Emma Ruth Rundle Some Heavy Ocean (2014)
Rece di OR e bandcamp del disco.
Oh là, finalmente il 2014 ha prodotto un esordio su misura anche per il sottoscritto. Pignoleggiando è un esordio relativo, dato che c'era stato un album di strumentali ambientali quattro anni fa, ma questo nuovo è tutt'altra storia.
Parafrasando il vate Thomas Prostata, lei "è indie, molto indie, pure troppo". Tipo che ha il coraggio di mettersi lì, candida e dreammosa, a suonare con maglioncino pulzelloso e tragica cuffietta con orecchie da gattina. Tipo che quando canta nel disco non ha paura di ricordare mezzo olimpo cantautorale femminile degli ultimi 30 anni, da Suzanne Vega a Edie Brickell, da Bjork a Cat Power, da una ninfa a caso del dream pop a Alanis Morrisette (ascoltate Shadows of My Name e ditemi se non è la canzone che la Morrisette dovrebbe comporre da 15 anni in qua) e giù a valanga tra le cento e più cantautoresse una chitarra, una cameretta, il cane, il gatto e io che hanno caratterizzato la scena alternativa post 2000. La mia teoria è che assomigliando un po' a tutte non assomiglia a nessuna, ma se qualcuno vuol dire che è de.ri.va.ti.va faccia pure, non contesto.
Lei è indie, si diceva, e indiscutibilmente fa un tipico indie-folk con tutti gli annessi e connessi del caso. Epperò lo fa con un'intensità e una luminosità che fanno la differenza. E non la fa neanche tanto facile. Perché non è certo un disco che vuole stupire con effetti speciali e colori ultravivaci. Forse nessuna canzone colpisce seriamente al primo ascolto, ma pian piano da ognuna iniziano ad uscire le giuste radiazioni emotive e dopo un po' ci si ritrova tra le mani un disco poetico, avvolgente, emozionante.
L'atmosfera generale è sabbiosa e svuotata, il tono del cantato è spesso ieratico e remoto, quasi liturgico, senza però mai scadere nell'ormai logoro luogo comune da muezzin rockettaro, mantenendo in fondo una concretezza folk rock molto californiana. I bellissimi, rimuginanti e misteriosi testi hanno un che di vagamente coheniano, con il continuo dilatarsi dei sentimenti quotidiani a dimensioni spirituali d'altri tempi.
Ah sì, come già accennato in altro topic e dettaglio senz'altro trascurabile (figuriamoci se mi faccio influenzare da certe cose), è anche una gran gnocca. Sono certo che particolari prosaici come questo interessino poco gli amanti della Musica, ma nel caso sotto lo spoiler ho allestito un modesto altarino jpg...
Emma Ruth Rundle - Some Heavy Ocean (2014)
#1
Inviato 17 luglio 2014 - 13:02
#2
Inviato 17 luglio 2014 - 13:12
"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)
"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)
La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).
#3
Inviato 17 luglio 2014 - 13:35
Un disco carino, ascoltato un paio di volte ma non credo ci tornerò su granché. Era interessante anche il sopracitato "Electric Guitar I".
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
#4
Inviato 17 luglio 2014 - 14:02
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