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La vita di Adele (Kechiche, 2013)


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#151 William Blake

    Titolista ufficiale

  • Redattore OndaCinema
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Inviato 04 gennaio 2017 - 19:04

 

I miei due cent - facciamo tre - in formato pippone. Spoilero ma non ci sono spoiler. Avrei forse altro da dire ma questo il succo, l'essenziale di ciò che iersera mi frullava in testa, ossessionandomi.

Spoiler

Queste bellissime parole di Paloz sono quelle con cui mi sono trovato più d'accordo, pur giungendo ad una conclusione lontanuccia dalla sua in termini di soddisfazione.

 

Visto anche io tipo 2 o 3 mesi fa, però poi non scrissi nulla. Ci provo ora.

 

A me non è piaciuto, nel senso che per carità c'è delicatezza, c'è del sangue, ma alla fine rimane poco: è una storia d'amore finita male nella giovane/giovanissima borghesia. Che sia tra due esseri umani di identico sesso è un elemento secondario, perché, se si esclude la scena (per di più un po' artificiosa) del litigio a scuola, questo film non parla di discriminazione (e perché avrebbe dovuto?): è messo in scena una libertà sessuale encomiabile (vedi anche serata in disco gay e conseguente conoscenza dell'altra). Quindi il ruolo discriminante è rappresentato nel film solo da una compagna di classe adolescente: quante stronzate si dicono in adolescenza? Ci siamo capiti

 

Il problema per me è la messa in scena: la storia abbiamo detto è di una semplicità disarmante nonché uno dei principali e abusati temi della storia del cinema/letteratura/musica/teatro. Ho una mia personale idea: Kechiche ha completamente, assolutamente perso la testa per Adele Exarchopoulos, effettivamente uno degli esemplari umani femminili più belli mai apparsi sulla faccia della terra. Non potendo possederla carnalmente, allora le crea attorno il film, e scarica la sua frustrazione sessuale in esso. Perché altrimenti non si spiegano 12 minuti (in due tranches) minuti di sesso lesbico ai limiti del porno, oltre al primo rapporto col primo ragazzo, anche questo filmato quasi chirurgicamente e senza avarizia di carne. E ancora Adele mentre dorme, Adele che mangia con la schifosissima bocca aperta, ancora Adele nuda sotto la doccia. 

 

Tutto il film non è altro che una lunghissima, estenuante masturbazione del regista

 

Spero di non apparire bigotto, ma mi domando a cosa serva la rappresentazione del sesso così esplicita. Probabilmente fa parte della volontà registica di non nascondere nulla agli occhi e al pene di chi guarda (escluso il pene, è lo stesso concetto alla base di un film a suo modo pornografico - intendendo pornografia come volontà di non nascondere nulla - come Amour di Haneke), ma la domanda mi nasce spontanea: se non ci fosse stato questo elemento, trovano giustificazione le altre 2h e 50 minuti? Sarebbe stato considerato così tanto, nel bene o nel male, questo film?

 

 

tralasciando lo psicologismo spiccio: la questione è che Kechiche arriva a "La vita di Adele" dopo un percorso anche stilistico e prima de "La vita di Adele" c'era "Venere nera" che in maniera plateale, spiccatamente politica, indagava quelli che erano i limiti dello sguardo, in relazione anche alla critica post-coloniale sottesa al film (da ripescare, per approfondire, la discussione con neuro nel thread del film). nella "Vita di Adele" non c'è pornografia, a meno che con pornografia non si intenda l'esposizione del corpo, e su questo punto mi pare abbia già detto piersa nelle pagine precedenti di questa discussione. il discorso è centrato sulla vita di una ragazza, sulla sua esplorazione e conoscenza di sé e del mondo (e la bocca è una metonimia, of course): pertanto la persistenza della macchina da presa sui discorsi a tavola che ampliano porzioni che altri registi avrebbero tagliato (proprio perché per Kechiche è là che scorre la vita, là dove solitamente la macchina da presa non si sofferma. e quindi il sesso è ripreso integralmente perché è lì che esplode la passione, l'amore, è a letto che Adele ed Emma si conoscono davvero. non è un caso che tutto ciò nella seconda parte sia praticamente assente...


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Ho un aspetto tremendo, e non bado a vestirmi bene o a essere attraente, perché non voglio che mi capiti di piacere a qualcuno. Minimizzo le mie qualità e metto in risalto i miei difetti. Eppure c'è lo stesso qualcuno a cui interesso: ne faccio tesoro e mi chiedo: "Che cosa avrò sbagliato?"




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