Il fatto è che il film sulla sua vita "Searching for Sugar Man" ha da poco vinto l' Oscar come miglior documentario e quindi mi sembra giunto il momento dello sdoganamento. Forse ci voleva l' Oscar per farci parlare un po' di lui ed ascoltare i suoi dischi. In merito al film premetto che non l' ho visto perché non sono riuscito a trovare i sottotitoli in italiano, purtroppo il mio livello di inglese non mi consente di guardarlo direttamente in lingua originale, magari capirei il senso ma mi perderei troppe parti.
Innanzitutto un paragone: qualcuno lo chiama "il Dylan di Detroit", sua città di nascita. E' stato il cantore del Michigan prima del buon Sufjan Stevens ed è stato popolare lì oltre che in Australia ed in Sud Africa, anche se mai nessuno ha capito perché proprio in questi due Stati extracontinentali. Ad un certo punto giravano addirittura voci clamorosamente false su un suo suicidio avvenuto proprio nel paese più a Sud del continente nero, e invece il buon Sixto è tutt' ora vivo e vegeto e si gode una discreta fama negli USA di cui non godette nei primi '70s.
Come avrete già capito dal nome e dalla sua faccia stiamo parlando di un figlio di immigrati messicani ed è l' ennesima dimostrazione umana che la circolazione delle persone e delle culture è una gran bella cosa. Come mai? Beh, il suo stile ha un' impianto di songwriter rock abbastanza solido ma la sua musica non suona come un qualsiasi disco ammergiano, si sentono elementi differenti, peculiari, che il buon Rodriguez si porta dietro grazie alle sue radici. Bene, caratteristiche latine in sostanza, ma quali? Se Dylan è un analista geniale freddo e tagliente Sixto Rodriguez è più caldo e passionale, a partire dal timbro della voce, dal canto più accomodante, dalle sonorità più avvolgenti: un esempio di scuola? Gli intrecci clamorosi di archi, fiati, e intersezioni elettroniche di Sugar Man, ad avviso dello scriba uno dei pezzi più commuoventi dei primi anni settanta.
Ma veniamo agli album (non vi preoccupate sono solo due, facciamo presto):
Cold Fact (1970)
Il suo esordio, lo anticipo subito, non è che abbia una gran produzione. Però se avete bisogno anche voi un disco in cui "ci sono le canzoni" allora non abbiate dubbi e mettetelo pure sul lettore. Penso che possa dare molta soddisfazioni agli amanti del cauntautorato: i testi sono scritti con uno stile molto affine al realismo, incentrati su tematiche sociali ma mai banali o accomodanti nei confronti di una categoria in particolare. Non meno importante, le parole sono cantate così come sono state composte ed assemblate: con sensibilità estrema. Poi chiaramente c' è l' impianto musicale, sostanzialmente rock-folk in cui le chitarre elettriche ed acustiche convivono pacificamente esaltandosi a vicenda con qualche intervento bizzarro di strumenti a corda non meglio identificati, trombone e sax baritono. Menzione speciale anche per la linee di basso, semplicemente deliziose dal primo al dodicesimo pezzo. Oltre la splendida Sugar man di cui sopra (A proposito, lo sapevate che il rapper Nas l' ha campionata per il suo pezzo You're Da Man? ,sapevatelo!) mi colpisce al cuore l' invettiva This is not a song, It's an outburst: or, The establishment blues, me lo fa palpitare Inner City Blues, me lo scalda la speranzosa I wonder e me lo affonda Jane s Piddy
Coming From Reality (1971)
La copertina (se possibile) peggiora ma la produzione a mio avviso migliora. Nonostante questo vi dirò che l' intensità e la densità straordinarie del primo disco in questo calano un filo. Comunque questo non è importante perché è una mia personale opinione che conta zero, quel che conta è che "le canzoni ci sono". I testi sono ugualmente belli e raffinati, l' impianto musicale si fa più solidamente rock perdendo qualche strampalatezza del primo lavoro che a me piaceva tanto tanto. Certo, elementi e cadenze folk rimangono perché stiamo parlando di uno che ha comunque la volontà di essere un cauntautore "popolare". E' un disco comunque destinato ad ammaliare gli amanti del songwriting più propriamente ruock e d' impatto. La verità è che questo è un lavoro qualitativamente molto omogeneo, insomma i pezzi sono tutti bellissimi ma come si fa a tentare voi utenti ad ascoltare qualcosa se non con qualche link?
E allora daje con i pezzi (presumibilmente) migliori: A most disgusting song (titolo degno della creatività di Morrisey), Heikki's Suburbia Bus Tour (l' ho detto che c' è il rock?), Sandrevan Lullaby - Lifestyles (uno-due del grande pugile che piazza il pezzo migliore al centro del disco e ti conquista definitivamente), Cause (chiusura stellare)