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Anathallo: Floating World


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4 replies to this topic

#1 Addison

    pivello

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Inviato 25 novembre 2006 - 10:19

Quando meno te lo aspetti.....

E' stato solamente per caso se ho ascoltato questa band proveniente dal Michigan, ma dal nome greco che significa rigenerarsi/rinascere, composta attualmente da 7 elementi (che nei live aumentano) e così mi sono trovato immerso inaspettatamente nel loro Floating World, ricco non solo di atmosfere dolci e serene, ma soprattutto di passione, energia, suoni.

14 tracce collegate spesso tra loro, in quello che è un concept-album iniziato nel 2003, su una delle parti più complesse ed essenziali del pensiero giapponese: il ??mondo fluttuante? (che per gli stessi rappresenta non solo storia ed arte, ma anche un metodo di vita, una specie di limbo, di salvagente a protezione del dolore e della malinconia), le cui enigmatiche sonorità rasentano una notevole potenza orchestrale, oltre ad una forza interiore che solo le grandi canzoni d'autore hanno, in cui la mente potrebbe anche correre verso Sufjan Stevens, Mùm ed Architecture In Helsinki.

Gli Anathallo potrebbero sembrare pretenziosi, invece credo che abbiano coraggio  da vendere e che siano perfettamente consapevoli della loro bravura: non si spiegherebbe altrimenti un progetto del genere così denso di difficoltà.

L'esempio calzante viene da ??Hanasakajijii (part I-IV)?: una suite divisa in quattro parti, sulla storia di un cane che cerca l'oro per il proprio padrone, dal pop emozionale estremamente incisivo e vario. Ma come non poter segnalare anche la melodia costruita sui campanellini di ??Dokkoise House (with face covered)?, il ritmo altalenante di ??Hoodwink?, la dolce tribalità di ??Kasa no Hone (the umbrella's bones)?, la sognante ??The Bruised Reed?, il coinvolgimento che prende ascoltando ??By Number?.

Potenza e fragilità si mescolano nel ??mondo fluttuante? degli Anathallo, che hanno realizzato delle magnifiche disordinate esplosioni sonore di non facile immediatezza, accompagnate costantemente dalla emozionale voce di Matt Joynt, dai cori ritmici degli altri componenti (una anche femminile), dal loro battito di mani e da trombe e clarinetti assolutamente coinvolgenti.

Grande sorpresa.

Saluti,
Addison.

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#2 frankie teardrop

    The scars on my wrists may seem like a crime

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Inviato 25 novembre 2006 - 10:22

Trattasi di un bel disco davvero, anche se, davvero, in certi momenti, dimostrano di essere un pò troppo pretenziosi.
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#3 wago

    FURTHERMORE

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Inviato 25 novembre 2006 - 10:23

Guarda anche io ai primi ascolti gridai al miracolo, ma col tempo mi e' un po' calato. Il mood e' ottimo ma i pezzi non sono eccezionali, un po' sbrodolati mi pare, anche se dovrei ricontrollare perche' e' tanto che non lo ascolto. Buon disco, comunque.
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"It's a strange world." "Let's keep it that way."

#4 Addison

    pivello

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Inviato 30 dicembre 2006 - 00:45

Cresce,
cresce ancora.

Cavolo.

Questa è musica!
E la trovo pure originale.

Alcuni lo hanno troncato, ma altri ne sono entusiasti.

Non posso che ripetermi: magnifiche disordinate esplosioni sonore , strutturalmente tanto complesse quanto affascinanti, con orchestrazioni vocali non convenzionali da brividi.

Probabilmente troppo lungo e forse ostico, ma solare, sincero e generoso nelle emozioni che riesce a trasmettere, in momenti magici ed assolutamente sorprendenti.

Un quadro multicolore come la copertina, da parte di una band indubiamente ricca di talento.

Auguri,
Addison.
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#5 lux

    Groupie

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Inviato 31 dicembre 2006 - 10:19

All'inizio mi parvero più carini di quanto non lo fossero per davvero. Non ci trovo somiglianze con gli artisti che citi (Mùm, Sufjan Stevens), piuttosto, in certi momenti, mi ricordano quei megalomani dei Pain Of Salvation (con una verve più acustica, s'intende).
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