voto democratico, visto che si tratta di organismi di secondo o terzo livello o direttamente di corporations private) ma è allo stesso tempo "incorporeo", con le varie sedi dislocate un po' ovunque in modo da non poter risalire mai ai diretti responsabili di determinate scelte (il che da adito ai complottisti anti-bilderber che spesso sono dei suonati, ma su queste dinamiche oscure tutti i torti non ce l'hanno). poi c'è il problema della redistribuzione: è vero che le briciole arrivate ai ceti meno abbienti hanno comunque fatto fare un grande balzo in avanti nei paesi in via di sviluppo (passare dall'indigenza all'essere ceto medio), ma è anche vero che in europa la forbice tra ricchi e poveri si è allargata e chi vive di precariato continuo è veramente a rischio. qui però la colpa non è del mercato globale (che se ben regolato, porta solo benefici, ripeto se ben regolato, che non voglio passare per ultraliberista e le teorie della mano invisibile sono sconfessate dalla realtà) in se, ma della totale assenza di politiche nazionali (o comunitarie nel caso dell'europa) che andassero in questa direzione. ci si preoccupa solo di determinati parametri e non di come raggiungerli, e questo è effettivamente un problema, perchè alla lunga un modello in cui ci sono pochi ricchi e tanti poveri (anche se quei poveri stanno meglio di quelli di 50 anni fa), non è sostenibile.

la sfida politica di oggi è il saper risolvere le contraddizioni tra politiche di benessere nazionale e il rispetto dei parametri finanziari comunitari, una sfida difficile e risolvibile non so in quale maniera, sicuramente non nella maniera degli attuali csx europei che spesso sono i primi sponsor dell'austerità a tutti i costi


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#58 Ortodosso

    baby even the losers

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Inviato 15 ottobre 2014 - 17:15

Risponso a chi ha detto: i miei nonni con poco han mandato tre figli all'università, io non riesco a uscire di casa, ci son due motivi (ovviamente non conosco al situazione specifica, la prendo come caso generale):

 

1. I tuoi nonni non lavoravano in una grande città, si saranno costruiti la casa in economia, mentre tu lavori in città

2. I tuoi nonni avevano un tenore di vita che tu, giustamente, non ti sogneresti mai di accettare

 

poi mi stanno bene tutti "ma io non ho un vizio non faccio vacanze non ho sky" e quant'altro, ma vuol dire non avere idea dei sacrifici considerati normali due generazioni addietro, sacrifici a fronte dei quali oggi uno non si sogna di uscire di casa. Per capirli ci sono due modi:

 

1. Macchina del tempo

2. Vedere come ce la fanno ad 'uscire di casa' i famosi cinesi o gli immigrati africani: il loro tenore di vita oggi in Italia è comunque superiore a quello della generazione dell'immediato dopoguerra italiano (leggi: la fame).

 

I lavori che fanno questi, i compromessi che fanno questi sono completamente fuori dalla prospettiva di un italiano: l'unico commento è il solito 'ci rubano il lavoro', come fossero delle macchine, attori che giocano su un piano diverso: ma sono umani anche loro, e fanno sacrifici non diversi dall'avellinese che sbarca ad Ellis Island nel 1910. 


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reallytongues 112


#59 piersa

    Megalo-Man

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Inviato 15 ottobre 2014 - 17:26

Perduto il ruolo strategico siamo passati nelle mani del liquidatore

 

cvd


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#60 soul crew

    stocazzo

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Inviato 15 ottobre 2014 - 17:46

poi va be' come da titolo andrebbe fatta una riflessione sulle pmi soprattutto per smitizzarla un po'

per ovvi motivi il sistema delle pmi ha retto solo quando faceva da supporto e indotto alla grande industria, caduta quella ecco l'ovvia crisi. la pmi per ovvi motivi non può investire in ricerca e innovazione quanto una grande industria, quindi, facendo l'esempio di arezzo (distretto orafo-calzaturiero molto simile al mitico nord-est) ci siamo ritrovati con la caduta della lebole, della fibok e dell'unoaeree e con miriadi di ex operai che aprivano la fabbrichetta per conto proprio continuando a fare ciò che facevano in catena in fabbrica. questa gente è stata tutta spazzata via, sono sopravvissuti solo quelli che hanno studiato, si sono riprofessionalizzati e si sono dati al design o alla progettazione dei gioelli o della scarpa di lusso. gli altri non hanno retto alla crisi, è ovvio, ed è anche colpa loro. non avete idea di quanti corsi professionalizzanti già finanziati non sono partiti per mancanza di partecipanti, perchè qua c'è il mito del contadino buzzurro che si arricchisce solo perchè sa montare una catenina d'oro a mano. poi ti arrivano i pakistani e la stessa roba te la fanno al doppio della velocità e te vai a casa, ma sarà colpa dei paki, o di te che sei e resti un contadino ignorante che non sai vedere oltre due zolle di terra? e così vale per il resto d'italia eh, tutti col mito del soldo facile e tutti a gambe ritte alle prime difficoltà.

guarda caso l'unica industria fiorente in zona ora come ora è Prada, che non è una pmi manco per il cazzo e che investe tantissimo in tecnologia, design ecc ecc e ha ricreato pure un indotto di artigiani qualificati che fanno le rifiniture. in questo la caso la pmi è funzionale a tutto il sistema economico, che altrimenti da sola non sarebbe in grado di reggere.

 

ovviamente la colpa non è solo dei buzzurri pseudoimprenditori, è anche (e forse soprattutto) di uno stato che non ha un piano industriale da decenni e non so capisce dove voglia andare. io prendo atto del fallimento del bloco sovietico eh, non sono uno scemo coi paraocchi, ma senza programmazione non si va da nessuna parte


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#61 piersa

    Megalo-Man

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Inviato 15 ottobre 2014 - 17:52

 

 

 io prendo atto del fallimento del bloco sovietico eh, 

 

Prendere atto non basta, ci devi il risarcimento!

ok, la finisco, scusate


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#62 soul crew

    stocazzo

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Inviato 15 ottobre 2014 - 17:54

 

 

 

 io prendo atto del fallimento del bloco sovietico eh, 

 

Prendere atto non basta, ci devi il risarcimento!

ok, la finisco, scusate

 

fosse per me andrebbe fatta la versione 2.0 asd


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#63 Seattle Sound

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Inviato 15 ottobre 2014 - 21:01

 qua c'è il mito del contadino buzzurro che si arricchisce solo perchè sa montare una catenina d'oro a mano. poi ti arrivano i pakistani e la stessa roba te la fanno al doppio della velocità e te vai a casa, ma sarà colpa dei paki, o di te che sei e resti un contadino ignorante che non sai vedere oltre due zolle di terra? 

 

 

foreign.jpg


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Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)

 

"simpatico comunque eh" (Fily, Forum Ondarock)

 

"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"

"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)


"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"


#64 soul crew

    stocazzo

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Inviato 15 ottobre 2014 - 21:06

asd

quanta verità


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#65 Ukrainian Roulette

    populista

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Inviato 16 ottobre 2014 - 07:03

poi va be' come da titolo andrebbe fatta una riflessione sulle pmi soprattutto per smitizzarla un po'

per ovvi motivi il sistema delle pmi ha retto solo quando faceva da supporto e indotto alla grande industria, caduta quella ecco l'ovvia crisi. la pmi per ovvi motivi non può investire in ricerca e innovazione quanto una grande industria, quindi, facendo l'esempio di arezzo (distretto orafo-calzaturiero molto simile al mitico nord-est) ci siamo ritrovati con la caduta della lebole, della fibok e dell'unoaeree e con miriadi di ex operai che aprivano la fabbrichetta per conto proprio continuando a fare ciò che facevano in catena in fabbrica. questa gente è stata tutta spazzata via, sono sopravvissuti solo quelli che hanno studiato, si sono riprofessionalizzati e si sono dati al design o alla progettazione dei gioelli o della scarpa di lusso. gli altri non hanno retto alla crisi, è ovvio, ed è anche colpa loro. non avete idea di quanti corsi professionalizzanti già finanziati non sono partiti per mancanza di partecipanti, perchè qua c'è il mito del contadino buzzurro che si arricchisce solo perchè sa montare una catenina d'oro a mano. poi ti arrivano i pakistani e la stessa roba te la fanno al doppio della velocità e te vai a casa, ma sarà colpa dei paki, o di te che sei e resti un contadino ignorante che non sai vedere oltre due zolle di terra? e così vale per il resto d'italia eh, tutti col mito del soldo facile e tutti a gambe ritte alle prime difficoltà.

guarda caso l'unica industria fiorente in zona ora come ora è Prada, che non è una pmi manco per il cazzo e che investe tantissimo in tecnologia, design ecc ecc e ha ricreato pure un indotto di artigiani qualificati che fanno le rifiniture. in questo la caso la pmi è funzionale a tutto il sistema economico, che altrimenti da sola non sarebbe in grado di reggere.

 

ovviamente la colpa non è solo dei buzzurri pseudoimprenditori, è anche (e forse soprattutto) di uno stato che non ha un piano industriale da decenni e non so capisce dove voglia andare. io prendo atto del fallimento del bloco sovietico eh, non sono uno scemo coi paraocchi, ma senza programmazione non si va da nessuna parte

 

 

Ma se è caduta la grande industria, spesso assistita, per questi principi perchè avrebbe dovuto reggere la piccola e media ? Tanti vantaggi poteveno anche averli le medie non fossero state in Italia. Perchè le grandi propserano in Cina , India e altri paesi cosiddetti emergenti ? Parliamo di geni o di sfruttamento ?


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#66 uomoz

    ឡុកឡាក់

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Inviato 28 ottobre 2014 - 13:56

Un accenno di analisi su come 30 anni di neoliberismo potrebbero star forgiando la pische della società contemporanea

Neoliberalism has brought out the worst in us
 

(versione in italiano)
 


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#67 coltivatore di amicizie

    utente rancoroso

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Inviato 28 ottobre 2014 - 16:33

Rispondo sinteticamente alla questione, che riassumerei in si stava meglio quando si stava peggio?

 

No. Per tre motivi:

 

1. Il reddito pro capite, misurato in valuta, è più alto oggi che nel 1985, all'apice del ributtante piccolo mondo antico (e marcio) descritto da Cerezo. Persino in Italia dove stiamo pagando gli enormi debiti (pubblici, competitivi, giuridici, di svalutazione monetaria) sui quali si reggeva la merda nella quale siamo cresciuti. Quello del signor Wampum non era 100% genio imprenditoriale, ma abuso edilizio, evasione fiscale, debito pubblico, corruzione politica e whatnot. Lo dico con lo stesso spirito con cui si dice a un cinquenne che Babbo Natale non è mai esistito, il famoso complesso del mondo giusto citato da thom qualche giorno fa.

 

2. La ricchezza non è il numero che c'è nel tuo conto corrente, ma è quello che puoi comprare con quei soldi. La tecnologia e la produttività abbassano i prezzi e rendono tutti più ricchi a parità di stipendio. Pertanto, oltre al fatto che il reddito è più alto, i prezzi sono molto più bassi. La moderna Toyota Yaris è più confortevole di una Mercedes dell'epoca. Non c'era cifra che ti potesse garantire la conoscenza che oggi dà un banale computer da tavolo, inclusa la possibilità di rimuginare poeticamente sul boom italiano del dopoguerra in compagnia di sconosciuti. A gratis. O la possibilità di vivere decenni dopo aver contratto l'HIV. Basterebbe una macchina del tempo per far tornare i cerezo (o Salvini, o Grillo, o Le Pen, o Landini, o aggiungi l'ignorante che vuoi) alla qualità della vita del 1985 per una settimana  per disspiare ogni dubbio.

 

3. Globalizzazione, liberalizzazione e quant'altro hanno migliorato, in maniera molto più decisiva che da noi, ovvero dalla morte di fame alla speranza finanche di una vita normale, le condizioni di miliardi di persone, tra cui quelle definite qua sopra piaga. Capisco che di fronte alle magnifiche sorti e progressive delle popolazioni del Gran Sasso sia poca cosa, ma c'è anche questo: quattro miliardi di persone che oggi possono vivere alle soglie della dignità e nel 1985 non avrebbero potuto. 

 

Eppure il sentimento che si stia peggio c'è. Perché? Per due motivi:

 

- Perché le vecchie scarpe erano più giovani, e su questo c'è poco da fare, se non cercare di evitare di farne la misura di tutte le cose, come i già citati vecchietti.

- Perché parametriamo la nostra felicità su quella di chi ci sta vicino, e adesso è molto più facile vedere (e invidiare) chi sta meglio di noi, anche se noi stessi stiamo meglio che in passato. Ancora più grave se quelli che stanno meglio di noi prima morivano di fame, quello proprio ci uccide.

 

In sintesi: la globalizzazione ha tolto in qualche misura a chi ha il culo di nascere in una nazione ricca la possibilità di fare la bella vita rimanendo degli ignoranti totali, tramite maneggi pubblici e privati di ogni tipo (tangentopoli anyone?). 

 

Non sono dispiaciuto. 

 

 

ma cos'è? uno scherzo o una presa per il culo questo post? 12 likes e neanche un voto negativo??? u kiddin me??? tutti neoliberisti col santino di reagan sul comodino qui dentro? 

 

ma dove hai preso quei dati? quali sarebbero i miliardi di persone che adesso stanno meglio che negli anni 80? ma in quale universo parallelo sono accadute queste cose? dove vivi, tu, per affermare corbellerie del genere?


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panella is my co-pilot  :nod:


#68 uomoz

    ឡុកឡាក់

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Inviato 22 gennaio 2015 - 11:38

Sto cominciando ad informarmi e a studiare qualcosa in merito al fenomeno della "Gentrification", qualcuno ha qualche testo da consigliare? 


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#69 corrigan

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Inviato 22 gennaio 2015 - 11:52

:P 

http://en.wikipedia....tion#References

http://en.wikipedia....Further_reading


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#70 Giovanni Drogo

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Inviato 22 gennaio 2015 - 14:49

Un accenno di analisi su come 30 anni di neoliberismo potrebbero star forgiando la pische della società contemporanea

Neoliberalism has brought out the worst in us
 

 

Non ho capito dall'articolo esattamente che cosa del neoliberalismo ci induca per forza a cercare il successo o a umiliare il prossimo. Purtroppo esistono delle costrizioni sociali come sempre sono esistite e sempre esisteranno e che derivano in generale dalla personalità debole della maggior parte delle persone, ma se uno se ne smarca e vive la sua vita in base a ciò che lo fa stare meglio non lo vengono a prendere a casa i neoliberali, né gli bloccano la connessione internet, né gli impostano una home page che deve visitare per forza. Purtroppo è la vita stessa ad impedirci di essere totalmente liberi, i vincoli economici (scarsità di risorse e cose di questo genere) esistono da quando esiste la vita ed è solo da questi che non possiamo realmente sfuggire. E' per colpa di questi che non mi sento totalmente libero, ma nessun uomo, nessuna società ha deciso di imporceli, esistono da quando esiste la vita.

 

 Ma soprattutto un'altra cosa:

 

 

 

The sociologist Zygmunt Bauman neatly summarised the paradox of our era as: “Never have we been so free. Never have we felt so powerless.” 

 

Ed io sono felice di sentirmi così powerless, è proprio questa frase di Bauman che nasconde un desiderio incolmabile di potere, più di qualsiasi pensiero neoliberista. E' anche vero che chi ha il desiderio di potere può fare la scalata economica/sociale/culturale e rompere il cazzo con la sua visione di vita ad una moltitudine di persone, ma con delle limitazioni davvero mai viste prima. Le cose che continuano a non piacermi in definitiva delle società evolute di oggi sono il modo in cui viene vista ed in generale regolamentata la proprietà intellettuale e tutta quella parte di pensiero (e oserei dire marketing) che culturalmente scambia le scelte utilitaristiche per scelte etiche. Per il resto non me la sento di lamentarmi.


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Statisticamente parlando, non lo so.





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