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Grand Budapest Hotel (Anderson, 2014)


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43 replies to this topic

#1 William Blake

    Titolista ufficiale

  • Redattore OndaCinema
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Inviato 12 aprile 2014 - 15:38

Rocambolesche avventure, dialoghi surreali e un'estetica fiabesca danno vita ad un racconto noir in puro stile Anderson: tra grottesco, ironico, truce e commovente l'autore mantiene anche questa volta il suo stile caratteristico

Immagine inserita

http://www.ondacinem...pest_hotel.html
  • 4
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#2 Incidente

    Feudo

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Inviato 13 aprile 2014 - 14:35

Davvero un film bello e potente, che per certi versi può rappresentare per Wes Anderson la quadratura del cerchio.
Se altre sue pellicole mi si son cucite meglio addosso perché ci trovavo sempre il caracter che mi aderiva -su tutte, chiaramente, penso a 'Royal's Tenembaums' e 'Moonrise Kingdom' con le loro storie di sembramento familiare e disperata caccia alla tenerezza-, questa volta, non essendoci stata troppa immedesimazione -il dramma familiare, comunque presente, di Zero è dovuto alla guerra, ad una forza dunque esterna alla famiglia stessa- riesco ad esprimere un giudizio più libero e scevro da particolari simpatie od empatie -sperando che mi si passi l'uso leggero di un termine che indica patologia-.
Dicevo la quadratura del cerchio, si, perché in questo film non c'è alcun ingrediente andersoniano che prepondera sugli altri, qui ogni addendo è giustapposta e calibrata al millilitro; la pulizia visiva definitiva, l'uso geometrico ed organico delle scenografie -personaggi ed ambienti sembrano, ancor più del solito, essere sempre inverosimilmente abbinati-, l'accentuata emozionalità, il malcelato commovente spaccacuore ottimismo nonostante tutto, il surreale, la suddivisione in capitoli, l'utilizzo corale gigionesco ed insieme delicato dei più grandi pezzi grossi del cinema made in U.S.A. -non che il resto della ciurma non meriti la lode, ma i personaggi di Keitel e Defoe rimarranno negli annali-, i movimenti di camera perfetti, si mescolano e formano un capolavoro coeso, delirante, divertentissimo e rosa, si rosa.
D'accordo con la recensione, ma con un votello in più. 8,5
  • 0

#3 lazlotoz

    Enciclopedista

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Inviato 14 aprile 2014 - 08:31

Ricopio qui il mio commento scritto a caldo...

Grandissimo film di Wes Anderson per una lunga serie di motivi. Mi spiace leggere in questo forum questioni di hipster non-hipster, perché abbassano di molto la possibilità di discutere di un'opera davvero notevole.

Io son un amante del cinema di WA, mi son piaciuti tutti i suoi film, qualcuno un po' meno qualcuno un po' di più. Penso che Fantastic Mr Fox sia il suo miglior lavoro. Così per chiarire in sintesi la mia posizione.

In Grand Budapest Hotel WA fa un lavoro incredibile al di sotto della sua patina stilistica. Uso la parola patina per dire che tutta la questione annosa del suo cinema, che poi fa arrivare a descriverlo come hipster, della forma è solo superficie per certi versi. Ed è qui che lo dimostra meglio che altrove.
Prima di tutto il film è quasi per intero in 4:3. Questa cosa mi ha quantomeno estasiato (sono un amante del 4:3 e lo reputo il formato più puro), perché scorre via che quasi non te ne accorgi (ne ho parlato con qualcuno che manco l'aveva notato, per dire). Il 4:3 è citazione anche, perché il film è un tributo a un certo cinema (Lubitsch il primo che viene in mente), ma è soprattutto una fortissima scelta iconica. Inquadrare in quella proporzione è una posizione molto forte dell'autore, è in qualche modo un affermarsi di fronte all'immagine.
I temi trattati, si sa anche quelli son sempre gli stessi... su tutti il rapporto padre-figlio. Qui però a differenze di altre volte il tono ha una malinconica tristezza di fondo che non usciva mai fuori così. La morte (spoilero) lasciata fuori campo (intendo quella di Gustave, di Agatha e del figlio) lascia una sospensione nuova. La decadenza di un mondo, la fine di un'epoca.
Gli attori, i soliti. Ma quelli nuovi stupiscono, specie Ralph Fiennes che scopro essere bravissimo (colpa mia, non gli ho mai dato troppo credito), perfetto.

Poi ci sarà chi dirà che gira sempre uguale, e allora ci sarebbe da riguardarsi la parte di Moonrise Kingdom dove si parla di minimalismo. Le minime variazioni sono importanti per WA. Più importanti del resto. Qui per esempio, la scena dell'inseguimento nel museo è perfetta, così diversa dal resto, pur rispettando certi canoni (devo rivederla, non la so descrivere bene, ma mentre che la guardavo notavo delle differenze, dei movimenti... il tono generale di quella scena... insomma, devo rivederlo).

E in ultimo, fa ridere, e tantissimo. La scena dell'uccisione del gatto su tutte. William Defoe è una meraviglia. Le battute, tutte, troppe per ricordarle.

(questi alcuni spunti, scritti nella pausa pranzo... non riletto, non corretto)
  • 1

#4 lazlotoz

    Enciclopedista

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Inviato 14 aprile 2014 - 09:53

Qui Bordwell scrive delle robe interessanti. http://www.davidbord...e-43-challenge/

A me 'sta cosa del 4:3 mi sta particolarmente a cuore, soprattutto in questo periodo (sto guardando per la prima volta Heimat).
  • 0

#5 Giubbo

    Classic Rocker

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Inviato 14 aprile 2014 - 10:13

adesso, io non vorrei cominciare con le solite critiche a Moonrise Kingdom con le storie dell'essere hipster o via dicendo (per me lo è, però vabbè, finisco qui).

dato che mi è stato proposto di guardare quest'ultimo film di W. Anderson, e dato che i suoi film fino a Darjeeling Ltd mi sono piaciuti molto, Fantastic Mr. Fox discreto e Moonrise Kingdom appunto per nulla (come scrisse qualcuno: occhi pieni, cuore vuoto)...

ecco insomma fatta questa introduzione, chi la pensa più o meno come me mi consiglierebbe di andare a vedere quest'ultimo?
  • 0

#6 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 14 aprile 2014 - 10:14

Io amo Anderson, la sua geometria e i suoi colori, la giocosità artefatta del suo immaginario. Ogni inquadratura è come una ricostruzione spaziale di un equilibrio incantato di oggetti su linee prospettiche perfette (o perfettamente assenti); ogni colore (una vera delizia il suo vagolare nell’intera gamma dello spettro luminoso) è una immersione totale in un colorificio folle; il suo mondo è la scatola dei giocattoli di tutti, in cui la logica non ha senso e una funivia può essere irrazionalmente sospesa, un edificio può spuntare dalla nuda roccia, i personaggi sono apparentemente schematici perché connotati in maniera marchiana (dai colori che indossano, i simboli, le acconciature), ma poi dispiegare tutto un insieme di sfumature. E questo è Wes Anderson che ti accoglie nel suo mondo schizzofrenico di personaggi normalmente pieni di complessi e idiosincrasie, ma in Grand Budapest Hotel le cose cambiano: qui all’interno dello stesso meccanismo c’è la Storia. E quindi si smorzano i problemi psicologici/edipici, c’è sempre il complesso rapporto figlio/padre (in cui si innesta una competizione sessuale “non la corteggi” ripete Zero), ma lo è in maniera indiretta, padre putativo, ma soprattutto pigmalione Mr Gustave è l’esempio di una mitteleuropa che ragionava con criteri che stanno venendo meno, il senso del dovere, il decoro, la gentilezza, l’incrocio scevro da razzismi fra etnie e lingue, il concetto di albergo/europa come accoglienza e crogiolo di tutto il mondo, crocevia delle umane genti. Mr Gustave non è certo un santo, bellissima l’idea di farne un dongiovanni per attempate signore con reciproca soddisfazione, ma venato anche da un sano interesse, ma è portatore di una granitica etica professionale che è rendere gradevole, sempre, il soggiorno in albergo. C’è un intrigo, una fuga, un inseguimento, la nobiltà affarista e cattiva (tutti neri, ma non per lutto, il loro animo è nero), il mondo straordinario e buonista delle carceri (ma quando c’è da versare sangue, questo defluirà pienamente), i saldissimi rapporti di amicizia che legano i direttori d’albergo in tutti gli angoli del mondo (altra metafora forte). E in questo mondo colorato e zuccheroso mai si nega la morte, l’omicidio efferato, il sesso (prima del matrimonio e quello giocosamente concesso). E poi c’è Zero che cresce secondo quegli ideali di somma correttezza formale e sostanziale, l’unione dell’est con l’ovest di Mr Gustave, l’apolide senza passato (un immigrato senza documenti) che si costruisce un futuro in un tempo in cui il crinale della storia sta precipitando e lo fa vivendo un presente bizzarro e folle in cui barcamenarsi. Ed è chiaro che Zero viene salvato dal primo arresto proprio grazie a quel mondo che sta sparendo impersonato da Mr Gustave, perché il ricordo di un bambino divenuto poliziotto (Gustave è stato padre putativo di più persone) carico di benessere per la gentilezza e la cordialità ricevuta all’interno dell’hotel, provvederà ad un lasciapassare. E Zero troverà la sua A, come simmetricamente a legare l’inizio e la fine, servendo sempre quell’albergo, a vita, incastrato in una melanconia per il tempo perduto (dorme sempre nella stanza che aveva al suo primo incarico di lobby boy).
L’incipit (Uno scrittore non inventa le sue storie, ma le storie vengono a lui) è pari pari una citazione di Zweig, lo spirito dei suoi libri in effetti aleggia ovunque (ma anche il Gradn Hotel film, Mancia competente, Vogliamo vivere, Fra le mie braccia) ed è un libro che contiene la storia raccontata.
Belli tutti i personaggi.


Bello il link. In effetti ci sono anche movimenti di macchina in cui l'obiettivo gira di 90 o forse anche 180 gradi senza stacchi, ce ne sono almeno tre.

Sarebbe carino sapere perchè lo ha chiamato Grand Budapest Hotel: Budapest è l'altra testa dell'impero austroungarico, ma è anche il luogo in europa in cui si sta compiendo uno degli esperimenti più pericolosi per la democrazia, ossia la salita "democratica" di un partito chiaramente antisemita (hanno proposto la schedatura di tutti i giornalisti ebrei) e razzista
  • 9

#7 Gonzo

    Twenty-Three Lubed Up Schizophrenics With Delusions of Grandeur

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Inviato 14 aprile 2014 - 10:57

Per quel che mi riguarda il suo migliore da un sacco di tempo. Maturo sia a livello di forma che di sostanza.

Saoirse Ronan se stai leggendo ti prego sposami.
  • 1

the best ever death metal band out of Denton
never settled on a name.
but the top three contenders, after weeks of debate,
were Satan's Fingers, and the Killers, and the Hospital Bombers.


#8 William Blake

    Titolista ufficiale

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Inviato 14 aprile 2014 - 12:39

alla fin fine mi è piaciuto anche questo, ma è uno degli Anderson che ho amato meno. mi è parso davvero troppo di maniera, aspetto che per Anderson può apparire un controsenso ma tant'è. magnificamente realizzato e interpretato ma è tutto troppo al posto giusto, perfetto per i fan incalliti o per chi lo conosce da poco per la deriva hipsterica desunta dal suo cinema. non sposta di una virgola quanto fatto in precedenza, e le rocambolesche fughe in odore di cinema comico meritavano forse un trattamento più carnale e meno cartoonesco. i temi principiali erano stati ampiamente sviscerati (e stilosamente messi in scena) in "Moonrise Kingdom" e in "Fantastic Mr. Fox", che avevano una freschezza e anche un trasporto emotivo nel raccontare le peripezie dei protagonisti di tutt'altro livello. a me questo racconto è sembrato, piuttosto, assai fiacco, e l'espediente del "racconto nel racconto nel racconto", con la doppia cornice, non aiuta nemmeno granché. l'elemento di novità è l'ombra della storia, ma la resa allegorica è poi lasciata abbastanza ai margini e, forse, questo è il peccato più grosso di "Grand Budapest Hotel". poi è pur sempre un film di un Wes Anderson ormai maturo, nevrotico-alleniano e (di conseguenza?) pessimista, quindi non parlo di un film non riuscito. però un po' l'amaro in bocca me l'ha lasciato
  • 5
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#9 reese

    moriremo

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:01

le rocambolesche fughe in odore di cinema comico meritavano forse un trattamento più carnale e meno cartoonesco.

l'unica cosa che mi e' parsa degna di nota e in qualche modo fresca - animazioni vintage (dubito fatte analogicamente pero') che si incastrano bene col tocco nostalgico di un tempo che fu. il resto pero' e' praticamente nullo dal punto di vista emotivo, carine alcune battute (quelle liberatorie di fiennes), ma boh, senza cuore proprio. curioso perche' i suoi personaggi agiscono in genere con motivazioni forti, ognuno fa di tutto per preservare se stesso esattamente com'e' all'inizio del film, una specie di autoconservazione esasperata che e' talmente predestinata fin dal primo fotogramma che mi da' la stessa sensazione di finire un puzzle a due pezzi. anderson gioca prevalentemente a fare dio in un mondo che crea dal nulla in sei giorni, incluso l'uomo a sua immagine e somiglianza, per poi farlo correre su dei binari per due ore - certo, il tempo lo fa passare grazie agli incroci tra i vari binari (stile circo) - ma una volta finito penso solo alla strada da fare dal cinema a casa.
  • 0

#10 An Absent Friend

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:06

Io non ci ho trovato quello che mi fa amare di più Anderson: un profondo dolore dei personaggi, sempre al centro di ogni suo film, che si traduce nel contrasto tra manierismo formale e sgangheratezza narrativa. La macchina è troppo grande (e qui l'enorme cast non ha aiutato) e bene oliata per far restare i personaggi al centro. Non a caso la scena migliore è costretta in uno scompartimento.
  • 0

 

Talmente brutto che e' da considerare 90

 

 
In pratica vogliono il magical negro senza i poteri magici, sai che palle.

 

 

I voti sono sull'attività svolta e sulle iniziative dichiarate o parzialmente avviate

 


#11 tiresia

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:13

Anderson ha sempre posto al centro il dolore dei personaggi, le psicologie fragili, i conflitti genitori figli. In questo senso per me è stato Il Salinger del cinema, in fondo lui costruisce e decostruisce sempre una nuova famiglia Glass (coloratissima). Credo che voglia emanciparsi da un tema fin troppo ricorrente, credo che abbia voluto provare a fare un altro film. Qui il dolore enorme non viene mostrato (le morti delle persone importanti per Zero), qui c'è un filtro nostalgico che gioca per allusioni a grandi tragedie che non vedremo mai, qui si racconta la parte positiva di un mondo perduto
  • 3

#12 An Absent Friend

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:18

Non ho visto tanto un'emancipazione (che dovrebbe portare all'ingresso di nuovi temi), ma una versione più opaca e in lontananza di quelli vecchi.
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#13 markmus

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:19

Io non ci ho trovato quello che mi fa amare di più Anderson: un profondo dolore dei personaggi, sempre al centro di ogni suo film, che si traduce nel contrasto tra manierismo formale e sgangheratezza narrativa. La macchina è troppo grande (e qui l'enorme cast non ha aiutato) e bene oliata per far restare i personaggi al centro. Non a caso la scena migliore è costretta in uno scompartimento.


bella osservazione, anche se a me il film e' piaciuto. e' vero che c'e' meno dolore, ma forse e' giusto che sia cosi', non possiamo obbligare wes anderson a rimanere in una fase di "rabbia" adolescenziale se questa non c'e' piu'.
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#14 An Absent Friend

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:23


Io non ci ho trovato quello che mi fa amare di più Anderson: un profondo dolore dei personaggi, sempre al centro di ogni suo film, che si traduce nel contrasto tra manierismo formale e sgangheratezza narrativa. La macchina è troppo grande (e qui l'enorme cast non ha aiutato) e bene oliata per far restare i personaggi al centro. Non a caso la scena migliore è costretta in uno scompartimento.


bella osservazione, anche se a me il film e' piaciuto. e' vero che c'e' meno dolore, ma forse e' giusto che sia cosi', non possiamo obbligare wes anderson a rimanere in una fase di "rabbia" adolescenziale se questa non c'e' piu'.


Sono d'accordo, ma allora sostituisca o evolva (si può dire? asd) i propri temi. Qui vedo un autore che con Moonrise Kingdom (splendido) ha fatto il salto di qualità nella tenuta narrativa e ora, sicuro dei propri mezzi, abbia voluto creare il proprio giocattolone della vita. Eppure mi viene il sospetto che i difetti imputati a Steve Zissou e a Il Treno (disordine e poca solidità) fossero parte integrante del loro fascino.
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#15 tiresia

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:34

bè, in fondo avrà voluto semplicemente giocare un po' :)
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#16 An Absent Friend

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Inviato 14 aprile 2014 - 13:36

bè, in fondo avrà voluto semplicemente giocare un po' :)


Se si divertono lui e il cast sono contento per loro, ma il film poi me lo devo schioppare io asd Scherzi a parte, non è assolutamente un brutto film, ma nella mia classifica andersoniana si situa in basso.
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#17 William Blake

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Inviato 14 aprile 2014 - 14:15

Io non ci ho trovato quello che mi fa amare di più Anderson: un profondo dolore dei personaggi, sempre al centro di ogni suo film, che si traduce nel contrasto tra manierismo formale e sgangheratezza narrativa. La macchina è troppo grande (e qui l'enorme cast non ha aiutato) e bene oliata per far restare i personaggi al centro. Non a caso la scena migliore è costretta in uno scompartimento.


il dolore c'è anche qui ed è collegato al pessimismo, all'ironia spesso nera e macabra e consta in questo sguardo nostalgico verso un mondo scomparso insieme a Gustave. il punto è: un unico personaggio può contenere tutto il mondo rappresentato da Anderson? non è un po' troppo? inoltre, le azioni sviluppate sono più o meno sempre le stesse. è uno di quei casi in cui il risultato non mi pare all'altezza delle ambizioni...
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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#18 sud afternoon

    Si legge sud afternùn.

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Inviato 16 aprile 2014 - 09:18

Visto e approvato, anche se un problema tecnico non risolvibile ci ha rovinato in sala gli ultimi dieci minuti (ci hanno rimborsato con un biglietto omaggio ulteriore, per la cronaca).

Commento più dettagliato, persino tecnico: è Anderson, ma meno hypster del solito.
  • 0

#19 An Absent Friend

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Inviato 16 aprile 2014 - 09:25

è Anderson, ma meno hypster del solito.


Insomma, la voglia sulla faccia della Ronan è un'indiata gratuitissima.
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#20 sud afternoon

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Inviato 16 aprile 2014 - 13:28

Ho scritto "meno del solito", non "non". asd asd
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#21 lazlotoz

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Inviato 16 aprile 2014 - 15:17

A me sta roba di Anderson e gli hipster m'ha rotto le palle oltremisura.
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#22 An Absent Friend

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Inviato 16 aprile 2014 - 17:45

A me sta roba di Anderson e gli hipster m'ha rotto le palle oltremisura.


D'accordissimo, lui è come il truce, lo faceva prima che fosse figo.
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#23 Giubbo

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Inviato 17 aprile 2014 - 07:08

visto ieri sera. alla fine mi è piaciuto dai, certo non all'altezza dei suoi grandi film (vetta personale: Steve Zissou) ma sicuramente meglio di Moonrise Kingdom.
certi momenti molto divertenti, risate sguaiate in sala.
non capisco però perchè W. Anderson abbia intrapreso questa strada (da Fantastic Mr. Fox in poi) del racconto molto distaccato, almeno così pare a me, dove i sentimenti non compaiono per niente o fanno di tutto per essere coperti dall'algidità della recitazione (esempio: il protagonista "garzonello"). era così bravo a far breccia nei nostri cuori attraverso semplici dettagli infantili...
ah, cast ovviamente di primissimo ordine, però un po sprecato in certi cameo eh. mi sembra l'intenzione sia quella di far pensare allo spettatore "toh, guarda chi si vede".
  • 0

#24 popten

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Inviato 18 aprile 2014 - 14:45

visto e piaciuto, film bello a vedersi , svelto, divertente/intelligente, in tutto questo Anderson può essere una specie di Lubitsch dei nostri anni.
ciao!
  • 0

#25 Reynard

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Inviato 23 aprile 2014 - 20:50

Carino, tutto di superficie, scintillante, divertito, un 'giocattolone' (non v'aspettavate di sentire questo sostantivo, di solito riservato alle michealbayate, per il Gran Visir dell'alternative-chic? Bé, è un giocattolone, negatelo!).
Molto carino. Solo molto carino.

Guadagna qualche punto-stima personale per alcune scene girate a Dresda. Botta di nostalgia.

in tutto questo Anderson può essere una specie di Lubitsch dei nostri anni.
ciao!

Fatte le debite sproporzioni, questo è forse l'accostamento più azzeccato.
Nei film precedenti però, l'accostamento poteva essere un po' più di sostanza. Qui è tutta faccenda di immaginario, di stile, insomma di testa e superficie. Il mondo di Lubitsch ridotto a due dimensioni.
  • 0
La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#26 An Absent Friend

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Inviato 23 aprile 2014 - 22:06

Carino, tutto di superficie, scintillante, divertito, un 'giocattolone' (non v'aspettavate di sentire questo sostantivo, di solito riservato alle michealbayate, per il Gran Visir dell'alternative-chic? Bé, è un giocattolone, negatelo!).


Sono d'accordo, ma allora sostituisca o evolva (si può dire? asd) i propri temi. Qui vedo un autore che con Moonrise Kingdom (splendido) ha fatto il salto di qualità nella tenuta narrativa e ora, sicuro dei propri mezzi, abbia voluto creare il proprio giocattolone della vita. Eppure mi viene il sospetto che i difetti imputati a Steve Zissou e a Il Treno (disordine e poca solidità) fossero parte integrante del loro fascino.


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#27 Reynard

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Inviato 24 aprile 2014 - 07:28

Non avevo letto.
Be', c'hai ragione.
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La firma perfetta dev'essere interessante, divertente, caustica, profonda, personale, di un personaggio famoso, di un personaggio che significa qualcosa per noi, riconoscibile, non scontata, condivisibile, politicamente corretta, controcorrente, ironica, mostrare fragilità, mostrare durezza, di Woody Allen, di chiunque tranne Woody Allen, corposa, agile, ambiziosa, esperienzata, fluente in inglese tedesco e spagnolo, dotata di attitudini imprenditoriali, orientata alla crescita professionale, militassolta, automunita, astenersi perditempo.

#28 Seattle Sound

    Non sono pigro,è che non me ne frega un cazzo.

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  • LocationTiny little green

Inviato 26 aprile 2014 - 02:04

tendenzialmente in linea con voi, nel pensiero post-visione rimane una sensazione di gradevolezza un po' fumosa come un grosso dolce Mendl's preparato dalla puccissima Agatha


Immagine inserita
  • 0

Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)

 

"simpatico comunque eh" (Fily, Forum Ondarock)

 

"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"

"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)


"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"


#29 Claudio

    I am what I play

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Inviato 03 maggio 2014 - 16:50

Anderson ha sempre posto al centro il dolore dei personaggi, le psicologie fragili, i conflitti genitori figli. In questo senso per me è stato Il Salinger del cinema, in fondo lui costruisce e decostruisce sempre una nuova famiglia Glass (coloratissima). Credo che voglia emanciparsi da un tema fin troppo ricorrente, credo che abbia voluto provare a fare un altro film. Qui il dolore enorme non viene mostrato (le morti delle persone importanti per Zero), qui c'è un filtro nostalgico che gioca per allusioni a grandi tragedie che non vedremo mai, qui si racconta la parte positiva di un mondo perduto


Stavolta quoto Tiresia su tutta la linea (e complimenti per la prima, approfonditissima analisi).
Mi è piaciuto molto, forse solo leggermente meno di "Moonrise Kingdom", ma sicuramente più di tutti gli altri suoi film. Ho uno stranissimo rapporto con Anderson: all'inizio lo detestavo, inclusi "Tenenbaum" (finito a fatica) e "Il treno per il Darjeeling" (che ho proprio smesso di vedere a metà), ma ora è amore assoluto. Questo film è una gara di bravura tra regista e attori, con un meccanismo a incastro che funziona magnificamente scena dopo scena. Forse un po' freddino, fa vedere solo la superficie, ma dietro si intuisce tutto, la grandiosità della Storia e dei conflitti interiori dei personaggi. Ed è anche uno dei suoi film più divertenti in assoluto, con alcuni personaggi da antologia (Dafoe, e Brody, ma anche la Swinton) su tutti.
  • 2

#30 tiresia

    Sue Ellen

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Inviato 07 maggio 2014 - 11:27

http://temi.repubbli...i-wes-anderson/

Qui c'è una interpretazione davvero particolare del punto di vista storico esposto da Anderson, devo rifletterci..
(Claudio sei troppo buono)
  • 0

#31 BillyBudapest

    Enciclopedista

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Inviato 12 maggio 2014 - 20:30

visto sabato sera.

abbastanza intrattenente. alquanto vacuo. gag basate su un meccanismo insulso, e insulsamente ripetuto.
  • 0

#32 piersa

    Megalo-Man

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  • Location14-16 Fabrizi Nicola e Aldo

Inviato 14 maggio 2014 - 23:17

bell'omaggio a Buster Keaton e al cinema muto, formato compreso.
fa specie che un americanissimo come lui sia riuscito a re-interpretare quasi con rigore il decadente romanticismo asburgico dei racconti di zweig in quella che più di Budapest è Vienna.
E' un uomo intelligente Anderson.
  • 2

#33 Infinite dest

    dolente o nolente

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  • LocationKagoshima

Inviato 29 luglio 2014 - 08:25

Lo so, sono fuori tempo massimo
Visto ieri - volevo a tutti i costi vederlo si grande schermo, ci sono riuscito e che dire? Cronaca di una delusione annunciata, causa la sfrenata, esasperata ed esasperante ricerca estetica di Anderson: alla lunga la mono-inquadratura frontale, la ricerca della perfetta simmetria, il cromatismo esasperato che tracima da ogni dove, tutte queste leziosità stancano e si sovrappongono al plot narrativo (di per sè debole e volutamente pretestuoso, come d'abitudine) finchè yawn, la noia fa capolino. La summa di personaggi/macchiette via via disseminati qua e là con gran dispendio di energie attoriali (quale è il senso di scritturare Owen Wilson per un solo, breve cut) non fa una storia, il continuo altalenare tra i registri (comico, grottesco, azione, drammatico, storico) è stancante e a volte, perdonatemi, decisamente irritante. Capisco perfettamente, comunque, il grande fascino che la sua geometrica, impeccabile visione del cinema esercita su molti; la cosa migliore, per il sottoscritto, è l'incipit Conradiano della narrazione concentrica, il racconto nel racconto; grande prova di bravura che ahimè va ben presto persa in un narcisismo senza via di scampo.
  • 1

 mi ricorda un po' Moro.

 

 

 

 

Con trepidazione vivo solo le partite dell'Inter.

 

 

 

Io non rispondo a fondo perchè non voglio farmi bannare, però una cosa voglio dirla: voi grillini siete il punto più basso mai raggiunto dal genere umano. Di stupidi ne abbiamo avuti, non siete i primi. Di criminali anche. Voi siete la più bassa sintesi tra violenza e stupidità. Dovete semplicemente cessare di esistere, come partito (e qui non ci si metterà molto) e come topi di fogna (e qui sarà un po' più lunga, ma cristo se la pagherete cara).

 

 


#34 John Trent

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Inviato 02 febbraio 2015 - 22:34

Appena visto. In breve: preferisco Anderson con qualche aggancio emotivo al reale. L'emozione potenzia lo stile. Questo è magnifica estetica, molto bello, ma nella mia graduatoria personale abbastanza indietro rispetto a I Tenembaum, Moonrise Kingdom e Rushmore. I modellini e le animazioni in stop motion sono da pelle d'oca, l'apoteosi di una delle sue manie in questo senso.
  • 1

#35 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 09 febbraio 2015 - 00:50

la cosa che mi ha colpito di più è la messinscena. denota una vera e propria ossessione geometrica: anderson ha quattro stilemi e li reitera per tutto il film. panoramiche a schiaffo, carrellate orizzontali (il più delle volte il movimento è a scoprire verso destra), inquadratura fissa, accelerazione di montaggio (spesso campo/controcampo)

 

oltre che dal cinema di animazione, come qualcuno ha già detto prende a piene mani dal cinema muto (movimenti velocizzati compresi, ma sbaglio o anche il parlare degli attori è velocizzato?). sembra quasi fantastic mr. fox in live action. simpatico. ma mi sembra uno di quei casi in cui si guarda un film soltanto per il piacere estetico di guardarlo. è un film di un formalismo calligrafico ultraperfezionistico. ma non saprei neppure dire di cosa parla in realtà

 

devo dire che quest'anno i candidati per gli oscar, tra birdman e questo grand budapest hotel, mostrano quanto sia paurosamente narcisistico e manierato il cinema d'autore contemporaneo. sono degli specialisti della cinepresa questi registi ma i loro film non dicono nulla, non sanno di nulla, si specchiano e si parlano addosso. a me non danno granché soddisfazione queste visioni


  • 3

#36 vegeta851

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Inviato 09 febbraio 2015 - 09:03

devo dire che quest'anno i candidati per gli oscar, tra birdman e questo grand budapest hotel, mostrano quanto sia paurosamente narcisistico e manierato il cinema d'autore contemporaneo. sono degli specialisti della cinepresa questi registi ma i loro film non dicono nulla, non sanno di nulla, si specchiano e si parlano addosso. a me non danno granché soddisfazione queste visioni

esatto.


  • 0

#37 Jack DiSpade

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Inviato 09 febbraio 2015 - 09:46

Devo concordare con Cine. Sì ok le geometrie, i colori, tuttomoltobbello; però io un'estetica così la vorrei vedere al servizio di una buona storia, non di questa farsa buonista fatta di citazioni, macchiette e scene inutili di puro autocompiacimento.


  • 0

#38 An Absent Friend

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Inviato 09 febbraio 2015 - 09:50

Io rimango della mia idea, un po' diversa dalla vostra: il cuore c'è, ma sempre esile (è il suo bello) come in tutto Anderson, quindi per forza di cose schiacciato dal contenitore.


  • 2

 

Talmente brutto che e' da considerare 90

 

 
In pratica vogliono il magical negro senza i poteri magici, sai che palle.

 

 

I voti sono sull'attività svolta e sulle iniziative dichiarate o parzialmente avviate

 


#39 lazlotoz

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Inviato 09 febbraio 2015 - 16:26

ma mi sembra uno di quei casi in cui si guarda un film soltanto per il piacere estetico di guardarlo. è un film di un formalismo calligrafico ultraperfezionistico. ma non saprei neppure dire di cosa parla in realtà

 

 

 

Condivido in pieno il fatto che sia ultraperfezionistico. Ma a me invece ha colpito più che altro il cuore.

Certo, le critiche fatte a questo film, come a tutti quelli di Wes Anderson son le solite, e vanno anche bene. Ma è tipico di chi in realtà ha uno stile molto accentuato, forte... con il rischio dello stilema. Qui, più di altrove, Anderson mette in scena una storia bellissima e tristissima raccontando il disfacimento del passato, il recupero dei fantasmi, lo svanire della giovinezza. 

Per esempio liquida la morte di Agatha con due parole davvero lapidarie, e a me commuove questa scelta. Perché la fine è nella cornice. Dentro c'è l'avventura, le peripezie estreme, le corse e i personaggi di contorno, c'è una vita brulicante. 

Ecco dire che non lascia nulla questo film mi fa strano, perché io mi son emozionato tantissimo. 


  • 1

#40 William Blake

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Inviato 09 febbraio 2015 - 16:29

sì, da questo punto di vista è sicuramente il film più triste di Anderson  e di contenuto ce n'è anche parecchio... insomma, la questione del "contenitore vuoto" mi pare l'unica vera arma dei critici a priori di questo regista che poi si scontra con film che qualcosa da dire ce l'hanno sempre.


  • 0
Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"

#41 cinemaniaco

    FЯEAK ON A LEASH

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Inviato 09 febbraio 2015 - 20:54

Ecco dire che non lascia nulla questo film mi fa strano, perché io mi son emozionato tantissimo.

 
per tutto il film non sono riuscito ad entrare in empatia con i personaggi perché sono troppo caricaturali. insomma è come se non esistessero. lo so che rischia di diventare una considerazione paradossale visto che parliamo di cinema ovvero di finzione, quindi i personaggi dei film, di qualsiasi film, non esistono. ma ci siamo capiti, vero? e non mi pare di essere l'unico in questo topic ad aver mosso questa considerazione. quindi direi che il cinema di anderson non parla a tutti allo stesso modo e non ne farei una colpa accusando di non ascoltarlo o di non volerlo ascoltare. e la critica della "confezione vuota" non mi appartiene, non sono un fanatico del contenuto a tutti i costi. le belle storie però mi piacciono. soprattutto se mi appassionano, questo l'unico criterio che veramente per me conta


  • 1

#42 Jack DiSpade

    Critico proto-punk

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Inviato 09 febbraio 2015 - 22:24

Per esempio liquida la morte di Agatha con due parole davvero lapidarie, e a me commuove questa scelta. Perché la fine è nella cornice. Dentro c'è l'avventura, le peripezie estreme, le corse e i personaggi di contorno, c'è una vita brulicante

 

Quella è la prova provata che persino la narrazione  è concepita come bel contenitore di se stessa. Non è che è vuoto di contenuti, è che i contenuti sono vuoti ( come direbbe il premier asd ).

 


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#43 lazlotoz

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Inviato 09 febbraio 2015 - 22:50

 

 

Quella è la prova provata che persino la narrazione  è concepita come bel contenitore di se stessa. Non è che è vuoto di contenuti, è che i contenuti sono vuoti ( come direbbe il premier asd ).

 

è a destra lo scappellamento vero?

 

:blink:


  • 1

#44 pooneil

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Inviato 10 febbraio 2015 - 05:26

A me è venuta voglia di spaccargli il righello dopo la prima ora.


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