
Non me ne voglia la bella Andrea, che probabilmente con il suo look e la sua musica vuole rifarsi a femme fatale ben più nobili, ma il suo bellissimo disco mi ha riportato alla mente queste antiche strisce del Bonvi. E comunque per quanto mi riguarda non è un paragone affatto svilente, che con quei loro paesaggi sempre desolati e rovinosi, quelle loro atmosfere sempre plumbee, nelle Sturmtruppen per me spirava un'arietta teutonicamente decadente mica male. Altro che crepuscoli degli dei estetizzanti.
Siglen inizialen...

Andrea Schroeder Blackbird (2012)
E poi dai, lei è stilizzata quasi come un personaggio dei cartoni animati. Sembra la summa di un po' tutti i luoghi comuni che possono venire in mente se si dice "cantante tedesca e poetessa". Anzi non "sembra", lo è. Ha l'aria un po' da dark lady e un po' da puttana aristogatta, ha un po' il vocione profondo da valchiria e un po' da angelo triste del cabaret, è berlinese (e di dove se no?), ti butta lì la canzone in crucco un po' stile Nico (e chi altri se no?) e canta tutte le altre in inglese come se fossero cover di quegli artisti anglosassoni tristi e cupi che uno si immagina possano ascoltare i berlinesi tristi e cupi.
A questo punto stavo quasi per scrivere che "nonostante tutti questi luoghi comuni il disco è bello". Beh, non lo farò. Non perché il disco non sia bello, anzi, ma perché a pensarci non ho davvero nulla contro i luoghi comuni, anche spanti a piene mani come in questo caso, quindi "nonostante" un bel niente: il disco è un gran bel disco proprio grazie al diligente affetto con cui tutti quei cari stereotipi vengono rispettati ed evocati.

Nel disco aleggiano vari fantasmi. Quello di Nico è un fantasmino sul trasparente ma inevitabile, quelli Cohen e Cave sono due spettri ben dimensionati, ma il fantasmone più grosso di tutti è quello di Patti Smith, che infesta un po' tutti i brani. Ma la tedeschina è una brava streghetta che conosce le giuste dosi per le sue pozioni e riesce a non scadere nella banale emulazione, tira fuori invece una buona impronta krauta che la fa ben distinguere dell'americana ed evita gli spigoli più spigolosi della musica della Smith. Quindi canzoni poetiche ed incisive, che sanno graffiare il giusto, ma dotate anche di un'asciuttezza (tutte intorno ai 3 - 4 minuti) e una suadenza decisamente pop. E sono tutte dei piccoli grandi gioiellini, illuminati dalla voce intensa e avvolgente della Schroeder, che prende anche melodie semplicissime, come quella dell'iniziale "Paint It Blue", e le fa crescere e ribollire.
Ma poi cosa c'è da dire su un'opera che vede una bella figliuola che (senza far parte di un gruppo gotich/metal/darkettone, si capisce.) canta canzoni con titoli quali "Death Is Waiting", "Ghost Ship", "Kalte" (cioè "Freddo"), "Winter Days", "Dark Nightingales"? Per forza di cose deve essere uno di quei bellissimi dischi n bianco e nero che fanno la felicità (uhm) di tutti gli appassionati di buona vecchia e sanamente triste musica d'autore. E infatti lo è.

Un gran peccato aver scoperto questo album uscito nel settembre 2012 solo ora. Commentando la mia classifica di fine anno mi lamentavo giusto della mancanza di un disco femminile forte e incisivo. Invece c'era e sarebbe pure finito sul mio podio, credo. Poi poco male in generale, che certo non è il tipo di musica che mette in moto le masse, né in questo forum né altrove.
Un parere più autorevole: la recensione di OR
Sigla finalen...
Und malinconichen epiloghen...
