The Master (Paul Thomas Anderson, 2012)
#51
Inviato 15 gennaio 2013 - 23:20
#52
Inviato 16 gennaio 2013 - 11:45
#53
Inviato 16 gennaio 2013 - 12:15
"L'intensità del rumore provoca ostilità, sfinimento, narcisismo, panico e una strana narcosi." (Adam Knieste, cit.)
"Deve rimanere solo l'amore per l'arte, questo aprire le gambe e farsi immergere dal soffio celeste dello Spirito." (Simon, cit.)
La vita è bella solo a Ibiza (quando non c'è nessuno).
#55
Inviato 17 gennaio 2013 - 10:01
#56
Inviato 17 gennaio 2013 - 10:45
Appena finito il film non mi aveva convinto. Dopo averci dormito sopra sta crescendo. Alcuni spunti interessanti. Devo dire che la questione Scientology fa una pessima pubblicità al film. Scientology non c'entra proprio niente. Ed è molto fuorviante rispetto a quello che vuol raccontare.
PSH immenso. A sto punto direi che, a mio modo di vedere, è il più grande attore americano vivente.
JP bravo, anche se forse ha caricato un po' troppo il suo personaggio.
#57
Inviato 17 gennaio 2013 - 16:59
il traumatizzato Freddie Quell, un superstite del vecchio mondo di cui porta con sé tutte le cicatrici psicofisiche, è un relitto umano che deve re-imparare a stare al mondo. pertanto il suo apprendistato alla corte di Lancaster Dodd è simile alla vita di un bambino in famiglia. per prima cosa sviluppa il desiderio del Fallo e, conosciuto il potere (del linguaggio) di Dodd, questi assume per lui i connotati del Padre (e quindi della Legge, tra l'altro strutturati nella setta La Causa). Quell si sottomette alla Legge del padre, ammirando soprattutto il suo potere di fascinazione dialettica (compensazione alla mancanza sessuale?) e come un animale tenta di emularlo - si sostituisce al figlio che non crede in quello che dice il padre e lo striglia per questo motivo. il rapporto su altra scala si riverbera nell'impotenza di Dodd nei confronti della moglie in quella che sarebbe una perfetta triangolazione edipica se non fosse che il rapporto tra Phoenix e Amy Adams è soltanto repulsivo (possiamo sottolineare però che la moglie vuole allontanare Quell perché non riesce a controllarlo con la stessa facilità con cui controlla il marito). Dodd ha quello che serve a Quell per stare al mondo: la Legge e il Linguaggio. una volta concluso l'apprendistato recide il cordone ombelicale, perché Dodd ha esaurito la sua funzione (Dodd è come la proiezione fantasmatica di Quell: d'altra parte lui non si ricorda nemmeno come ci finisce sulla nave dove comincerà la sua iniziazione). Freddie può ora vivere da solo ed essere "master" di qualcun altro: nel finale, in maniera quasi irrisoria, tutto si risolve in una scopata. anche se l'appendice è poi l'immagine di Freddie che abbraccia una donna di sabbia (la Madre che mai vediamo). in questa soluzione si nota anche la profonda ambivalenza onirica (e quindi interiore) di "The Master" che, grazie alla colonna sonora di Greenwood tra archi e vibrazioni dà un senso continuo di allucinazione. sono d'accordo con quanto scriveva Fitz: la meditazione kubrickiana che Anderson sta compiendo sul linguaggio audiovisivo a partire da "Ubriaco d'amore" sta diventando palese ed è il vero leitmotiv dei suoi ultimi 10 anni di carriera. in pratica "The Master" è CinemaScope che viaggia avanti e indietro nel tempo e le "pratiche" della Causa hanno una resa fattuale nella pellicola: quando viene somministrata a Freddie, lui viaggia realmente nel suo passato e comincia a far cicatrizzare le proprie ferite. carrellate in avanti e a seguire che sprofondano nel vuoto (fino al campo lungo che accoglie Freddie nello studio di Lancaster), scontro titanico tra campo e controcampo di primi piani. un'opera poderosa che fila via in sottovoce e, per la prima volta, Anderson gioca di più con la costruzione tematico-narrativa piuttosto che intestardirsi a farci sentire "i muscoli" del suo talento.
#58
Inviato 18 gennaio 2013 - 08:00
Poi
Comunque doppiare i personaggi anche quando cantano è veramente una porcata.
This. E' uno scandalo, ci vuole tanto a sottotitolare le canzoni? Almeno per gli utenti del forum che qualche disco ancora lo comprano e sono quasi tutti in inglese.
Hoffmann incontenibile, a tratti sembrava Kane; Phoenix un serpente, che striscia e senza spalle (ma che fine ha fatto Vincentt Gallo???).
Finale un po' buttato lì, peccato. Forse un film su scientology non si poteva fare, altrimenti PTA si ritrovava cone le palle in bocca, anche Kubrick ci ha un po' giocato in Eyes Wide Shut ma se ne è tenuto abbastanza lontano.
"Il petroliere" è un'altro pianeta
#59
Inviato 18 gennaio 2013 - 12:44
#60
Inviato 18 gennaio 2013 - 15:03
#61
Inviato 19 gennaio 2013 - 12:12
Secondo un mio amico la paralisi facciale del protagonista è dovuta proprio al fatto che beve questi liquidi che poi nei primi minuti del film uccideranno un vecchio... a cui Freddie dice "Mi ricordi mio padre". Tac!
Comunque in Originale la scena in cui Hoffman I'll take you on a boat to China è elettrizzante fin dalla prima visione. Vedi proprio tutta la debolezza e la fragilità del personaggio di Hoffman, fino a quel momento deciso e solenne. Quello è quasi il momento in cui i due parlano stando sullo stesso livello...
#62
Inviato 20 gennaio 2013 - 16:09
solo una cosa: solo io ho rivisto la figura del guru Frank T.J. Mackey (Tom Cruise) di Magnolia nello pseudo santone Lancaster Dodd?
#63
Inviato 20 gennaio 2013 - 16:34
un santone è un santone ma quello di Magnolia è un telepredicatore (fenomeno posteriore agli anni '50 di The Master) e il magnetismo lo somministra soprattutto via etere (o cavo). Poi anche nel Petroliere c'è un invasato, talché quel tipo di figura lo ispira.solo una cosa: solo io ho rivisto la figura del guru Frank T.J. Mackey (Tom Cruise) di Magnolia nello pseudo santone Lancaster Dodd?
#64
Inviato 23 gennaio 2013 - 23:32
la recitazione di phoenix è a livelli tali che mi ha trasmesso le emozioni del teatro - caso rarissimo
l'espressione spirito animale acquista finalmente un senso - uno spirito che vuole essere domato, ma che non ci riesce, perchè in realtà chi gli è attorno vuole ammirarlo, non domarlo
con un movimento di camera ci innamoriamo di un manichino vivente
greenwood fa le sue musiche eccezionali
le barche lasciano scie nell'acqua
#65
Inviato 24 gennaio 2013 - 14:39
#66
Inviato 24 gennaio 2013 - 20:22
I'm too old for this shit
#67
Inviato 24 gennaio 2013 - 22:15
#68
Inviato 25 gennaio 2013 - 00:17
#69
Inviato 25 gennaio 2013 - 11:34
mi lascia basito chi dice che non ha tema/storia/messaggio - il contenuto del film e' lampante, ed e' questo
Il contenuto è una cosa, e non manca, la scrittura di scene efficaci per veicolarlo, un'altra. Non è necessariamente un errore, può essere una scelta quella di lasciare che tutto il senso emani dai personaggi più che dalle loro azioni. Malgrado la sapienza e la consapevolezza dell'autore, un certo modo di raccontare può comunque risultare a tratti ridondante, a tratti inconcludente e noioso. Si spera che come tutte le cose, la sceneggiatura di questo film sia passibile di critica senza che nessuno ci rimanga basito.
#70
Inviato 25 gennaio 2013 - 12:39
La più famosa leggenda che coinvolge i Lapiti è quella della loro battaglia contro i Centauri in occasione della festa nuziale di Piritoo, la cosiddetta "Centauromachia". I Centauri erano stati invitati ai festeggiamenti ma ben presto si ubriacarono, dando sfogo al lato più selvaggio della loro natura. Quando la sposa Ippodamia ("colei che doma i cavalli") arrivò per accogliere gli ospiti il centauro Euritione balzò su di lei e tentò di stuprarla. In un attimo anche tutti gli altri centauri si lanciarono addosso alle donne ed ai fanciulli. Naturalmente scoppiò una battaglia nella quale anche l’eroe Teseo, amico di Piritoo, intervenne in aiuto dei Lapiti. I centauri furono alla fine sconfitti e scacciati dalla Tessaglia e ad Euritione furono mozzati naso ed orecchie.
ahhh ora è tutto chiaro!
Codeste ambiguità, ridondanze e deficienze ricordano quelle che il dottor Franz Kuhn attribuisce a un'enciclopedia cinese che s'intitola Emporio celeste di conoscimenti benevoli. Nelle sue remote pagine è scritto che gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.
non si dice, non si scrive solamente si favoleggia
#71
Inviato 25 gennaio 2013 - 15:27
La più famosa leggenda che coinvolge i Lapiti è quella della loro battaglia contro i Centauri in occasione della festa nuziale di Piritoo, la cosiddetta "Centauromachia". I Centauri erano stati invitati ai festeggiamenti ma ben presto si ubriacarono, dando sfogo al lato più selvaggio della loro natura. Quando la sposa Ippodamia ("colei che doma i cavalli") arrivò per accogliere gli ospiti il centauro Euritione balzò su di lei e tentò di stuprarla. In un attimo anche tutti gli altri centauri si lanciarono addosso alle donne ed ai fanciulli. Naturalmente scoppiò una battaglia nella quale anche l’eroe Teseo, amico di Piritoo, intervenne in aiuto dei Lapiti. I centauri furono alla fine sconfitti e scacciati dalla Tessaglia e ad Euritione furono mozzati naso ed orecchie.
ahhh ora è tutto chiaro!
The Master è un omaggio a Guastardo.
Alfonso Signorini: "Hai mai aperto una cozza?"
Emanuele Filiberto: "Sì, guarda, tante. Ma tante..."
(La Notte degli Chef, Canale 5)
"passere lynchane che finiscono scopate dai rammstein"
"Io ho sofferto moltissimo per questo tipo di dipendenza e credo di poterlo aiutare. Se qualcuno lo conosce e sente questo appello mi faccia fare una telefonata da lui, io posso aiutarlo"
(Rocco Siffredi, videomessaggio sul web)
"Ah, dei campi da tennis. Come diceva Battiato nella sua canzone La Cura"
#72
Inviato 30 gennaio 2013 - 12:36
C’è un titanismo fra personalità che la macchina da presa cristallizza benissimo, campi, controcampi, anche la scena della galera, inquadratura divisa in due con le due anime separate dell’io, l’una a sinistra (l’animalità istintuale), l’altro a destra (la ragione).
Non mi aspettavo però la stitichezza nelle pennellate riguardanti il contesto sociale, tolta la prima parte in cui si indottrina il reduce al sacro verbo del successo economico/lavorativo e le scene asfissianti e laccatissime sull’immaginario anni cinquanta della provincia regolare, perfetta, equilibrata e necessariamente sorridente, poi Hoffman si muove in un ambiente poco caratterizzato. Ci sono adepti abbastanza ricchi da cercare il balsamo delle parole rassicuranti del profeta, ma l’impatto del suo indottrinamento è così agli inizi che se ne rappresentano le difficoltà (la sovvenzionatrice i soldi li rivuole indietro), c’è la Dern che non capisce il fatto che non sia il testo, il modello che ha importanza, ma l’uomo che le propone, epperò non molto di più.
Condivido le analisi sul rapporto di Phoenix con il femminile e il maschile, il bisogno di guida che si placa con la chiusura della lacerazione riguardo all’ideale femminino e alla realtà materno/sessuale della donna. Hoffman è rapito dall’impresentabile Phoenix anche perché è la liberazione degli istinti che lui ha imbrigliati attraverso il dominio della sua Lady Macbeth personale (che infatti non vuole neppure che lui beva) e alla razionalizzazione del vissuto (quella storia del tornare indietro e dell’immaginare avanti non so se sia veramente calata sull’esempio di Scientology, ma ricordiamo che il ricordare il passato e confrontarsi con esso è uno dei meccanismi della psicoanalisi classica che Scientology aborre).. Tutti e due, discepolo e guida, sono diversamente avviluppati dietro a dipendenze e iati non risolti, ma mentre Phoenix desidera un femminile che è luminoso e non castratorio e, seppur con un percorso molto accidentato, alla fine lo trova, Hoffman in fondo è soggiogato dalla sua donna onnipotente che determina e libera lo sviluppo della sua razionalità pura.
Scena splendida l’incontro a Londra, notavo il lato sinistro dell’ufficio con i pavimenti rovinati, la vetrata imponente come un suggello di superomismo subito ricondotto alla realtà .
#73
Inviato 30 gennaio 2013 - 14:47
Bello è bello, capolavoro no, ma bello. Come mi piacerebbe che uno solo dei registi italiani avesse quella purezza dello sguardo che ha Anderson, come mi piacerebbe che uno solo dei film italiani potesse prendersi il tempo di abbandonarsi al bello come fa questo film anche solo con quell’inizio che ti riconcilia con la settima arte (l’acqua che scivola via e il primo piano di Phoenix). Girato bene, ma davvero bene, sottolineamolo, perché è vero che lui è bravissimo e meno che bene non può fare, ma sottolineamolo. Trovo un po’ troppo avviluppato il soggetto, come se nello svolgerlo vi si fosse imbrigliato. Questo ennesimo capitolo della storia della sua nazione (un monumento dovrebbero fargli) forse perché guarda ad una setta che in USA avendo lo status di religione diventa difficilmente indagabile, forse perché il film non è veramente centrato lì mi sembra troppo concentrato su un tema psicoanalitico mentre il senso del potere così costretto nella diade Hoffman/Phoenix mi sembra svolto in maniera poco spalmabile a livello sociale.
C’è un titanismo fra personalità che la macchina da presa cristallizza benissimo, campi, controcampi, anche la scena della galera, inquadratura divisa in due con le due anime separate dell’io, l’una a sinistra (l’animalità istintuale), l’altro a destra (la ragione).
Non mi aspettavo però la stitichezza nelle pennellate riguardanti il contesto sociale, tolta la prima parte in cui si indottrina il reduce al sacro verbo del successo economico/lavorativo e le scene asfissianti e laccatissime sull’immaginario anni cinquanta della provincia regolare, perfetta, equilibrata e necessariamente sorridente, poi Hoffman si muove in un ambiente poco caratterizzato. Ci sono adepti abbastanza ricchi da cercare il balsamo delle parole rassicuranti del profeta, ma l’impatto del suo indottrinamento è così agli inizi che se ne rappresentano le difficoltà (la sovvenzionatrice i soldi li rivuole indietro), c’è la Dern che non capisce il fatto che non sia il testo, il modello che ha importanza, ma l’uomo che le propone, epperò non molto di più.
Condivido le analisi sul rapporto di Phoenix con il femminile e il maschile, il bisogno di guida che si placa con la chiusura della lacerazione riguardo all’ideale femminino e alla realtà materno/sessuale della donna. Hoffman è rapito dall’impresentabile Phoenix anche perché è la liberazione degli istinti che lui ha imbrigliati attraverso il dominio della sua Lady Macbeth personale (che infatti non vuole neppure che lui beva) e alla razionalizzazione del vissuto (quella storia del tornare indietro e dell’immaginare avanti non so se sia veramente calata sull’esempio di Scientology, ma ricordiamo che il ricordare il passato e confrontarsi con esso è uno dei meccanismi della psicoanalisi classica che Scientology aborre).. Tutti e due, discepolo e guida, sono diversamente avviluppati dietro a dipendenze e iati non risolti, ma mentre Phoenix desidera un femminile che è luminoso e non castratorio e, seppur con un percorso molto accidentato, alla fine lo trova, Hoffman in fondo è soggiogato dalla sua donna onnipotente che determina e libera lo sviluppo della sua razionalità pura.
Scena splendida l’incontro a Londra, notavo il lato sinistro dell’ufficio con i pavimenti rovinati, la vetrata imponente come un suggello di superomismo subito ricondotto alla realtà .
i tuoi commenti sono tra i più gradevoli da leggere, sempre. in tutto il forum.
#74
Inviato 12 febbraio 2013 - 15:30
visivamente una goduria:
la mia scena preferita, ma ho trovato solo questo screenshot striminzito
I distrust orthodoxies, especially orthodoxies of dissent
「その時僕はミサト さんから逃げる事しかできなかった。 他には何もできない、 他も云えない… 子供なんだと ... 僕はわかった。」
#75
Inviato 30 marzo 2013 - 11:44
The Master (Paul Thomas Anderson)
Il Seme dell’Uomo (Marco Ferreri),1969
#77
Inviato 27 novembre 2013 - 15:20
non è la storia di Dianetics ma dei due protagonisti (uno in particolare) ma chiaramente l'ambientazione è Scientology, lo si capisce da una delle prime parole che il guru dice a Phoenix, tanto per essere chiari, "sei aberrato", la terminologia esatta usata della setta; poi l'anno di uscita del libro nel film è esattamente quello del libro di Ron Hubbard e il titolo similissimo, poi c'è la storia della nave/non sbattere mai gli occhi durante le sedute/i giornalisti critici menati/risate e giochi e azione le cose che caratterizzano il guru che infatti stanno in cima alla piramide degli "stati vitali" della vera Scientology, ecc.
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