L'arte Raccontata Dagli Altri
#1
Inviato 27 giugno 2013 - 21:03
Mi affascinano insomma gli scrittori e "artisti" in senso ampio che concentrino i propri sforzi sulla lettura e interpretazione delle arti figurative. I primi due esempi che riporto sono questi:
Michel Foucault, La pittura di Manet
Ritrovatomelo in una bibliografia per un esame (facoltativo e pesantissimo) di storia dell'arte contemporanea, si tratta di un testo preparato da Foucault per una conferenza. Mi ha incantato la sintesi e la chiarezza con cui ha affrontato le principali caratteristiche tecniche e simboliche dei quadri (più o meno noti) di Edouard Manet. In questo caso sono considerazioni abbastanza basilari, che forse potreste desumere da qualsiasi testo canonico di storia dell'arte; non vi è nessuna aneddotica né approfondimenti; ma proprio la semplicità con cui le varie peculiarità vengono esposte me l'ha reso godibilissimo. E' un testo breve e centrato, un bignami essenziale su un autore notoriamente rivoluzionario.
Antonin Artaud, Van Gogh. Il suicidato della società
Questo invece l'ho letto da pochissimo, e mi ha davvero sconvolto. La difesa di un presunto pazzo da parte di un altro presunto pazzo: ne emerge infatti che sia Van Gogh che Artaud sono i capri espiatori della "patologia" sociale che porta a emarginare e scoraggiare chi sviluppa uno sguardo inedito sulla realtà. Artaud difende a spada tratta non soltanto l'occhio e la tecnica di Van Gogh, che ritiene sia più vera del vero - che colga in pratica l'essenza vorticosa e possente della natura nel corso del tempo -, ma soprattutto l'uomo schiacciato (come Artaud stesso) dalla tirannia di uno psichiatra, categoria che l'autore denigra senza pietà e addita come responsabile di aver suicidato tanti genii della modernità. La prosa di Artaud è strabordante, irosa e passionale, intenzionata a riscattare una figura centrale della storia (non soltanto dell'arte, a detta sua), un occhio sincero che non tornerà più, una mano in grado di dipingere per la sola necessità di farlo, trascendendo il significato ed elevando il piccolo significante a mito. Uno straordinario elogio della non-follia.
E' un po' che voglio leggere anche il confronto Hopper/Carver di Aldo Nove: Si parla troppo di silenzio. Un incontro immaginario tra Edward Hopper e Raymond Carver, fanta-incontro che di per sé si percepisce ogni volta che si guarda un Hopper o che si legge un Carver. Qualcuno ha avuto il piacere?
Accetto tanti consigli.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
#2
Inviato 28 giugno 2013 - 07:44
#3 Guest_Michele Murolo_*
Inviato 28 giugno 2013 - 08:33
Gilles Deleuze - Francis Beacon, logica della sensazione.
#4
Inviato 28 giugno 2013 - 15:01
Jean-Paul Sartre - Tintoretto o il sequestrato di Venezia
«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)
Moriremotuttista
#5
Inviato 28 giugno 2013 - 15:38
Di contro trovo molto belli invece gli scritti dedicati da un artista a un altro artista. Sia esso un pittore che parla di un altro pittore (illuminante David Hocnkey su Picasso), sia esso un musicista (il famoso epistolario Kandinskij-Shoenberg oppure "Il paese fertile" di Boulez dedicato a Klee).
#6
Inviato 28 giugno 2013 - 15:48
Lo spazio Pollock
Anche questo letto per un esame (semiotica dell'arte!), c'erano altri testi interessanti, quando torno a Bo ci ridò un occhio.
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
#7
Inviato 28 giugno 2013 - 16:23
#9
Inviato 28 giugno 2013 - 22:46
#10
Inviato 29 giugno 2013 - 05:48
il faut se radicaliser.
#12
Inviato 29 giugno 2013 - 15:23
Ma infatti si sono sempre lette cose assurde da parte di uomini di lettere e filosofi su pittori, altri uomini di lettere, filosofi etc. Così a pelle: Freud su Leonardo o i Karamazov, brrrr.
Quei due saggi di Freud sono in effetti… da brivido, ma sul resto della tua affermazione sarei meno tranchant di te.
Esiste, per esempio, anche il difetto opposto.
La convinzione che di arte, letteratura, filosofia ecc. debbano parlare solo i mitici “esperti” e/o i professionali (secondo la nota deriva tecnocentrico-tecnocratica della nostra cultura).
I quali spesso sono anche molto bizzosi e gelosi delle loro prerogative (!) esclusive, convinti di essere gli unici autorizzati a parlare (senza dire scemenze) di certi argomenti.
Un aforisma di Cocteau ricordava che per fortuna non è indispensabile essere studiosi di botanica per apprezzare e riconoscere la bellezza di un fiore.
Anche sulle opinioni degli artisti su loro stessi (e sui colleghi) ci sarebbe molto da discutere.
Non sono infrequenti, insieme a intuizioni brillanti, clamorosi errori di autovalutazione e incomprensione di quanto fatto (per quanto possano risultare interessantissimi pure questi ultimi, ma è un altro discorso).
Oltre al problema (direi filosofico) costituito dal fatto che il valore e il significato di un’opera d’arte esorbitano di molto le “intenzioni” coscienti di chi ne è l’autore.
Per fortuna.
Anche qui il brillante poeta francese – esagerando un po’ - ci scherzava su: "Un artista non può parlare della sua arte più di quanto una pianta possa discutere di orticoltura".
Personalmente trovo che sia un buona cosa che tutti si esprimano sull’arte.
Nessuno possiede l’esclusiva.
Tutti possono imparare da chiunque.
Il singolo peso di un contributo, poi, si valuta liberamente dopo averlo letto (e anche compreso, però… ).
Con il pieno diritto di rifiutarlo, come p. es. nel caso di Freud.
«Ciò che l'uomo può essere per l'uomo non si esaurisce in forme comprensibili».
(k. jaspers)
Moriremotuttista
#13
Inviato 18 novembre 2022 - 16:07
cerco: scritti/saggi/manuali sulla storia della pittura nel novecento, una mondiale e una esclusivamente italiana. Ne esistono decenti? Paloz?
#14
Inviato 21 novembre 2022 - 20:40
I have spoken softly, gone my ways softly, all my days, as behoves one who has nothing to say, nowhere to go, and so nothing to gain by being seen or heard.
(Samuel Beckett, “Malone Dies”)
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