Ah gente, se avete storie piccanti si può sempre fare un sotto-topic tipo "ACCOPPIA il coinquilino" .
Io ho sempre avuto esperienze di convivenza per lo meno dignitose, attualmente in casa siamo sette (tecnicamente sono due appartamenti comunicanti, quindi quattro da un lato e tre dall'altro abbiamo una certa autonomia) e sono tutte persone molto gradevoli e assolutamente non in grado di colpi di genio come lo scherzo del piccione di qualche pagina fa.
Un paio di anni fa abitavo con questa piacente libraia trentenne. Non è stata l'unica donna con cui ho abitato, ma è stata sicuramente quella dai costumi sessuali e sartoriali più disinvolti: la sua abitudine estiva (e per "estate" qui si intende un periodo di relativo calore capace di estendersi anche da maggio a ottobre) di passeggiare per casa coperta soltanto da un pareo lungo fino all'inguine, pur non in grado di turbare l'inscalfibile sangue freddo di un uomo di mondo come me, ha spesso suscitato le reazioni scomposte dei miei amici, che sono notoriamente degli assai poco discreti morti di fica.
Memorabile fu un episodio di una domenica di autunno, quando il mio compagno di stanza, ritirando a casa verso le sette di sera si trovò davanti la scena che segue.
Descrivo brevemente l'appartamento: la porta che divide il nostro appartamento da quello adiacente e dal mondo esterno affaccia direttamente sulla cucina, che è il centro nevralgico della casa, spaziosa e con un comodo divano letto; a sinistra della cucina è il bagno, e a destra la cucina da sul corridoio da cui si accede alle tre camere: la mia, l'unica doppia, e la prima immediatamente adiacente alla cucina. Questo vuol dire che la cucina è un posto aperto e di continuo passaggio (chiunque, se anche vuole andare in bagno, deve necessariamente passare dalla cucina, ma in genere chiunque anche solo si affacci dalla sua stanza si ritrova con visuale piena della cucina).
Il mio compagno di stanza si ritira a casa nel tardo pomeriggio e trova in cucina una situazione che lui, candido e ignaro delle cose del mondo, non riesce immediatamente a decifrare: il divano letto e aperto e tutto intorno un corposo set di candele assicura una atmosfera soffusa, mentre la libraia, insolitamente elegante, dice di aspettare un amico. Il mio compagno di stanza, non capendo, e pensando probabilmente ad una seduta spiritica si ritira in camera sua a leggere Pynchon (sic), finchè il provenire dalla cucina di inequivocabili indizi uditivi, gli fa capire che a poca distanza da lui si sta consumando l'atto fisico dell'amore.
La cosa divertente è che questa tipa, che in quattro mesi di convivenza ci ha fatto passare davanti non meno di sei o sette diversi partner sessuali, col tipo della cucina in quattro e quattr'otto c'è andata a vivere e poi se l'è sposato. Singolare, perchè il mio compagno di stanza sostiene che quello che ha sentito, beh, non è stato granchè.