Comunque sebbene questi argomenti siano solitamente trattati da una certa area politica non vedo perché un liberale o simili non debba essere contrario a ciò... perché in fondo stiamo parlando di semplice sfruttamento, non stiamo qua a fare supercazzole sulla globalizzazione eccetera.
Nel caso non vi bastasse quanto riportato qui sotto su internet c'è molto altro materiale.
Alcuni motivi per boicottare la Coca Cola:
Dobbiamo ricordare i massacri dei sindacalisti in Colombia. Wikipedia cita “la richiesta” - da parte dei sindacati - “per l’incriminazione ufficiale della Coca Cola e della Panamco, l’azienda di imbottigliamento della bevanda, accusate di crimini di lesa umanità in quanto mandanti delle azioni repressive (decine di morti e di sindacalisti rapiti e torturati) svolte da gruppi paramilitari mercenari nei confronti del sindacato e dei lavoratori. Sempre nel 2003 la Corte Federale di Atlanta decise l’ammissibilità del procedimento penale per la violazione dei diritti umani – commessi da forze paramilitari a nome delle imprese imbottigliatrici della Coca Cola colombiana.” Nel 2004 la New York City Fact-finding Delegation on Coca Cola ha provato quanto detto dai dipendenti. La Coca Cola, dunque, aveva ingaggiato mercenari per rapire e massacrare i sindacalisti colombiani.
In California si è scoperto che le lattine sono contaminate col piombo.
In India, oltre al ritrovamento di una bottiglia non ancora aperta contenente una lucertola al suo interno, la Coca Cola ha sfruttato l’ambiente consumando più di un milione e mezzo di litri d’acqua al giorno e, conseguentemente, minando la stabilità e la qualità della vita di intere comunità, che, dall’oggi al domani, si sono ritrovate senza più acqua potabile. La High Court di Kerala chiese alla Coca Cola di limitare il consumo di acqua, ma la compagnia si appellò
NESTLE:
In materia di promozione, la Nestlé viene accusata di una politica commerciale aggressiva e irresponsabile, sopra tutto per quanto riguarda la promozione di latte per neonati nei paesi in via di sviluppo, che avviene attraverso forniture gratuite a strutture ospedaliereLa stessa UNICEF dichiara che la sostituzione dell’allattamento materno con il latte in polvere, porterebbe nei paesi del Terzo mondo alla morte di circa un milione e mezzo di bambini ogni anno, a causa di problematiche legate alla difficoltà di sterilizzazione dell’acqua e dei biberon utilizzati, fatto che comporta un aumento dei rischi di mortalità post-neonatale rispetto all’allattamento naturale.Per queste ragioni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) adottò il 22 maggio del 1981, l’International Code of Marketing of Breast-milk Substitutes, un regolamento internazionale sulla promozione di surrogati del latte materno, linea guida non legalmente vincolante al quale la Nestlé aderì nel 1982.I controlli eseguiti nel 1988 dalla International Baby Food Action Network riscontrarono delle infrazioni da parte dell’azienda e di altre compagnie produttrici di latte per neonati e provocarono la ripresa del boicottaggio dell’azienda nato nel 1977 e successivamente interrotto con la sua adesione al Codice dell’OMSDiverse indagini hanno mostrano come la Nestlé ed altre compagnie produttrici di latte in polvere per neonati negli ultimi anni abbiano ripetutamente infranto il Codice internazionale dell’OMS al quale hanno ufficialmente aderito, in particolar modo nelle regioni meno sviluppate del pianeta.Ma la Nestlè fa scandalo anche nel nostro paese, dove nel 2009 la filiale italiana è stata penalmente condannata, in compagnia della Tetrapak, al risarcimento danni, tramite un tipo di inchiostro chiamato Itx, per l’inquinamento del latte Nidina.
Nell’agosto del 2004 un test effettuato da Greenpeace porto’ alla luce la presenza di organismi geneticamente modificati in una confezione di Nesqiuk, seguita da una denuncia fatta da una donna cinese, che denunciò la multinazionale poiché l’uso di OGM nei prodotti per l’infanzia, al tempo assolutamente proibito dalle leggi locali. Nel novembre 2005 Nestlé si oppose alla decisione svizzera di bandire gli OGM.
a denuncia alla Nestlè arriva nel 2005 viene ufficialmente denunciata per l’uso di manodopera ridotta in schiavitù. Salta all’occhio una testimonianza ci traffico di minori, dal Mali alla Costa d’Avorio, costretti in seguito a lavorare dalle 12 alle 14 ore al giorno in piantagioni di cacao (dove la stima parla di circa 284.000 minori all’opera), e oltretutto gratuitamente, con cibo in quantità ridotte, poco sonno e ripetute percosse. In quelle zone la multinazionale svizzera è la terza compratrice mondiale, e l’esportazione del cacao, a quanto appurato, sarebbe stata la principale fonte finanziaria per le forze militari della guerra civile.Nel 2001 Nestlé e altri grandi produttori di cioccolato hanno firmato un accordo, il protocollo Harkin-Engel (o più comunemente chiamato Protocollo sul cacao), per affermare che sarebbe certificato, da luglio 2005, che il suo cioccolato non era stato prodotto attraverso manodopera minorile forzata o proveniente da traffico di esseri umani, ma il protocollo stesso, secondo il più recente report dell’International Labor Rights Fund pubblicato nel 2008, sarebbe stato disatteso.
La Nestlè sembra oltretutto essere autrice di licenziamenti a scopo intimidatorio, come quello dell’89 in Brasile, a Cacapava, dove i lavoratori di una fabbrica di cioccolato scioperarono per denunciare le condizioni di lavoro penose, la discriminazione nei confronti delle donne, la mancanza di adeguati indumenti protettivi e di adeguate condizioni di sicurezza. A seguito della protesta, in breve tempo quaranta operai furono licenziati, compresi quasi tutti gli organizzatori dello sciopero.Per completare questa interessante lista, ricordiamo che la L’Oreal, marca di cosmetici francese facente parte del gruppo Nestlé, é stata recentemente fatta oggetto di un boicottaggio denunciante gli allucinanti esperimenti perpetrati a danno di animali per testare la cancerogenicità dei propri prodotti. Ancor più recentemente la multinazionale Nestlé é stata accusata di utilizzare nei suoi prodotti alimentari cereali e derivati manipolati geneticamente (un esempio é la pasta per torte della Leisi)
MC Donald:
Non bisogna dimenticare poi il trattamento crudele che gli animali subiscono negli allevamenti fornitori della Mc Donald's. I polli crescono in uno spazio di 20 cmq e vengono sgozzati ancora vivi e coscienti. Il menù delle catene di rivenditori di hamburger si basa quindi sulla tortura e l'uccisione di milioni di animali. La maggior parte provengono da allevamenti intensivi, in cui le condizioni sono indescrivibili, il cannibalismo ed il trasformare animali erbivori in carnivori è la regola, gli animali non vanno mai all'aria aperta ed al sole e non hanno libertà di movimento, al contrario sono costretti in box che a malapena li contengono. Le loro morti sono barbare - "la macellazione senza agonia" è un mito. Noi abbiamo la possibilità di scegliere se mangiare o meno carne, ma i miliardi di animali uccisi ogni anno per l'industria del cibo e degli hamburger non hanno alcun tipo di scelta. Mc Dondald's vende milioni di hamburger ogni giorno in 35 paesi del mondo. Questo significa la costante carneficina, giorno dopo giorno, di animali nati e allevati solamente per essere trasformati in prodotti McDonald's. Nei mattatoi, gli animali spesso lottano per scappare. Il bestiame diventa frenetico quando vede gli animali che li precedono sulla linea della mattanza bastonati, accoltellati, inchiodati, e affettati elettricamente. Un recente rapporto del governo inglese ha criticato gli inefficienti metodi di stordimento; qui risulta che spesso gli animali sono ancora completamente coscienti quando viene tagliata loro la gola.
Ogni anno 1200 Kmq di foreste in tutto il mondo vengono distrutte per rifornire di carta la multinazionale. Anche le popolazioni indigene sono costrette a lasciare il loro habitat naturale e abbandonare le loro case. Mc Donald's è stato costretto ad ammettere di usare bovini allevati su terre dove erano state disboscate foreste pluviali, compromettendo la rigenerazione di queste. Mc Donald's è il più grande consumatore mondiale di carne bovina. Il metano emesso dagli allevamenti bovini per l'industria della carne è una delle maggiori cause del problema del "surriscaldamento della Terra". La moderna agricoltura intensiva si basa su un utilizzo pesante di prodotti chimici che stanno danneggiando l'ambiente. Ogni anno Mc Donald's usa una inimmaginabile quantità di inutili confezioni di vari tipi, con un inutile spreco di carta, cartone e plastica che spesso hanno una durata di circa un minuto (dal bancone al tavolino), molte altre finiscono come sporcizia per strada. Ogni anno un'area di foresta pluviale della grandezza della Gran Bretagna è abbattuta o defogliata e incendiata. Globalmente, un miliardo di persone dipende dall'acqua che proviene da queste foreste che assorbono le piogge e le restituiscono gradualmente. I disastri in Etiopia ed in Sudan sono in parte causati dalla deforestazione incontrollata. In Amazzonia - dove ci sono attualmente 100.000 allevamenti di bovini - le piogge torrenziali si abbattono sulle valli senza alberi, erodendo il terreno e trascinando via il suolo fertile. La terra nuda, battuta dal sole tropicale, diviene così inutilizzabile per l'agricoltura. E' stato stimato che ogni ora viene estinta una specie animale, vegetale o di insetti.
La deforestazione di grandi aree di terra nei paesi poveri (per vendere il legno o per dare spazio agli allevamenti di bestiame o per coltivare i foraggi per nutrire gli animali che verranno mangiati nell'Occidente) avviene a danno delle risorse alimentari di questi paesi, tenuti in ostaggio tramite il debito dalla Banca Mondiale e dalle multinazionali. Mc Donald's pubblicizza e impone continuamente prodotti a base di carne (manzo, pollo), il cui consumo è insostenibilmente sproporzionato tra Nord e Sud del Mondo. McDonald's e le altre corporations non solo contribuiscono ad aggravare la catastrofe ecologica, ma stanno anche cacciando via le tribù che abitano le foreste pluviali dai loro territori ancestrali, dove hanno vissuto pacificamente per centinaia di anni senza danneggiare l'ambiente. Questo è un tipico esempio dell'arroganza e della corruzione delle compagnie multinazionali nella loro infinita corsa a maggiori e maggiori profitti.
N ESEMPIO DI COME SI LAVORA DA MC DONALD'S: SCENE DI QUOTIDIANO SFRUTTAMENTO IN VIETNAM (FONTE: AVVENIMENTI - 28 MAGGIO 1997)
Si lavora 9 o 10 ore al giorno dal Lunedì alla Domenica alla "Keyhinge Toys" di Da Nang City per fabbricare i giocattoli che McDonald's regala a tutti i piccoli consumatori di "Happy Meals". La denuncia proviene dal National Labour Committee, un'associazione di New York, nata per difendere i diritti dei lavoratori nel mondo. Gli operai della Keyhinge, una società che ha sede a Hong Kong, sono pagati meno del minimo salariale previsto dalla legge vietnamita e lavorano in condizioni spaventose; il 21 febbraio, ricorda un'altra associazione, l'Asia Monitor Research Center (AMRC), 220 operaie sono rimaste intossicate dall'acetone.
Secondo l'AMRC, la maggioranza dei lavoratori dell'impianto riceve 700 dong all'ora (6 cent USA), la paga di un apprendista. I più fortunati arrivano a 1000 dong (8 cent). Al di fuori di Hanoi e Ho Chi Minh City, il salario minimo per gli operai di industrie straniere è di 35 dollari al mese. Nelle due maggiori città del Paese sale a 50 dollari. L'AMRC stima che lo stipendio di cui un operaio avrebbe bisogno per pagare vitto, alloggio e trasporto non dovrebbe essere inferiore a 65 dollari - pari a 4 volte quello della Keyhinge.
Eppure il salario da fame non è il problema maggiore nella fabbrica di giocattoli. L'Amrc ricorda in un recente rapporto le disastrose condizioni di lavoro, soprattutto nel reparto verniciatura, dove gli operai sono esposti alle esalazioni di acetone, che provocano nausea, mal di testa e svenimenti. E possono alterare il ciclo mestruale delle donne - che sono il 90% dei 1000 operai della Keyhinge (tutti al di sotto dei 20 anni). Ma la salute non è un buon motivo per assentarsi dal lavoro, hanno ritenuto i dirigenti della fabbrica, dopo che il 21 febbraio le 220 operaie hanno dovuto lasciare la linea di produzione, vinte dalla nausea. Il giorno dopo, infatti, 200 di loro sono state licenziate. In seguito alle proteste, il vice direttore dell'impianto, Chen Wei Qing, ha detto che si trattava soltanto di una sospensione e che tutte sarebbero state riprese in fabbrica. A 3 mesi di distanza dall'incidente la promessa non è stata mantenuta.
Le associazioni di lavoratori che hanno seguito da vicino la vicenda hanno chiesto chiarimenti alla McDonald's e alla M-B Sales, l'azienda di Chicago che per conto della multinazionale ha subappaltato la costruzione dei giocattoli in Vietnam. "Pensiamo che per correggere questa grave situazione sia necessario che la McDonald's intervenga in prima persona nel monitoraggio della aziende che producono per lei", ha scritto in una lettera all'ufficio di Hong Kong della multinazionale il presidente della Christian Industrial Committee.
Ma qui inizia lo scaricabarile. La McDonald's ha risposto che la responsabilità per le condizioni di lavoro nelle fabbriche vietnamite ricade interamente sulla M-B Sales. Un suo portavoce, intervistato dal quotidiano Boston Globe, ha poi sostenuto che l'esposizione all'acetone è stata "un caso isolato".
La M-B Sales, invece, dopo aver negato in un primo tempo ogni coinvolgimento nella costruzione di giocattoli, ha fatto la vaga promessa di indagare "su alcuni aspetti della vicenda di Keyhinge". Il caso - sostiene Charles Kernaghan, direttore del National Labour Committee - segue un percorso tipico; la società a monte, la McDonald's, dice di rivolgersi all'appaltatore, negando ogni responsabilità a livello produttivo. "E' un giochetto che si ripete milioni di volte", conclude sconsolato Kernaghan, quando avvengono incidenti di lavoro nei nuovi laboratori dell'economia globale.