A Biagi, e siamo al punto, fu fatta unâ??altra offerta: il direttore di Rai Tre Paolo Ruffini gli propose di rifare precisamente â??Il Fattoâ? sulla sua rete, e questo su preciso mandato del Consiglio di amministrazione Rai.
Questo è falso?
Naturalmente,il Sistema ha cercato,riuscendoci come sempre,di far ricadere su Biagi la colpa del suo stesso allontanamento dalla tv."Chiede troppi soldi","Sta rifiutando le nostre proposte!".Premessa: se ti chiami Enzo Biagi e da quarant'anni fai informazione sulla tv pubblica, non è che poi ti aggrappi a qualsiasi proposta, magari anche alle televendite, pur di rimanere incollato agli schermi. La questione soldi è una bufala (di cattivo gusto):lo stesso Biagi si dichiarò disposto a ridursi lo stipendio, già non fra i più onerosi in una tv di conduttori e veline iperpagate. E le numerose "proposte di lavoro" che Biagi avrebbe ignobilmente respinto altro non erano che clamorose prese in giro: fumosi programmi di approfondimento da mandare in onda il venerdì in seconda serata(quella lasciata libera da Vespa, naturalmente!), in cui Biagi avrebbe dovuto occuparsi di "situazioni internazionali" e non di attualità politica italiana. Con la supervisione, si badi bene, del direttore di Rai 1 Del Noce, che pretendeva di controllare a priori i temi trattati (sia mai che gli venisse in mente di parlare delle condanne di Previti...), in barba all'autonomia di cui un personaggio come Biagi aveva sempre goduto. Arrivarono in effetti proposte dal direttore del Tg3 Di Bella e dal direttore di Rai 3 Ruffini (non mi risulta "su preciso mandato del consiglio di amministrazione",come tu scrivi): si trattava di mandare in onda Biagi subito dopo il Tg3. Il giornalista si dichiarò entusiasta della proposta. Peccato che da subito iniziò un teatrino organizzato dall'allora direttore generale Saccà e dal presidente Baldassarre (ve lo ricordate?) tutto teso a dimostrare che "il matrimonio non s'aveva da fare":no,quella collocazione oraria non va bene,Biagi chiede troppi soldi,non ve lo potete permettere (fu qui che Biagi scrisse una famosa lettera a Saccà in cui si disse disposto a lavorare praticamente gratis), ci sono problemi di questo tipo e di quell'altro...finchè a Biagi fu recapitata una lettera che conteneva l'annullamento del contratto con Viale Mazzini, che il gentile Saccà si era premurato di spedirgli prima che scattasse il rinnovo per un altro anno. In seguito, fino al completamento del quinquennio berlusconiano, Biagi non potè più metter piede in Rai neanche in veste di ospite (Morandi e Bonolis, mi pare, chiesero di poterlo intervistare nei loro programmi, naturalmente non se ne fece mai nulla). Non c'è che dire,il diktat berlusconiano fu recepito come meglio non si poteva.