Ho cancellato molta roba vecchia perché era sbagliata.
La storia è questa. Non ho una educazione musicale vera, strimpellavo la chitarra a livelli da spiaggia e ho preso qualche lezione di pianoforte.
Quando avevo 18 anni ho iniziato a farmi una collezione di cd di progressive e psichedelia ed era il mio orgoglio.
Con il tempo avevo iniziato ad aggiungere qualche dischetto di jazz modale e fusion, le solite cose My fav things, A love supreme, kind of blue, silent way. Intorno al 2002 qualcosina di Dolphy e Coleman. In particolare Skies of America.
Una mattina di 18 anni fa esatti, luglio 2002, mi sveglio e metto il Sgt Pepper. Uno shock, tutto rumore, tutto stonato, tutto troppo alto di volume, un mal di testa assurdo. Hendrix rumore come un trapano, Pink Floyd noia, Selling England così così.
Mi era capitato in passato di non aver avuto voglia di ascoltare un disco, ma mai avevo provato una sensazione di repulsione paragonabile al puzzo di un gabinetto.
Scarto i cd ed arrivo ad uno di Frank Zappa che non avevo mai calcolato perché troppo cervellotico “Guitar”, una compilation di soli tratti dai concerti. Lo metto e mi sembra sublime, mi accorgo di note e cose che mai avevo ascoltato.
Lì mi viene una intuizione, prendo da una scatola un vecchio cd che mi avevano regalato ai tempi del liceo, Karajan gold quinta e sesta di Beethoven. Lo metto e faccio fatica a rimanere in piedi, l’emozione è troppo forte.
Ne prendo uno di Mozart, lo metto e mi sembra la cosa più noiosa del mondo. Coltrane lo metto su oro puro e così via.
Sui foglietti dei cd inizio a segnarmi la musica che mi fa impazzire, quella che mi fa annoiare e quella che mi sembra rumore.
A settembre prendo un quaderno, ci scrivo sopra “Ascolta e pentiti” e inizio a tenere un diario dei miei viaggi. Il be bop, il free, la dodecafonia, Berio, i pianisti jazz, l’ottocento italiano e tedesco.
Soprattutto cerco di capire cosa mi fosse successo. Purtroppo chiedo consiglio alle persone sbagliate, musicisti di formazione classica che mi spiegano che ero cresciuto, che era inevitabile, che avevo imparato ad ascoltare la “vera musica” e il resto giustamente mi sembrava banale come giusto che fosse perché inferiore tecnicamente.
Il discorso mi tornava e non, anche perché ero un fan dei Beatles da ragazzino e mi si era quasi spezzato il cuore ad averli abbandonati.
Il puzzle per me era irrisolto.
Anche perché così come era venuto, dopo tre o quattro mesi finì tutto. Mi svegliai una mattina ed ero un’altra volta quello di prima. Beatles, Pink Floyd eccetera fantastici come prima e tutti i dischi della mia “nuova collezione” mi sembravano freddissimi, pesanti, incomprensibili.
Da allora il mio hobby (uno dei tanti) è stata la psicologia dell’ascolto della musica in relazione ai vari generi. Ho inventato negli anni dei trucchi per switchare fra i vari generi in relativamente poco tempo, qualche ora, ho avuto anche una trentina di cav...ehm studenti che hanno testato le mie playlist di “cambio gusto”.
Un paio di anni fa quando il progetto era finito ed ero rimasto solo, inizio a studiare le musiche del mondo e ho inventato il sistema attuale, che mi permette di non dover “scegliere” fra un genere e un altro, ma di apprezzarli tutti contemporaneamente.
E di ottenere questo risultato in un tempo che va dai 15 ai 60 minuti.
Ti ho raccontato questa storia perché il mio sistema risale alle radici, quei foglietti in cui avevo segnato la musica che
1) sembrava rumore
2) mi annoiava
3) mi faceva impazzire
ed è esattamente quello che faccio, alterno i tre tipi ad inizio mattina fin quando sono in sintonia con tutti e tre.