La terapista attuale ha formazione cognitiva comportamentale, al contrario della precedente che aveva approccio cognitivo-neuropsicologico, e mi sta facendo già fare qualche esercizio in più rispetto a semplicemente tenere un diario. Siamo proprio alle basi, mi sta facendo un lavoro di "inventario" delle emozioni per meglio comprendere cosa effettivamente è l'ansia così come altro.
Tra gli up and down che mi contraddistinguono sono tornato in fase down abbastanza drasticamente.
Anche io mi sto ri-buttando sull'approccio cognitivo comportamentale, ero indeciso tra questo tipo di terapia e quella breve strategica (che è fica anche di nome). Ho optato per la CC sostanzialmente perchè ne ho trovata una vicino casa e in questo periodo in cui la mia ansia generalizzata sta tornando in maniera vigorosa non mi fa impazzire l'idea di dovermi fare km settimanali. Online non riesco proprio, ho bisogno di presenza.
Avevo fatto un salto da una psicoanalista lacaniana ma sento che non è quella la mia strada, io ho bisogno di razionalità, di schemi, qualcosa di strutturato e non ricordare di che colore era il mio seggiolone (che probabilmente neanche possedevo
).
Il termometro della mia ansia è l'uso che faccio di ansiolitici, quando me ne nutro al bisogno con una decina di gocce sono ok ma quando avverto il bisogno quotidiano o quasi devo fare qualcosa per arrestare la progressione. Non ho mai esagerato nelle quantità proprio perchè consapevole di non volerne diventare dipendente, mi bastano anche 5 gocce che sono praticamente mezza pasticca della dose minima e che quasi ogni medico mi ha detto essere praticamente placebo. Certo è che: se avverto il bisogno di prendere quelle 5/6/7 gocce, qualora non sia una dipendenza fisica, è psicologica, e questo genera in me una buona dose di frustrazione. Difatti come passa l'ansia (manco sempre visto la dose minima che assumo) mi arriva tristezza e rabbia/frustrazione.
Il sintomo dell'ansia che più mal sopporto è un certo grado di stato confusionale che nascondo (soprattutto a lavoro) ma questo sforzo per me è davvero stancante e debilitante.
Essendo un soggetto anche ipocondriaco di tanto in tanto mi convinco che il mio malessere nonostante sia trentennale sia dovuto a fattori patologici (nel senso fisici) e quindi vai con esami a go-go. L’ultimo esame fatto è la risonanza magnetica encefalo (un mostro claustrofobico durato mezz’ora) che guarda caso è uscita perfetta ed io invece di rincuorarmene ho avvertito anche li un senso di frustrazione.